Lez. 83 - L'immagine idealizzata del sé
Lezione della Guida del Sentiero - Pathwork Guide Lecture
14 aprile 1961
Traduzione in italiano di Simona Fossa
Revisione non ancora effettuata
Edizione Febbraio 2018
- Saluti. Dio vi benedica tutti, miei carissimi amici. Do il benvenuto a tutti gli amici qui riuniti, vecchi e nuovi.
- Continuiamo con la serie di lezioni per aiutarvi a capire di più voi stessi e quindi la vita. Le due lezioni precedenti riguardavano la grande dualità, la lotta tra la vita e la morte, l’illusione che si tratti di una questione tra due estremi: o questo, o quello. Quanto più si è coinvolti la dualità, tanto più la vita è vista in termini di estremi, come la felicità contrapposta all’infelicità, dove la felicità equivale alla vita e infelicità alla morte.
- Mentre ancora state lottando con questa dualità, è impossibile accettare che la vita debba necessariamente contenere entrambi. Potreste accettarlo e ritenerlo vero da un punto di vista teorico, ma emotivamente non lo fate. Quello che sentite è che se siete infelici adesso, continuerete ad esserlo per sempre. Da qui si origina la tragica, inutile e distruttiva lotta contro la morte e l’infelicità.
- Per il neonato la nascita è un’esperienza dolorosa. E affrontare altre esperienze dolorose sarà comunque inevitabile, anche se vi saranno esperienze piacevoli. Ma dato che il ricordo delle esperienze spiacevoli, o la loro possibilità, è sempre presente, la paura diventa un problema fondamentale.
- La principale contromisura cui si ricorre nell’errata convinzione che serva ad evitare l’infelicità, il dispiacere e la morte, è la creazione di un’immagine ideale, come uno pseudo scudo universale. Non ci si rende conto che questa contromisura non solo non evita, ma attira proprio la cosa che si teme di più e che si combatte. Tuttavia, se non comprendete pienamente la vostra lotta con la dualità, tema di cui ho parlato nelle due precedenti lezioni, non potete comprendere a pieno la creazione e la funzione dell’immagine ideale.
- Nel passato ho usato di tanto in tanto il termine “sé maschera.” Ebbene, il sé maschera e l’immagine ideale sono la stessa cosa. Il sé idealizzato maschera il sé reale.
- Essa finge di essere qualcosa che tu non sei. L’immagine ideale dovrebbe essere un mezzo per evitare l’infelicità. Dal momento che l’infelicità priva automaticamente il bambino della sicurezza, la fiducia in se stesso/a si riduce in proporzione alla sua infelicità, sebbene quest’infelicità non possa essere misurata oggettivamente. Infatti, ciò che un tipo di personalità può essere in grado di affrontare piuttosto bene, senza provare una profonda infelicità, un altro temperamento e carattere sente una penosa sofferenza.
- Ad ogni modo, l’infelicità e la mancanza di fiducia in sé stessi sono collegate tra loro. La creazione dell’immagine ideale serve a supplire alla mancanza di autostima, e quindi ottenere il massino piacere. Questo almeno è come ragiona l’inconscio, e nel complesso non è del tutto diverso dalla verità.
- In verità e in realtà, la sana e genuina fiducia in sé stessi è la pace della mente. Questa è la sicurezza e la sana indipendenza, e consente di raggiungere il massimo della felicità sviluppando i propri talenti innati, conducendo una vita costruttiva e prendendo parte a relazioni umane fruttuose basate sulla sana interdipendenza. Ma poiché la fiducia in sé stessi fondata sull’immagine ideale è artificiale, il risultato non può essere quello atteso. In realtà, ciò che ne consegue è l’esatto opposto, ed è causa di frustrazione, anche perché la relazione tra causa ed effetto non è affatto evidente per voi. Trovare la verità può richiedere molta esperienza di vita e volontà interiore. Allora, e solo allora, scoprirete lentamente il legame tra la vostra infelicità e l’immagine idealizzata del sé.
- È importante che cogliate il significato, gli effetti, e i danni che seguono la scia dell’immagine ideale, e che riconosciate la sua esistenza nel modo specifico in cui si manifesta in voi individualmente. Ciò richiede molto lavoro, per il quale è stato necessario tutto il lavoro precedente. Il dissolvimento dell’immagine ideale è l’unico modo per trovare il vostro vero sé, per trovare la serenità e il rispetto per voi stessi, e per poter vivere a pieno la vostra vita.
- C’è ancora molto da dire su questo argomento, ma per ora discuterò solo gli aspetti di base più importanti. Con il passare del tempo sarò più preciso ed entrerò più nel dettaglio, ma i risultati e le scoperte del vostro lavoro personale sono più importanti.
- Da bambini, indipendentemente dalle circostanze particolari in cui vi trovavate, siete stati indottrinati sull’importanza di essere buoni, santi* e perfetti. Se non lo eravate, spesso, in un modo o nell’altro, venivate puniti. Forse la peggiore punizione era quando i vostri genitori vi rifiutavano l’affetto; erano arrabbiati, e avevate l’impressione che non vi amassero più. Non c’è da stupirsi che la “cattiveria” si associasse alla punizione e all’infelicità, e la “bontà” alla ricompensa e alla felicità. Quindi essere “buoni” e “perfetti” divenne una condizione imprescindibile; divenne per voi una questione di vita o di morte. Eppure, sapevate bene di non essere così buoni e perfetti come il mondo si aspettava da voi. Questa verità doveva rimanere nascosta, e divenne per voi un illecito segreto, mentre incominciaste a costruire un falso sé. Questo, pensavate, era la vostra protezione e un mezzo per raggiungere quello che disperatamente desideravate: vita, felicità, sicurezza, fiducia in voi stessi. La consapevolezza di questa falsa facciata incominciò a svanire, ma voi eravate, e ancora siete, saldamente permeati dal senso di colpa di fingere di essere qualcosa che non siete. Vi sforzate sempre di più per divenire questo falso sé, questo sé ideale. Eravate convinti – e inconsciamente lo siete ancora – che se solo vi sforzaste abbastanza, un giorno riuscirete ad essere quell’immagine ideale. Ma questo processo di spremitura artificiale – in - qualcosa- che- voi -non- siete non può mai portarvi ad un reale miglioramento, ad un’autentica purificazione e crescita, perché iniziaste a costruire un sé irreale su false fondamenta, lasciando fuori il vostro sé reale. E infatti lo state disperatamente nascondendo.
- L’immagine idealizzata del sé può assumere molte forme. Non sempre implica criteri di perfezione per come sono comunemente intesi. Ma certamente, una gran parte dell’immagine ideale richiede elevati standard morali, rendendo ancora più difficile mettere in discussione la sua validità. “Non è forse giusto desiderare di essere sempre persone perbene, amorevoli, comprensive, che non si arrabbiano mai, che non hanno difetti e che cercano di raggiungere la perfezione? Non è questo che dovremmo fare?” Tali considerazioni rendono difficile scoprire quell’atteggiamento compulsivo che nega la presente imperfezione, l’orgoglio e la mancanza di umiltà, e che vi impedisce di accettarvi così come siete adesso, e soprattutto vi impedisce di scoprire la finzione da cui derivano poi la vergogna, la paura di esporvi, la segretezza, la tensione, il senso di colpa e l’ansia. Avrete bisogno di fare dei progressi nel vostro lavoro, prima di iniziare a sentire la sottile differenza tra il genuino desiderio di lavorare gradualmente alla vostra crescita, e la finzione non proprio autentica dettata dal vostro sé ideale. Scoprirete la paura profondamente nascosta che vi dice che il vostro mondo crollerà se non vivrete secondo questi standard. Sentirete e conoscerete molti altri aspetti e differenze tra il sé autentico e quello non autentico. E scoprirete pure ciò che il vostro particolare sé ideale richiede.
- Vi sono poi altri aspetti dell’immagine ideale che sono legati alla personalità, alle condizioni di vita e alle passate influenze, e che non sono, né possono, essere considerate buone, etiche o morali. Tendenze aggressive, ostili, orgogliose e ambiziose vengono glorificate o idealizzate. È pur vero che tutte queste tendenze negative esistono dietro tutte le immagini del sé ideale, ma sono nascoste, e poiché contraddicono pesantemente gli alti criteri morali del particolare sé ideale, sono origine di ulteriore ansia, in quanto il sé ideale verrà esposto per la frode che è. La persona che esalta queste tendenze negative, perché le ritiene segni di forza e indipendenza, superiorità e distacco, si vergognerebbe profondamente dell’immagine di bontà del sé ideale di un’altra persona, che vedrebbe come un segno di debolezza, un sintomo di vulnerabilità e di insana dipendenza. Costui non si rende conto che nulla rende tanto vulnerabile quanto l’orgoglio; nulla provoca così tanta paura.
- Nella maggior parte dei casi queste due tendenze sono combinate: standard morali eccessivi e impossibili da raggiungere, l’essere sempre all’altezza delle cose, e l’orgoglio di ritenersi invulnerabili, distaccati e superiori. La coesistenza di questi modi di essere mutualmente inconciliabili rappresenta un serio disagio per la psiche. Inutile dire che la consapevolezza di questa contraddizione non è presente fino a quando questo particolare lavoro non sia già in fase di progresso.
- Ci sono molte più sfaccettature, possibilità e pseudo-soluzioni individuali che combinano ogni tipo di tendenze reciprocamente inconciliabili. Ognuno individualmente deve trovare tutto questo.
- Consideriamo ora alcuni effetti di carattere generale dell’esistenza del sé ideale, e alcune delle sue implicazioni. Poiché gli standard e i dettami del sé ideale sono impossibili da mettere in pratica, ma nonostante questo non rinunciate mai al tentativo di difenderli, coltivate dentro di voi una tirannia della peggior specie. Non vi rendete conto che è impossibile essere perfetti come il vostro sé ideale vi richiede, e ogni volta che è dimostrato che non riuscite a soddisfare le sue richieste, voi continuate a fustigarvi e a sentirvi un completo fallimento. Vi assale un senso di vergognoso autodisprezzo ogni volta che non rispondete a queste richieste irrealistiche, e questo vi fa scivolare nella tristezza. A volte siete coscienti di questa tristezza, ma la maggior parte delle volte non lo siete. Ma anche quando lo siete, non vi rendete veramente conto dell’intero significato e dell’impossibilità di quello che vi aspettate da voi stessi. Quando cercate di nascondere le vostre reazioni a questo “fallimento”, usate mezzi speciali per evitare di vederlo. Il più frequente è quello di proiettare la colpa del fallimento sul mondo esterno, sugli altri, sulla vita.
- Quanto più cercate di identificarvi col vostro sé ideale, tanto più dura sarà la delusione quando la vita non vi permetterà più di mantenere in piedi questa mascherata. Molte crisi personali sono dovute più a questo problema che a difficoltà oggettive. Queste crisi non saranno che un’ulteriore minaccia che si aggiunge alle difficoltà esterne. Il fatto che le difficoltà esistono è per voi la dimostrazione che non siete il vostro sé ideale, e questo vi priva della falsa sicurezza che avevate tentato di fissare creando questo falso sé. C’è anche altro tipo di personalità che sa bene di non essere in grado di identificarsi con il sé ideale. Ma non lo sa, per così dire, in modo sano, Si dispera. È convinto di dover per forza esserne all’altezza. La sua intera vita è permeata da un senso di fallimento, mentre il tipo di cui abbiamo parlato prima, lo prova a livelli più coscienti solo quando le condizioni esterne ed interne arrivano ad esporre il sé ideale per quello che realmente è: un’illusione, una finzione, un inganno. La cosa equivale a dire: “So di non essere perfetto, ma voglio credere di esserlo.” Non riconoscere questo inganno è relativamente facile se è giustificato dallo zelo e da standard e obiettivi corretti e rispettabili, nonché dal desiderio di essere buoni.
- Il genuino desiderio di migliorarsi porta ad accettare la personalità per come è adesso. Se questa premessa di base è la principale forza che vi motiva a perfezionarvi, qualsiasi scoperta di dove non siete all’altezza dei vostri ideali non vi getterà più nella depressione, nell’ansia, nei sensi di colpa, ma piuttosto vi rafforzerà. Non avrete bisogno di esagerare la “cattiveria” del tratto in questione, e nemmeno di difendervi da essa con la scusa che è colpa degli altri, della vita, del destino. Otterrete una visione oggettiva di voi stessi, e questa visione vi libererà. Vi assumerete pienamente la responsabilità dell’atteggiamento sbagliato, disposti a farvi carico delle conseguenze. Quando agite secondo il vostro sé ideale, niente vi spaventa di più di questo, in quanto assumervi la responsabilità dei vostri limiti equivale a dire, “Non sono il mio sé ideale.”
- Un senso di fallimento, di frustrazione e di compulsione, nonché di colpa e di vergogna, è il sintomo più significativo che la vostra immagine ideale è all’opera. Sono queste le emozioni sentite a livello cosciente, e che provengono da tutte quelle che giacciono nascoste al di sotto di esse.
- Il sé ideale è stato creato allo scopo di ottenere fiducia in sé stessi e quindi, alla fine, la felicità e il supremo piacere. Quanto più forte è la sua presenza, tanto più l’autentica fiducia in voi stessi svanisce. Dal momento che non potrete mai vivere secondo i suoi standard, la vostra opinione su di voi peggiora sempre più. È quindi ovvio che un’autentica fiducia in voi stessi può essere stabilita solo quando rimuovete questa sovrastruttura che è il vostro spietato tiranno: il vostro sé ideale.
- Certo, voi potreste avere fiducia in voi stessi se il vostro se ideale fosse veramente chi siete, e se poteste essere all’altezza di questi standard. Poiché questo è impossibile e dato che, profondamente dentro di voi, sapete benissimo di non assomigliate a come pensate di dover essere, con questo “super sé” voi create un’ulteriore insicurezza, innescando nuovi circoli viziosi. Quell’insicurezza iniziale che doveva essere spazzata via dall’immagine ideale, in realtà aumenta sempre di più. Cresce a valanga, divenendo sempre più problematica. Quanto più vi sentite insicuri, e tanto più rigide saranno le richieste della sovrastruttura, o immagine ideale, tanto meno sarete in grado di esserne all’altezza, sentendovi ancora più insicuri. È molto importante vedere come funziona questo circolo vizioso, ma non potete riuscirci a meno che non prendiate coscienza dei modi subdoli, sottili e inconsci in cui l’immagine ideale esiste nel vostro caso individuale. Chiedetevi in quale area particolare si manifesta. Quali sono le cause e gli effetti ad essa collegati?
- Un ulteriore drammatico risultato di questo problema è la progressiva alienazione dal vero sé. Il sé ideale è una falsità. L’immagine ideale è una finzione. È una rigida e artificiale imitazione di un vero essere umano vivo. Potreste rivestirla di molti aspetti del vostro vero essere, tuttavia rimane una costruzione artificiale. Quanto più investite le vostre energie, la personalità, i processi mentali, i concetti, le idee e gli ideali in esso, tanta più forza porterà via dal centro del vostro essere, il solo che è in grado di crescere. Questo centro del vostro essere è il vostro vero sé, la sola parte di voi che può vivere, crescere ed essere. È l’unica parte di voi che vi può guidare correttamente. Funziona da sola con tutte le sue facoltà. È flessibile e intuitiva. Soltanto i suoi sentimenti sono veri e validi, anche se, per il momento, non sono ancora del tutto nella verità, nella realtà, nella perfezione e nella purezza. Ma i sentimenti del vero sé funzionano perfettamente rispetto a quello che siete ora, non essendo in grado di essere di più su questo in ogni situazione della vostra vita. Più sottraete a questo centro vitale per investirlo nel robot che avete creato, più ve ne estraniate, lo indebolite e lo impoverite.
- Nel corso di questo lavoro, vi siete spesso imbattuti in una sconcertante e spesso inquietante domanda: “Chi sono veramente?” Questo è il risultato della discrepanza e della lotta tra il vero e il falso sé. Solo risolvendo questa questione estremamente importante e profonda, il vostro centro vitale risponderà e funzionerà al pieno delle sue capacità, la vostra intuizione incomincerà a funzionare al massimo del suo potenziale, e voi diverrete spontanei, liberi da ogni compulsione e vi fiderete dei vostri sentimenti, poiché avranno l’opportunità di maturare e crescere. I sentimenti diventeranno tanto affidabili, quanto lo sono la vostra capacità di ragionare e il vostro intelletto.
- Tutto ciò rappresenta la scoperta finale del sé. Prima che questo avvenga, ci sono ancora moltissimi ostacoli da superare. Vi può sembrare che questa sia una lotta tra la vita e la morte. Credete ancora di avere bisogno del vostro sé ideale per vivere ed essere felici. Una volta capito che non è così, sarete in grado di abbandonare la pseudo-difesa che vi fa apparire necessario mantenere e curare il vostro falso sé. Una volta capito che il sé ideale era destinato a risolvere specifici problemi nella vostra vita, al di là e al di sopra del vostro bisogno di felicità, piacere e sicurezza, arriverete a vedere la conclusione sbagliata di questa teoria. E se fate ancora un passo avanti e riconoscete il danno che il sé ideale ha provocato nella vostra vita, lo abbandonerete come il peso che in effetti è. Nessuna convinzione, teoria, o parole che ascoltate potranno indurvi a farlo, nessuno può convincervi a parole; solo la presa di coscienza di ciò che il sé ideale era destinato a risolvere, e il danno che invece ha provocato, e continua a provocare, vi metteranno in grado di dissolvere questa immagine di tutte le immagini.
- Inutile dire che dovete anche riconoscere nel dettaglio quali sono le vostre specifiche richieste e standard e, inoltre, come queste siano irragionevoli e impossibili. Quando avvertite un acuto senso di ansia e di depressione, considerate il fatto che il vostro sé ideale può sentirsi messo in discussione e minacciato, sia dai propri limiti, che dagli altri o dalla vita. Riconoscete il disprezzo per voi stessi che sta alla base dell’ansia e della depressione. Quando siete compulsivamente arrabbiati con gli altri, considerate la possibilità che si tratti dell’esternazione della rabbia verso voi stessi, per il fatto di non vivere secondo gli standard del vostro falso sé. Non sorvolate su questo con la scusa che alla base della depressione e della paura ci sono i problemi esterni. Osservate la questione da questo nuovo punto di vista. Il lavoro privato e personale vi aiuterà in questo senso, ma è quasi impossibile farlo da soli. Solo dopo aver fatto un progresso sostanziale, riconoscerete come molti dei problemi esterni sono direttamente o indirettamente il risultato della discrepanza tra ciò che siete capaci di fare e gli standard del vostro sé ideale, e come gestite questo conflitto.
- Così, mentre procedete in questa particolare fase del lavoro, arriverete a capire l’esatta natura del vostro sé ideale: le sue esigenze, ciò che pretende da sé e dagli altri per mantenere in vita l’illusione. Una volta che avete capito che ciò che considerate lodevole è soltanto orgoglio e finzione, avrete acquisito una visione più chiara che vi consentirà di indebolire l’impatto del sé ideale. Allora, e solo allora, vi renderete conto della tremenda auto-punizione che infliggete a voi stessi. Infatti, ogni volta che non siete all’altezza, cosa che è inevitabile, vi sentite così impazienti e irritati, che le vostre emozioni possono scatenarsi con furia e ira contro voi stessi. Spesso proiettate sugli altri tutta la furia e la collera che sentite, perché la consapevolezza dell’odio verso voi stessi vi è insopportabile, a meno che questo processo non si srotoli per intero, e lo possiate vedere tutto, nella luce. Tuttavia, anche se questo odio viene scaricato sugli altri, l’effetto sul sé è ancora presente, e può causare malattie, disgrazie, perdite e vari tipi di fallimenti.
- Una volta fatti i primi passi verso la rinuncia del vostro sé ideale, sentirete un senso di liberazione che non avevate mai provato prima. Allora nascerete veramente di nuovo; il vostro vero sé emergerà. A quel punto riposerete nel vostro vero sé, centrati in esso. Allora crescerete veramente, non solo nelle aree marginali esterne, che possono essere libere dalla tirannia dell’immagine ideale, ma diverrete completamente e pienamente liberi in ogni parte del vostro essere. Questo cambierà molte cose. Come prima cosa, cambieranno le vostre reazioni verso la vita, verso le difficoltà, verso voi stessi e verso gli altri. Questo nuovo modo di reagire vi sorprenderà, e un po’ alla volta anche le cose esteriori saranno destinate a cambiare. Il vostro diverso comportamento avrà nuovi effetti. Superare la vostra immagine ideale significa superare un importante aspetto della dualità tra vita e morte.
- Al momento, non siete nemmeno consapevoli della pressione del vostro sé ideale, della vergogna, dell’umiliazione, della paura di esporvi, della tensione e la compulsione. Ammesso che abbiate occasionalmente il sentore di tali emozioni, non siete ancora connessi con le irreali richieste del vostro sé ideale. Solo dopo aver visto pienamente queste illusorie aspettative e i loro comandi spesso contraddittori, le abbandonerete. L’iniziale libertà interiore acquisita in questo modo, vi permetterà di affrontare la vita, e di stare nella vita. Non dovrete più aggrapparvi freneticamente al vostro sé ideale. La semplice attività interiore di aggrapparvi freneticamente ad esso genera un clima pervasivo di aggrapparsi in generale. Questo a volte viene vissuto in atteggiamenti esterni, ma più spesso è una qualità, o un’attitudine interiore. Mentre procedete in questa nuova fase del vostro lavoro, percepirete e sentirete questa tensione interna e gradualmente riconoscerete il danno che provoca. Questa vi rende impossibile lasciar andare molti atteggiamenti. Rende oltremodo difficile passare attraverso ogni cambiamento che permetterebbe alla vita di portarvi gioia e vitalità. Vi mantenete chiusi in voi stessi e vi scontrate con la vita in uno dei suoi aspetti fondamentali.
- Le parole sono insufficienti; dovete sentire piuttosto quello che intendo. Saprete esattamente quando avrete indebolito il vostro sé ideale dopo comprendendo pienamente le sue funzioni, le sue cause e i suoi effetti. Allora raggiungerete la grande libertà di darvi alla vita, perché non dovrete più nascondere nulla né a voi stessi né agli altri. Allora sarete in grado di donare tutto voi stessi alla vita, non in modo insano e irragionevole, ma in modo sano, come la natura dona se stessa. Allora e solo allora conoscerete la bellezza del vivere.
- Non potete affrontare questa parte importante del vostro lavoro interiore con un’idea generale. Come sempre, le vostre reazioni quotidiane più insignificanti, considerate da questo punto di vista, daranno i necessari risultati. Quindi continuate la vostra auto-ricerca partendo da queste nuove considerazioni, e non siate impazienti se questo richiede tempo e uno sforzo rilassato.
- Un’ultima parola: la differenza tra il sé reale e quello ideale spesso non è una questione di quantità, ma piuttosto di qualità. Cioè, l’intenzione originale è diversa in questi due sé. Questo non sarà facile da comprendere, ma vi diverrà gradualmente più chiaro una volta imparato a riconoscere le richieste, le contraddizioni, le catene di causa ed effetto, la differenza di intenzione. Un altro aspetto importante è l’elemento tempo. Il sé ideale vuole essere perfetto, in accordo con le sue specifiche richieste, all’istante. Il sé reale sa che questo non è possibile, sa di essere imperfetto e non ne soffre.
- Il vero sé è un complesso di tutto ciò che siete adesso. Ovviamente, avete il vostro egocentrismo di base, ma se lo ammettete, potete affrontarlo in modo giusto. Potete imparare a capirlo e quindi a ridurlo con ogni nuova intuizione. Allora scoprirete davvero la verità che più siete egocentrici, meno avete fiducia in voi stessi. Il sé ideale crede esattamente l’opposto. Le sue pretese di perfezione sono motivate da ragioni puramente egocentriche, e questo stesso egocentrismo rende impossibile la fiducia in sé stessi.
- La grande libertà di tornare a casa, amici miei, sta nel trovare la strada per tornare al vero sé. L’espressione “tornare a casa” è stata spesso usata negli insegnamenti e nella letteratura spirituale, ma è stata in larga parte fraintesa. Questa viene spesso interpretata come il ritorno nel mondo spirituale dopo la morte fisica. Tornare a casa significa molto di più. Potete morire molte volte, una vita dopo l’altra sul piano terreno, ma se non avrete trovato il vostro vero sé, non potrete tornare a Casa. Potete esservi persi e sentirvi sperduti fino a quando non trovate la via per raggiungere il centro del vostro essere. D’altro canto, potete trovare la strada di casa proprio qui ed ora, mentre vi trovate ancora nel vostro corpo. Se trovate il coraggio di essere il vostro sé reale, anche se sembra valere molto meno del vostro sé ideale, vi renderete conto che in realtà vale molto di più. Allora vi sentirete in pace nella vostra casa interiore. Allora vi sentirete al sicuro. Allora funzionerete come esseri umani completi. Allora avrete rotto la frusta di ferro di un capoccia a cui è impossibile obbedire. Allora saprete cosa significano veramente pace e sicurezza, e cesserete una volta per tutte di cercarle con mezzi non idonei.
- Ci sono domande?
- DOMANDA: Dunque il sé reale non ha due anime, [non vive] alcuna dualità?
- RISPOSTA: Ovviamente no. La dualità cessa di esistere quando accettate sia il vostro lato positivo che quello negativo, che sono parte del sé superiore e di quello inferiore. Questi due parti si integreranno e vivranno in pace tra loro una volta che avrete accettato di averli entrambe. Solo a quel punto la parte inferiore si svilupperà gradualmente fino ad uscire dalla sua cecità. Ma fintanto che non vi sarete riconciliati col fatto di essere sia positivi che negativi, fintanto che combattete contro questa “negatività”, e credete di non poterla tollerare, continuerete a vivere nella dualità. Accettando il vostro sé inferiore, potrete gradualmente superarlo, così come la dualità tra il sé superiore e il sé inferiore. Non facendolo, aumenterete la dualità. Lo stesso vale per la vita e la morte. Accettando la morte, la dualità tra vita e morte viene gradualmente diminuito, fino a scomparire del tutto. Non accettando la morte, mentre lottate con il vostro sé inferiore, la dualità aumenta.
- DOMANDA: Potresti spiegarci quello che intendeva Goethe dicendo, “Due anime dimorano nel mio petto”?
- RISPOSTA: Si può interpretare come riferimento al sé superiore e al sé inferiore. E può anche essere interpretato per significare la dualità tra sé ideale e sé reale. La mancanza di pace tra sé superiore e sé inferiore porta all’esistenza del sé ideale. Queste due dualità sono interdipendenti. Vedete, quanto più il sé ideale è messo in mezzo tra il sé reale e la vita, tanto meno la vita può crescere, finendo per ritirarsi perché le viene impedito di funzionare.
- DOMANDA: Nella moderna psicologia si sente spesso la parola schizofrenia in riferimento a persone psicotiche. Secondo il tuo discorso di stasera, e quelli precedenti, noi tutti siamo frammentati e divisi. La dualità è dunque solo una questione di grado?
- RISPOSTA: Sì, è una questione di grado, di intensità, e di quante aree della personalità include. Per lo psicotico clinico, le aree in cui il sé non viene accettato sono opprimenti. Per una persona più normale capace di funzionare nel mondo, il sé ideale può pervadere tutta la personalità, ma rimane pur sempre un certo senso di realtà.
- DOMANDA: Nell’ultima lezione, abbiamo imparato che per vivere pienamente è importante affrontare la morte. Attualmente, c’è una grande pubblicità intorno al processo di Adolf Eichmann. Le mie domande sono: possiamo e dovremmo cercare di affrontare la morte di questi milioni di sfortunati allo scopo di imparare qualcosa per noi? E poi: è sano rivivere un’era di morte e distruzione? Infine: il genere umano può imparare una qualche lezione rivivendo tutto questo?
- RISPOSTA: Rispondo innanzitutto alla domanda se si può imparare una qualche lezione sulla vita e sulla morte, o su altri argomenti di questo genere. La cosa dipende interamente da voi, dall’individuo, se può o vuole imparare una lezione, o no. Ma per quanto riguarda la lezione sulla morte, oserei dire che ogni individuo deve attraversare l’esperienza personalmente, sia che si tratti di morte fisica o delle mille piccole morti quotidiane di cui ho discusso recentemente.
- Penso che sarebbe molto pericoloso presumere che qualcuno possa imparare dalla tragedia di un altro in questo senso particolare. Sarebbe pericoloso poiché ci sarebbe un po’ di compiacimento in quell’individuo, che potrebbe trasformarsi in crudeltà passiva o persino in crudeltà attiva. Una persona simile potrebbe condonare la crudeltà in un modo insidioso e sottile. Certe cose si possono imparare solo sperimentandole di persona. Ci sono altri modi in cui si potrebbe, almeno teoricamente, imparare dall’esperienza degli altri, sempre che si rimanga aperti a ciò. Tuttavia, l’esperienza dimostra che la maggior parte degli individui deve imparare la lezione sbagliando di persona, e non dagli errori o dalle esperienze che fanno gli altri. Se, però, in casi isolati ciò accade, tanto meglio. Comunque non esiste una legge generale secondo cui un particolare avvenimento insegni più di un altro. Teoricamente, si può imparare da qualsiasi avvenimento della vita. In generale è più facile imparare una lezione dalle proprie piccole e insignificanti delusioni, che dalle tragedie di altre persone.
- Per quanto riguarda la seconda domanda, miei cari amici, non posso rispondere né con un sì, né con un no. Anche qui dipende dall’individuo. Gli individui, come tutta l’umanità in generale, può apprendere una lezione positiva, ricordando questa era di distruzione e crudeltà. Ma da questa era si può anche apprendere una lezione negativa. Allo stesso modo, il non riviverla può essere una lezione sia positiva che negativa. Non c’è un sì o un no. Non c’è una risposta esatta per nessuna delle due alternative.
- Fintanto che le persone sono governate soprattutto dall’istinto di rivalsa, dall’odio e dalla vendetta, e che queste emozioni rimangono predominanti, non ci sarà lezione. D’altro canto, se le principali intenzioni sono realmente e genuinamente più costruttive che distruttive – non solo a parole, ma veramente sentite – la lezione sarà positiva. D’altra parte, il non rivivere potrebbe provenire da intenzioni negative, per vigliaccheria, paura, indifferenza, opportunismo o rassegnazione. In questo caso la lezione è negativa. Il non rivivere potrebbe anche derivare da una vera saggezza che sa che le leggi del mondo divino si curano di tutto. E questo certamente non significa che i criminali non debbano subirne le conseguenze. Prendersi l’incarico di punire un altro essere umano è molto diverso dall’evitare ulteriore crudeltà, cercando di curare i criminali dalla loro malattia – sempre che essi siano in qualche modo disponibili ad accettare l’aiuto.
- DOMANDA: Fino a che punto ci si dovrebbe assumere la responsabilità di punire un criminale?
- RISPOSTA: Punire non spetta agli esseri umani. La vostra azione dovrebbe essere, e un giorno sarà, prendervi la responsabilità del fatto che ogni crimine si origina da falsi valori, da sistemi sbagliati, educazione sbagliata e atteggiamenti sbagliati. Con questa consapevolezza, l’enfasi si sposterà dalla punizione alla guarigione. Ma la possibilità che queste persone perpetrino altri crimini deve essere vigorosamente evitata limitando la loro libertà esterna, e aiutandoli nel contempo ad ottenere la loro libertà interiore, curandoli. Per il criminale questa sarà comunque come una punizione, perché la mancanza di libertà personale, come anche il doloroso processo di guarigione dell’anima, possono essere difficili da affrontare, esattamente come la morte, o la vita in prigione, in questo caso però, sarebbe molto più costruttivo. Un giorno tutto questo sarà realtà.
- Possiate tutti trovare la verità, l’aiuto e un’ulteriore illuminazione dalle parole che vi ho dato stasera. Tuttavia, dovreste capire e aspettarvi che una comprensione teorica, specialmente ora, non vi servirà a nulla. Fintanto che queste parole resteranno teoria, non vi aiuteranno. Quando inizierete, o continuerete a lavorare in questa direzione, e permetterete a voi stessi di sentire e osservare le vostre reazioni emotive connesse al vostro sé ideale, allora farete grandi progressi nella vostra auto-liberazione e auto-conoscenza nel senso più vero della parola.
- Ora, miei carissimi amici, ognuno di voi riceva il nostro amore, la nostra forza e le nostre benedizioni. Siate in pace, siate in Dio!
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