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Lez. 199 - Il significato dell'Io e come trascenderlo

Lezione della Guida del Sentiero - Pathwork Guide Lecture
24 marzo 1972

Traduzione in italiano di Daniele Buratti
Revisione non ancora effettuata
Edizione Novembre 2019

  1. Saluti. Siate tutti benedetti, amati amici. La forza dell’amore e della verità suscitati dalla vostra ricerca si effonde per forgiare un nuovo anello della catena e darvi ciò di cui avete bisogno in questa fase del cammino.

  2. Lo stato medio della mente umana è solo un frammento della coscienza totale. Nella frammentazione voi siete scissi dalla realtà, e dunque vivete nella limitatezza e nella paura. Eppure credete che nella vostra vita non ci sia altro e vi aggrappate frenetici a quel frammento limitato. Resistete al moto interiore naturale dell’anima ad andare oltre ed espandere quella condizione, perché la coscienza dell’Io divisa teme che il farlo vi annichilirà. Difendete con ardore quella coscienza limitata, ma è proprio la sua limitazione a creare paura e sofferenza.

  3. In questo consiste, a grandi linee, il dramma dell’umanità. È vostro compito, nel ciclo delle incarnazioni, riunire la coscienza dell’Io divisa e riguadagnare parti sempre più ampie e profonde del vostro sé reale e della vostra esistenza cosmica, assieme alle sue infinite occasioni di esperienze, gioia e creazione per il sé.

  4. L’umanità è convinta che questa coscienza divisa dell’Io sia il sé reale. Vi identificate con il cervello, con l’intelligenza esterna, con la volontà, la mente, con tutte quelle facoltà già pronte per l’uso, non rendendovi conto che in qualunque misura voi le possediate ora, nel passato siete stati voi ad averle rese fruibili grazie al vostro impegno deliberato. Poiché vi trovavate in una condizione in cui c’era molta meno consapevolezza, meno potere di creare, meno capacità di provare gioia. La vostra coscienza era molto più limitata e ristretta, ma era l’unica cosa che avevate per ampliare le vostre facoltà e mettere a frutto delle possibilità latenti. Questo processo dovrà proseguire finché non ci sia più alcun frammento separato e l’umanità non abbia raggiunto la coscienza cosmica, divenendo un tutt’uno con la realtà ultima. Il processo di auto-espansione, di assoggettamento di un territorio apparentemente estraneo, costituisce l’essenza del Sentiero - di qualsiasi sentiero idoneo.

  5. L’Io è frammentazione. Come vi dicevo, è compito di ogni essere intrappolato nella frammentazione, cioè nel ciclo di nascita e morte, allargare il proprio campo di azione, la percezione, la consapevolezza e il potere di creare. Il problema è che nello stato ristretto dell’Io separato, allargare sembra voler dire annientare l’esistenza stessa e il proprio senso di sé, ma non è così, nella realtà. Per penetrare questa illusione vi serve tutta la forza, l’impegno, la volontà e l’aiuto a disposizione: aiuto che dovete volere e richiedere.

  6. È proprio questa la ricerca e la lotta dell’umanità. Procedere un passo alla volta, superando l’innata resistenza a trascendere lo stato di separazione, è il solo modo di scoprire gradualmente che esiste un’altra vita oltre la condizione dell’Io. E che quella vita è la realtà e che non bisogna averne timore: è buona e merita assoluta fiducia. Vuol dire che c’è ulteriore vita, coscienza di sé e gioia sempre crescente. Scoprirete che lo stato dell’Io limitato che proteggevate con tanto ardore è un’illusione: l’illusione della morte e della solitudine.

  7. La consapevolezza si conquista. Non arriva in modo né facile, né gratuito. Restare nello stato di isolamento dell’Io può sembrare facile e sicuro, ma conduce a stagnazione e morte - morte che si ripete di continuo.

  8. L’io ricorre a qualsiasi stratagemma per serbare il suo stato separato e limitato, ed evitare di superarlo. Ora vi dirò di questi stratagemmi.

  9. In primo luogo, l’Io usa ogni possibile negatività che l’umanità conosca; ogni difetto; ogni violazione di integrità, verità, amore e della legge divina. Dato che tutte queste negatività si possono riassumere nella triade di orgoglio, volontà egoica e paura, vi mostrerò come l’Io usi questi tratti per evitare di trascendere il sé.

  10. L’Io teme di perdere il suo stato attuale, cioè la consapevolezza di sé, al punto che la paura prende il posto dell’istinto di autoconservazione. L’Io abusa di tale istinto per tutelare la sua consapevolezza attuale. La paura distorce sempre la verità e la realtà. Dunque l’Io si sostiene con orgoglio e conserva la sua separazione creando un conflitto artificiale tra il sé e gli altri. Dice: “Devo dimostrare al mondo la mia eccellenza, che sono il migliore; devo superare gli altri e non essere peggio di loro; i miei interessi sono l’opposto di quelli altrui, e viceversa”. Atteggiamenti assunti con orgoglio allo scopo di conservare la separazione dell’Io. È sempre "Io contro te", cosa che porta fatalmente a uno spirito di esagerazione. Che la vostra crescita nell’incarnazione corrente sia più o meno avanzata rispetto alla crescita di un altro, non ha senso usarla come demarcazione tra il vostro Io e quello altrui. Poiché, in linea di principio, non vi è alcuna differenza. In questo cammino scoprite abbastanza in fretta che gli interessi di uno cozzano con quelli degli altri solo a livello superficiale. Ma appena si scava sotto la superficie si scopre ciò che è davvero giusto e buono. Secondo la legge divina questo bene più profondo è destinato a tutti. Pertanto ogni confronto e competizione per essere il migliore aumenta la separazione e acuisce l’illusione che non ci sia altro nella vita al di fuori di questa patetica esistenza.

  11. La tendenza prevalente delle persone a vivere salvando le apparenze, anziché per amore della verità e di sentimenti e interessi autentici, si deve anche all’orgoglio. A questo punto l’illusione della separazione è talmente forte che alla gente sembra quasi più importante generare un’impressione che constatare il tragico e dispendioso sacrificio fatto per un guadagno tanto illusorio.
  12. Della categoria dell’orgoglio fanno parte tutte le maschere e le difese, le finzioni e il falso pudore di esporsi, l’imbarazzo per i sentimenti reali e la propria realtà interiore concernente il sé spirituale: espedienti dell’Io per mantenere il suo stato limitato.

  13. Ostinazione, resistenza, disprezzo, ribellione e rigidità fanno parte della volontà egoica. Sono atteggiamenti che denotano chiusura al cambiamento, a espandersi in un nuovo territorio spirituale. Quei tratti esprimono un atteggiamento che dice: "Rimango dove sono così come sono". Un artificio dell’Io che fa apparire attraente la rigidità e minacciosi e / o umilianti i moti di apertura e di flessibilità. Orgoglio e paura sono necessariamente associati alla volontà egoica, così come c’è egoismo laddove prevale uno degli altri due. Ogni atteggiamento nutre anche gli altri due.

  14. A un livello più superficiale si può stimare il rifiuto di muoversi in termini di nevrosi e idiosincrasie personali, come disprezzo nei confronti di una o più persone distinte - i genitori, anche surrogati, o delle generiche figure autoritative. O si potrebbe avere un atteggiamento sprezzante verso la vita stessa. Ma a livello più profondo, il gioco dell’Io è di rimanere isolato.

  15. Alla categoria della paura appartiene ogni preoccupazione, ansia e apprensione. L’espediente dell’Io è far sembrare il cambiamento minaccioso e annichilente. La preoccupazione e l’ansia vi impediscono inoltre di conseguire gioia, pace e libertà: la realtà cosmica che si apre quando si dilata la condizione attuale.

  16. L’intenzionalità negativa è un altro tranello dell’Io per preservare il presente stato di limitatezza. Qualunque sia l’intenzione negativa, essa denota sempre disprezzo e dunque volontà egoica, che offusca la realtà e la falsifica sempre, respingendo qualsiasi piacevole esperienza di vita.

  17. Altro trucco dell’Io per mantenere la sua posizione "sicura" è impedire che piacere, felicità, gioia, espansione e moto creativo entrino nella propria vita. Anche la paura di vivere tali condizioni è ovviamente un tranello dell’Io. È un fenomeno ben noto e facile da osservare, tipico di ogni essere umano. Altri espedienti del genere sono la disattenzione, la distrazione, la non presenza - atteggiamenti che impediscono la concentrazione che serve all’Io per trascendere se stesso. Per trascendere il suo attuale stato limitato, l’Io deve essere ben concentrato, deve stare lì con tutto se stesso, per così dire. Pigrizia, stanchezza e passività sono altri trucchetti dell’Io che rendono impossibile, sgradevole ed estenuante qualsiasi movimento. Più tardi torneremo sull’argomento.

  18. La paura di far emergere il vero sentire e il negarlo non solo nascono dall’orgoglio, ma perpetuano direttamente anche l’isolamento e sono quindi utilizzati dell’Io come trucchi per rifiutare l’unità con gli altri. Le reazioni negative alla negatività altrui sono un altro espediente dell’Io per mantenere il suo isolamento. Nel momento in cui compare la negatività, il sistema energetico si attiva per impedire l’espansione dell’Io, fatto che realizzerebbe l’autotrascendenza. L’Io rifiuta la gioia del vero essere dando più valore del necessario al comportamento altrui - scollega la visione della vita reale che va oltre il limitato stato presente. Solo l’entità isolata legata all’Io prova il terrore della finitezza. Sfiducia e diffidenza non sono solo parte della paura generale che fa sì che l’Io desideri restare immobile e usi l’inganno per opporsi al moto naturale verso il destino ultimo dell’essere. Mentre la sfiducia generata dalla paura è la forza motivante, l’Io usa simultaneamente la sfiducia come espediente per bloccare il moto verso l’unione.

  19. L’Io assume una posizione assurda e paradossale. È intrinsecamente infelice proprio per la sua finezza o per quello che sembra finito nel suo attuale stato limitato. È evidente che l’Io può vedere solo ciò che si trova nel suo corrente ambito di consapevolezza. E ciò che vede è, in varia misura, limitato e falsificato. Dunque l’Io vede e sperimenta solo finitezza: l’universo disconnesso e illogico in cui esso soffre impotente senza motivo. Questa percezione della vita può cambiare solo se l’Io vince la tentazione di restare fermo. Ma la sua posizione paradossale è che combatte per rimanere proprio in quello stato che spesso rende la vita insopportabilmente solitaria, timorosa e vuota.

  20. L’imperscrutabile morte fa paura ma, pur essendo possibile allontanare quel terrore, esso non svanisce fintanto che l’Io resta nei suoi ristretti confini. Prima o poi tutti si trovano ad affrontare quella terrificante fine illusoria, la propria o di altri. Ma anche se la paura non è intensa resta nell’animo una forza logorante, fintanto che l’Io non rinunci a opporre resistenza. Nonostante l’estremo disagio provato, l’Io resta attaccato a quella condizione, la stessa che rende impossibile la vera visione che va oltre l’immaginaria linea di demarcazione tra la vita e la morte. Questa è la condizione non salutare dell’Io e la sua perversione: che l’Io si aggrappa proprio a ciò che sta combattendo.

  21. I miei amici si riconosceranno facilmente in questa descrizione, poiché il Sentiero rende tale incongruenza molto evidente. Credo che sarà di grande aiuto per tutti vedere la propria condizione sotto questa luce e sapere che la vostra è una condizione universale che siete chiamati a trascendere. In questo cammino dovete occuparvi e cercare di capire come trascendere l’Io, e cosa ciò significhi realmente.

  22. Isolamento e separazione sono, senza alcun dubbio e senza eccezioni, tragici e ironici; tragici perché inutili e ironici perché l’Io si attacca a ciò che odia e che gli fa più male. Manca della disciplina, della perseveranza, dell’impegno e della fiducia necessari per avventurarsi oltre la sua corrente portata di consapevolezza. E la sofferenza continuerà finché aderirete a questa condizione e la asseconderete. Finché gli espedienti dell’Io saranno attuati, razionalizzati, negati, protratti e alimentati - come succede di solito - non potrete evitare di soffrire.

  23. Come tutti sapete, amici miei, e come molti di voi hanno anche verificato, a ogni passo del cammino vi si rivelano prospettive nuove che sono molto reali, assai più del precedente stato che ritenevate fosse la realtà ultima. A ogni passo, la realtà appena acquisita si dischiude per darvi una vita più ampia e piena. Ne deriverà più gioia, più pace, più consapevolezza; avrete una comprensione più ampia del meraviglioso e profondo significato della vita, sarete ancor più creativi e conoscerete più intimamente l’eternità della vita, diversamente dall’illusione della morte e della finitezza.

  24. Ma la conquista di ciascun passo richiede un pesante investimento da parte vostra. Chiunque desideri ancora tolleranza e risultati facili e a buon mercato non potrà mai, mai conseguire questo nuovo stato. Guarderete con malinconia alla possibilità di farlo, ma dubiterete che ci possa essere qualcosa che giustifichi fatica e rinuncia all’orgoglio. Così il dubbio diventa una scusa per mantenere artificialmente in vita lo status quo. È questo il peccato contro la vita, che impedisce il moto naturale della vita verso l’evoluzione e l’unificazione.

  25. Disciplina, coraggio, umiltà e capacità di impegnarsi: questi atteggiamenti non vi sono estranei, amici miei. Ciascuno di voi possiede qualsiasi tipo di attributo esista nell’universo. La domanda da farsi è: volete avvalervi del potenziale che è in voi o volete dichiarare di non possederne affatto, e che quindi qualcuno ve lo dovrebbe "elargire" come per magia?

  26. Spesso avete l’idea confusa e fuori luogo che l’autodisciplina ostacoli la vostra libertà e che, viceversa, una persona libera non abbia bisogno di autodisciplina. Non c’è nulla di più lontano dalla verità. La libertà, in senso reale, è impensabile senza disciplina. Mentre chi asseconda se stesso e rifiuta la disciplina è inevitabilmente dipendente, debole, inerme e dunque spaventato. Non ha libertà. La libertà può essere acquisita solo a condizione di imporsi l’autodisciplina e di usarla per se stessi, non per propiziarsi gli altri o fare bella figura. Un atteggiamento del genere spesso fa sì che altri impongano alla persona una disciplina, sia essa reale che fittizia. Una tale imposizione - che è ovviamente da evitare - deriva sempre dal rifiuto di imporsi l’autodisciplina, che va di pari passo con la responsabilità personale.

  27. Bisogna guadagnarsi ogni progresso con l’autodisciplina, superando la riluttanza innata a espandersi. Occorre disciplina per identificare con precisione gli espedienti dell’Io e non cedere a essi. Ogni crescita è sempre un passo effettuato al di fuori dei territori noti. L’Io si è evoluto al suo stato attuale - che cambia, naturalmente, da persona a persona - grazie a ciò che l’umanità aveva precedentemente conseguito. Il "territorio" già acquisito dalle persone determina il loro grado di funzionamento e la portata della loro esperienza e consapevolezza.

  28. Quando dico "territorio" intendo uno stato di consapevolezza, di forza vitale creativa e di afflusso dal mondo reale, che rendono l’esperienza di vita più profonda e concreta. La parola "territorio" non si deve dunque intendere in senso geografico, ma in senso assoluto. Le recinzioni che circondano quel territorio mostrano il grado di trascendenza di sé dell’Io.

  29. Ogni incarnazione, a qualunque livello, esige che si ampli l’ambito del proprio "campo operativo". Lo scopo è allargare le recinzioni attorno all’Io frammentato e far affluire più realtà dal mondo esistente al di là del confinamento illusorio. La cosa vale indirettamente per ogni livello. Persino acquisendo conoscenze e abilità tra le più banali, esteriori, fisiche e intellettuali, in qualche maniera voi incrementate la vostra corrente capacità di operare e sperimentare la vita, contribuendo dunque, in modo indiretto, al compito ultimo di trascendere il sé. Ma bisogna anche coltivare gli atteggiamenti necessari per riuscirvi. Tutte le nuove abilità e conoscenze producono, in modo diretto o indiretto, maggior potere e consapevolezza spirituali, maggiori esperienze gioiose e ulteriori realizzazioni della propria idoneità e del proprio potenziale.

  30. Acquisire nuove conoscenze o abilità, a qualsiasi livello, significa sempre superare la pigrizia. Significa autodisciplina: più il nuovo aspetto della vita è attraente, reale e durevole, più è necessario investirci sopra. Significa tentare e ritentare, e riuscire a mutare i fallimenti in successi. Significa perseveranza, pazienza e fede. Significa superare la paura finché il nuovo non diventi vostro in modo naturale, finché non diventi parte della personalità: una seconda natura, per così dire.

  31. Per prima cosa compito dell’Io è accettare le difficoltà e le avversità del processo di apprendimento. Solo dopo che l’Io avrà appreso gli aspetti più meccanici del processo, l’afflusso del sé spirituale potrà fare delle nuove acquisizioni un’esperienza spontanea, viva e leggera. L’Io è sforzo; il sé spirituale è assenza di sforzo. Eppure quell’attraente facilità non è magia, poiché se lo fosse l’Io non verrebbe trasceso, bensì evitato. L’Io deve modificare il suo atteggiamento pigro e riluttante affinché possa trascendere se stesso e unirsi al più vasto sé cosmico. L’Io deve gettare delle fondamenta solide per agevolare l’avvento del sé reale. Ogni attività o abilità funziona in questo modo. All’inizio c’è sempre uno sforzo. La cosa diventa piacevole solo quando sembra "accadere attraverso di voi", e difatti è proprio così.

  32. Per apprendere un compito manuale si devono imparare le regole manuali, finché l’Io non le abbia assimilate; se si tratta di un compito mentale, prima occorre acquisire la conoscenza mentale, spesso attraverso processi alquanto meccanici. Poi la nuova conoscenza viene fatta propria e lo spirito usa quanto appena ampliato, la visione, la conoscenza, l’abilità, l’energia e i risultati per operare in modo creativo. Un artista che voglia evitarsi la fatica di imparare le regole di base non potrà mai dispiegare alcuna abilità creativa, seppure ne sia virtualmente dotato. Le abilità creative avvizziscono, dal momento che quella persona vuole barare con la vita.

  33. Il percorso spirituale dimostra i medesimi principi. Come già accennato, l’Io deve apprendere e adottare atteggiamenti compatibili con quelli universali e divini. Cosa non facile, come sapete. L’ispirazione del sé spirituale viene bloccata nella misura in cui l’Io è ammantato di negatività quali la pigrizia, l’orgoglio, la volontà egoica, la paura, il desiderio di barare con la vita e di fuggire. Ma riconoscendo e abbandonando in modo graduale e sincero tali tendenze, si libera l’afflusso che proviene dal mondo di verità, amore e bellezza eterni.

  34. Rendere flessibile l’Io è arduo ma sempre prioritario: educarlo, plasmarlo, cambiarlo; renderlo ricettivo e vibrante; far scorrere attraverso di esso nuova energia vitale e creatività, identificando i giochini dell’Io e desistendo da essi. Che assuma la forma di nuove conoscenze, abilità o atteggiamenti nei confronti della vita e dell’universo, il cambiamento denota sempre la conquista di un nuovo territorio.

  35. Le persone sfioriscono davvero se restano confinate tra gli spazi angusti del proprio stato attuale, percepito come sicuro, e se pensano di aver eliminato la necessità di impegnarsi e di investire. Così facendo non permettono alla vita di rigenerarle. La rigenerazione può aver luogo solo se c’è movimento interiore. All’inizio spaventa sempre l’idea di varcare gli attuali confini dell’Io. Ci si trova di fronte un nuovo territorio, ignoto ed estraneo. Le persone vogliono evitare l’ignoto e preferiscono rannicchiarsi timorose, invece di prendere coraggio per esplorarlo e farlo proprio. Il bello del cammino spirituale è rendere l’ignoto noto, sia fuori che dentro.

  36. L’Io s’illude che rimanere tra gli stagnanti e limitati confini del territorio conosciuto - limitati rispetto al proprio potenziale, anche se forse più ampi di quelli di territori altrui - sia facile e rilassante. Raccogliere le proprie energie e andare oltre gli sembra terribilmente faticoso. Questa sensazione è illusoria, poiché lo stato di stagnazione è una vera e propria contrazione, e la contrazione non è per nulla rilassante e riposante, anche se a una mente confusa così potrebbe sembrare. Lo stato di quiete ha sempre una connotazione di movimento naturale e disinvolto, cosa impossibile nello stato di contrazione. Guardatevi attorno. Le persone che fanno poco o niente sono sempre le più stanche. Mentre chi si dà più da fare è sempre più energico e rilassato, a condizione che il proprio agire non serva come scappatoia dal sé.

  37. Il movimento armonioso non è stancante, né estenuante, anche se all’inizio potreste provare quei sintomi: quando si passa dalla stasi al movimento, a qualunque livello, si richiede inizialmente uno sforzo transitorio fatto di autodisciplina, fede, coraggio e umiltà, finché lo sforzo non è più tale. Il movimento spirituale non richiede sforzo. Per spirituale intendo il moto della realtà ultima, dell’entità totalmente unificata. La stagnazione è in realtà molto faticosa, dato che richiede uno sforzo enorme e spesso inconscio per opporsi alla predisposizione naturale dell’anima a seguire il suo destino. Pertanto lo sforzo inconscio si manifesta come stanchezza, sfinimento e debolezza, che forniscono il pretesto per rimanere ancora più a lungo nello status quo. L’Io si serve di ciò che producono i suoi errori per usarli come espedienti.

  38. Tutta la vita è movimento, e il movimento non è faticoso quando l’entità è in armonia con la vita: esso appare momentaneamente faticoso finché non si ripristini quell’armonia reindirizzando l’Io. Allora vi muoverete al ritmo del vostro flusso vitale. Quando riuscirete a sentire il ritmo del flusso vitale, vorrà dire che avrete già acquisito una certa autoconsapevolezza e che vi troverete già nel movimento di espansione.

  39. Chi si trova su un percorso come il vostro scoprirà che alcune loro parti si stanno già unendo al movimento cosmico; altre parti fanno ancora resistenza e sono stagnanti. Le parti mobili sono consapevoli: sanno riconoscere il significato della resistenza. Quelle parti possono meditare per cercare una comprensione più profonda del vostro compito nella vita; del senso della vita alla luce di questa lezione. Sarete ulteriormente motivati a ricorrere alla guida affinché le parti stagnanti non ostacolino le parti mobili. Un po’ alla volta darete una scossa alla coscienza contratta che ha separato se stessa dal tutto.

  40. Quando parlo di Io, non intendo che esso debba essere totalmente negato, respinto e irriso. L’Io fa parte della coscienza divina e possiede tutti gli aspetti del Sé più grande da cui si è separato, anche se distorti e abusati. L’energia e la coscienza di base dell’Io sono fatte della stessa sostanza con cui alla fine vi unirete di nuovo.

  41. L’Io deve essere sano per avventurarsi oltre i suoi confini presenti, per trascendere se stesso, conoscere e appropriarsi di un territorio spirituale ancora ignoto. Deve espandere la conoscenza, l’esperienza e il potenziale creativo. Per fare ciò, l’Io deve adottare atteggiamenti compatibili con la sua natura originale. Tutti i trucchi dell’Io, le negatività e il male incorporati in esso devono essere riconosciuti per quello che sono, con determinata e acuta onestà. Non più negazioni, razionalizzazioni e proiezioni. Bisogna accendere il faro sul piccolo sé, senza pietà. Solo ricorrendo alla coscienza dell’Io per proiettare la forte luce della verità su altre aree della coscienza dell’Io, saprete assumere degli atteggiamenti sani e veri. Solamente un Io risanato può trascendere se stesso e unirsi alla coscienza divina, naturalmente sana.

  42. L’Io debole, malato, distorto molto spesso vuole rinunciare semplicemente perché non ce la fa più a sopportare se stesso. Adotta varie modalità di fuga, come droghe o altre forme di falsa trascendenza. Ma cose del genere sono molto pericolose e si può rasentare la follia. La stessa follia è un tentativo dell’Io di perdere o trascendere se stesso perché non si sopporta più. In tutta questa ricerca falsa e pericolosa, l’entità cerca sempre di evitare la fatica, il dolore, le scomodità e quegli aspetti della vita che non le stanno bene o che non comprende. Cerca di barare ricorrendo a scorciatoie costose che non potranno mai funzionare. Perciò l’entità si afferra ancor più tenacemente allo stato di immobilità e di rigidità, addirittura per svariate incarnazioni, rendendo così inattuabile tanto una sana trascendenza dell’Io, quanto una fittizia.

  43. Potrete farcela solo se userete la parte sana dell’Io per far luce su quella malata; la parte onesta dell’Io per far luce sulla disonesta. Così la trascendenza dell’Io avverrà nel modo più sicuro possibile e farete vostro un nuovo territorio: un territorio all’inizio paurosamente estraneo, ignoto e apparentemente oscuro, ma che diventerà familiare e luminoso. Con questa nuova sicurezza si genera nel sé un senso di eternità. Si svilupperanno sentimenti, conoscenze ed esperienze profonde nel continuum della vita, che dissolveranno sistematicamente enormi quantità di dolore e di paura. Ma la crescita non è così a buon mercato: essa richiede da parte vostra tutto l’investimento e l’impegno. E chi saprà farlo in modo genuino raccoglierà i frutti in maniera molto concreta.

  44. Maggiore sarà l’impegno, più susciterete in modo lecito una forza spirituale che farete vostra. Ogni passo fatto nella verità e con buona volontà attiva sistematicamente e inevitabilmente il potere e la forza spirituale creativa in voi e attorno a voi.

  45. Benedizioni e amore per tutti voi, miei carissimi.
                                                                                       

Testo originale: Pathwork Guide Lecture No. 199 - The Meaning of the Ego and Its Transcendence
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