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Lez. 96 - Domande e risposte e commenti sulla pigrizia come sintomo di autoalienazione

Lezione della Guida del Sentiero - Pathwork Guide Lecture
19 gennaio 1962

Traduzione in italiano di Daniele Buratti
Revisione non ancora effettuata
Edizione Dicembre 2022

  1. Saluti, miei carissimi amici. Benedizioni a tutti voi. Benedetti siano il vostro lavoro, la vostra perseveranza e la dedizione al Sentiero.

  2. Possano sempre più persone trovare la gioia di un autentico incontro con se stesse, per doloroso che possa apparire all’inizio, poiché non vi è sicurezza più grande: di fatto non v’è altra sicurezza che divenire il vostro sé reale. Ciò si ottiene solo affrontando i propri errori e le proprie illusioni. Forse il vostro piccolo sé potrebbe ostacolare il vostro sforzo, cercando di assecondarlo e negarlo. Non cedete al suo richiamo che vi trascina in direzione opposta a quella della vera sicurezza ed esperienza di vita a cui siete destinati.

  3. Vi avevo promesso che avrei dedicato questa serata alle vostre domande. Ma prima vorrei aggiungere qualche pensiero in merito alla precedente lezione sull’autoalienazione. Ci sarebbe molto altro da dire al riguardo, ma vorrei approfondire un aspetto in particolare.

  4. Avevamo dissertato su alcuni dei sintomi dell’autoalienazione quali il non relazionarsi con se stessi e gli altri quando si è nel proprio sé reale; non sperimentarsi nella propria vera forza; non identificarsi con la propria profonda realtà interiore, ma con gli strati sovrapposti della personalità; basarsi su ciò che pensano gli altri anziché sulle proprie convinzioni, e su pseudo soluzioni e meccanismi di difesa che vi siete alacremente costruiti negli anni.

  5. Tante persone si ritraggono dalla vita per un senso di stanchezza e persino di apatia, la qual cosa può far provare rabbia e senso di colpa per quella che comunemente definite pigrizia. Anch’essa è un sintomo, uno dei tanti effetti dell’autoalienazione. Di solito si pensa che la pigrizia sia solo un difetto, ma è una valutazione molto superficiale. La pigrizia non è un difetto che si risolve con la sola volontà, ma si supera guardando nel profondo di voi stessi e capendo il suo vero significato come conseguenza dell’autoalienazione. Di fatto, se siete ben ancorati al centro del vostro essere non sarete affatto pigri. Né vi sentirete apatici o avrete voglia di restare inattivi. Vi godrete i periodi di riposo e di relax, ma senza essere pigri o apatici. Entrerete nel flusso pieno della vita affrontando con entusiasmo le giornate e tutte le vostre attività. Ma più sarete alienati da voi stessi, meno ci riuscirete; e meno voi sarete alienati da voi stessi, più parteciperete e sperimenterete la vita nella sua pienezza. Le energie necessarie si rigenereranno e si ripristineranno in continuazione.

  6. Perdere energia non è, invero, questione di età, amici miei. Una persona giovane ha una riserva di energia a cui attinge per affrontare non importa quanti ostacoli; tuttavia una volta che l’energia si esaurisce, l’autoalienazione ne ostacola la rigenerazione. Pertanto vedete le manifestazioni esteriori e le giudicate - ritenendo che l’energia diminuisca con l’età - anziché scorgerne la vera causa sottostante. Se la pensate in questo modo siete in errore, amici miei: il pensiero erroneo vi chiude una porta. Credete a un’illusione, a una manifestazione di superficie.

  7. Quando avrete capito la lezione precedente nel suo insieme - e la capirete solo se l’avrete applicata a voi stessi - vi renderete conto che ciò che spesso etichettate frettolosamente e con leggerezza "invecchiamento", altro non è che un prodotto della vostra autoalienazione.

  8. L’iperattività compulsiva proviene dalla stessa radice della perdita di energia, ed è solo una sovrapposizione. È la vostra lotta contro quella pigrizia che voi deplorate. Non sapete come lottare in modo costruttivo, cioè comprendendone l’origine, e così combattete uno dei tanti sintomi anziché la causa. Inutile dire che è una soluzione precaria. Iperattività compulsiva, pigrizia e apatia derivano dalla stessa radice. In chi è iperattivo troverete un nostalgico desiderio di non fare un bel nulla.

  9. La vostra forza, energia e gioia di vivere possono essere reintegrate solo nel centro della vostra individualità, dopo aver smesso di credere nella finzione e nell’illusione. Il lavoro nel Sentiero vi condurrà a questo risultato (purché desideriate conseguirlo sul serio), cioè a una gioia costante che rende la vita davvero significativa e produttiva. Solo allora troverete l’attività di per sé importante per voi, così che siate tutt’uno con essa. Solo allora dispiegherete il vostro destino.

  10. Non c’è essere umano che ad un qualche livello non agisca senza finzioni. Ne abbiamo già parlato diffusamente in molte delle lezioni passate e nel vostro lavoro individuale. Ora è importante che colleghiate la finzione con l’autoalienazione e tutte le sue ramificazioni. Individuate la sottile finzione, poiché è l’unica chiave per diventare consapevoli del vostro sé reale.

  11. E ora, amici, sono pronta per le domande.

  12. DOMANDA: Ti chiederò una seduta privata per sapere come colmare le mie lacune affinché sia degna di un incontro con mio marito che è scomparso il 5 aprile del ‘60. Ti chiedo con tutto il cuore se prima del nostro incontro tu potessi per favore entrare in contatto con mio marito, affinché egli possa contribuire alla mia crescita coi suoi speciali desideri e istruzioni. Chiedo dal profondo del cuore di ricevere non solo uno schema, ma anche delle indicazioni specifiche adattate ai limiti dell’essere umano ancora trattenuto dal corpo fisico. Oltre a prendere atto delle mie carenze non ho fatto molti progressi, e sarei grata di ricevere indicazioni di altre mie limitazioni che ancora non riconosco in me.

  13. RISPOSTA: Mia cara figlia, sarò molto felice di entrare in contatto con il tuo coniuge. Ma lascia che ti dica qualcosa che vedo in modo davvero chiaro. Non essere spasmodica. Non credere che il tuo impegno, pur essendo lodevole e consigliabile, dipenda dal ritrovare il tuo compagno. Non è così! Se lo fosse, il Creatore che ha creato il mondo in quel modo sarebbe invero crudele. Sii certa dell’amore che è la Creazione. Tu credi nell’amore di Dio, vero?

  14. COMMENTO: Non riesco a superare il senso di ribellione per il fatto che Dio si sia preso mio marito.

  15. RISPOSTA: Sì, mia cara, ma non vedi che a causa di questa incapacità di accettare sei così agitata e compulsiva? Se non ti ribellassi non avresti bisogno di fustigarti tanto. Per quanto ci si sforzi, nessuno può davvero evolversi con quello stato d’animo. Se il tuo incentivo a crescere è basato sulla paura di non rivedere più il tuo coniuge, di non essere abbastanza brava, quella stessa paura è un prodotto della tua amara e assurda ribellione. Su tale base è impossibile evolversi, perciò dovresti innanzitutto lavorare sulla ribellione e sulla seguente frenesia.

  16. Fa’ di ribellione e frenesia il tuo incentivo di crescita. Sono emozioni autodistruttive e malsane che devono svanire prima che tu possa iniziare la tua ascesa. Quindi per prima cosa devi imparare ad accettare la realtà. Se accettassi di più il mondo, accetteresti di più te stessa. E se accettassi di più te stessa avresti più fiducia nella vita, nella forza vitale, in Dio, nella saggezza e nell’amore che è la Creazione. Ma il tuo non accettare ti rende cieca, egocentrica e timorosa. Solo se impari ad accettare potrai raggiungere lo stato di rilassamento interiore che ti manca in modo tanto evidente. Ciò non vuol dire che non dovresti darti da fare per evolverti. Di fatto tu lo desideri davvero tanto. Ogni passo nel percorso di evoluzione richiede un’enfasi diversa e varie tematiche da affrontare. Non ci sarà per te un ulteriore sviluppo se adesso non padroneggi questa fase. Nessuno può realizzare nulla, neanche la cosa terrena più banale, nello stato di paura frenetica in cui ti trovi ora e che deriva dal tuo ribellarti!

  17. Te lo dico in verità: anche se non lavorassi su di te ma riuscissi a mollare la frenesia e la ribellione, ciò basterebbe a portarti oltre la ricerca di colpe e autoaccuse senza che tu debba lasciar andare quella situazione che rende necessaria una autoaccusa. Il terrore che provi, che non riesci a lasciar andare, è proprio la ribellione e non accettazione della vita… e della morte. Se al momento non puoi assorbire nulla oltre a questo, già sarai un po’ più libera. E credimi, il ricongiungimento con il tuo compagno non dipende da ciò che fai o non fai. Questo è tutto ciò che posso dirti al momento. Per il resto sarò felice di contattare il tuo partner e ti farò sapere.

  18. COMMENTO: Grazie.

  19. RISPOSTA: Capisci ciò che ti ho detto?

  20. COMMENTO: Forse. Non sono molto sicura.

  21. DOMANDA: Nella mia ricerca del sé reale, quando e come sento di averlo veramente e pienamente contattato?

  22. RISPOSTA: Prima di arrivare a sentirlo sarai assolutamente consapevole di una falsità, per sottile che sia: il fingere non soltanto come vorresti apparire agli occhi degli altri, ma tutto il tuo modo di approcciarti alla vita. La tua modalità d’azione è sovente costruita su una sottile finzione. Una volta che ne sarai divenuta consapevole sarai molto più vicina di quanto pensi a realizzare il tuo sé reale, purché non resti impantanata in questa difficile fase. Se poi prenderai la decisione interiore di rinunciare alla finzione correndo ciò che a prima vista sembra un enorme rischio, alla fine scoprirai il tuo sé reale. Solo entrando senza finzioni nel nulla apparente, solo rinunciando alla finta sicurezza che esse ti danno avrai la possibilità di trovare la verità, cioè il tuo sé reale. Solo dopo aver rischiato l’incertezza senza finzioni troverai la vera sicurezza nel tuo sé reale. Devi decidere di correre il rischio di vivere con i tuoi reali meriti, piuttosto che con quelli millantati. Tanto per cominciare devi constatare la presenza della finzione e come tu cerchi di ottenere qualcosa attraverso di essa. E poi devi essere disposta a rinunciare a quello che vuoi ottenere con la finzione, se non puoi ottenerlo con il solo merito. È probabile che riuscirai a trovare il tuo sé reale solo dopo che avrai rinunciato alle finzioni e a qualsiasi cosa pensi di non poter conseguire senza di esse.

  23. Una nuova forza entrerà in te quando sarai in grado di rinunciarvi; cresceranno in te una nuova forza e sicurezza. Per la prima volta inizierai a sperimentare te stessa come non più vulnerabile. Ogni volta che un problema ti infastidisce, determina se ti senti impotente o meno. In quel caso ora saprai, da tutto ciò che è stato detto sull’argomento, che lì c’è un nucleo di autoalienazione, una incapacità di rinunciare o una finzione, che però stavolta non funziona. Una volta trovato e realizzato appieno come tu abbia contribuito a quella situazione negativa, sarai pervenuta a una percezione del sé reale. Quando cambi di direzione interiore non sentendoti più dipendente dagli altri e dalle circostanze, ma di fatto comprendendo le tue stesse cause e riconducendo a te il tuo problema, persino questa scoperta negativa ti darà l’esperienza della realtà, e dunque del sé reale.

  24. È qui che opponi la massima resistenza. Attraversi grandi sofferenze per convincere te stessa e gli altri che questa situazione è diversa. Anche se in teoria potresti essere convinta che nessuno è una vittima indifesa e che tutti voi create la vostra vita e il vostro destino, mantieni sempre una riserva mentale riguardo al tuo problema speciale. E fai di tutto per dimostrare che il problema che hai è diverso e che non ha nulla a che fare con te. Una volta che cambi rotta e accetti di vedere come tu hai creato quella situazione - non da sola o senza il contributo altrui, e non per cattiveria, bensì per ignoranza, concezioni distorte e miopi difese -, una volta che te ne renderai davvero conto (anche prima che le condizioni distruttive siano state cambiate), in quel tuo pieno riconoscimento e in quella esperienza troverai il tuo sé reale. Avvertirai una nuova forza. Questo risponde alla tua domanda?

  25. DOMANDA: Sì. Hai parlato di finzione. È solo la finzione che offusca il vero problema?

  26. RISPOSTA: Non solo, ma in larga misura. C’è qualche sottile finzione in ogni persona. Tutti hanno pseudo-soluzioni e un’immagine di sé idealizzata basate su una forma di finzione. Definisci chiaramente quella finzione e avrai trovato una chiave importante per trovare il tuo sé reale. Ad esempio, il razionalizzare è anch’esso una finzione. Riesci a capirlo?

  27. DOMANDA: Sotto forma di motivazione?

  28. RISPOSTA: Sì. E perché usa una verità per spostare la vera questione su un altro punto. Di per sé la verità a cui ti appoggi potrebbe essere valida, ma potresti usarla a mo’ di copertura rigida per qualcos’altro. E così diventa finzione.

  29. DOMANDA: Quando iniziai a lavorare con te avevo tanta paura. Poi un giorno ebbi paura per il fatto di non provare più paura. Quando provo quella sensazione, avverto speranza. Ora non ho quella sensazione e non so cosa mi spaventi. Perché non riesco ancora a lasciar andare tutto ciò che ho constatato su di me e a cambiare il mio schema interiore?

  30. RISPOSTA: Vedi, figlia mia, la tua paura è fondata sul cambiamento stesso, sul lasciare i sostegni dell’infanzia, che è di per sé una fase prettamente umana e universale da attraversare nel Sentiero. Come sai, nel tuo caso il meccanismo di difesa che adotti è restare bambina. La tua paura fa parte della bambina indifesa che senti di dover rimanere per sentirti al sicuro. Rinunciare a essere indifesa e timorosa comporta che le persone non ti proteggeranno più, ed è perciò difficile rischiare il cambiamento. Non vuoi stare in piedi da sola. Vuoi continuare a usare quei sostegni che una volta ti davano sicurezza. Pertanto ora ti senti divisa. Una parte di te desidera cambiare, un’altra lo teme. Potrebbe volerci ancora un po’ prima che tu convinca la tua parte negativa a diventare flessibile e a crescere con il resto di te. Quella parte inscena l’ultima lotta contro l’abbandono di tutte le difese vecchie e obsolete.

  31. DOMANDA: Vedi, già mi sto comportando da monella con la medium nelle mie sessioni di lavoro individuale, parlando di superstizioni. Per lungo tempo non ne ero consapevole, ma all’improvviso le superstizioni sono tornate a galla. E mi sto stancando di me stessa: non voglio suonare sempre la stessa musica come un disco rotto.

  32. RISPOSTA: Se ti dà fastidio e hai urgenza di parlarne, allora fallo, sennò non ne verrai a capo. Non dovresti limitare le tue discussioni applicando volontà e intelletto. Se c’è un impulso, c’è una ragione e una necessità interiore.

  33. DOMANDA: Di solito mi davi dei compiti da fare. Puoi darmene anche adesso?

  34. RISPOSTA: Ci sono fasi nel Sentiero in cui il compito migliore è rivedere le proprie recenti sessioni di lavoro. Provaci anche tu e osserva te stessa, le tue reazioni e le tue emozioni da quella prospettiva. Cerca di osservare i tuoi sentimenti e vedere cosa dicono veramente. Traduci le tue emozioni. Questo è sempre il miglior compito per casa.

  35. COMMENTO: Grazie.

  36. DOMANDA: Parlando di autoalienazione: supponiamo che una ragazza abbia un’idea di come vorrebbe essere da adulta - è una immagine sovrapposta - e che da grande ci riesca. Ma poi, lavorando nel Sentiero, non sa più qual è l’immagine ideale e quale il sé reale. Prova confusione perché una sua parte è cresciuta con l’immagine ideale, dunque è molto difficile per lei distinguere tra il sé reale e il sé sovrapposto.

  37. RISPOSTA: Non è necessario che approcci la decisione chiedendoti quale sia dei due, ché finché ti poni la domanda il tuo sé reale non è da nessuna parte. Una volta che affiora non avrai dubbi. Una delle sue caratteristiche più evidenti è la certezza assoluta. Per certezza assoluta non intendo certo in relazione alla vita. Molti possiedono un concetto sbagliato di maturità, poiché credono che se fossero maturi avrebbero sempre certezze. Cosa, ovviamente, non vera, giacché la vita non è sempre certa e sicura. La persona matura accetterà l’incertezza della vita e la affronterà. La persona immatura non lo farà. Per quanto ti riguarda, ciò che conta è quello che vuoi, pensi e senti tu, e anche come vivi gli altri e te stessa, i concetti, le idee e le convinzioni. È lì che avrai la certezza: non che l’esperienza che vivi sia per forza corretta, ma che sei veramente tu. Fintantoché non perverrai a quello stato, non preoccuparti di saper distinguere con l’intelletto tra il sé reale e il sé sovrapposto. La questione è, invero, sentire e sperimentarsi nella relazione con gli altri, con il mondo, con la vita e con se stessi. Piuttosto chiediti: “Perché mi sento così? Perché voglio quello che voglio? Che effetto produttivo ha sugli altri e su me stessa? E quale effetto non produttivo o addirittura distruttivo ha sugli altri e su me stessa? Se il mio sentire non è autentico, quali sono gli effetti distruttivi?” Chiediti quali siano le motivazioni di questo tuo quadro ideale che potrebbe benissimo coincidere con la tua autoimmagine idealizzata.

  38. DOMANDA: Un criminale, specialmente se è un criminale incallito, è necessariamente in uno stato di basso sviluppo spirituale?

  39. RISPOSTA: Io faccio molta attenzione a non generalizzare. Forse; o magari potrebbe trattarsi di uno sviluppo disomogeneo: una parte della persona potrebbe essersi evoluta in qualche misura, mentre un’altra è rimasta stagnante in modo sproporzionato. Se si verifica un simile scarto di proporzioni, il risultante attrito interno necessita uno sfogo. A volte tali sfoghi assumono la forma di atti antisociali. Così la criminalità diventa uno sfogo per alleviare la pressione interiore.

  40. DOMANDA: I membri di una stessa famiglia sono sempre allo stesso livello?

  41. RISPOSTA: Oh no, affatto! In una famiglia potrebbero coesistere membri di famiglie spirituali molto diverse.

  42. DOMANDA: Perché tutti gli insegnamenti spirituali delle epoche passate parlano di peccato, e non di malattia o nevrosi?

  43. RISPOSTA: Beh, amici miei, perché non fa differenza. È la stessa cosa. Basta guardare la storia e vedrete come la gente disprezzava sia i malati sia i peccatori, e li ostracizzava. È solo di recente che le cose sono cambiate. Con il cambiamento è diventato importante non enfatizzare il peccato e il male, così da non incentivare il disprezzo e l’arroganza. Fino a poco fa i pazzi erano considerati dei criminali. Forse ci vorrà ancora del tempo prima che la gente cessi di disprezzare le persone turbate, malate, nevrotiche, o spiritualmente meno evolute. Dunque è una questione di sviluppo generale dell’umanità e della sua visione, e non una questione di semantica. Parlo di giudicare e disprezzare gli altri anziché capirli, amarli e aiutarli. Sebbene malattia e peccato siano la stessa cosa, chi ha una percezione limitata guarderà entrambi dall’alto in basso, mentre la persona con una capacità di percezione più elevata li capirà e aiuterà senza sentirsi superiore. Peccato e malattia sono la stessa cosa, ma ciò che conta è come voi reagite ad essi, non quale termine usate. Ogni termine sarà distorto se la vostra percezione interiore è limitata. E quando la vostra percezione interiore raggiungerà il massimo potenziale, in linea con le vostre capacità, il termine non verrà più usato in modo improprio. O per meglio dire, a prescindere dal termine usato la sensazione sarà quella giusta.

  44. DOMANDA: Puoi darci dei suggerimenti per interpretare i sogni?

  45. RISPOSTA: Ve li do di continuo, ma vi dirò qualcosa al riguardo, visto che è uscita la domanda. Una delle cose più pericolose nell’interpretazione dei sogni è generalizzare. Attenti. Usate sempre associazioni personali e soggettive: ciò che pensate, sentite e sperimentate in relazione agli eventi onirici. La tendenza a fuggire dai problemi irrisolti, dai conflitti, da quella parte di voi che è rimasta nell’illusione e nell’immaturità, fa sì che le persone a volte attribuiscano ai sogni un elevato significato spirituale, che potrebbe essere o non essere vero. Anziché sondare il sogno per il suo significato soggettivo, voi lo oggettivizzate. Attenzione, amici. Un sogno contiene sempre un messaggio speciale della vostra anima. Trovare quel messaggio è infinitamente più costruttivo che cercare un messaggio consolante e piacevole al di fuori di voi.

  46. La vostra paura di affrontare voi stessi vi fa voltare le spalle ai messaggi costruttivi che la vostra anima vi invia costantemente. E vi rifiutate di leggere quei messaggi. Non solo perché non sempre sono facili da leggere - potrebbero richiedere tempo, fatica, pazienza e una gran mole di volontà interiore, così come l’aiuto di persone qualificate ad aiutare - ma anche perché vi piace ascoltare parole gentili e cose piacevoli. Quando percepite una voce d’amore molto più costruttiva e produttiva che a volte vi dice delle cose non tanto carine, voi siete talmente ciechi che neanche ne percepite l’amore. È perché nel profondo collegate l’amore a tutto ciò che è piacevole e facile; il che, purtroppo, non sempre corrisponde al vero. L’amore produttivo a volte deve criticare. Che si tratti di un’altra persona o dei vostri sogni, la vostra reazione è spesso la stessa: ve ne allontanate.

  47. I sogni sono messaggi d’amore, anche se a volte rivelano qualcosa che sul momento non volete sapere. Prendetevi la briga di decifrarli, anche se inizialmente vorreste desistere cercando di dimenticarli, di sminuirne il significato a causa della loro apparente "banalità", o cercando di inserire nel sogno un messaggio glorioso, meraviglioso e lusinghiero dal mondo degli spiriti. Il vero messaggio che viene dalla vostra anima è più istruttivo che lusinghiero. Quel tipo di messaggio viene dal reale mondo degli spiriti. Indica ciò che accade veramente in voi e che vi è più vicino.

  48. Rispondere alla tua domanda con regole e normative sarebbe impossibile. C’è davvero troppo da interpretare nei sogni. L’ho fatto attraverso il mio medium nel corso degli anni in un processo di formazione costante. I frutti di questa formazione vengono utilizzati di continuo, ed è questo l’unico modo per imparare. Non puoi imparare qualcosa che è costante e vivo apprendendo delle regole o ascoltando delle parole: sarebbe fuorviante. Se tu dovessi chiedere a qualcuno che parla una lingua straniera di dirti qualcosa in modo che tu possa iniziare a parlare la sua lingua, cosa potrebbe dirti di utile? I tuoi sogni sono una lingua, e imparare richiede molto tempo. Finché non impari quella lingua ti servirà un interprete. Poi, a poco a poco, inizierai ad imparare da solo, a seconda di quanto talento hai per quella lingua e di quanto impegno ci metti.

  49. DOMANDA: Nella nostra ultima seduta un nostro amico, che oggi non è qui, ha posto una domanda che hai definito bellicosa, ma a cui hai risposto in modo stupendo. Mi ritrovo spesso in questa situazione, con gradazioni diverse. Ad esempio, a volte mi spazientisco con chi non accetta la verità così come l’ho scoperta io. E alcuni di noi, nelle nostre conversazioni, mostrano lo stesso tipo di impazienza. Mi chiedo se potresti indicarci come affrontare queste situazioni?

  50. RISPOSTA: È una questione importante e universale che si può affrontare solo capendo che l’impazienza potrebbe provenire da una serie di motivi interiori. Uno è la distorsione della volontà, e con essa una impellente corrente a forzare. Un altro potrebbe essere il bisogno di convincere gli altri, poiché tu stesso potresti non essere del tutto convinto. Un’ulteriore ragione potrebbe essere la sensazione, vaga e nascosta, che la propria felicità dipenda dal fatto che tutti gli altri siano nella verità. Un’altra è anche la sensazione di inadeguatezza quando non si è in grado di raggiungere o persuadere un’altra persona. Queste sono le ragioni di fondo principali. Sta all’individuo scoprire quali e quante di queste ragioni siano vere. Solamente un autoesame sincero fornirà la risposta, e poi non solo allevierà la tensione, ma porterà a importanti ulteriori intuizioni.

  51. A volte scoprirai che la cosa che ti rende più impaziente è quando un altro non capisce ciò che tu stesso non capivi poco prima. Spesso potresti scoprirti molto più tollerante riguardo alle certezze che hai sempre albergato nel profondo. La tua urgenza di convincere gli altri è sovente un riflesso dell’impazienza che hai con te stesso. La tua non accettazione dell’imperfezione di questo mondo, insieme al lento processo dell’impegnarsi, comprendere e sperimentare (?), è al centro della tua impazienza.

  52. Come sempre, per gestire tale condizione è importante non scacciare quei sentimenti, né illudersi dandosi una serenità non genuina, bensì prendere atto di tutte le emozioni di pressione, impazienza, forzatura, intolleranza e fretta, e imparare da esse. Perché ci sono? Cos’è che nascondono? Che cosa denotano riguardo a una condizione interiore che potresti non aver pienamente riconosciuto? Se osservi quando tali pressioni compaiono e quando invece no e ne analizzi le ragioni, potresti fare delle scoperte sorprendenti su di te. Perché alcuni problemi danno fastidio a te e non ad altri?

  53. DOMANDA: A volte potrebbe essere diverso con persone diverse? Ad esempio, quando senti di piacere a qualcuno e dunque ti senti più rilassato, e viceversa?

  54. RISPOSTA: Certo. C’è sempre l’interazione di molte correnti reciproche. Altre volte potresti essere più rilassato con qualcuno per cui non provi alcun legame affettivo che con qualcuno a cui ti senti vicino. Esistono davvero tante correnti sotterranee, ma solo quando cresci nel tuo sé reale le comprendi nella loro vera luce. Ma, come sapete, la crescita verso l’individualità non potrà aver luogo se voi non siete profondamente consapevoli del significato delle vostre reazioni emotive.

  55. COMMENTO: Nei nostri dibattiti si toccano spesso argomenti per noi difficili da definire ed esprimere. Così subentrano le emozioni, e non esprimendole potremmo sperimentare una certa mancanza di controllo.

  56. RISPOSTA: Sì, verissimo. L’incapacità di esprimersi viene dalla difficoltà di comunicare che a sua volta dipende dalla connessione col sé reale. Più sei alienato dal tuo sé reale, meno sarai in grado di esprimerti, relazionarti e comunicare con gli altri. È qualcosa che già conosciamo. Ma c’è anche il fatto che l’esperienza spirituale non si può trasmettere a parole. Questa incapacità provoca pressione e frustrazione. Non riesci a trovare le parole giuste perché l’esperienza spirituale non è più questione di parole: funziona a un livello diverso.

  57. Ricordi la lezione di qualche tempo fa sulla comunicazione e l’unione? [#80] Ora aggiungi a essa quella sull’autoalienazione e troverai quanto segue: Più ti relazioni con il tuo sé reale e ti identifichi con esso, più sarai in grado di comunicare agli altri ciò che vivi. Le parole non contano gran che, giacché in tale comunicazione opera un diverso livello del tuo essere. Potrai veicolare ciò che desideri attraverso l’essere, attraverso la tua piena esperienza di vita, e tutto ciò arriverà al sé reale dell’altra persona. Pertanto le parole diverranno secondarie. Non saranno più il solo modo di comunicare. Più sei alienato da te stesso, più hai bisogno delle parole come unico mezzo di comunicazione. E più diventi reale, più i sentimenti fluiranno in modo del tutto naturale e senza sforzo verso l’altra persona, trasmettendo quel che tu desideri. A quel punto le parole saranno solo una delle varie possibilità di comunicare, e non più l’unica.

  58. Ora capirai sempre di più il mio insistere sulla necessità di far emergere le emozioni. Se e quando - malgrado le tue resistenze e razionalizzazioni - consentirai finalmente alle tue emozioni represse di pervenire alla tua coscienza, vedrai che il primo flusso negativo si dissiperà (poiché avrai compreso l’origine delle tue emozioni) prima che subentrino i sentimenti positivi provenienti dal tuo sé reale.

  59. Ecco un altro collegamento: quello tra la lezione sulla necessità di far emergere le emozioni e l’autoalienazione. Se il materiale passato cade nel dimenticatoio non si riesce a fare il collegamento col materiale corrente, e si perde tanta possibilità di comprendere.

  60. Come potrai comunicare se le tue emozioni non funzionano? E come possono funzionare se reprimi quelle negative e metti dietro a un solido muro molti dei tuoi sentimenti produttivi e genuini, la cui guida ti serve per partecipare appieno alla vita? La superficiale artificiosità delle emozioni positive sovrapposte manca di sostanza concreta, ed è dunque inaffidabile. Non potrai comunicare da dentro, se non avrai completato tutto il processo.

  61. DOMANDA: Hai detto che quando saremo in condizione di trovare il nostro sé reale sapremo quando usare l’attività e la passività, l’azione e l’inazione. Potresti chiarire?

  62. RISPOSTA: Credo, mio caro amico, che la risposta sia già lì, non solo nella lezione, se la comprendi meglio, ma anche in quello che ho aggiunto stasera. Non vorrei ripetermi troppo. Posso solo riassumere che un livello emotivo malfunzionante genera incertezza, tanto che a volte si è esageratamente attivi quando si dovrebbe essere più passivi, e viceversa. La fusione armoniosa di attività e passività non è determinata dalla valutazione intellettuale e dal seguire delle regole rigide. Solamente l’intuizione segue il flusso costante della vita.

  63. DOMANDA: Capisco quella parte, ma la parte sull’azione e l’inazione?

  64. COMMENTO: Cos’è che non ti è chiaro?

  65. DOMANDA: Beh, da fuori sembrano la stessa cosa.

  66. RISPOSTA: Vedi, la tua anima si può trovare in uno stato attivo senza che tu agisca. E tu puoi agire mentre la tua anima è in uno stato passivo. Attività e passività non si palesano necessariamente al di fuori, come avviene per l’azione.

  67. DOMANDA: Ma cosa significa inazione?

  68. RISPOSTA: Assenza di azione.

  69. COMMENTO: Ah, adesso capisco.

  70. DOMANDA: Quando raggiungi il sé reale di cui stiamo parlando, ne hai una conoscenza intuitiva da dentro. Agisci nella verità, senza paura. Quando ci arrivi, d’un tratto sai che non c’è morte, non c’è male, non c’è dolore: accetti ciò che sperimentiamo a causa della nostra inadeguatezza e delle nostre paure. Quando si ottiene questa sensazione, c’è ancora il corpo umano in cui ci si ritrova e la paura umana. Non puoi sbarazzartene e dire che non c’è.

  71. RISPOSTA: No. Non aspettarti, mio caro, di diventare sovrumano. Certo, devi affrontare le difficoltà della vita che derivano dall’essere nella materia. Ho detto poco fa, in riferimento a qualcos’altro, che se tu sei il tuo sé reale non significa che non avrai mai insicurezza, paura, frustrazione o infelicità. Ma puoi affrontare l’infelicità. Puoi venire a patti con lei nella realtà. Puoi accettarla. Puoi accettare la frustrazione. La tua vita non è in gioco per il fatto di non ottenere ciò che desideri. Nel tuo stato di illusione, tuttavia, c’è assai più in gioco della mancata realizzazione di un desiderio. È in gioco il tuo valore come persona, e quindi sperimenti la vita in modo distorto. Ecco perché una persona ancora preda di immaturità e pseudo-soluzioni non riesce a sostenere la frustrazione.

  72. Una volta che sei reale, non confonderai il tuo valore coi tuoi problemi. Certamente a volte sarai frustrato, incerto, triste. In effetti, se non fossi mai triste, non saresti il tuo sé reale. La tristezza è salutare; è il risultato del sentire e rispondere ad aspetti della realtà. Ma non lo sono l’autocommiserazione e la depressione, né lo è la noia. La vita è un misto di gioia e tristezza, felicità e tragedia, appagamento e frustrazione. Il sé reale può gestire entrambi, il falso sé nessuno dei due.

  73. Perché per tanti è più facile sopportare una vera tragedia anziché cadere in pezzi per i loro piccoli disturbi immaginari, derivanti dalle distorsioni legate al piccolo io? La parte sana in voi reagisce alla vita reale, mentre quella non sana risponde all’illusione con l’illusione. Attento, tuttavia, a non confondere la tua tristezza con l’autocommiserazione, l’amarezza e la vanità dovute a una vita superficiale priva di profondità emotiva, in cui non espliciti il tuo vero sentire. Sii chiaro sulla differenza netta tra questi sentimenti opposti: tra tristezza e autocommiserazione mista a futilità. Se rifuggi la tristezza finisci per vivere una vita superficiale con tutti i suoi sottoprodotti.

  74. Non devi aspettarti da te stesso qualcosa di impossibile. Tu vivi sulla terra. Certo, a volte sarai insicuro, spaventato, triste e infelice, ma non ti sentirai insicuro, vittimizzato e incerto di te stesso. Questo fa la differenza. Vivi la vita pienamente con tutto quello che ti porta senza evitare i tuoi sentimenti. Per favore, per il prossimo incontro segnate tutto ciò che non vi è ancora chiaro al riguardo.

  75. Amici carissimi, che le benedizioni divine giungano a ognuno di voi, a tutti i vostri cari e a tutti gli amici assenti. Sapeste quanto sono stupende e meravigliose le realtà della vita nella felicità, nella gioia, nella tristezza e nel dolore, nella lotta e nelle crisi temporanee. Vivete appieno la vita e diventerete forti e integri.

  76. Siate nella pace. Siate benedetti. Siate in Dio!

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