Lez. 165 - Fasi evolutive nella relazione tra le sfere del sentire, della ragione e della volontà
Lezione della Guida del Sentiero - Pathwork Guide Lecture
13 settembre 1968
Traduzione in italiano di Daniele Buratti
Revisione non ancora effettuata
Edizione Gennaio 2020
- Saluti e benedizioni, amici carissimi. Siete tutti i benvenuti all’apertura di questa nuova stagione lavorativa. Il nostro percorso insieme procederà anche questa volta in maniera quanto mai significativa.
- Molti amici hanno fatto progressi notevoli, alcuni di voi forse molto più di quel che pensate. Spesso quel che si intende per progresso non è necessariamente reale, e un vero progresso potrebbe inizialmente apparire come l’esatto contrario. Solo in retrospettiva vedrete come proprio quegli aspetti che vi avevano scoraggiato all’inizio rappresentassero i passi che servivano alla vostra evoluzione personale. Progredire vi mette di fronte ai vostri tranelli, a ciò che avevate attivamente ignorato. Ai non iniziati e ancora egocentrici, entrare in sé stessi sembra talora uno sviluppo indesiderato che non vedono come crescita. In realtà, farlo potrebbe essere la chiave per trovare la propria libertà e la propria vera identità.
- Questo gruppo e tutto il nostro impegno spirituale è una realtà viva e pulsante, amici miei, con una sua forma spirituale. Ne ho già parlato qualche volta, specie a ridosso di alcuni passaggi. È un vero organismo vivente che cresce e si espande in modo sempre più meraviglioso. Così come ogni essere vivente nel suo sviluppo diviene via via più consapevole di sé, lo stesso accade a questo organismo e ad entità singole o collettive quali nazioni, gruppi e attività comuni: anch’essi obbediscono alle medesime leggi psichiche. In misura diversa, la coscienza è presente in ogni organismo vivente. La coscienza di gruppo può essere alquanto debole, come quella di animali o piante; oppure molto sviluppata, purché gli individui del gruppo godano in prevalenza di una condizione di aumentata consapevolezza. Il grado di coscienza di un organismo di gruppo riflette la somma di quelle dei suoi individui, così come la coscienza complessiva di un individuo riflette la somma totale dei suoi strati psichici, inclusi quelli che sono causa di conflitto e dolore interiori. Quando avviene l’unificazione gli strati si fondono nell’unità, che viene poi attivata e sospinta dal nucleo divino.
- Quando tutto l’organismo è proteso verso la crescita, la purificazione e l’unione, pian piano svaniscono gli strati discordanti e gli aspetti che resistono all’unione. Resistere alla crescita non è necessariamente un concetto teorico, ma può accadere nei fatti, poiché quel che serve davvero alla crescita potrebbe non essere in linea con le proprie aspettative. E così, quando alcuni aspetti dell’organismo resistono alle necessarie fasi di crescita, si mette in moto il processo autoselettivo di spegnimento ed esclusione per proteggere l’intero organismo da atteggiamenti distruttivi, in modo che possa continuare a crescere. La morte fisica deriva dallo stesso principio. La materia fisica si estingue solo perché gli inerenti atteggiamenti distruttivi temono la verità e l’amore. Sono queste paure a indurre il decadimento che, infine, si manifesta.
- Quindi ciò che all’inizio sembra distruzione, a ben vedere non è che l’eliminazione della distruttività. Anche se lì per lì è doloroso da sopportare, quel morire è spesso un evento che protegge la vita, indotto dalla salubrità generale dell’organismo. Di fatto un organismo malsano potrebbe tollerare degli atteggiamenti distruttivi molto più a lungo. La morte viene superata quando l’intero organismo cessa di opporsi alla vita, alla verità e all’amore, e così non dovrà più produrre delle difese. È molto importante comprendere questo principio in tutte le questioni della vita, sia individuali che collettive.
- La lezione odierna, come spesso accade all’inizio di una nuova stagione lavorativa, è sia un riassunto delle istruzioni passate, orientate alle necessità del presente, sia un piano d’azione per il lavoro futuro. Vi sarà utile per imbastire il vostro lavoro nell’anno a venire. Se osservate in retrospettiva la sequenza delle lezioni e del percorso individuale di coloro che lavorano in profondità grazie al superamento della paura del sé, vedrete che pressappoco essi seguono questo schema.
- Prima accennavo ai vari strati di coscienza. Adesso vorrei parlarvi di alcuni loro aspetti specifici. Avrete così una comprensione nuova del perché sia tanto difficile lasciar andare il controllo eccessivo dell’Io. Se si vuole conseguire l’autorealizzazione, si deve trovare un nuovo equilibrio in cui l’Io assume un ruolo completamente diverso.
- Tutti i miei amici dovrebbero considerare seriamente, ancora una volta, in che cosa consiste questo cammino. Perché lo state percorrendo? Qual è la sua funzione? Troppo spesso vaghezza o confusione sullo scopo del Sentiero creano difficoltà inutili e malintesi. La funzione non è rimuovere un fastidioso sintomo dalla vita della persona. Non è la cura di una malattia. Né il Sentiero è solo un modo per diventare una persona migliore o svilupparsi spiritualmente. Certo, questo succede. Ma dovete capire bene tutti, finché vorrete seguirlo, che scopo del Sentiero è la realizzazione totale del nocciolo divino. Questa non è una semplice teoria: di fatto è possibile, proprio qui e proprio adesso.
- Ribadiamo il concetto di autorealizzazione. Userò dei termini nuovi per comunicare in modo più dinamico. Autorealizzarsi significa far emergere come realtà vivente il nocciolo del vostro essere spirituale - il nocciolo del sé che è eterno. Questo, lo ripeto, non è un concetto religioso per un futuro remoto. È per voi adesso. Come descrivere meglio alcuni esiti o manifestazioni? Potrei dire che viene risvegliata una nuova zona al centro del corpo, attorno al plesso solare. Da lì scaturisce nuova vita: un nuovo sentire, un nuovo modo di percepire e reagire, di conoscere la vita, le persone, i valori e gli eventi. Ogni cosa acquista una nuova luce e un significato più profondo. Le credenze cambiano, oppure si percepiscono in modo diverso. Si estende e si approfondisce l’ambito di un’opinione, di una convinzione, di una sensazione. Diventa tutto più pieno. Il sé diventa al contempo intensamente personale e universale. Quelle che sembravano contraddizioni, d’un tratto si uniformano senza violare alcuna logica. La paura svanisce e la vita diventa piacere infinito, solo perché non si teme più il suo opposto. Non si evita l’opposto dell’anelata condizione di realizzazione e felicità, ma attraversandone la natura illusoria esso viene smascherato. Dunque non c’è nulla da temere. Il potere creativo del sé è accessibile in ogni momento, poiché la personalità è libera dalla paura.
- Queste parole non bastano a descrivere il cosiddetto stato di autorealizzazione, ma vi possono dare un barlume di ciò che verrà. Forse avete iniziato a sperimentare questa condizione in piccola misura, di tanto in tanto. Essa arriva gradualmente e talora all’improvviso, ma potrà diventare una condizione stabile dell’anima solo quando ogni strato superficiale e ogni tendenza contraddittoria della coscienza si saranno unificati con l’essere più intimo.
- Per ampliare la vostra comprensione, sarà utile osservare la storia e l’evoluzione spirituale dell’umanità da una certa visuale. In una fase di questa storia gli esseri umani erano simili a Dio, mossi solo dalle forze creative e cosmiche. Essi esprimevano una coscienza universale a ogni respiro e a ogni agire nella loro esistenza di vita eterna. A un certo punto questa coscienza umano-divina si allontanò dal proprio nucleo divino. Ebbe inizio una reazione a catena, e la fuga dell’uomo dal suo nucleo più intimo lo portò a idee errate, reazioni e sentimenti distruttivi; di lì la cecità spirituale, l’infelicità e la sofferenza. Ogni successivo allontanamento dal nucleo divino creava un nuovo strato di coscienza che copriva il precedente e ispessiva il muro attorno al nucleo. Invece di essere nutrito dalla fonte, lo strato di coscienza appena separato funzionava per conto suo, alimentato da quell’errore che aveva inizialmente causato le stratificazioni. Per questa ragione voi tutti, e le persone in generale, vi sentite spesso come se steste girando a vuoto. Eppure la freschezza che scaturisce dalla fonte è indivisibile e unifica ogni scissione e conflitto. Questa, a grandi linee, è la storia spirituale dell’umanità che l’ha condotta al suo stato attuale.
- Ci fu una congiuntura in cui tutto questo dolore, che sembrava senza via d’uscita, indusse violenza, rabbia, avidità, separazione e altre emozioni distruttive che albergano tuttora nell’anima. Sofferenza, cecità e disperazione producono sentimenti sterili, egoismi, e spesso reazioni violente e cattive verso il mondo e il prossimo. All’alba dell’umanità, quando l’autocoscienza degli uomini era di poco superiore a quella degli animali, quel sentire distruttivo non aveva freni. I primitivi non conoscevano né inibizione, né coscienza. Erano troppo disconnessi dai loro simili per percepire il dolore altrui come proprio. La loro sofferenza li ha resi troppo ciechi, e la loro cecità li ha portati alla sofferenza. Dunque assecondavano i propri impulsi distruttivi.
- Negli stadi successivi gli umani hanno appreso che il loro agire distruttivo li aveva messi in conflitto con il proprio ambiente. A poco a poco l’esperienza della vita ampliò la coscienza delle persone, e i primi processi di ragionamento dimostrarono all’individuo che dando uno sfogo cieco a quel che sentiva avrebbe prodotto solo altro dolore. Dunque per via dell’istinto di autoconservazione prese forma una coscienza sociale, un tipo di coscienza dettato solo dalla convenienza e ancora ben lungi dall’esperienza di intima unione con i propri simili. Ma col tempo l’individuo raggiunse la soglia in cui imparò a contenere il proprio impulso distruttivo. Attraversando svariate esperienze di vita, dopo aver sperimentato per millenni le circostanze più diverse, ogni entità impara a sviluppare le facoltà della ragione osservando cause ed effetti delle proprie azioni e della propria volontà, e ricorrendo all’autodisciplina per non cedere agli impulsi primitivi. Capirete l’importanza di questo passaggio nell’evoluzione dell’entità.
- La sfera del sentire, a questo punto, è per lo più una massa ribollente di dolore negato e, dunque, di violenza, di odio e malizia. Eppure la sfera del sentire è la facoltà più vitale e creativa che ci sia. Essa è anche autoperpetuante. Finché il mondo dei sentimenti è prevalentemente negativo e distruttivo, la sua natura autoperpetuante crea impulsi e compulsioni altamente dannosi. Ecco perché è così temuto. Viene tenuto a bada solo dalla forza della ragione, tramite la mente, e dalla forza di volontà che frena e disciplina tutti gli impulsi spontanei.
- Quando cresce questa consapevolezza e si fa evidente la negatività del mondo dei sentimenti, la gente fa di tutto per negare, nascondere e disattivare i propri sentimenti. Nel processo di negazione viene rimosso ulteriormente anche il sé spirituale. Poiché il sé spirituale risiede proprio nella sfera del sentire. La massa creativa del sentire è il divino, anche se al momento si manifesta in modo distruttivo. Quindi, quando la ragione e la volontà erigono una barriera attorno alla sfera del sentire per proteggersi dalla sua creatività negativa autoperpetuante, esse creano una barriera anche attorno al nucleo divino, che è la fonte creativa positiva e autoperpetuante. Nondimeno ogni entità deve superare questa fase, prima di poter invertire la propria direzione.
- Ecco perché temete la sfera del sentire. Vi siete indottrinati così a lungo con le misure di sicurezza... e ora le dovete disattivare. Temete la sfera del sentire perché, in parte, esso è ancora primitivo. Siete tuttora pregni dell’autocontrollo appreso nel corso di molte esistenze: "Devo tenere a bada la mia distruttività". Eppure più vengono negati i sentimenti distruttivi, meno essi potranno essere ricondotti al loro stato originale. In tal modo si costruisce una coscienza sulla base della ragione. Per molto tempo, nel corso dell’evoluzione, la ragione e la volontà sono state viste come la grazia salvifica che controlla, previene e domina la sfera del sentire.
- Un numero imprecisato di entità ora si trova proprio in questa fase: hanno sviluppato ragione e volontà a sufficienza da tenere sotto controllo la sfera del sentire. Esse si sperimentano e si identificano quasi del tutto con il cosiddetto Io, la parte che vuole e che ragiona. Non è stata una svolta sbagliata, amici miei: era necessaria. Ma adesso si deve fare in modo diverso. La nuova modalità appare minacciosa; sembra essere in conflitto con quanto fatto in passato. Ogni cambiamento di direzione appare al vostro inconscio come un’enorme minaccia. Attivare la sfera del sentire sembra oltremodo pericoloso: si scoprono sentimenti primitivi, egoistici e distruttivi che sembrano infiniti e definitivi. Questo spiega, nel modo più profondo possibile, l’enorme minaccia che ogni individuo sperimenta quando giunge a un certo crocevia del proprio sviluppo. Per alcuni la minaccia potrebbe essere talmente grande da spingerli a potenziare le facoltà di ragione e volontà in modo eccessivo, a tal punto da sbilanciare la propria personalità.
- L’umanità, nel suo insieme, si è fermata proprio a questo punto. Ecco perché il vostro sviluppo tecnologico e scientifico non è commisurato alla qualità del sentire e alla capacità di sperimentare la spiritualità. Le vostre emozioni sembrano di gran lunga più negative che positive. Persino il vostro parlare di amore e spiritualità in genere ha poco a che vedere con la vera esperienza emotiva. Spesso sono solo ideali e teorie, filosofie a cui aderite in linea di principio, anziché sentirle. Un sé che sente è visto ancora come un nemico, e lo si taccia di inaffidabilità e persino di pericolosità.
- Chi diventa più vitale e vero e non è più bloccato resta sorpreso dalla povertà dei sentimenti reali dell’essere umano medio. Gli scarni sentimenti provati dall’essere umano medio sono sempre controllati e avvicinati con cautela, ma non esserne consapevoli non altera i fatti. Fa parte del vostro percorso prenderne coscienza. Ammettendo a voi stessi "Mi sento mezzo morto, ma io potrei sentire di più, dunque il potenziale per riuscire a farlo deve essere in me", vi avvicinate molto più allo stato di realizzazione che non confondendo il vostro desiderio di sentire e di amare: poiché ci credete solo in principio, invece di sentire e amare per davvero.
- Questa è la tendenza o fase generale in cui si trova l’umanità. Avete imparato con fatica e dopo molte incarnazioni ed esperienze a canalizzare e controllare il sé distruttivo e primitivo che, se lasciato fare, potrebbe uscire di senno e provocare un gran caos. Ne sono testimoni i pazzi e i criminali, ma chiunque lotti nel suo percorso di crescita si sente minacciato dalle espressioni del sé primitivo non canalizzato. Sembra proprio un bel pasticcio: come poter conseguire l’autorealizzazione se non imparate ad affrontare la sfera del sentire? Nel farlo scoprirete che c’è davvero qualcosa di più profondo, il nucleo divino stesso, poiché la sfera del sentire non è un pozzo senza fine di insensata desolazione, di inaudito terrore, di assurda violenza e di egoismo. Questo strato certo esiste, ma è come una impiallacciatura. Dopo aver sviluppato a sufficienza le facoltà del ragionamento nel corso dell’evoluzione, e non appena l’entità impara a esercitare l’autodisciplina, non c’è più alcun pericolo nell’incontrare la sfera del sentire. La paura di essere inermi davanti all’irruenza dei vostri sentimenti è infondata, una volta che ne prendete consapevolezza. Le facoltà della ragione e della volontà di chiunque percorra il Sentiero restano intatte, poiché se tali facoltà non fossero sufficientemente sviluppate non potreste nemmeno affrontare i passi più elementari del percorso. Sareste incapaci di disciplinare la vostra vita. E qualora non esercitaste l’autodisciplina, lo fareste in modo intenzionale per qualche altro motivo. Quindi la paura di non avere abbastanza ragione e volontà per controllare il mondo del sentire si rivela infondata.
- Dunque dovete procedere nella direzione opposta a quella mantenuta fino ad ora. Anziché trattenere i sentimenti, imparate a portarli alla coscienza, lasciateli essere e osservateli senza timore. Vedrete quanto è semplice lasciare che il vostro sentire si esprima senza che voi interveniate su di esso, ma scegliendo le vostre azioni in modo intenzionale.
- Forse non vi è ancora chiaro perché c’è bisogno di contenere quegli impulsi, se poi li dovete lasciar andare. La risposta è davvero semplice ed è importante che la comprendiate. Osservando una persona primitiva o un animale, vedete che la loro coscienza non gli consente ancora né il ragionamento, né la volontà. Se non si può ricorrere a tali facoltà, quando gli impulsi affiorano essi sono dominanti. La volontà e la ragione non sono sviluppate e quindi non possono arginare il flusso di emozioni distruttive. Agli umani occorrono molte vite per allenare la ragione e la volontà. Solo dopo averle sviluppate si possono lasciare affiorare in sicurezza sentimenti primitivi e distruttivi, senza essere alla loro mercé. L’autodisciplina e il ragionamento necessari a superare la paura radicata e la risultante resistenza sono una misura di sicurezza inerente al Sentiero. Se ci fossero ancora dei lati deboli nella ragione e nella volontà, il coraggio, l’onestà, l’autodisciplina e la forza di volontà necessari per arrivare a questa congiuntura li rafforzeranno in modo automatico e organico. Ecco perché non c’è nulla da temere.
- I meccanismi inconsci dell’umanità sono ancora talmente potenti che tutti voi usate la ragione e la volontà per rinnegare l’esistenza del vostro sentire. Non capite che non c’è più bisogno di questi controlli, purché seguiate un percorso serio di genuino autoconfronto. Ora, se fate uso di volontà e ragione per un autoconfronto onesto e umile, potete tranquillamente permettervi di sentire ciò che sentite senza dover intervenire sul sentimento. Ora potete riconoscere quel sentire. Adesso la vostra forza di volontà è rilassata. Ecco dove vi trovate, amici, o dove vi potreste trovare.
- Gli esseri umani con una evoluzione generale atta a realizzare il proprio nucleo divino, adesso devono definire una nuova struttura di equilibrio. L’essere umano primitivo è sbilanciato perché è totalmente guidato dalle emozioni: volontà e ragione sono ancora troppo fragili per far parte del processo della vita. L’essere umano odierno, che di solito ha ragione e volontà da vendere e che ha una vita emotiva frustrata, trova difficile al pari dell’uomo primitivo l’unione con il nucleo divino, pur non essendo essa così lontana. Poiché il nucleo divino è una massa viva, pulsante ed energizzante con una elevatissima coscienza e saggezza, ed è autocreante e autoperpetuante. Impossibile descrivere la sua vitalità intensa e potente. Se temete e rifiutate il vostro sentire viene negata, per necessità, anche la vostra vitalità, che siate consapevoli o meno della connessione. La ragione e la volontà da sole non potranno mai portare vitalità alla personalità, né darvi consapevolezza del nucleo divino. Ecco perché chi è maggiormente dominato dalla ragione e dalla volontà ed esercita un maggior controllo sui propri sentimenti ha una vitalità molto fragile.
- Amici miei, voi che volete entrare davvero nella vostra natura divina, non confondete la spiritualità con dei meri concetti spirituali. Dovete chiamare in causa il vostro sé che vive e che sente, anche se ciò significa affrontare distruttività e dolore. Quando sperimenterete appieno l’odio e il dolore in voi senza indietreggiare, resterete sorpresi da ciò che accadrà. Molto prima di quel che pensate l’odio, la violenza e il dolore si dissolveranno e lasceranno il posto a una nuova vitalità. Un oceano di sentimento consoliderà il piacere supremo, la capacità di provare livelli di gioia mai sognati. Se gli fate spazio, nascerà in voi un nuovo senso della realtà cosmica. Siete abbastanza forti per farlo, tutti voi. Il pericolo di essere costretti ad azioni che vanno contro la vostra ragione e volontà è solo un’illusione, nello stato in cui vi trovate ora. Il pericolo immediato è la difficoltà ad ammettere di non essere ancora chi volete essere. Ma che prezzo si paga per vivere la vita "come se"! Una volta che deciderete di accettarvi come siete e di affrontare il dolore di alcuni sentimenti, vi convincerete presto che la sfera del sentire non è senza fine e che lo strato è relativamente superficiale. Dopo che avrete imparato a sostenere quei sentimenti lasciando semplicemente che siano, essi si dissolveranno rapidamente, e molto presto sentirete la nuova vitalità e la gioia. Questa è la strada su cui ci concentreremo quest’anno.
- Vorrei ora parlare di un altro approccio che si può utilizzare e che forma un aspetto importante del nostro Sentiero. Quando avrete raggiunto una certa consapevolezza delle vostre emozioni, constaterete quel che fate di continuo con molti dei vostri sentimenti. Voi usate la mente affollata, la sopravvalutata facoltà di ragionamento, per adattare il vostro sentire alle immagini, per costruire teorie sul perché vi sentiate in un certo modo. La mente è così allenata ad abusare della ragione che pensate di aver bisogno di una ragione per sentirvi in un certo modo. Pertanto spesso vi sfuggono le vostre vere motivazioni e la situazione reale. Dato che temete il sentire e vedete la ragione come misura di salvezza, vi create delle ragioni per motivare il sentire. Vi date sempre tante spiegazioni sul perché vi sentite in un certo modo, finché non resta alcun sentire, ma solo teorie e spiegazioni. Questo è davvero importante, amici miei, perché se imparerete a vedere oltre queste "spiegazioni" apprenderete l’arte dell’autosservazione.
- Diciamo, ad esempio, che vi sentiate feriti. In molti casi negate totalmente il dolore, anche a voi stessi. Spesso lo manipolate con accuse elaborate, ricorrendo persino a distorcere i fatti sull’autore del male. Ma questo può al massimo rappresentare solo una piccola parte dell’intero quadro della vostra personalità o delle ragioni dell’atto offensivo. Non vi è quindi alcuna realtà al di là delle spiegazioni elaborate e convincenti. La ferita negata si trasforma in rabbia, e poi viene negata anche quella. Voi spiegate la rabbia con teorie su quello che ha causato l’azione offensiva. Le spiegazioni e le teorie rendono impossibile sperimentare davvero il dolore. E se negate un’esperienza reale non ve la potete mettere alle spalle in modo definitivo. Non ce la potete fare. E così, spesso, su questa struttura vi costruite una ferita falsa ed esagerata, il gioco del “Vedi quello che mi hai fatto? La mia ferita ora ti costringerà ad agire diversamente”. Questo ingigantire la ferita in modo artificioso è frutto dei falsi strati che separano la vostra coscienza dalla ferita originale. La falsa ferita crea un dolore insopportabile che porta alla disperazione, e mai a una conclusione soddisfacente. La vera sofferenza è un’esperienza delicata, dolce, che non è mai insostenibile e che lascia sempre intatta l’essenza della personalità.
- Se vi permettete di sentire quel dolore con semplicità e senza orpelli, ammettendo il fatto e dichiarando perché vi fa male, create un nuovo modello. Imparate a gestire in sicurezza non solo il vostro sentire ma anche l’ambiente circostante. Allo stesso tempo tracciate una nuova arteria vitale verso il nucleo creativo, che è la vostra vera identità. Se riuscirete a sopportare il vero dolore e lasciare che sia - anche se non sapete o capite cosa vi faccia male - non cederete a rabbia e distruttività, semplici reazioni a un sentimento che non volete sopportare. Ecco il danno della negazione: essa crea ulteriori strati che vi allontanano e vi alienano dal vostro vero sé.
- Imparate a placare la mente e cessate di negare il sentire, adattando con agitazione l’evento dannoso a immagini e teorie fisse. Lasciate che sia! Sentite quel che sentite, senza intervenire o darvi spiegazioni. Allora sperimenterete un processo meraviglioso: il sentire negativo e doloroso si dissolverà naturalmente, poiché ogni processo vivente si dissolve nel suo stato originale, se non se ne ostacola il corso naturale. Lo stato originale non è dolore ma piacere, non sofferenza ma gioia, non morte ma eterna espansione dell’abbondanza della vita. Tuttavia, perché siano reali e durature, queste esperienze piacevoli non possono essere imposte al sé: esse arriveranno in modo organico, se non ci si allontana da ciò che si sente veramente. Verranno un po’ alla volta, nella misura in cui proverete le vostre sensazioni e sentimenti reali senza negarli o esagerarli. In tal modo risvegliate il vostro centro spirituale che ricolmerà il vostro essere con un senso di forza e di sicurezza, donandovi un sentire nuovo e meraviglioso e conoscenze, percezioni e intuizioni nuove - persino nuove facoltà. Vi giungeranno dal profondo di voi stessi e saprete che esse sono proprio voi: non finzioni o facoltà le cui manifestazioni dipendono dagli altri o da circostanze al di là del vostro controllo. Acquisirete una comprensione che si basa su dinamiche assai diverse da quelle di prima, quando adattavate artificialmente il vostro sentire a un’impalcatura di spiegazioni e di logiche. Tali sovrastrutture sono forme spirituali che la maggior parte degli esseri umani portano con sé, enormi forme sbilenche emanate dai loro corpi sottili, che appesantiscono. Esse dovranno essere dissolte nel corso del processo di evoluzione spirituale.
- Noterete che il nostro percorso si è a lungo incentrato sul portare onestà nelle vostre azioni, pensieri e attitudini. Ora dovete imparare a registrare e sopportare con onestà il vostro sentire. Una lieve ferita appare lì per lì più difficile da sopportare di una ingigantita artificiosamente, poiché quest’ultima sembra promettere un’azione drammatica dall’esterno. Il dramma è espressione diretta del dire no alla vera, ma assai più dolce ferita. Non ci sarà alcuna distruttività, se si accetta la sofferenza originale, dolce e delicata. Da ciò nascerà un sentire buono e delicato che crescerà più forte e che si radicherà più saldamente, conducendo il sé a una vita più feconda e creativa.
- Iniziate da subito a enfatizzare nelle vostre meditazioni: "Vorrei conoscere, provare e sentire quel che sento davvero". Attenti a non cercare di cavarvela sospettando un’irrazionalità o montando un caso. In entrambi i casi interviene una mente troppo attiva. Lasciate che la mente sia passiva e fate emergere con molta delicatezza i vostri sentimenti, qualunque essi siano. Più sarete calmi e rilassati nell’ascolto attento del vostro sentire, più si rivelerà il sentire originale, e non quello di copertura. Se accogliete l’impatto originale di quel sentire, sarete molto più vicini al centro della vita da cui fluisce tutto il bene. Meditate e chiedete la guida. Meditate sul fatto che avete la forza di sopportare un po’ di vero dolore. Dite a voi stessi che il vero dolore è la porta del piacere e della realizzazione.
- Vi ho appena dato una chiave di lettura vitale per tutti voi. Nella nostra prossima lezione vi parlerò di un altro aspetto che vi aiuterà a non aver più paura della sfera del sentire. Vi dirò come eliminare realmente la distruttività, che vi spaventa a tal punto da farvi chiudere la porta alla vita stessa.
- Non combattete il dolore; se lo combattete vi evitate l’esperienza che occorre accettare appieno per superarlo e diventare più forti e felici. Imparate a riconoscere la sottile ma enorme differenza tra le emozioni genuine e quelle disoneste create ad arte.
- Possiate tutti ricordare a voi stessi, più e più volte, che non esistono problemi insolubili; non c’è alcun motivo per cui il cammino debba fermarsi - per chiunque. L’espansione della vita creativa e la capacità di sperimentare la bontà della vita sono davvero infinite. Il percorso cessa di essere minaccioso o laborioso, se andate incontro ai vostri ostacoli e alle illusioni, ma diventa esso stesso liberatorio. Neppure l’autorealizzazione è un obiettivo specifico e limitato. La persona con le afflizioni e le distorsioni più gravi che dice: "Andrò fino in fondo, nulla mi potrà fermare perché la forza creativa in me andrà a lavorare nella misura in cui glielo permetterò", è più vicina alla realizzazione del suo vero sé di quanto lo sia la persona la cui ragione e volontà si attivano per celare l’alienazione interiore, e che quindi pensa di non dover passare attraverso il dolore.
- Lasciate che la coscienza divina pervada tutto il vostro essere, amici miei. Il modo in cui vi spiego e vi do la mia guida renderà tutto questo più che una speranza o un obiettivo remoto. Lo stato di coscienza divina può essere vostro, di ognuno di voi, se lo vorrete davvero. Sta alla vostra mente scegliere. Di nuovo, anche quest’anno forze immense e meravigliose convergono qui e si diffondono. In parte grazie ai vostri sforzi buoni e sinceri e ai sentimenti d’amore che qui dimorano, e in parte come un afflusso dai regni spirituali per promuovere importanti iniziative su questa terra.
- Vi benedico tutti, anche i nuovi amici che hanno recentemente aderito al Sentiero. Li attendono cose entusiasmanti e avventure: il percorso alla scoperta di un mondo nuovo e bello, pur dovendo talora sopportare per un po’ l’illusione del dolore. Benedizioni anche ai miei amici più intimi, con cui sono orgogliosa e felice di lavorare. Benedizioni a tutti voi per l’intero anno a venire - siate in Dio!
Testo originale: Pathwork Guide Lecture No. 165 - Evolutionary Phases in the Relationship Between the Realms of Feelings, Reason, and WIll
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