Lez. 202 - Interazioni psichiche della negatività
Lezione della Guida del Sentiero - Pathwork Guide Lecture
16 giugno 1972
Traduzione in italiano di Daniele Buratti
Revisione non ancora effettuata
Edizione Luglio 2023
- Saluti e benedizioni a ciascuno dei cari amici qui presenti. Il potere dell’amore e la forza della verità si dispiegheranno sempre di più in voi man mano che crescerete nel cammino.
- Innanzitutto desidero dirvi che gran parte di voi ha imparato a essere consapevole e a riconoscere in sé una consistente negatività, ma ancora non vi accorgete di quanto sia rilevante il vostro progresso. C’è una grande differenza tra una intenzionalità negativa consapevole e il brancolare e l’agire nel buio, che produce un tipo di confusione più nociva del dolore fisico. Il beneficio di questa nuova consapevolezza è ugualmente grande per voi e per gli altri. In questa lezione vi spiegherò il significato dell’interazione psichica inconscia tra voi e il vostro prossimo in termini di perdita di amore, nonché il dolore dato dal senso di colpa di cui vi avevo parlato nella lezione precedente.
- Nel momento in cui avete un vago sentore o consapevolezza della vostra negatività e del dolore che causate agli altri, siete presi da una ridda di colpevolizzazioni, giustificazioni, impotenza, autorifiuto e insicurezza. Non potete evitare di agganciare l’altro alla vostra negatività, con tutti i suoi conflitti inconsci, legandolo a voi nel vostro stesso conflitto.
- Molti di voi hanno già iniziato a capire che negando la propria negatività incorrono in un doppio senso di colpa. In primo luogo c’è il senso di colpa per l’atteggiamento negativo, che definiamo primario. Poi il senso di colpa per aver negato quella negatività: il senso di colpa secondario. Se si ammettesse il senso di colpa primario e se ne accettassero le conseguenze, esso svanirebbe da sé. Ma quello secondario pesa fortemente sull’anima di ognuno. È un fardello che divora l’energia vitale. La vostra negazione comporta sempre degli atti nocivi interni o esterni verso gli altri, e la si può quindi definire peccato giacché punite gli altri per i vostri fallimenti, per le vostre intenzioni negative, la mancanza di amore, la falsità, le ripicche e le richieste ingiustificate.
- Se siete consapevoli, ad esempio, che non desiderate amare, ma senza fingere che non sia così, la responsabilità è la vostra. Se vedete che state pagando un pesante tributo per un’esistenza priva di amore, ma per voi va bene così, almeno non agganciate gli altri al vostro senso di colpa per il fatto di non amare. Sarete soli, certo, ma l’avrete scelto voi; lo sapete e ne pagate il prezzo. Ma fallite, nel senso che nascondete al mondo la vostra meravigliosa capacità di amare.
- Ma quando ritenete gli altri responsabili per la vostra mancanza di amore con la scusa dei loro difetti reali, e quando li punite per l’esito del vostro atteggiamento poco amorevole cercando di giustificare il vostro ritrarvi, quello è peccato, amici miei.
- Questo processo è molto comune e diffuso, ma è così sottile che solo chi possiede una notevole autocoscienza inizia a riconoscerlo in se stesso, e dunque anche negli altri. È un atteggiamento di fondo, con le sue varianti e diversi gradi di intensità. Il rifiuto di amare, se non ammesso, si manifesta spesso nel seguente atteggiamento: «Non voglio darti niente, chiunque tu sia; ma esigo che tu mi dia tutto. Se non lo farai, io ti punirò". Questo atteggiamento è molto tipico, e quanto più lo si nasconde e non lo si esprime in modo consapevole, tanto più insidioso sarà il suo effetto su di sé e sugli altri. È sempre relativamente facile negare, razionalizzare, distorcere, nascondere o usare mezze verità per giustificare questo atteggiamento.
- Ultimamente molti amici hanno notato in sé un atteggiamento simile che hanno saputo ammettere sia a se stessi, sia dinanzi ai loro amici. Quando ciò accade si avverte subito l’afflusso di salute e di aria fresca e pulita propria della verità psichica. Questo perché vi siete liberati del senso di colpa secondario. Più evidenziate i dettagli della disparità tra le vostre pretese, le vostre intenzioni poco generose e le punizioni che infliggete agli altri, qualora non soddisfacessero le vostre richieste, più vi liberate dei sensi di colpa. Più chiaramente riuscite a vedere l’assurda disparità di ciò che chiedete rispetto a ciò che date, o a vedere come insistete nell’essere trattati in modo diverso da come voi trattate gli altri, e le precise punizioni che infliggete loro - evitando sempre di essere colti in fallo per non essere ritenuti responsabili - prima vi libererete da un peso che crea depressione, preoccupazione, ansia, disperazione e, non di rado, persino malattie fisiche e frustrazione materiale.
- Uno dei modi più comuni di punire gli altri per non aver risposto con amore al vostro non concedervi è renderli colpevoli, facendo in modo che gli altri sembrino essere la causa della vostra infelicità. Ve ne convincete con facilità poiché scegliete di vedere solo l’esito del vostro astioso (o forse codardo) non concedervi. Se la psiche è ancora immersa in un atteggiamento negativo e ingeneroso nei confronti della vita, voi scegliete di ignorare che gli altri non possono reagire come vorreste.
- La vostra negatività dice: "Negherò la verità e vi rimprovererò per non avermi dato tutto e non aver accolto le mie richieste univoche. Se oserete reagire vi punirò con ancora più odio e rimproveri". Chi si trova all’inizio del cammino o ha investito molto nell’immagine di sé idealizzata che non lascia spazio a questa verità, penserà che è impossibile albergare in sé un siffatto atteggiamento. Per stabilire se le cose stanno effettivamente in questo modo e fino a che punto, il migliore indicatore sono la mente e le emozioni. Se state bene con gli altri e non provate ansia; se vivete la vita in modo gioioso; se vedete le occasionali difficoltà come utili trampolini di lancio, allora avete già superato pienamente quell’atteggiamento velenoso. Atteggiamento che avevate anche voi - giacché nessuno ne è del tutto esente - ma che avete affrontato nella verità. Se non avete trovato un tale atteggiamento in voi, allora dovete cercarlo lavorando sul vostro orgoglio, su quanto avete investito nella vostra finzione e sulla vostra codardia.
- Ammettendo la vostra intenzionalità negativa compite l’atto d’amore più fondamentale. Nel momento in cui ammettete quel che state facendo compite un atto d’amore, amici miei, che lo sappiate o meno. Forse potreste dare molto anche qualora non ammetteste l’intento negativo, ma mai la cosa autentica che vale di più. Potrete elargire cose, denaro, fare buone azioni, persino essere teneri e pieni di attenzioni, ma saranno dei doni vuoti se non libererete l’altro con la sincera ammissione della vostra negatività.
- Il senso di colpa dovuto alle vostre richieste inique, al rancore, al non donare il vostro amore, e quello cumulativo derivante dal punire gli altri per il vostro soffrire, mineranno la vostra forza e autoespressione rendendovi deboli. Finché perdurerà tale atteggiamento, come potrete mai avere fiducia in voi stessi e credere nella vostra dignità di esseri umani liberi? Potreste provare a infondervi fiducia in modi artificiosi, ma non servirà a nulla se non affronterete e ammetterete il senso di colpa secondario. A quel punto, se lo voleste, potreste anche restare con il senso di colpa primario - quello del non voler amare - ma almeno ve ne sarete assunti la responsabilità.
- Vedete, amici, questo è un mondo di dualità. C’è tanta confusione per via dell’alternativa ‘o/o’, e l’argomento odierno si presta in modo particolare a detta confusione. L’umanità è ostacolata dal concetto che la colpa o è la vostra - di qualunque cosa si tratti - o è dell’altro. O siete voi i cattivi e gli sbagliati, o lo sono gli altri. È una seria difficoltà, poiché è impossibile essere nella verità. Se siete voi ad avere torto mentre l’altro non ha colpe, avvertite che nella situazione c’è qualcosa che non va. Percepite anche che vi viene attribuita una responsabilità che non vi appartiene. Se la colpa ricade unicamente su di voi, di certo vi aspetterete di essere messi al bando. Tale evenienza ha per voi un peso insostenibile: essa non è né veritiera, né consente che vi sia chiarezza, e vi fa sentire ancora più inferiori e inamabili. La sofferenza che provate sembra più una giusta punizione che una scelta che siete liberi di modificare quando volete. Assumendovi tutta la colpa date agli altri il permesso, per così dire, di mettere segretamente in atto i propri intenti negativi.
- Per contro, anche se voleste giustificare il vostro comportamento vi mettereste in una situazione terribile: di nuovo avvertireste qualcosa che non va; sapreste che nemmeno fare dell’altro il cattivo corrisponde alla verità. Se vorrete proteggere una finzione che pare auspicabile per dissimulare il senso di colpa, diverrete ansiosi e impauriti temendo che violino le vostre difese; dunque non vi potrete permettere di essere rilassati, naturali e vicini agli altri. Sostenere la vostra "innocenza" ostacola l’intimità. Ancora una volta, anche in questo caso non potrete sentirvi del tutto a posto.
- La maggior parte degli esseri umani non riesce ancora a sperimentare come la propria distorsione e negatività influenzi direttamente le distorsioni e negatività altrui, le rafforzi e vi si agganci. Essi sono ancora troppo presi dalla lotta dualistica, a difendere la propria illusoria immagine di sé. Sono dunque ciechi alla realtà psichica della continua interazione con gli altri. L’atteggiamento per cui a essere cattivi "o è il sé, o è l’altro" crea confusione, senso di colpa e insicurezza.
- Tra psiche e psiche avviene la seguente interazione. Supponiamo che uno dica, tra sé e sé: "Ti punirò per non aver soddisfatto le mie insaziabili richieste. Non ti amerò, né ti darò nulla. Ti punirò facendoti sentire in colpa, e se vorrai qualcosa da me, io non te lo darò. Ti punirò nel modo più efficace con il rendermi vittima, dunque non potrai né darmi la colpa, né cogliermi in fallo”. Supponiamo che l’altra persona stia vivendo una lotta interiore per rinunciare a una difesa analoga. La resistenza di entrambi dice: “Non ti devi arrendere. Gli altri ti vogliono ferire, sfruttare, vittimizzare. Se apri il tuo cuore all’amore non riceverai in cambio che rifiuti, ingiustizia e odio. Non ne vale la pena. Faresti meglio a restare chiuso”. Provate solo a immaginare come l’atteggiamento di auto-vittimizzazione che assumete possa rafforzare la resistenza irrazionale dell’altra persona ad essere aperta, vulnerabile e amorevole. La parte spaventata del sé, orientata alla negatività "protettiva" e al rifiuto, si tirerà senz’altro indietro imbattendosi in un’intenzionalità così negativa. La punizione spesso si traduce in gravi accuse diffamatorie del carattere altrui. Potreste non averci mai pensato in questi termini, ma se osservate bene vedrete che è proprio così. Oppure potreste usare le carenze altrui come scusa per punirli per non aver soddisfatto le vostre richieste, e per non aver accettato un accordo in base al quale tutto vi è dovuto, mentre, su quel livello, poco o nulla è da voi dovuto. Su altri livelli il caso potrebbe essere alquanto diverso.
- Dunque l’interazione inconscia in questo ambito fortifica e giustifica la convinzione che la negatività sia una difesa necessaria. Vista da questa prospettiva limitante sembrerebbe proprio così. Pertanto nel perseguire la vostra intenzionalità negativa siete responsabili anche per l’altro. Una verità della realtà spirituale, all’apparenza paradossale, è che siete responsabili sia di voi stessi, sia dell’altro, ciascuno in modo diverso. Per lo stesso motivo l’intenzionalità negativa altrui vi ferisce e vi ostacola, e i responsabili sono loro. Tuttavia non potrebbero averla vinta se voi non vi attaccaste tenacemente alla vostra posizione. In questo senso la responsabilità è la vostra. Si può scegliere di usare le cattive intenzioni altrui come scusa per restare nella propria posizione, o cercare un altro modo di rispondere alla vita. È dunque altrettanto vero che voi siete esclusivamente responsabili di voi stessi, che gli altri sono esclusivamente responsabili di se stessi, e che ciascuno è responsabile per l’altro.
- Poiché, in definitiva, non c’è divisione tra sé e l’altro, ogni affermazione è vera. Voi siete gli altri e gli altri sono voi. È altrettanto illusoria sia la separazione, sia la dualità ‘o/o’. Non siete voi a essere responsabili per voi o gli altri, né gli altri ad esserlo per se stessi e per voi. Non ci sono ‘o/o’: tutto è uno.
- Pertanto, una volta cessata la vecchia logica di incolpare gli altri per giustificare le vostre scorrettezze e richieste poco amorevoli, non solo vi sganciate da un tremendo doppio vincolo, ma aiutate a sganciarsi anche l’altro. Ovviamente gli altri non dovrebbero contare su di voi, ma provvedere a se stessi e trovare la propria salvezza. Mi direte: "Gli altri non dovrebbero contare sul mio superamento di negatività e problemi per poter anch’essi superare i loro". Sì e no. È certo vero che la responsabilità è la loro e che possono fare quel che vogliono a prescindere da ciò che fate voi, ma lo devono volere davvero. Il loro sforzo, l’investimento e l’impegno verso di sé determinano il risultato indipendentemente da ciò che fanno gli altri, inclusi voi. Ma sbagliate a non vedere che attraverso il vostro atto di verità, che è un atto di amore, aiutate a liberare gli altri dai loro grovigli. Chiarendo qual è la vostra parte negativa eliminate molte confusioni e dubbi, ed emerge il vero quadro di dove e in quale misura ciascuna delle parti contribuisca a un coinvolgimento e a un’interazione psichica negativi. L’effetto è estremamente liberatorio.
- Vi sono particolari fasi dello sviluppo umano in cui un’entità trova quasi impossibile uscire dal proprio sistema di difesa negativo e dalla convinzione che tale difesa sia necessaria, a meno che la persona con cui interagisce non la sganci attraverso il riconoscimento della propria intenzionalità negativa, del proprio atteggiamento distruttivo, della disonestà e meschinità. Immaginate come vi sentireste se qualcuno vicino a voi, che vi ha fatto soffrire evidenziando le vostre colpe - vere o false - e che vi ha pure confuso negando le proprie, a un tratto vi dicesse: “Capisco di non volerti dare amore. Tuttavia voglio qualcosa da te e ti criticherò, accuserò e punirò quando non soddisferai le mie richieste. E non provare a sentirti ferito, perché anche se io voglio farti del male non voglio sentirmi in colpa per le tue ferite”. Immaginate come vi sentireste liberi e come un’ammissione del genere possa d’un colpo solo far chiarezza su tanta confusione! Non penso sia probabile che rispondiate a un siffatto atto d’amore con il moralismo, o recitando la parte dell’innocente che l’aveva sempre saputo e che adesso può essere conclamato vittima innocente.
- Se ammetteste le vostre analoghe richieste infondate, la codardia nell’esprimere il vostro sentire e l’intenzionalità negativa, potreste sì sentirvi feriti nell’orgoglio, ma solo in quello! Chi vi ascolta in quel momento riceverà da voi un dono d’amore, anche se forse voi ancora non sapete amare con tutto il vostro cuore e sentimento, con l’essere interiore. Ma avete cominciato ad amare essendo sinceri.
- Liberando l’altro dalla falsa colpa che gli addossate per nascondere la vostra, gli permettete di osservare la sua colpa reale senza che si autodevasti, e senza quella dolorosa lotta interiore in cui si confondono colpe e accuse reciproche. Confessioni e chiarimenti conducono spesso alla soluzione di problemi più profondi. È come se la personalità avesse bisogno di quella grazia “esterna”, di quell’aiuto. Poiché incolpare gli altri in modo disonesto impedisce loro di autorivelarsi; infatti se ammettessero la colpa avreste ragione ad accusarli di essere cattivi e causa del vostro soffrire. È così che le persone si legano a vicenda nella negazione, nella proiezione del senso di colpa, nella lotta, nella confusione e nelle interazioni negative. Qualcuno deve cominciare ad allentare l’aggancio e a districare i nodi.
- L’intenzionalità negativa è una difesa. Nasce dalla convinzione innata che non ci si può fidare del mondo, e l’unico modo che ha il sé di proteggersi è essere altrettanto meschino, o anche di più. Ammettendo la vostra malizia aiutate gli altri a confidare nella dignità del mondo e delle persone. E poi comincerete a pensare: "Dopotutto non è così pericoloso. Forse non sono il solo a tenere nascoste la vergogna e la colpa. Forse posso lasciarmi andare. Forse anch’io posso ammettere il mio sentire senza essere considerato l’unico responsabile”. Quale differenza sarebbe nel vostro atteggiamento verso la vita, nella vostra posizione spirituale di entità umana!
- Il vostro sistema energetico deve iniziare a cambiare. Quando lavorate tutti insieme in modo onesto, l’amore non è un comando impartito dalla volontà e dalla mente; non è un’astrazione; non è un atto commovente o sentimentale. È vigoroso, assertivo e libero. L’onestà è la forma d’amore più necessaria e rara tra gli esseri umani. Senza onestà rimarrà sempre l’illusione di essere separati dagli altri, che i vostri interessi siano contrastanti, che per proteggere i vostri interessi dovete sconfiggere gli altri, e viceversa.
- Solo conoscendo e confessando la vostra negatività, amici miei, assumendovene la responsabilità e non proiettandola sugli altri mentre distorcete la realtà, acquisirete di colpo una nuova visione dell’agire altrui; e anche se gli altri non ammetteranno la loro, voi saprete perché. Anche questo vi rende liberi e vi fa uscire dalla confusione e dal senso di colpa che vi fa dire “Dove sono colpevole per il mio soffrire? Come l’ho causato? In che modo l’hanno causato gli altri?”; che vi fa oscillare tra biasimo e sensi di colpa senza portare soluzioni. Ma nel momento in cui vi assumete la responsabilità dei vostri atteggiamenti negativi e distruttivi verso gli altri, anche nel caso in cui gli altri non siano disposti a fare altrettanto, vedrete il quadro con chiarezza. E vi sgancerete non solo grazie all’ammissione e alla conoscenza di voi, ma anche perché capirete le intenzioni negative, lo sbottare e le proiezioni disoneste dell’altro. Ecco perché chiunque riconosca il peggio in se stesso prova inevitabilmente e come risultato immediato un senso di euforia, liberazione, energia, speranza e luce.
- La crescita spirituale vi dona la conoscenza dell’intimo altrui: i loro pensieri, le intenzioni, il sentire. Non è magia; accade naturalmente perché in realtà voi e gli altri siete uno. Se leggete accuratamente la vostra mente non potete evitare di leggere quella altrui, poiché in realtà la mente è unica. Le menti degli altri sono libri chiusi solo finché voi vi nascondete dalla vostra mente. Poter leggere la mente altrui risulterebbe una magia pericolosa se derivasse dal potere psichico di un individuo, che ne potrebbe abusare. Ma se tale capacità cresce in modo organico come sottoprodotto della conoscenza della propria costituzione interiore, allora è naturale e non se ne può abusare, assecondando pulsioni di potere o negatività.
- Ciò che al momento appare come un’entità separata verrà vista per ciò che è nella realtà indifferenziata, poiché avrete raggiunto una profonda veridicità. Si vedrà che tutto è uno, che esiste una sola coscienza. Quanto è liberatorio conoscere e vedere negli altri, e non essere più confusi e lacerati! Tale abilità si sviluppa rinunciando al vantaggio del nascondersi, del proiettare, del negare e del distorcere; essa cresce rinunciando a un atteggiamento che non solo confonde gli altri intorno a voi che sono in uno stato simile, ma confonde anche voi.
- Abbiamo parlato nell’ultima lezione del dolore della colpa. Il dolore peggiore è quando non sapete bene quale sia la vostra parte in una certa interazione, e quale quella altrui. È una sofferenza che viene dall’occultamento. Vi fa a pezzi, vi fa soffrire e brancolare nel buio, come un animale in trappola. Ma voi siete la vittima di voi stessi. Vi siete messi in trappola da soli scegliendo di non essere onesti.
- Ogni volta che gli umani si evolvono in uno stato più espanso necessitano di strumenti diversi. Facciamo l’analogia della gestione di un’impresa. Quando l’attività è ancora poco estesa, l’organizzazione si adatta a scopo e dimensioni dell’impresa. Essa è appropriata e dunque armoniosa. Ma quando si espande l’attività, l’organizzazione che andava bene per una piccola struttura non va più bene per una più grande: non essendo proporzionata non può funzionare senza intoppi. Se il suo titolare non accettasse il cambiamento e persistesse nel mantenere il vecchio metodo collaudato, o fallirebbe, o troverebbe molto difficile operare.
- La stessa legge, amici, si applica alla vostra espansione interiore. Man mano che crescete e imparate a conoscere voi stessi, e quindi gli altri e il mondo, sperimentate la vita in modi più profondi e vari: dopotutto è per questo che vi siete incarnati. Più capirete e proverete sentimenti che prima evitavate, più preparate il terreno, per così dire, per una “operazione allargata". In termini pratici ciò significa che atteggiamenti un tempo utili ora diventano distruttivi e limitanti.
- Succede spesso nel sentiero evolutivo che le entità crescano in modi diversi e preparino il terreno per i nuovi atteggiamenti necessari verso la vita. Eppure esse possono impedire l’espansione rifiutandosi di rinunciare a certi atteggiamenti. Quindi dovete adattarvi a nuovi modi di rispondere al mondo, amici miei, rispondendo diversamente alle reazioni altrui verso di voi, a ciò che accade intorno a voi e dentro di voi. E sarà così, innanzitutto sapendo che la vostra vecchia risposta è un riflesso condizionato per adattarvi a un modo più limitato di funzionare nella vita; e poi con il mettere in discussione quel riflesso e le relative credenze. Infine, ultimo ma non meno importante - e questo è il tema principale della lezione odierna - scegliendo l’amore al posto della separazione come modo di stare nel mondo.
- Di nuovo, queste non devono essere solo parole, concetti mentali, forzature o sentimentalismi che coprono le tante cose che non volete ammettere. Vi dovete attivare in base a dove vi trovate interiormente. Ammettere la propria negatività è sempre un atto d’amore, che sia rivolto a una persona, ove possibile, o a un helper non coinvolto direttamente con la vostra negatività. È pur sempre un atto d’amore verso l’universo. Ovunque troviate la vostra negatività, amici miei, pur scegliendo di mantenerla ancora, prendete in considerazione il fatto che un giorno vorrete rinunciarvi per amore dell’universo, per amor vostro.
- L’amore è la chiave. Se non aprirete il cuore appassirete. Avete visto tutti che per quanto vera possa essere una diagnosi, per quante intuizioni abbiate acquisito sulla storia e le dinamiche di una condizione problematica, se non vi impegnate ad aprire il vostro cuore non potrà mai esservi nessun vero cambiamento. Non vi potete realizzare, amici miei, se non sentite col cuore. Ed è inutile fingere di voler amare, o addirittura amare di fatto, finché avrete paura di provare i vostri sentimenti. Nella misura in cui ciò è vero, vi ritrarrete dall’amare.
- Non potete essere forti e coraggiosi né amare voi stessi, se non amate. È altrettanto vero che solo amando gli altri potete amare voi stessi. Il primo passo è essere disposti ad amare. Non iniziate ad amare solo perché scegliete di farlo. Invocate la natura divina del vostro nucleo più intimo per avere la grazia di amare. La grazia divina si può manifestare attraverso di voi facendovi aprire il cuore e perdere la paura di provare sentimenti, di essere vulnerabili. Questo è tutto ciò di cui avete bisogno. Se non amerete, non avrete nulla. Se amerete, avrete tutto. Ma se amate in modo falso, fingendo, ciò è assai meno amorevole e molto più ingannevole e nocivo delle occasioni in cui ammettete di odiare. Ammettere l’odio è più amorevole di un atto all’apparenza amorevole che nega l’odio. Pensateci, amici miei.
- Prendetevi il tempo di assimilare il materiale che vi ho dato e stabilire la più reale e vitale di tutte le comunicazioni dirette: quella con il vostro sé spirituale. Per fare questo dovete eliminare gli autoinganni e le finzioni che bloccano, in voi, la via verso Dio. Chi di voi non ha ancora scoperto dove e come non è amorevole dovrebbe iniziare a farlo. Non lasciatevi ingannare dal fatto che in qualche ambito state già amando. Chiedetevi quanto vi sentite soddisfatti. Quanto vi sentite al sicuro e non minacciati dagli altri? Quanto vi sentite a vostro agio nella vita? Quella è la risposta su quanto siete amorevoli e sinceri. Ed ecco allora il primo passo dell’amore: ammettere il vostro odio. Il vostro punire gli altri. La vostra cattiveria. Nella misura in cui lo farete, inizierete ad amare. Siete partiti dal gradino più basso della scala dell’amore nel momento in cui avete ammesso la scomoda verità che volevate nascondere e per la quale avete reso responsabile l’altro. Lo avete fatto distorcendo la realtà o usando, come scusa, qualcosa che era vero solo in parte.
- Comprendere questo, amici miei, richiede tanta meditazione e autentica buona volontà. Ma che fantastica chiave per la vita! Dovete solo volerlo vedere fortemente. Quanto più resisterete all’espansione verso un nuovo modo di agire, pur essendo già pronti, tanto più forte e dolorosa sarà la risultante crisi. Quanto più volitivi e indifesi, tanto più facile sarà la transizione verso un nuovo stato, più veritiero e amorevole.
- Ora impegnatevi ad andare sempre più a fondo in questa direzione. Ad andare a fondo e ad aiutare voi stessi e chi vi circonda. Lasciate che ciò accada. È la più grande tra le benedizioni. Creerete così il nuovo clima necessario a un ambiente nuovo, dentro e fuori di voi.
- È stato un anno di lavoro davvero benedetto, amici miei. Molti di voi hanno manifestato la crescita spirituale in una vita più realizzata, di maggiore pace e sicurezza e di realizzazione esteriore. E in futuro sarà così sempre di più, man mano che espanderete il vostro nucleo di apprendimento e purificazione spirituale.
- Siete davvero benedetti. Ogni passo di verità, ogni passo verso l’amore libera una maggiore energia spirituale. Ogni passo decoroso attiva maggiormente la vostra natura divina. Siate voi quella natura divina!
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