Lez. 179 - Reazioni a catena nella dinamica della sostanza creativa della vita
Lezione della Guida del Sentiero - Pathwork Guide Lecture
16 gennaio 1970
Traduzione in italiano di Daniele Buratti
Revisione non ancora effettuata
Edizione Agosto 2018
- Saluti e benedizioni a tutti voi, miei amici carissimi. Che la verità di queste parole possa raggiungere il vostro essere più intimo e deporre un seme nel terreno fertile della sostanza creativa che vi ha generato e che è sempre con voi. Perché essere è un processo continuo. La nascita non è un evento singolo. La vita porta sempre nuovi frutti. Ciò che è già nato si rinnova incessantemente, cresce e cambia: è in un processo di nascita perpetua.
- In questa lezione vi vorrei parlare di una reazione a catena molto specifica e della sua manifestazione naturale e libera, che è positiva, ma anche della sua deformazione. Nella sua versione positiva e naturale gli anelli della catena sono: l’abbondanza e la generosità di base della vita; il suo ‘dare’ incessante; un atteggiamento dell'uomo analogo, e dunque compatibile; il dominio di sé; la capacità di gestire la frustrazione in modo realistico e costruttivo; essere autentici nei fatti, con sé stessi, e nel momento.
- Gli anelli della reazione a catena negativa sono: una vita limitata e un senso di inimicizia nei confronti dell'umanità; pochezza di spirito e mettersi sulla difensiva; autoalienazione; un modo fasullo e distruttivo di reagire alla frustrazione; vivere per il consenso degli altri e per farsi notare, oppure, e sovente al tempo stesso, ribellarsi per dimostrare che si possiede uno spirito indipendente.
- Abbiamo ampiamente esaminato ogni singolo elemento e avete spesso avuto modo di lavorarci sopra nel vostro percorso, ma non abbiamo ancora osservato l'importanza di questi elementi nel loro insieme. È dunque necessario parlarne in modo più diffuso.
- L'essenza della vita è la sua illimitata fertilità e la sua generosità. Essa fa continuamente germogliare nuove e variegate occasioni di felicità, di auto-espressione, di fascinazione: tutto, ma proprio tutto ciò che la mente può concepire, comprese, naturalmente, le manifestazioni limitate e negative. Se la vostra mente è strutturata per percepire e concepire la vita come ostile e cattiva a priori, per voi si svilupperà proprio in quel modo. Se ignorate la versatilità e la ricchezza della vita e la sua capacità di creare tutto ciò in cui voi credete e che desiderate, allora vi mettete in trappola da soli, riuscendo a liberarvene solo prendendone consapevolezza: solo quando dubiterete del vostro assunto silente di una vita limitata e negativa, che vi era sembrato tanto naturale da non farci nemmeno caso. Allora saprete che esiste anche la possibilità di poter dar luogo per davvero a un diverso tipo di manifestazione.
- Si potrebbe quasi dire che sia la mente umana a ingannarci con una visione fuorviante e limitata della vita. Quindi, per ritrovare la verità dell'essere è sufficiente lavorare sulla mente. La mente umana non riesce a concepire il continuo gorgogliare della vita e la sua potente energia creativa. Tuttavia non potrete sperimentare le sfaccettature o le particelle di questa essenza vitale se non aprirete la porta alla vita e ai suoi doni. Potrei aggiungere che il fatto stesso che la vita vi possa elargire esattamente ciò che concepite e a cui anelate ne comprova l’inesauribile potenza e generosità. Se la mente, parte intrinseca della vita stessa, non è orientata verso la vera essenza vitale, la vostra vita non potrà che riflettere quell’atteggiamento mentale. Potrete colmare la lacuna solo se saprete riconciliare la manifestazione della vita con la vostra coscienza, e allora la vostra vita inizierà a essere ciò che, in potenza, è di già.
- Il secondo anello della catena è il vostro atteggiamento. Vi ho già spiegato come la vostra coscienza, la vostra idea della vita e ciò che vi aspettate da essa influenzino direttamente la sua manifestazione. Una volta consapevoli della sua essenza, di quanto sia ricca e generosa, il vostro atteggiamento non rifletterà più la convinzione che la vita vi sia nemica, poiché il vostro stesso essere sarà compatibile con la generosità della vita.
- Ma cerchiamo di capire meglio. Con una convinzione negativa è normale essere sospettosi. Il sospetto genera impulsi e atteggiamenti ingenerosi, come sospettare che qualcuno abbia delle cattive intenzioni nei vostri confronti mentre, forse, costui è molto ben disposto verso di voi. Lo stesso principio vale per una particolare entità o per la stessa vita. Un atteggiamento sospettoso e ingeneroso crea nuovi aspetti negativi e limitanti, quali la paura e l’avidità, entrambe prodotte dalla cecità e generatrici di ulteriore cecità. L'avidità fa sì che uno accumuli anche quando non ne ha bisogno. Essa crea un'energia chiusa, limitata e molto negativa, nonché un'atmosfera che esclude la persona dalla vita e che le fa sperimentare carenze, rifiuti e frustrazioni. Quest’ultima deve perciò costruirsi delle difese contro le esperienze negative. E voi tutti sapete quanto le difese siano dannose, come distruggano le cose buone della vita che vorrebbero venire a voi.
- Se, d’altro canto, sapete che l'essenza della vita è generosa, allora sarete aperti, fiduciosi e generosi - generosi nella vostra fiducia verso la vita e verso voi stessi, perché non dovrete più delimitare il vostro io nell’angusto spazio dell’ingenerosità. Ogni sentimento fluirà con generosità e senza timore, e la vita sarà ancora più generosa verso l'individuo che ne comprende la natura e si comporta di conseguenza.
- Riassumendo: la vostra compatibilità con la vita sta nell’avere fiducia in essa e nel costruire questa fiducia; nel sapere che la vita è illimitata e che vi darà esattamente in base alle aspettative, all’approccio e alle convinzioni che avete. Più si consoliderà questo convincimento, a mano a mano che farete esperienza di tale verità, più diverrete fiduciosi, rilassati, positivi, creativi e generosi. Cadranno le inevitabili e meschine difese, le pseudo protezioni e le pretese di chi diffida della vita. Se osservate quelle difese da vicino vi accorgerete che sotto sotto voi dubitate della benignità di fondo della vita.
- Ogni volta che vi trovate invischiati in un problema, in quelle battaglie nevrotiche con voi stessi e con la vita, per lo meno in quel contesto avete una percezione negativa della vita e quindi diffiderete della vita. Pertanto adotterete un approccio meschino verso la vita. Laddove ci sono problemi interiori si ha una visione negativa sulla vita, diffidenza e atteggiamenti ingenerosi verso la vita e verso gli altri. Sono le stesse caratteristiche di tutti quei ruoli e giochetti che abbiamo largamente analizzato e su cui stiamo lavorando.
- La tappa successiva della reazione a catena è il possesso o l’alienazione dell’io. Se è vero che gli esseri umani devono donarsi con generosità così come fa la vita con tutte le creature, sempre che le sia consentito farlo, allora l'individuo deve in primo luogo possedere sé stesso, prima di potersi donare. Solo possedendo pienamente voi stessi potrete donarvi in modo sicuro e, nel donarvi, trovare un auto-rinnovamento. Quando si dà sembra che si perda qualcosa. Sembra che ci si stia gettando in modo incosciente in quello che sembra essere un abisso, solo per poi scoprire che ogni rischio è illusorio e che donarsi alla vita è l'atteggiamento più sicuro e realistico che si possa adottare. Ma questo si comprende solo se si accetta di correre il rischio. E potrete rischiare solo se avrete il pieno possesso di voi stessi - in caso contrario, non lo fate! Se non possedete voi stessi non avrete nulla da dare. Siete poveri. Poiché la ricchezza della vita è dentro di voi. Se ignorate questo fatto e costruite i vostri valori e le vostre fondamenta al di fuori di voi non fate che impoverirvi e quindi non potrete dare nulla. Al contrario, cercherete di accumulare sempre di più, di imbrogliare la vita manipolando le situazioni in modo da ricevere il massimo dando il meno possibile. Ora non voglio entrare nel merito delle questioni materiali, anche se il vostro modo di approcciarle può risentire dell’atteggiamento emozionale adottato. Questi atteggiamenti non sono sempre esattamente paralleli. Ciò che mi interessa di più è il livello più sottile del sentire. Il modo in cui donate il vostro sentire e ricevete i buoni sentimenti altrui è il parametro con cui stabilire se la reazione a catena è positiva o negativa in qualsivoglia aspetto della vostra vita. In genere si è più propensi a barare con la vita nel campo delle emozioni. In gran parte gli uomini - in un modo o nell’altro, chi più chi meno - vogliono per sé tutto l'amore possibile senza essere disposti a darlo, pur cercando di convincersi di esserne capaci se solo fossero gli altri ad amarli per primi, perché convinti che sia molto pericoloso amare senza la certezza di essere ricambiati come vorrebbero.
- Questo ci porta al successivo anello della reazione a catena. Quali sono gli elementi che determinano il possesso di sé? Sono svariati e non possiamo esaminarli tutti subito. Ma ci sono due aspetti specifici di cui abbiamo già parlato in altri contesti che sono dei punti chiave, i quali, se sani, denotano il possesso di sé. Il primo è la capacità di affrontare la frustrazione quando sembra che la vita vi dica di ‘No’. Un conto è sapere in teoria che ogni ‘no’ che sperimentate nella vita, al di là di donde provenga e di quanto vi sembri ingiusto, è prodotto dalle vostre azioni; altro conto è farne esperienza. Per farlo dovrete ricorrere a tutta la vostra forza di volontà, e la cosa non è facile. Vuol dire vincere la forte tentazione di indulgere nell’autocommiserazione, nel rancore, nelle lamentele, e anche la tentazione di far sentire in colpa il prossimo - in modo aperto o velato - con le vostre reazioni ed espressioni emotive. Quest’ultima modalità inizialmente può sembrare giustificata e attraente. La prima modalità - quella di sostenere la frustrazione - implica l’accettazione dell’altra premessa che per il momento non riuscite ancora a comprendere, ma che dovrete ricercare fino al momento in cui la vera causa vi si manifesterà. Fino ad allora dovrete convivere con la frustrazione, sebbene in modo produttivo.
- C'è un modo giusto e produttivo e un altro sbagliato e distruttivo di accettare oppure di rifiutare le frustrazioni nella vita. Il corretto tipo di accettazione automaticamente comporta il corretto tipo di rifiuto della frustrazione. Un’accettazione corretta è la consapevolezza e la volontà di vedere che ogni frustrazione è autoprodotta e che volete rimuovere tale evidenza. Dunque dovete accettarne le conseguenze con coraggio e senza autoindulgenza. In tal modo sarete utilmente predisposti a voler pagare per i vostri errori e capirete che non si tratta di un’imposizione sleale della vita. Un simile atteggiamento non è mai negativo o privo di speranza, ma porta al giusto tipo di rifiuto della sofferenza. La persona lo esprime in questo modo: "Non serve soffrire per tutta la vita. Mi impegno, con tutto il cuore e con tutte le mie energie, a ricercarne il motivo e a cambiarlo. Pertanto so che la vita mi darà la realizzazione che desidero e che merito, tanto più se mi comporto come un adulto che non rivendica alcun trattamento speciale per la sua ignoranza e distruttività". Questo atteggiamento unisce la corretta accettazione e il corretto rifiuto della frustrazione.
- Un’errata accettazione della frustrazione conduce all’errato modo di rifiutarla, e viceversa. Se delle frustrazioni ne fate un dramma, quasi che sia la fine del vostro mondo, presto ne sarete talmente convinti che per voi sarà proprio così - e troverete tutte le ragioni a sostegno del vostro assioma. Al contempo la personalità sta fondamentalmente dicendo: "Io respingo ogni delusione. Voglio avere tutto, sempre e subito, e proprio come desidero, e così non mi sentirò perseguitato". La negazione della propria responsabilità porta a una falsa accettazione, a sconforto, rinuncia, sventura. Quando l’individuo trasforma in tragedia la piccola e momentanea frustrazione, difficoltà, o delusione, inducendo una visione negativa della vita, ha luogo una "accettazione" distruttiva. Trasformare un avvenimento sgradito in catastrofe (spesso solo a livello di reazione emotiva che non si può esprimere apertamente), persistendo a vederla in quel modo, pretendendo con arroganza di essere trattati in modo speciale dalla vita, ed esagerando le difficoltà, quasi che fossero insormontabili e insolubili, brevemente, con la caparbietà, l’orgoglio e la paura si crea un clima oscuro e si getta discordia nell'animo. Aumenta la divisione dualistica. È sempre facile perdersi tra due opposti, che sono entrambi sbagliati se si considerano come tali. Il principio che si evince chiaramente è che l’accettazione e il rifiuto della frustrazione non sono degli opposti, bensì parti di un insieme armonioso. L’atteggiamento che ne consegue diventa compatibile con la natura della vita e promuove uno stato rilassato, ottimista, fiducioso. È un atteggiamento che fa a meno di trattamenti speciali; rinuncia a vittimismo e accuse, ed è umile e generoso.
- Con questo atteggiamento voi diventate attivi e ricettivi al tempo stesso, e la sostanza creativa potrà iniziare a germogliare in voi. Supererete i limiti dell’esistenza. Se praticherete il giusto modo di accettare e di rifiutare le frustrazioni riuscirete ad avere il possesso di voi stessi, un possesso pieno. Viceversa, se tenderete al modo erroneo di accettare e di rifiutare le frustrazioni, vi alienerete da voi stessi. Non sarete centrati, dal momento che questa combinazione errata disattiva automaticamente le forze migliori e più intime. La negatività così prodotta paralizzerà tutto ciò che in voi è essenziale ai fini di un’autentica individualità.
- Il secondo requisito per il pieno possesso di sé è essere sinceri con voi stessi. Questo può voler dire molte cose: vivere per la verità di una questione che al momento può sembrare complessa; essere allineati con i propri sentimenti, opinioni ed espressioni più intimi, e non con quelli altrui; essere onesti con la verità del momento, a volte talmente distorta dai giochetti mentali delle parti coinvolte da richiedere nuovamente il superamento della realtà apparente. Nelle situazioni complesse, la gente soffre più che altro perché non sa discernere tra ‘pro e contro’ e tra ‘sé’ e ‘ma’. È sempre così, quando c’è autoalienazione e si perde di vista il punto centrale. Si può recuperare il possesso di sé solo se si è determinati a vedere la verità più profonda che riconcilia sempre i conflitti esteriori apparenti, sia nell’individuo che nei rapporti con gli altri. Questa realtà interiore si rivelerà a voi quando il vostro io saprà rinunciare a ostinazione, orgoglio e paura - ossia alle sue difese - per ciò che è più positivo in un dato frangente. Chiaramente all’inizio ci vuole spesso una gran determinazione a respingere la linea di minor resistenza, che consiste nel voler concepire la questione unicamente in base al proprio problema personale con la vita con tutte le lamentele, le accuse e il vittimismo.
- Essere onesti con sé stessi contrasta la tendenza a sottostare ad altri, a conformarsi e a tranquillizzare, che serve solo per ottenere l'approvazione altrui. Assoggettarsi e tranquillizzare non porta a nulla se non a un forte risentimento e a un ulteriore senso di ingiustizia. Dovete rinunciare all’orgoglio di dimostrare di essere meglio degli altri e a fare colpo su tutti. Ma dovete anche rinunciare alla tendenza ugualmente dannosa di dimostrare la vostra indipendenza attraverso una ribellione ottusa e priva di senso. La ribellione, alla stregua del conformarsi agli schemi altrui, non conduce all’individualità, pur essendo spesso confusa con la forza e con il possedere un carattere indipendente. In realtà l’io che si chiude ottusamente agli altri è altrettanto debole dell’io che replica come un pappagallo i valori altrui. In entrambi i casi si perde individualità, perché la verità della materia si disperde sotto le macerie del falso conformismo o della falsa ribellione. Rinunciando a entrambe le false alternative emergerà la verità del momento.
- Ecco di nuovo due opposti apparenti. Il corretto tipo di autoaffermazione che accetta il rischio di critica porta a un’apertura della mente che consente di ascoltare e valutare onestamente ciò che gli altri hanno da dire, ponendosi una sola domanda: "Questa è una verità? Potrebbe essere la mia verità?". In caso affermativo, quel valore diventerà anche il proprio valore e la propria verità.
- In breve: se all’io preme solo apparire davanti agli altri senza curarsi del contesto, non ci può essere possesso di sé. D'altro canto, se l’io adotta un atteggiamento ottusamente ribelle solo per dimostrare che se ne infischia delle opinioni altrui, anche in quel caso non ci può essere possesso di sé. Con approcci del genere, che se ne adotti l’uno o l’altro, oppure insieme o in modo alterno, voi non fate che perdere voi stessi. Troverete la vostra vera essenza ricercando la realtà sottostante e riconciliante, che vi si rivelerà quando avrete deciso di rinunciare ad atteggiamenti negativi e distruttivi. Esprimete questa volontà in modo conciso e chiedete di essere guidati. Se quella volontà non c’è, allora osservatevi attentamente; troverete di avere dei seri pregiudizi che frenano la vostra volontà. Nulla è più dannoso che negare che l’io non voglia rinunciare ad atteggiamenti distruttivi, per poi fingere di non meritare assolutamente quello che vi capita.
- La vita vi elargirà tutto il meglio con abbondanza e generosità se anche voi le darete il meglio di voi, riconoscendo in ogni frangente la verità di fondo del problema, a prescindere da quanto esso sia – o sembri - difficile da affrontare. Solo allora saprete essere costruttivi e intraprendenti così come desiderate e sperimenterete l'abbondanza e l’assoluta bontà della vita. Altrimenti il vostro desiderio di felicità sarà sempre contrastato dal timore di essere felici, finendo addirittura col respingere la felicità benché la ricerchiate.
- Paradossalmente la questione non è né così complicata come sembra, né facile. Cesserà di essere complicata quando vi impegnerete a cercare con costanza la verità ultima in ogni aspetto della vita. Ma non è neanche facile, perché l'io non vuole rinunciare alle sue finzioni e ai suoi giochetti. A lui piace recitare in pubblico anche se il pubblico non c’è.
- Se imparerete a gestire la frustrazione e rimarrete fedeli alla realtà ultima del vostro io e della situazione, sarete delle persone che agiscono in modo creativo, senza più ruoli né finzioni. Consentirete a voi stessi di sentire e di pulsare appieno, poiché questa è la verità dell'essere. Accetterete la vostra condizione temporanea non con disperazione, bensì con la speranza giustificata dalla positività e dal realismo con cui vi approcciate. In questo modo non potrete che scoprire la generosità della vita, che vi elargirà i suoi beni di continuo e al di là di ogni immaginazione. La vita sarà il riflesso della vostra anima, con espressioni nuove e inesauribili, con nuove forme di piacere e relazioni profonde e unificanti, con nuovi successi, nuove avventure, e un benessere e una pace più profondi. Queste non sono promesse vuote, ma fatti. Sperimenterete modalità sempre nuove, entusiasmo e serenità, non appena rinuncerete agli atteggiamenti negativi e ai trucchetti difensivi.
- Se si è coinvolti nella reazione a catena negativa non si sperimenta altra realtà che la natura desolante e limitata della vita, e parole come queste possono sembrare utopia. Più ci si arrocca in posizioni di giudizio e di autovittimismo, più la vita falsa e limitata diventa reale, e più si serrano le porte della prigione. Benché abbiate costruito voi stessi quelle porte, restano comunque porte che solo l’io può aprire. La realtà apparente, che è falsa, trascina l’io che l’ha generata tanto a fondo da sembrare quasi impossibile fuoriuscirne, poiché se vi ingannate in quel modo vi sembrerà che al di fuori non ci sia nient’altro. Ognuno di voi, nel corso del vostro lungo peregrinare, dovrà trovare la via del ritorno verso la verità dell’essenza della vita; dovrete capire come la mente vi abbia ingannato analizzando i vostri preconcetti negativi sulla vita, quelli che hanno generato gli atteggiamenti negativi e che vi hanno fatto vivere la vita proprio come la percepivate.
- L’uomo medio incappa in questi giochetti mentali in determinati ambiti, le cosiddette zone "problematiche" dell’individuo, ma questo aspetto negativo non è presente in ogni ambito della vita. Sarebbe sbagliato ritenere la reazione a catena positiva o quella negativa le uniche verità della vostra condizione; vi accorgerete che le possedete entrambe. In taluni è più forte l’una, in altri l’altra.
- Osservate in quale area della vita siete più soddisfatti e felici. Constaterete come la vostra idea di quell’area sia positiva al pari delle vostre aspettative. E non perché la vita sia stata buona con voi. Al contrario, sicuri della ricchezza della vita, in quel contesto voi siete rilassati, rassicurati e pieni di fiducia. Non vi sentite né minacciati, né spaventati. Mantenete un atteggiamento positivo anche in presenza di difficoltà o di delusioni occasionali, perché le saprete affrontare di volta in volta. Così potrete acquisire tutto il buono della vita con sempre minor sforzo e in modo continuativo. Guardando la cosa da vicino vedrete che, almeno in quel contesto, vi potete permettere di essere voi stessi.
- Allo stesso tempo c’è probabilmente un’altra area in voi con condizioni del tutto diverse, in cui si evince la presenza di una catena negativa. Gli esseri umani con catene unicamente positive o unicamente negative sono un'eccezione. I primi sono delle persone realizzate, ai secondi, invece, va sempre tutto storto. Forse sono persone che vivono ai margini della società, come i carcerati o i malati di mente. La maggior parte degli umani si trova più o meno nel mezzo, con catene sia positive, sia negative, che agiscono in loro. Il percorso di crescita consiste nel far emergere quelle negative e trasformarle in positive. Più si realizza questo processo, più ci si avvicina alla propria realizzazione.
- Se vi osserverete da questa prospettiva e lavorerete seriamente sulle vostre reazioni a catena, amici miei, all’inizio sarà una dura lotta. Passare dalla serie negativa a quella positiva vi sembrerà impossibile. In questa battaglia occorre tener presente che esiste un'altra realtà oltre a quella di cui fate esperienza. Sarà più facile rendervene conto quando sarete divenuti consapevoli, innanzitutto, che esiste in voi una reazione a catena positiva. Allora avrete una buona base per fare il raffronto tra i due tipi di reazioni. Ma non dovrete farlo in modo superficiale, piuttosto andate in profondità, così che possiate percepire le connessioni e trovare la chiave per comprendere i vostri problemi.
- Quando riconoscerete del tutto la vostra convinzione negativa riguardo a uno specifico aspetto della vita e vi saprete percepire abbastanza a fondo facendo uso della meditazione, voi constaterete, dapprima in modo molto sottile, quanto siate portati a credere nella negatività. Dopo un po' percepirete che, in realtà, quell’atteggiamento non è così sottile, ma deciso ed evidente. Siete tentati da una serie di sentimenti e atteggiamenti. Per esempio vi preparate sempre al peggio così da evitare delusioni. Per voi è fondamentale, poiché non siete in grado di sopportare la frustrazione. C'è anche un elemento di ripicca in un’aspettativa negativa della vita, quasi un’accusa alla vita di essere cattiva. Questi sono, forse, gli aspetti principali del fascino e dell'attrattiva di una visione negativa. Se non rinuncerete a questo atteggiamento non potrete sperare di uscire dal ciclo di un falso destino. Sfidate questo falso destino: solo voi potete farlo. Quanto più esprimerete il desiderio e la ferma intenzione di voler vedere una più ampia realtà al di là di quella a cui siete abituati, tanto più la percepirete. All’inizio in modo graduale e saltuario, un po’ alla volta vedrete il vago contorno di un nuovo paesaggio, un nuovo panorama. Questa esperienza, seppur tenue all'inizio, diverrà più reale di qualsiasi cosa voi abbiate mai conosciuto. Ma dovete continuare a insistere, perché l’antico fascino della convinzione negativa è ben radicato in voi. Dovrete gradualmente smetterla di avere sempre delle aspettative negative.
- Probabilmente sperimenterete qualcosa di questo tipo: ritrovarvi in una situazione limitata e sconfortante che sembra offrire poche alternative - in genere una buona e una, o più, cattive. Se quella che ritenete una situazione desiderabile - e potrebbe esserlo davvero - tarda ad arrivare, allora cedete alla tentazione di fare con la vita il gioco del fato, rafforzando in tal modo la reazione a catena negativa. Ma se metterete in dubbio la vostra prospettiva negativa e vi aprirete a nuove possibilità, potreste arrivare a una soluzione del tutto diversa. Forse non il risultato ideale, che richiederebbe di superare un maggior numero di ostacoli interiori e un’ulteriore dose di impegno e di pazienza. Ma durante il processo di passare attraverso queste fasi troverete la realizzazione cui anelate. Senza il superamento delle varie fasi non riuscirete a giungere alla vostra realizzazione.
- La nuova visione vi donerà sensazioni di profonda felicità, di sicurezza, di realtà e di significatività. I risultati a cui perverrete saranno proprio farina del vostro sacco e non qualcosa che vi arriva da fuori. Avrete saldamente in mano il timone della vostra vita. Avrete il controllo, indipendentemente da chi vi sta attorno. Anche se gli altri dovessero fallire, voi non perderete la strada della sicurezza e della felicità.
- Questo è un altro punto importante: non vi lasciate fuorviare da aspettative limitate di possibili alternative. È così importante avere una mente flessibile e aperta. Non chiudete le porte con nozioni preconcette, ma permettete alla vita di mostrarvi le tante possibilità di cui nemmeno vi accorgete, dato che vi siete condizionati a vederne solo alcune. Apritevi ad altre possibilità oltre a quelle che riuscite a concepire. Quando riuscirete ad accettare dei ‘No’, allora sarete flessibili. Vedrete come molto spesso i ‘No’ diventino dei ‘Sì’, quando avrete compreso questo fatto fino in fondo.
- Questa è la chiave che dovrebbe usare chi tra voi sta in questo percorso intensivo. Gli anelli della catena non sono, di per sé, qualcosa che abbiamo appena scoperto, ma la loro interconnessione e la loro successione sono di grande importanza. Vedrete qualcosa da chiarire dentro di voi, per agevolare un ‘cambio di binario’. Potrete dar vita a una realtà per voi del tutto nuova.
- Fate scendere questo insegnamento nell’intimo e lavorateci sopra. Esaminate le vostre reazioni a catena. Vedete come esse operino nella vostra vita, sia le positive che le negative. Siate tutti benedetti. Ricevete l'amore e la forza che si riversa nei vostri cuori e nelle vostre menti. Siate nella pace.
- APPENDICE (di Eva Broch Pierrakos)
- Un caso
Come insegna la Guida, noi siamo gli artefici di tutto il nostro destino, della nostra felicità e infelicità, della nostra autorealizzazione e della sofferenza. La teoria di base di questo concetto metafisico sembrerebbe facile da accettare, ma all’inizio è molto difficile da percepire come realtà pratica del qui e ora. Specialmente quando parliamo di disturbi mentali. - Nei lunghi anni di esperienza nel nostro Sentiero abbiamo constatato la veridicità del concetto di autocreazione delle situazioni. Se osservati da vicino, i pensieri nascosti e apparentemente innocui possono rivelare un desiderio di malattia, di morte, e di ogni sorta di sofferenza di cui lamentarsi. Una volta appurato che, in effetti, desiderate proprio ciò che più temete e avversate, ecco che si presenta a voi una via d'uscita, anche se l’averne scoperto il meccanismo non vi farà desistere subito dal vostro desiderio occulto. Un desiderio ostinato e distruttivo le cui specifiche motivazioni dovrete far emergere, esplorare, mettere in dubbio e verificare nella realtà - quella realtà che voi non avete contrattato.
- Riguardo ai disturbi mentali, diversi anni fa abbiamo avuto riprova di questo concetto fondamentale per la prima volta. Venne dalla Guida una donna che era stata spesso ospite di centri d’igiene mentale, in cui veniva anche sottoposta a elettroshock. Nella vita normale aveva dimostrato un’intelligenza fuori dal comune e di essere persino brillante, come lo sono spesso individui del genere. La donna pose alla Guida diverse questioni relative al suo disturbo. La Guida le disse: "Tu desideri avere una malattia mentale. Hai i tuoi motivi, che dovrai riconoscere e ponderare se vuoi venir fuori dalla malattia. Devi innanzitutto capire che quando ‘decidi’ di andare fuori di testa potresti fare anche un’altra scelta. È un tuo diritto. Se perdi questa occasione ti ritroverai smarrita, indifesa, e scollegata dai tuoi processi. Va’ a ritroso fino al punto in cui sai di essere tu a poter effettuare una scelta, e non un’altra forza su cui non hai controllo”. Eccitata, la donna scattò in piedi pienamente consapevole di quanto le era stato appena detto.
- Recentemente abbiamo avuto un riscontro ancor più esplicito della teoria della scelta individuale e dell’autodeterminazione. Una persona del nostro gruppo aveva un disturbo borderline per cui entrava e usciva di continuo dalla realtà. La prima volta che venne al Sentiero si trovava sotto l’effetto di tranquillanti, e dunque non poteva percepire alcunché se non un acuto stato d'ansia allo svanire dell’effetto. Del tutto incapace di affrontare la vita, aveva abbandonato gli studi. Era incapace di avere relazioni. Si sentiva sempre minacciato da tutto e tutti. Tuttavia, malgrado la serietà del disturbo, con la sua eccezionale intelligenza, la buona volontà, l’onestà, la perseveranza e il coraggio di cercare una via d'uscita, ottenne dei risultati sorprendenti. Sono ormai due anni che non assume tranquillanti. Ha completato gli studi e lavora già da oltre un anno. La sua capacità di formare relazioni stabili, tuttavia, è ancora praticamente nulla, cosa che a volte gli rende davvero difficile conservare un posto di lavoro. I suoi sospetti e le paure lo tengono sotto pressione, e i suoi sbalzi umorali sono a volte estremamente dolorosi. Tuttavia ha fatto progressi anche in questo ambito, avendo compreso che la paura degli altri è in gran parte dovuta alla sua ostilità difensiva e alla sua rabbia. Sembrava non si potesse far altro finché, alcuni giorni or sono, c’è stata una svolta importante. Dopo tre sessioni consecutive è riuscito per la prima volta a esprimere liberamente i suoi pensieri irrazionali, i sentimenti e i desideri, comprendendo che è lui stesso a scegliere la sua condizione, quale che sia la ragione sottostante.
- Abbiamo chiesto a questa persona il permesso di riprodurre la sintesi dell'ultima sessione, che dimostra chiaramente come egli si sia volutamente messo in questa condizione infelice. Prima non aveva questa consapevolezza, e dunque si sentiva vittima di circostanze che non poteva controllare. Ma c’erano stati anche momenti in cui, per sua ammissione, aveva una qualche idea di cosa stesse facendo, senza, tuttavia, rendersi pienamente conto delle conseguenze delle sue azioni. Ha poi ammesso come gran parte della sua arroganza e dei suoi modi pessimi fosse un sistema per controllare gli altri.
- Queste sono le minute dell’ultima sessione che ne riassumono l'atteggiamento interiore, causa del suo disturbo:
- "Odia i suoi genitori a tal punto che li punisce distruggendo sé stesso. Tuttavia non vuole autodistruggersi del tutto, ma solo quanto basta per rimanere in vita. Si considera uno che spiazza la gente, e insiste ad avere questo atteggiamento malgrado il suo modo di sentirsi vivo gli procuri dolore, non lo gratifichi e lo limiti. Si vendica così. Vuole che i suoi genitori si sentano in colpa, che siano preoccupati per lui; vuole che si assumano la colpa di averlo rovinato; li vuol far pagare in ogni modo - economicamente, emotivamente, spiritualmente. Pur autodistruggendosi esige, tuttavia, che i suoi lo rendano felice. Cosa ovviamente impossibile, per cui li incolpa e li odia ancora di più. Fa lo stesso con il suo Helper: lo vuole punire mostrandogli quanto stia soffrendo e pretende che egli lo guarisca con una magia, mentre lui continua a distruggere sé stesso per vendetta. [Cosa senz’altro vera, anche se, su un altro livello, si sta impegnando al massimo per fare progressi nel cammino.]
- Una volta che fa uscire allo scoperto il suo atteggiamento irragionevole e distruttivo, egli ne prende consapevolezza. Vede che il prezzo da pagare per la sua dubbia soddisfazione di punire i genitori è talmente alto da non riuscire a valutare in una volta sola. Incappa nella sofferenza, nel senso di colpa e nella solitudine. Sacrifica piacere, soddisfazioni, amore e crescita, senza mettere a frutto il suo potenziale; sacrifica e spreca letteralmente la sua vita solo per odio e per vendetta. Inoltre, con le sue richieste mutuamente esclusive e impossibili da soddisfare - distruggendo virtualmente sé stesso e aspettandosi salute e felicità dagli altri - si mette in una posizione di impotenza e vi rimane invischiato, poiché a quel punto non è più consapevole della propria contraddizione. Ora comincia a capire che la sua disperazione è conseguenza diretta del suo desiderio di autodistruzione. Il suo odio cresce nella misura in cui si sente vittima impotente, intrappolata nella sua prigione."
- Il motivo di questo odio irragionevole è del tutto irrazionale. Una delle cose di cui accusa di più i genitori è che gli abbiano impedito di fornicare con la madre. In quello stato di risentimento cieco e semi-consapevole non poteva analizzare il motivo del suo sentirsi tanto ferito. Supponeva, a torto, che gli altri non gli dessero valore. Ora inizia anche a capire che, quale che fosse il vero problema emotivo dei genitori, la carenza di calore e di comprensione da parte loro non giustificava il suo odio. Nel momento in cui se ne rende conto, capisce anche che il suo biasimo è del tutto esagerato. Ora vuole rinunciare al suo odio autodistruttivo per cominciare a vivere. Una volta che avrà deciso per la vita non vedrà più la responsabilità come qualcosa da temere, bensì come il privilegio di una persona veramente libera.
- Al termine della sessione il nostro amico ha detto di non sentirsela ancora di fare a meno del suo tremendo giochetto con la vita. Ma ormai sente di avercela fatta, di toccare quasi con mano "l'acqua della vita", come dice lui.
- Dovrà lavorare e faticare ancora tanto per rendersi del tutto conto delle sue idee errate radicate nel profondo, responsabili dell’attaccamento al suo giochetto. Ma adesso c'è una speranza nuova. La strada è libera, anche se lo dovesse "scordare".
- Oggi, nel trattamento dei pazienti con disturbi mentali, si sa che il disturbo proviene da fattori esterni al paziente: l’infanzia, i genitori, o persino fattori ereditari. Sono tutti fattori reali, certo, ma se la condizione del paziente dipendesse effettivamente da essi, allora non ci sarebbe via di uscita. L'unica è riconoscere come, in effetti, sia la persona stessa a determinare la propria condizione. Non è un percorso facile, ma è l'unico che conduca a delle soluzioni autentiche.
Testo originale: Pathwork Guide Lecture No. 179 - Chain Reactions in the Dynamics of Creative Life Substance
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