Lezione 92 - Bisogni repressi - rinunciare ai bisogni ciechi - reazioni primarie e secondarie
Lezione della Guida del Sentiero - Pathwork Guide Lecture
10 novembre 1961
Traduzione in italiano di Daniele Buratti
Revisione non ancora effettuata
Edizione Agosto 2020
- Saluti, miei cari amici. Dio benedica ognuno di voi. Dio benedica questa ora.
- Abbiamo iniziato a parlare dei bisogni toccando solo la superficie di questo argomento così importante, ma adesso lo approfondiremo un po’. Comprendere ed essere consapevoli del significato dei bisogni è qualcosa in più di una semplice illuminazione o conoscenza. Oltre ai vostri bisogni repressi e all’inconsapevolezza di essi, scoprirete le storture e i conflitti irrisolti della vostra anima, e dunque della vostra vita. Quindi questa fase del lavoro ci porta molto più avanti e più in profondità, rispetto alle immagini e le loro conclusioni errate.
- Di fondo, i bisogni sono di due tipi: i bisogni istintivi e i bisogni dell’immagine di sé idealizzata. I bisogni istintivi derivano dai due istinti fondamentali di conservazione e procreazione. Tali bisogni possono essere sani e normali, ma se vengono repressi si trasformano in potenti forze di distruzione. Non sono necessariamente solo i bisogni falsi e immaginari, a essere distruttivi. Un bisogno di per sé sano e normale può essere distruttivo, se la consapevolezza che si ha di esso è repressa o nulla.
- Tra i bisogni del sé idealizzato vi sono, ad esempio, il bisogno di gloria, il bisogno di trionfare, o di soddisfare vanità e orgoglio. Per comprendere questo particolare processo, è necessario rivedere come si forma l’immagine di sé idealizzata.
- I due tipi di bisogni spesso si mescolano e si fondono, e alla fine non si capisce più - anche a livello inconscio, se posso usare un apparente paradosso - quale sia il bisogno sano e legittimo e quale non lo sia. Essi si intrecciano e si sovrappongono. Non sono soltanto i bisogni sovrapposti, malsani e artificiali del sé idealizzato a creare i sensi di colpa, ma spesso anche i bisogni salutari, normali e legittimi di esseri umani sani procurano sensi di colpa altrettanto forti. Questo si deve all’influenza dell’ambiente, alle immagini di massa e alle idee sbagliate di massa. L’ignoranza - la vostra e quella di educatori e genitori - ha creato una visione distorta che vi induce a reprimere e controllare ciò che invece si dovrebbe incoraggiare in modo costruttivo. L’ignoranza totale non riconosce ciò che è per natura umano e persino necessario.
- Quando vi libererete delle resistenze e del controllo, potrete constatare con sollievo come spesso ciò per cui vi sentivate tanto in colpa non solo è normale e sano, ma è, di fatto, più creativo. A causa delle concezioni erronee avete scientemente inibito quei bisogni, i quali, tuttavia, non scompaiono: attraverso un processo di trasferimento, essi riappaiono in forma distruttiva. Allora, inconsciamente, provate a gratificare le loro insistenti richieste in un modo che non può soddisfare le loro reali esigenze. L’energia che serve a saziarli è mal indirizzata. I bisogni reali e legittimi si possono soddisfare solo con una piena consapevolezza, così da combinare la comprensione con le forze dell’istinto.
- Il fraintendimento dei bisogni reali genera repressione e, in seguito, un meccanismo di difesa molto distruttivo. Alcuni di voi, cari amici, hanno iniziato a rendersene conto. Mi potreste chiedere: "Questo che ha a che fare con il meccanismo di difesa?". La risposta è che quando cercate di soddisfare i bisogni repressi, essi vi fanno agire in contrasto con i vostri stessi interessi, e i vostri tentativi producono esperienze che affamano ancora di più quei bisogni. Dato che tutto ciò causa sofferenza, vi costruite una difesa contro il dolore che, a sua volta, impedirà l’autorealizzazione a cui anelerete ancora di più.
- Poiché continuate a reprimere le vostre esigenze, dovete portare allo scoperto e alla consapevolezza l’intero processo. Sarete così in grado di sviluppare un modello di comportamento più adeguato e foriero dei risultati desiderati, cioè felicità e autorealizzazione. Potreste quindi scoprire che il vostro meccanismo di difesa scatta non solo perché temete i rischi della vita, dell’amore e dell’impegno, ma anche perché credete, a torto, che alcuni bisogni siano proibiti e sbagliati, e dunque vi difendete da quei bisogni dentro di voi.
- Non parlo solamente di ciò che già sapete tutti, cioè dei bisogni sessuali, ma di molto di più. Va molto oltre. L’umanità ha ormai imparato che non si devono reprimere i bisogni sessuali, che di per sé non sono né dannosi, né peccaminosi. Ma l’umanità non ha ancora capito che esistono anche molti altri bisogni che sono stati repressi al pari di quelli sessuali. Bisogna far emergere anche quei bisogni che si trovano a un livello più profondo della coscienza umana, riconoscerli e indirizzarli in modo adeguato, come è stato già fatto, in una certa misura, con i bisogni sessuali.
- Come dicevo, se i bisogni sono repressi la voglia di gratificarli si fa molto più forte. È logico: se si è consapevoli di un bisogno e lo si capisce bene, lo si gestisce nel modo più adatto alle circostanze. Avete la possibilità di scegliere: rinunciare a qualcosa nell’immediato per conseguire, più in là, ciò che vi gratifica maggiormente. Essere capaci di rinunciare è un segno di maturità. Dall’altro lato la repressione, che crea bisogni ciechi e altrettanti modi ciechi di soddisfarli, rende impossibile individuare i veri problemi. Pertanto non potete agire nel vostro interesse. Laddove potrebbe essere necessario rinunciare a qualcosa per ottenere una maggiore realizzazione, non riuscirete a farlo perché non vedrete chiaramente la situazione. L’urgenza del bisogno vi fa arraffare tutto quel che potete ottenere, anche se spesso del tutto inadatto a voi.
- La vostra cecità incoraggia l’avidità infantile di soddisfare subito ogni esigenza. Ma se la cosa non vi riesce, allora la frustrazione si fa insopportabile e vi ritrovate intrappolati in un circolo vizioso, continuando ad agire contro i vostri stessi interessi. Solo diventando consapevoli dei vostri bisogni potrete tollerare la frustrazione del momento. Riuscirete a placare l’urgente pressione di una gratificazione immediata, se avrete la lungimirante consapevolezza che rinviare a un momento futuro la vostra gratificazione è nell’interesse dei vostri bisogni sani. Ed è una scelta che farete liberamente, poiché avrete la necessaria consapevolezza.
- Se non siete coscienti dei vostri bisogni a causa di un inconscio senso di colpa che ve li fa ritenere sbagliati, quei bisogni restano congelati. Allora l’urgenza di gratificazione diventa massima e non si riesce a tollerare la frustrazione, e questo è un segno di immaturità. La mancanza di gratificazione e la frustrazione non fanno che confermarvi che vi sbagliate ad avere quei bisogni. E la consapevolezza viene spinta ancora più indietro, facendo sì che voi cerchiate la gratificazione in modo compulsivo. Con l’autofustigazione che l’accompagna, l’urgenza si fa ancora più impellente, e dunque è più difficile da gestire.
- Ma, paradossalmente, la consapevolezza dei propri bisogni reali e della loro legittimità rende possibile soddisfarli. Per riuscirvi, la frustrazione talvolta diventa necessaria e la si può tollerare. Dall’altro lato, l’inconsapevolezza e la repressione creano una urgenza tale da far prevalere la condizione immatura e inconscia che non tollera la frustrazione. E poiché non riuscite a rinunciare nemmeno a una piccolissima gratificazione immediata, voi sabotate la possibilità di soddisfare i vostri bisogni reali.
- A prima vista può sembrare assai difficile da capire, dato che non esistono norme e regole generali. Si può capire il processo solo se lo scoprite in voi stessi e osservate come esso si manifesta nel vostro caso specifico. Man mano che vi consentite di prendere coscienza dei bisogni primari, del loro significato, della loro validità, del loro scopo, andate a osservare che cosa avete fatto in passato per sabotarli; come lo avete fatto; quali meccanismi di difesa hanno causato quel sabotaggio.
- Alla fine troverete in voi un punto focale in cui scoprirete di essere bloccati e ridotti in schiavitù in quella che viene chiamata, in termini umani, una situazione nevrotica. La nevrosi si sviluppa attorno a un nucleo di bisogni repressi e porta con sé l’incapacità di rinunciare a determinate gratificazioni. Questa è la causa dei sintomi nevrotici di impotenza, dipendenza, incapacità di fare scelte, e di vedere solo due alternative, entrambe insoddisfacenti. Siete lacerati da questa stessa condizione. Se una parte di voi non disapprovasse quei bisogni, non riterreste necessario reprimerli. Il fatto è questo: una parte di voi dice di "no", e più dite di "no", più i bisogni diventano urgenti. L’altra parte di voi combatte contro il "no" e il mondo, che non concede gratificazioni gratuite. Solo una determinazione sincera può indurvi a fare il necessario per arrivare a una forma sufficiente di realizzazione, pur non raggiungendo l’ideale immaginato nelle vostre fantasie infantili. Tuttavia, malgrado sia imperfetta, la realizzazione conseguita produrrà una felicità molto più grande delle fantasie infantili. Tale realismo deriva dalla forza e dalla fiducia in voi stessi che via via avrete acquisito, e dalla consapevolezza che la vostra realizzazione dipende solo da voi, e non dagli altri. Se avrete capito questo, verrete più che ricompensati per il divario esistente tra realtà e illusione.
- Trovare in voi quella condizione a cui finora non avete saputo rinunciare richiede del tempo, che varia da individuo a individuo. Di nuovo, mai generalizzare. Se lo faceste verreste sviati e avreste la tentazione di ricercare la soluzione tramite il processo intellettivo, non permettendo alle emozioni di raggiungere la consapevolezza di superficie e trovare così le risposte dentro di voi. Solo se diventerete consapevoli di tutto ciò saprete distinguere tra i bisogni sani e naturali e quelli artificiali della sovrapposta immagine di sé idealizzata.
- Se imparerete a soddisfare in modo maturo i bisogni sani e naturali, saprete rinunciare ai falsi bisogni. Ma non cercate di eliminare i falsi bisogni forzosamente, che sarebbe inutile. Tutto quel che si può e si deve fare è prenderne coscienza, e imparare un po’ alla volta ad agire in modo realistico e adeguato a soddisfare i bisogni reali. Con questo approccio i falsi bisogni svaniranno da sé. Piano piano diminuiranno di intensità e gradualmente svaniranno del tutto, una volta che avrete conseguito un’autentica realizzazione grazie al vostro sano agire interiore ed esteriore. I falsi bisogni, pur se appagati occasionalmente, vi lasciano vuoti e insoddisfatti.
- In questo nucleo di divisione, repressione, e dunque di attività autodistruttive e risultati indesiderati siete quasi presi in trappola, incapaci di operare scelte costruttive. Nella psiche prevale una condizione infetta e contorta che porta a ulteriori conflitti, che alla fine si manifestano in una situazione esteriore incontrollabile. Non riuscite a capire quel che avete davvero davanti, né a operare una scelta: rimanete passivi. Dentro e fuori di voi scorgete solo due alternative ugualmente insoddisfacenti, tra cui siete divisi. Da una parte cedete al bisogno, ma il sottomettervi, il compiacere e il conformarvi agli altri accresce la rabbia e il disprezzo verso voi stessi. Dall’altro lato vi ribellate contro la stessa necessità di soddisfare i vostri bisogni. Nessuna delle due alternative porta a un risultato fattivo. In nessuna trovate quel punto di rinuncia che consenta una conclusione costruttiva che alla fine soddisfi i vostri bisogni.
- Quando l’intero processo raggiunge la consapevolezza di superficie, avrete compiuto uno dei passi più importanti sulla strada della libertà. Una volta capito come vi riducete in schiavitù da soli, vedrete anche il disprezzo che provate nei vostri confronti. A livello inconscio spostate quel disprezzo sui bisogni. Ma se avete la consapevolezza del tutto, scoprirete che non c’è motivo di provare disprezzo per i propri bisogni sani. Vedrete che la vera ragione del disprezzo nei vostri confronti è la riluttanza interiore a desistere. E mentre imparate a farlo, farete l’esperienza di una nuova forza e rispetto di sé. All’inizio solo occasionalmente, ma a ogni nuova vittoria ne otterrete sempre di più, e le ricadute saranno sempre meno gravi e frequenti.
- Inoltre, avendo trovato il punto sottile della rinuncia, non sarete più schiavi dei vostri bisogni, poiché ora ne siete consapevoli. Inoltre potete cercare il modo migliore di autorealizzarvi. Alla base del senso di inferiorità e di inadeguatezza c’è sempre l’incapacità di rinunciare. Il meccanismo di difesa distruttiva, che cerca di appagare due impulsi mutuamente esclusivi - a favore e contro la gratificazione dei bisogni - deriva in gran parte dal vostro disprezzo verso di voi perché non sapete rinunciare. La capacità di rinunciare vi darà forza e fiducia in voi stessi, e un sano rispetto di sé che non otterrete in altri modi. E proprio perché questa forza si sviluppa da dentro saprete dapprima rinunciare ai bisogni falsi, distorti, sovrapposti, artificiali, e in seguito fare il necessario, passo dopo passo, per appagare i vostri bisogni reali. Ma per prima cosa occorre stabilire il rispetto di sé, senza di cui rimanete bloccati.
- Attenzione alle risposte rapide riguardo al punto di rinuncia. Non affrettatevi a sacrificate un certo desiderio di superficie nell’erronea convinzione di averlo individuato. Potrebbe essere fuorviante e incentivare un ingannevole sacrificio di sé, l’autodistruttività e il disfattismo. Troverete quel punto solo se sarete estremamente consci dell’intero processo. Non appena lo troverete avvertirete una bella sensazione. Non avrete alcun dubbio. Ma soprattutto non proverete nessun senso di perdita, di aver rinunciato a qualcosa di prezioso. Né vi sentirete particolarmente virtuosi. Rinuncerete, ma ben sapendo quel che state facendo e perché. E lo vorrete fare perché avrete molto chiaro che è nel vostro interesse. Se la scoperta del punto di rinuncia è associato a questo sentire, allora l’avrete trovato per davvero. Fino a quel momento continuate a scavare, esplorate le vostre emozioni, portate in superficie i bisogni repressi e analizzate il processo interiore, e allo stesso tempo osservate le susseguenti azioni e reazioni esteriori.
- Quando si parla delle sottigliezze della psiche umana è facile che accadano incomprensioni e malintesi, persino di più che ai livelli più superficiali della vita umana. Attenzione al falso sacrificio, che viene spesso usato come surrogato di un’autentica rinuncia. La rinuncia non è mai un sacrificio, ma un’opportunità intelligente che si coglie nell’affrontare una situazione concreta. Rinunciare a qualcosa che non vi appartiene non è sacrificio. In tal modo non sarete indotti nella pericolosa illusione di rinunciare a qualcosa che potrebbe essere vostro; ma tutto questo vi darà una falsa soddisfazione di sé, al posto di un vero rispetto di sé. Semplicemente, il punto di rinuncia è scoprire dove la vostra forza volitiva non ha giurisdizione e adattarvi a quel che c’è, mentre raccogliete le forze per fare quel che potete. È rinunciare a un’illusione a cui vi siete aggrappati a causa dei vostri pressanti bisogni inconsci.
- Non vi preoccupate se a sentir parlare di punto di rinuncia vi sentite in alto mare. Vi assicuro che lo capirete andando avanti nel lavoro, un po’ alla volta. Ma chi non sta svolgendo il lavoro con l’aiuto di un’altra persona, si potrebbe sentire disorientato nel cercare di capire anche lontanamente di cosa io stia parlando.
- La condizione di bisogni repressi e male indirizzati che sottrae energia, forza e rispetto di sé, influenza la vostra capacità di relazionarvi e di reagire. Se ci pensate, è ovvio: più urgenti sono i vostri bisogni inconsapevoli, meno riuscite a capire o ad essere vitali e liberi in una situazione reale. Dunque non riuscite a rispondere in modo appropriato alla situazione, e una risposta inadeguata non fa altro che inanellare una serie di reazioni a catena negative.
- A questo proposito, possiamo parlare di reazioni primarie e secondarie. Più la psiche è sana, più è libera dalle condizioni nevrotiche cui accennavo. Minore è lo stato di schiavitù, più si possono avere reazioni primarie. Ossia reagirete in modo originale e spontaneo a una persona o a una situazione, se uscirete dalla trappola dei bisogni repressi e della conseguente condizione negativa. Se non riuscite a sopportare la frustrazione o a rinunciare, perché non osate affrontare e convivere con una realtà sgradita, non potrete essere spontanei. Né osate analizzare le vostre preziosissime impressioni intuitive. Siete incastrati, dipendenti, in attesa di indizi, e le vostre risposte e reazioni sono solo quelle secondarie, basate sulle vostre ipotesi delle possibili reazioni altrui nei vostri confronti. Inutile dire che così si impedisce la verità, la spontaneità e la realtà. Nella reazione secondaria l’attenzione interiore, spesso inconscia, è focalizzata solo sulla risposta a ciò che supponete esista, non su ciò che realmente esiste. In una reazione primaria, liberi dall’illusione della speranza di poter gratificare i bisogni repressi, siete in grado di vedere ciò che c’è in realtà.
- Più sono repressi, e dunque più urgenti, i bisogni naturali, più sarete ciechi e più sarà limitata la vostra prospettiva. Pertanto, con molta probabilità, interpreterete in modo errato le reazioni altrui nei vostri confronti. Ad esempio potreste convincervi che qualcuno abbia voluto farvi del male o respingervi, mentre, in realtà, non ne aveva alcuna intenzione. L’inconsapevolezza dei bisogni distorce la realtà. Ogni cosa è eccessivamente buona o cattiva, favorevole o sfavorevole. Non riuscite ad affrontare adeguatamente la situazione, a valutare le persone. Siete solo capaci di risposte secondarie, condizionate e inaffidabili che non vi doneranno mai un senso di sicurezza. Solo la capacità di sperimentare risposte primarie, originali e dirette fa emergere una visione credibile e intuitiva dalle basi solide. Visione che proviene da voi, dalla vostra libertà, dalla vostra capacità di affrontare e gestire situazioni anche spiacevoli: essa vi renderà capaci di abbandonare le vostre illusioni.
- Le reazioni secondarie provengono dal tenersi aggrappati all’illusione e dal non osare vedere ciò che realmente c’è. Ad esempio, se il bisogno di essere apprezzati è talmente forte da non farvi tollerare la possibilità di non esserlo, allora non potete osservare in modo libero e obiettivo la situazione e scoprirla per come essa è. Se vi piace qualcuno, voi non vi esponete finché non siete certi di piacergli anche voi. Se voi piacete all’altro, allora anche lui vi piacerà. È una reazione secondaria. Certo, l’altra persona potrebbe piacervi in modo autentico, ma potreste anche basarvi su considerazioni per nulla realistiche. Se siete abbastanza liberi da accettare di non piacere all’altro, la vostra reazione nei suoi confronti sarà spontanea, non influenzata dal vostro bisogno. Così, per amor di verità, avrete saputo rinunciare al bisogno urgente di piacere agli altri. E stando nella verità, potrete fare il necessario per soddisfare i vostri bisogni. O le vostre reazioni libere e spontanee creeranno le circostanze che vi faranno piacere all’altro, oppure, vedendo la verità, saprete che l’approvazione e il gradimento altrui non vi daranno comunque gratificazione, e sarete liberi di trovare una persona compatibile da un’altra parte. Ciò vale per un compagno, un amico o un qualsiasi contatto umano. Questo esempio, per quanto semplice, forse vi dà un’idea migliore del processo che sto descrivendo.
- La capacità di avere reazioni primarie è della massima importanza. Se non ci riuscite è perché avete represso i bisogni e vi aggrappate all’illusione, e così non riuscite ad abbandonare l’illusione e a vedere la situazione reale. Nello stesso tempo la mancanza di reazioni primarie rafforza la condizione di schiavitù. Siete sempre più dipendenti dagli altri e, quindi, li temete. La tragedia è che la dipendenza, spesso, si basa su circostanze del tutto illusorie. Pertanto combattete qualcosa di inesistente, perdendo così la possibilità di soddisfare dei bisogni buoni e sani. Per questo la libertà e la forza di sviluppare reazioni primarie sono un prerequisito imprescindibile. Dovete affrontare la questione dai due lati.
- Portando alla consapevolezza le emozioni e i bisogni repressi, scoprirete il vostro persistere nell’illusione e nella falsa speranza e come esitiate ad affrontare la realtà o a rinunciare a un obiettivo illusorio. Il processo vi libererà, così che possiate sviluppare delle reazioni primarie. Con l’osservazione delle vostre risposte condizionali e non originali, riuscirete infine a reagire in modo non condizionato e originale, producendo reazioni primarie. Ciò vi aiuterà ad affrontare la realtà e rinunciare all’illusione, per essere liberi di perseguire un vero appagamento dei vostri bisogni.
- Mi rendo conto, amici, che questa non è una lezione facile. I più ci metteranno un po’ per assimilarla a fondo. Più andrete veloci nel lavoro personale, prima accadrà. E sono felice di constatare che alcuni di voi sono già molto vicini. Ma vi sarà di grande aiuto anche capire alcune mie parole. Una volta che avrete perseguito la condizione interiore da me descritta con tutti i suoi vari aspetti, sperimenterete più di una semplice vittoria: avrete compiuto un enorme passo in avanti. Sarete prossimi a risolvere un aspetto malato e distorto della vostra anima che vi ha procurato inutili miserie e frustrazioni.
- Avete delle domande?
- DOMANDA: Come si determina qual è un bisogno artificiale e quale un bisogno naturale?
- RISPOSTA: Supponiamo che qualcuno voglia gratificare la propria vanità, pur sapendo che non è di vitale importanza. O che scopra la necessità di vincere sugli altri - anche di questo si può fare a meno. Tuttavia, il fatto di scoprirlo non può e non deve servire a moralizzare e a far recedere il bisogno. Ciò porterebbe solo a reprimerlo ancora di più. Scoprite il perché di quei bisogni. Allora vedrete che avete disatteso un bisogno reale e sano per soppiantarlo con uno artificiale. Non dovreste accettare il fatto che alcuni bisogni siano falsi, solo perché ve lo dico io. Il modo migliore per discernere il reale dal falso è valutare ciò che il soddisfare quel bisogno porta a voi e agli altri.
- Il soddisfacimento di un falso bisogno porta una gratificazione superficiale, temporanea e di breve durata, spesso a spese di altre persone o di un vostro bisogno più urgente. Dall’altro lato, soddisfare un bisogno reale produce qualcosa di costruttivo per tutti. La vostra gratificazione sarà costruttiva anche per gli altri e non ostacolerà altri aspetti importanti della vostra personalità. Sarà la conseguenza della vostra crescita, e sarà di stimolo a un’ulteriore crescita, oltre a donare felicità e autorealizzazione.
- Scoprirete che se è stata repressa la consapevolezza di un bisogno di per sé sano, alcuni fattori malsani sono di sicuro rimasti attaccati a quel bisogno. Ciò fa sì che il bisogno sano vi sfugga di mano e diventi talmente intenso da rendere impossibile affrontare la realtà, gestire la frustrazione e rinunciare a un’illusione a esso connessa. Esaminate tutti questi fattori dentro di voi: in tal modo diventerete consapevoli di quali bisogni sono costruttivi e salutari, e quali invece no.
- DOMANDA: E se si ha un forte bisogno di armonia?
- RISPOSTA: Di per sé l’armonia è un’esigenza salutare. Ma se diventa tanto forte da farvi rinunciare all’altrettanto sano e legittimo bisogno di autoaffermazione, indipendenza, successo, felicità e appagamento - per cui è necessaria una certa dose di spirito combattivo - allora c’è qualcosa di sbagliato, ed è la cosa per voi più dannosa. Aggrappandovi al bisogno di armonia violate un’altra parte essenziale del vostro essere e generate repressione, malcontento, ansia, senso di fallimento e disprezzo di sé. Tutto ciò si proietta spesso sugli altri. Finché il bisogno di armonia non interferisce con altri bisogni, e voi riuscite a rinunciare ogni tanto al bisogno di armonia per gratificare gli altri bisogni, va tutto bene. Solo voi potete stabilire il giusto equilibrio. Proseguendo nella vostra autoscoperta imparerete a farlo - e poi ripartirete da lì.
- DOMANDA: Quando si toccano queste radici profonde, quando si riconoscono le cause di questa contorsione assoluta nella psiche e di come essa si manifesti in molte aree per poi dilagare, ci si ammala e si lotta per sopravvivere. Come si possono gestire le reazioni gravi quando avvengono queste contorsioni?
- RISPOSTA: Quando c’è una reazione forte, un’esperienza molto negativa, c’è qualcosa in te che lotta ancora contro la rinuncia: una parte di te crede ancora che la sua esistenza ti possa offrire qualche forma di vantaggio o protezione. Non la respingere: cerca piuttosto di trovare in quale ambito credi sia vantaggioso per te mantenere quella condizione contorta, e in che modo ritieni, da qualche parte del tuo essere, che la sua assenza possa essere svantaggiosa. La tua lotta, la tua forte reazione, è in parte dovuta al tentativo di respingere quella parte di te, senza capire in base a quale convinzione irrazionale esistano vantaggi o svantaggi. Finché non lo capirai, non farai che provare un’ansia estrema, poiché la condizione distorta ha un impatto sulla tua credenza errata e inconscia. Datti da fare per capirlo e la tua battaglia cesserà.
- Finché ignorerai questo fatto non riuscirai a cambiare, e la cosa ti rende ancor più impaziente con te stesso. Vuoi fare presto per poterti liberarti prima, ma non riesci a farlo senza provare un gran disagio. L’impazienza dovuta al ritardo accende una battaglia con te stesso che accresce la tua paura di rinunciare a una preziosa "difesa".
- L’impazienza è causata in larga misura dall’inconscio malinteso in base al quale tu devi essere perfetto per poter sperimentare felicità e realizzazione. Ma questo non è vero, come alcuni amici stanno iniziando a scoprire. A causa di questo malinteso ti agiti non appena scopri una distorsione, ma non riesci ancora a lasciarla andare perché c’è qualcos’altro da capire. In questo stato di agitazione è ancor più difficile scoprire il presupposto svantaggio che ti fa tenere aggrappato alla condizione attuale.
- DOMANDA: Quando cominci ad accorgerti della profonda frustrazione e aggressività causate dalla nevrosi, ti ammali ancor prima di capirlo a livello cosciente. Scappi per non affrontare quella cosa in te che senti sta distruggendo tutta la tua struttura. Quando riesci a individuarla, in qualche misura essa svanisce, ma poi arriva qualcosa di più profondo e ti rifugi ancora una volta in quella stessa malattia. Questo è il mio problema. Come si interrompe questo schema di fuga verso la malattia?
- RISPOSTA: Dicevi che arriva qualcosa di ancora più profondo. Nel tuo caso, è quella la risposta al perché esiti a lasciar andare la soluzione sbagliata e malata, che si tratti di malattia o di qualsiasi altra cosa che ti offra riparo. Come ti dicevo, l’immaginario vantaggio della falsa soluzione spinge per essere svelato, ma la personalità ha paura di affrontarlo. Pertanto, per superare quella resistenza dovrai ripetere l’intero processo.
- Durante il processo spesso vi sembra che torniate a imbattervi negli stessi elementi: è perché crescita ed evoluzione sono caratterizzate da un movimento a spirale. Man mano che procederete, diventerete consapevoli del vostro meccanismo di fuga e resistenza nel momento in cui esso si manifesta, mentre prima lo trovavate solo a posteriori. Questa sincronicità è indicazione certa di vero progresso.
- Le manifestazioni negative non svaniscono, una volta scoperte. Esse continuano a manifestarsi e voi le potete osservare, ma a intervalli sempre più brevi tra quando esse si manifestano e quando le scoprite, finché le due cose si sincronizzano e alla fine svaniscono: la spirale si fa sempre più stretta, fino a terminare in un punto.
- Non conoscere questo processo spesso causa angoscia poiché potreste credere di aver avuto una ricaduta, e questo vi rende ancor più impazienti, frenetici e sconfortati. Ma capire cosa aspettarvi vi permetterà di rilassarvi, di continuare a osservare, così che affiorino le risposte ancora nascoste. Non solo quelle risposte consentiranno di ridurre del divario tra le reazioni sbagliate che dipendono dalla condizione negativa e dalle sue successive manifestazioni, ma vi porteranno infine ad abbandonare il vostro meccanismo di difesa distorto e dannoso. Capisci?
- DOMANDA: Sì, ma sembra un processo senza fine.
- RISPOSTA: Non è così. Il movimento a spirale si restringe sempre più, come ti dicevo. Ma a un certo punto accade un cambiamento interiore, quasi fosse spontaneo. Si nota un nuovo schema di reazione che è stato avviato quasi in modo inconsapevole, per così dire, quale esito di una lunga lotta. Ma se non getti la spugna e passi attraverso le ripetizioni che paiono scoraggianti e sempre uguali, finalmente farai esperienza di quella nuova reazione automatica e spontanea. Non è mai una cosa imposta o premeditata: se lo è, vuol dire che non è genuina.
- DOMANDA: Che succede se realizzi che non ti basta arrivare secondo, pur sapendo che è irrealistico e da immaturi? Purtroppo non riesco a sentirmi diversamente. È impossibile.
- RISPOSTA: Anche qui devi cercare la "ragione" sottostante. Accetta il fatto che la distorsione è dannosa, e non vantaggiosa. Più osservi e comprendi, più ti sarà facile scoprire che la mantieni perché il bambino in te crede che essa ti darà una maggiore felicità. Solo l’osservazione calma di ciò che è vero, di ciò che è davvero più vantaggioso per te e di ciò che non lo è, ti permetterà infine di rinunciare e cambiare. Anche quel cambiamento arriverà da sé. Osservate il processo, capite il motivo per cui la psiche non vuole cambiare, e avrete la risposta. Contrastatelo con vigore, e non l’avrete.
- DOMANDA: Oltre all’approccio psicologico, è vero che anche la preghiera e rivolgersi a Dio per chiedergli aiuto ci è di grande sostegno?
- RISPOSTA: L’approccio psicologico è, di fatto, preghiera in azione. Se analizzi bene come funziona, ti accorgerai che quando riconosci e comprendi tutte le distorsioni (senza moralismi), fai del tuo meglio per purificarti. Come ribadito in alcune recenti lezioni, il cosiddetto approccio psicologico non è in contraddizione con lo spirituale. Certo, la preghiera è raccomandabile e di aiuto. Ma io ti dò qualcosa di più della preghiera di richiesta. E tu devi fare qualcosa in più del semplice pregare per l’aiuto. Devi osservare il tuo atteggiamento nella preghiera. È qualcosa molto profonda e sottile. Se preghi e trovi l’atteggiamento nascosto che pretende che faccia tutto Dio, allora il tuo approccio non solo è distruttivo, ma indica anche un atteggiamento erroneo e assai radicato verso la vita e il tuo ruolo in essa. Se preghi per l’aiuto, ma con la piena intenzione e consapevolezza che sei tu a dover affrontare la situazione e infine cambiare, vedere la verità, e che dipende tutto dal tuo impegno e dalla tua volontà, allora la preghiera è molto utile. C’è una netta distinzione tra un atteggiamento sano e giusto, e restare con le mani in mano ad aspettare che ci pensi Dio. Questo tipo di preghiera è del tutto inutile.
- DOMANDA: Ma l’approccio spirituale che hai insegnato e che ha contribuito tanto all’approccio psicoanalitico? me lo stavo giusto chiedendo...
- RISPOSTA: In alcune recenti lezioni ho spiegato perché è sano e positivo, in questa fase particolare del vostro sviluppo, che poniate meno enfasi sul cosiddetto approccio spirituale e più sullo psicologico. Per noi non c’è differenza: sono semplici sfaccettature, aspetti, approcci e modi diversi di raggiungere lo stesso fine. L’enfasi sull’approccio spirituale, se si mantiene troppo a lungo e a spese della ricerca di sé, porta all’evasione e alla religione fasulla di cui parlavo di recente. Porta al concetto sbagliato di Dio. Se rileggi quella lezione, capirai cosa intendo dire.
- L’idea che si trascuri Dio se non si parla di Lui, e che focalizzare l’attenzione sulle distorsioni per cambiare vi allontani dalla spiritualità, è naturalmente del tutto falso. Te lo dice il buon senso. Se c’è in te questo sentore, è possibile che tu abbia paura di trovare e cambiare ciò che vuole rimanere nascosto. Forse è l’espressione di una speranza infantile, che il parlare di Dio e del mondo degli spiriti e delle sue leggi operi in te un cambiamento comodo e indolore. Naturalmente non funziona così. Una ulteriore comprensione intellettiva dei fattori spirituali non facilita un cambiamento interiore. Ma ciò che tutti voi state facendo attualmente nel Sentiero determinerà un cambiamento interiore che vi avvicinerà alla vera spiritualità, molto più di tutte le belle parole che ascoltate nel mondo, per quanto vi possano apparire meravigliose e vere. Credere è una cosa; ma la capacità interiore di vivere quelle credenze è una proposta completamente diversa. Ci vuole molto più tempo, fatica e sofferenza per conseguirla. Purtroppo questo aspetto è molto trascurato dalle varie confessioni e gruppi religiosi. Essi vertono ancora sul semplice processo intellettivo, spesso in contraddizione e conflitto con la vera vita interiore, la vita delle emozioni.
- Possiate voi tutti, ciascuno di voi, trovare nella lezione odierna qualcosa che porti un po’ più di luce e aiuto nel vostro lavoro, un ulteriore incentivo, speranza, forza e spinta interiore, senza tensioni o ansie, così che vi possiate liberare dalla vostra stessa schiavitù ed essere interi, anziché divisi. Andate in pace, miei cari, lungo questo glorioso percorso di autorealizzazione e di libertà. Siate benedetti, siate in Dio!
Testo originale: Pathwork Guide Lecture No. 92 - Repressed Needs Relinquishing Blind Needs - Primary and Secondary Reactions
Il copyright del materiale della Guida del Pathwork® è di esclusiva proprietà della Fondazione Pathwork®