Vai ai contenuti

Lez. 171 - Le leggi spirituali

Lezione della Guida del Sentiero - Pathwork Guide Lecture
1° febbraio 1969

Traduzione in italiano di Daniele Buratti
Revisione a cura di Stella Biddau e Anna Orsini
Edizione Luglio 2023

  1. Nel corso di queste lezioni la Guida ha spesso accennato alle leggi spirituali. Nel febbraio del 1969 Eva decise di descrivere alcune delle leggi fondamentali per aiutarci a comprendere meglio questi concetti importantissimi.

  2. La Legge della Responsabilità Personale

  3. Questo è il principio guida del Sentiero che talvolta, sulle prime, è arduo da accettare. Sembrerebbe molto più facile ammettere persino una sconfitta, se solo si potesse addossare la colpa alle circostanze, alla sfortuna o agli altri. Accettare questa legge vuol dire spazzare via ogni forma di rassegnazione, autocommiserazione e resistenza passiva, vuol dire smettere di covare tutti quei risentimenti contro le ingiustizie della vita e smettere quel gioco masochistico di rimuginare sugli accadimenti incolpando la vita.

  4. Eppure questa legge apparentemente dura è la più incoraggiante e liberatrice di tutte le verità, quella più capace di instillare speranza e forza. Essa vi permette di risolvere qualsiasi problema possiate avere. Apre alla vita e a tutte le sue ricche possibilità. Per quanto possa sembrare inizialmente scomoda, vi obbliga a vedere le cose nella loro vera luce e vi dona molta più autostima, integrità e speranza rispetto a quando vi rassegnate impotenti di fronte alle circostanze della vita senza fare nulla. Fa svanire il senso di sconfitta poiché elimina, tra le altre cose, anche l’infantile illusione di onnipotenza, irrealistica quanto l’illusione di essere delle vittime inermi della vita. Accettando i vostri limiti e quelli altrui accrescete in modo significativo il potere di governare la vostra vita.

  5. La legge della responsabilità personale è il principio guida nella ricerca della radice dei vostri blocchi. Se osservate in quali aree la vostra vita è realizzata e in quali non lo è, avrete una mappa delle aree correlate all’atteggiamento interiore che le ha prodotte. Si tratta di un approccio diametralmente opposto a quello usuale ma, di fatto, attendibile e veritiero e che darà sempre dei risultati, purché andiate abbastanza in profondità dentro di voi e siate assolutamente onesti nel vostro lavoro sul Sentiero.

  6. Se arrivate a un punto critico da cui non sembra esserci via d’uscita o in cui non capite come si potrebbe cambiare o risolvere un problema, state pur sicuri che non avete ancora trovato la chiave per aprire quella porta, a prescindere da quanto profondi possano essere stati i vostri progressi e le vostre precedenti intuizioni. Una visione completa mostra sempre la via d’uscita. Pertanto le vostre comprensioni interiori possono essere di diverso tipo. Sono del tipo più profondo di cui stiamo parlando ora? O rappresentano solo un primo passo che vi conduce ad esse? Nel primo caso proverete sempre un senso di gioia, liberazione, speranza, forza e luce: una nuova energia viene immessa nel vostro sistema. Nel secondo la vostra personalità ne risulterà momentaneamente debilitata. Nel primo caso, pur riconoscendo in voi degli aspetti assai poco lusinghieri, la vostra autostima e integrità non verranno scalfite, al contrario si rafforzeranno. Nell’altro caso, la vostra percezione interiore sarà appesantita dal senso di colpa.

  7. Quando avrete sperimentato la differenza tra i due tipi di presa di coscienza potrete proteggervi dallo sconforto, o almeno capirete che provare sconforto è di per sé il segno che non avete ancora trovato la via d’uscita. Anziché indebolirvi, lo sconforto può dunque servire come incentivo a reagire con tutte le vostre forze, finché si aprirà davanti a voi la strada giusta.

  8. Quando finalmente capirete che un desiderio insoddisfatto oppure un doloroso conflitto di lunga durata sono il prodotto di atteggiamenti interiori e dei loro relativi modelli di comportamento, cesserete di essere degli strumenti impotenti nelle mani del destino. Anche se vedete chiaramente questo atteggiamento, lo osservate all’opera e lo accettate per quello che è, potreste non essere ancora disposti a rinunciarvi, per qualsivoglia motivo o malinteso, ma esso vi svelerà una connessione di vitale importanza tra la vostra vita interiore e la sua manifestazione esterna. Allora sarà possibile partire alla speciale ricerca del motivo per cui restate ostinatamente aggrappati ai vostri atteggiamenti distruttivi.

  9. Molte delle leggi che seguono hanno a che fare con questo stesso principio di base in modo più specifico.

  10. La Legge dell’Altalena o della Compensazione

  11. Ovunque esistano dei concetti erronei si altera il vostro equilibrio strutturale e si crea anche il malinteso opposto. Ogni atteggiamento ha un suo opposto, che può essere sia un complemento sano sia una distorsione. Dunque una distorsione rispetto a qualcosa crea una distorsione nel suo lato opposto. Se il lavoro su di voi vi rende consapevoli solo di una metà dell’“altalena”, per quanto vi sforziate non sarà mai possibile risolvere il problema.

  12. Poniamo, per esempio, che un uomo tenda ad assumersi troppa responsabilità nei confronti degli altri. Può arrivare a rendersene conto in modo chiaro e dettagliato, a capire quali siano le ramificazioni e da dove nasca questa sua tendenza, quali suoi altri atteggiamenti contribuiscano a quel comportamento o ne siano influenzati, e via dicendo. Ma non può ancora lasciare agli altri le responsabilità che spettano a loro, come dovrebbe essere. Inoltre non si accorge di cosa comporta farsi carico delle responsabilità altrui (il che può avvenire in modo sottile), oppure prova un disagio estremo e si sente sotto pressione quando si trattiene dall’assumersi questa falsa responsabilità. Un’azione di tal genere infatti, forzata e innaturale, risulterebbe incompatibile con uno sviluppo organico. I suoi effetti potrebbero essere peggiori di quando si cede alla compulsività.

  13. La vera crescita porta a un cambiamento spontaneo e senza sforzo, così naturale da passare quasi inosservato. Questa facilità arriverà quando egli vedrà l’intera altalena: in questo caso vedrà quell’area in cui non vuole essere responsabile di sé, in cui usa gli altri come sostituti della propria coscienza o autorità. La rinuncia alla responsabilità potrebbe verificarsi in un’area diversa e in modo così sottile da essere inizialmente impercettibile. Potrebbe manifestarsi a un livello puramente emotivo. Per esempio, l’individuo potrebbe farsi carico delle responsabilità altrui per un senso di colpa quando la sua ragione gli dice che non è necessario sentirsi in colpa. Al tempo stesso potrebbe svendere la sua integrità per ottenere approvazione e affetto da parte degli altri, rendendoli responsabili per ciò che dovrebbe darsi da solo. Incolpare la vita della propria infelicità, come vi dicevo, è un altro modo di negare la propria responsabilità. Una tale forma di biasimo nei confronti dell’esistenza induce sempre un atteggiamento opposto di compensazione, che consiste nel farsi carico di oneri non propri. Per risolvere il problema occorre rendersi conto di come siano interconnessi questi due atteggiamenti.

  14. La versione sana di questi atteggiamenti opposti è l’equilibrio armonico tra un giusto senso di responsabilità personale e il sentirsi liberi di non doversi far carico dei pesi altrui, cosa molto diversa dall’atto deliberato e amorevole di voler aiutare il prossimo.

  15. Un altro esempio potrebbe essere quello di una donna remissiva che si tiene in disparte e non riesce a cambiare questa sua tendenza senza cadere nell’estremo atteggiamento opposto di sfida ribelle e ostile, che è ugualmente distruttivo. Riuscirà a cambiare con naturalezza quando si accorgerà di quanto sia eccessivamente esigente, anche in modo nascosto. Potrebbe non aver mai espresso apertamente le sue pretese sottaciute; forse non ne è neanche del tutto consapevole, così come potrebbe non esserlo del rancore che le ribolle dentro quando le sue pretese non vengono esaudite. Una sana autoaffermazione espressa apertamente e la capacità di cedere in modo flessibile formano un equilibrio che l’egocentrismo immaturo può alterare. Una volta che si è fatta una profonda esperienza della legge dell’altalena, l’equilibrio si ripristinerà senza sforzo.

  16. Un eccessivo io in superficie è spesso indice di una debolezza interiore dell’io. Viceversa, un io debole in superficie indica sempre che sotto la superficie l’io è affermato troppo rigidamente.

  17. La Legge della Leva

  18. Questa legge è collegata alla precedente. La differenza è che la Legge dell’Altalena tratta dei lati opposti del medesimo atteggiamento o principio di base, la legge della Leva, invece, si applica a quelle particolari distorsioni che possono essere lasciate andare soltanto quando ci si rende conto di un atteggiamento completamente diverso e si riesce a cambiarlo. Modificando quest’ultimo atteggiamento, la persona trova la “leva” necessaria per aprire quella porta chiusa a chiave.

  19. Poniamo, per esempio, che qualcuno sia afflitto da solitudine e mancanza di amore. Potrebbe aver scoperto con molta fatica questi sentimenti che magari erano negati e mascherati da un’apparente sicurezza, soddisfazione e socievolezza. Questa scoperta potrebbe sembrare un grande passo, dopo aver affrontato tante resistenze, tuttavia non è ancora la rivelazione più importante, quella di cui ha più bisogno. In questo caso la Legge dell’Altalena potrebbe non trovare applicazione, dato che potrebbe esserci la volontà di amare (almeno nella misura in cui l'amore è possibile quando le distorsioni vincolano l'energia vitale). La leva potrebbe trovarsi altrove: per esempio, ci potrebbe essere una violazione d’integrità in alcune modalità all’apparenza poco collegate al problema della solitudine. Ma quella violazione procura alla persona la sensazione di non meritare né felicità né amore. La vaga sensazione di essere indegni che potrebbe emergere affrontando il sé profondo non deve essere liquidata con leggerezza in quanto irrazionale. È necessario individuare dove potrebbe esistere una violazione d’integrità, che non è necessariamente un atto manifesto; potrebbe risiedere in alcuni atteggiamenti emotivi, come l’aspettarsi di ottenere più di quanto si sia disposti a dare. Quando la violazione è resa pienamente cosciente e la persona è in grado di rinunciare a quell’atteggiamento che la allontana dal rispetto di sé, un rinnovato senso di sé e la consapevolezza di essere meritevoli rimuoveranno infine la mancanza di appagamento.

  20. La sequenza Concetto erroneo-Scissione-Circolo vizioso

  21. Ogni concetto erroneo genera dualità e conflitto interiore, che a loro volta innescano un circolo vizioso. Un’analisi profonda di qualsiasi problema, di qualsiasi conflitto interiore deve rivelare questa sequenza. Prima di poter invertire il processo si deve elaborare questa sequenza attraversandola sia a livello di comprensione intellettuale sia a livello di esperienza emotiva; un concetto veritiero crea unità, e questa dà origine a un circolo virtuoso di piacere e felicità.

  22. Per esempio, prendiamo il caso di un giovane che di recente abbia scoperto una certa insicurezza riguardo alla propria mascolinità e abbia già dovuto superare una gran resistenza per penetrare la maschera di falsa sicurezza che aveva assunto, scoprendo anche di condividere, inconsciamente, la comune errata convinzione che il sesso sia sporco. La scissione interiore che ne deriva è che o si abbandona alla sua sessualità maschile per sentirsi adeguato come uomo, scelta che poi paga con sensi di colpa e con la sensazione di essere nel peccato e impuro, oppure rinuncia a essere uomo per mantenersi pulito e rispettabile secondo questi parametri inconsci. Si ritrova sempre a cercare un compromesso tra queste due opzioni, entrambe indesiderabili. Avviene in lui una specie di braccio di ferro. Non riesce a impegnarsi a fondo per essere un uomo, ma neppure un essere umano rispettabile. Questa inutile divisione è il frutto di un semplice concetto erroneo inconscio.

  23. Il concetto erroneo che il sesso sia sporco porta al conflitto che innesca il circolo vizioso: più lui cerca di essere maschio, provando dunque un senso di colpa, meno riesce a esprimere nella sessualità sentimenti di amore. Ecco dunque come la sessualità riesce a produrre un vero senso di colpa (come del resto ogni azione priva di amore), ma anche un falso senso di colpa dovuto al fatto di sentirsi “sporchi”. La sessualità gravata da questa scissione, di conseguenza, si permea sempre più di ostilità e rabbia. Quando le persone sono sottilmente perfuse da tali emozioni, ma non riescono ad affrontarle, tutti i loro sentimenti ne sono influenzati. La frustrazione e lo sconforto derivanti da tali conflitti acuiscono i sentimenti ostili, che peggiorano i sensi di colpa giustificati. Un sesso ostile e senza amore fa sembrare giusto ritenere il sesso un tabù – e questa è la parte peggiore del problema, perché fa sì che le persone inizino a girare a vuoto. Più un uomo entra in questo conflitto all’apparenza insolubile, più deve reprimere il proprio sentire naturale e spontaneo. Più lo trattiene, meno riesce ad amare. Meno ama, meno possiede una vera mascolinità e si sente, di conseguenza, più insicuro e inferiore. Il dover nascondere la sua insicurezza e il senso di inferiorità al mondo e a sé stesso incrementerà repressioni e finzioni. E così via dicendo.

  24. Il Falso Senso di Colpa produce il Vero Senso di Colpa e viceversa

  25. Il caso riportato per dimostrare la legge della sequenza Concetto erroneo-Scissione-Circolo Vizioso mostra anche l’interdipendenza tra vero e falso senso di colpa. Un malinteso dei tempi dell’infanzia produce spesso un falso senso di colpa che, a sua volta, genera emozioni, atteggiamenti difensivi e finzioni che portano a un giustificato senso di colpa, poiché questi ultimi violano una legge spirituale. Un concetto erroneo è irreale, e l’irrealtà non può che produrre emozioni negative quali rabbia, sconforto e sfiducia. Inoltre, un concetto erroneo indurrà insoddisfazione e, quindi, frustrazione e delusione, che a loro volta producono risentimento, amarezza e rabbia. Il senso di inutilità inerente a ogni conflitto che nasce da una concezione erronea porta a un senso d’impotenza e di passività che impedisce all’individuo di fare quanto necessario per ottenere ciò che desidera o di cui ha bisogno. L’impotenza e la sensazione di essere vittime sono essi stessi dei concetti erronei. Le false accuse nei confronti del mondo lo rendono responsabile del proprio stato di infelicità.

  26. Il sé reale fa arrivare alla coscienza un messaggio: “Sbagli a provare risentimento”. La coscienza della persona di solito non è in grado di interpretare correttamente tali messaggi, percependo solo vagamente che c’è qualcosa di sbagliato nell’autocommiserarsi, nel lanciare accuse e nel provare rabbia.

  27. Ogni volta che rilevate un falso senso di colpa mentre vi osservate, non dovete mai sottovalutarlo. Lì dietro, da qualche parte, si nasconde il vero senso di colpa. È come se la vostra personalità, non volendo affrontare la vera colpevolezza ma sentendosi incalzata dalla coscienza, creasse un senso di colpa fasullo per coprire quello reale. Il falso senso di colpa potrebbe essere velato sulle prime, ma quando lo scoprite potrete dire a voi stessi: “Vedi, l’ho scoperto. Posso smettere di cercare che cosa mi fa stare male con me stesso. Sono talmente coscienzioso e onesto che mi sento in colpa anche di qualcosa di non reale”. Se questa scoperta non porta a un sollievo durevole, a un cambiamento e a una maggiore libertà interiore ed esteriore, state pur certi che vi resta ancora da affrontare qualche senso di colpa.

  28. Trauma Infantile non direttamente responsabile della Nevrosi

  29. Un trauma infantile genera privazione, infelicità, sentimenti e comportamenti distruttivi – in breve, una nevrosi – ma solo indirettamente: di per sé il trauma non è responsabile di tutto questo. L’anima sana potrà anche sperimentare un’infelicità iniziale, ma si libera degli effetti senza farsi imprimere nel profondo dei modelli negativi. Sono questi schemi negativi i responsabili diretti dell’esperienza infelice nel presente. Cercate di capire bene questo punto e lavorate sui vostri schemi negativi per superare quel che vi trattiene dal vivere appieno. I genitori non sono i colpevoli ultimi dei vostri concetti erronei. Il risentimento verso di essi viola la legge della responsabilità personale. E neanche voi siete responsabili dei modelli nevrotici dei vostri figli. Un eccessivo senso di colpa per i problemi dei vostri bambini si basa su un concetto erroneo, anche se siete comunque responsabili delle vostre proprie distorsioni che potrebbero influenzare il bambino. Dunque, soffermarsi unicamente sull’esperienza infantile può dare tutt’al più una comprensione parziale che non porta a cambiamenti importanti e vitali. Questi diventano possibili solo se si comprendono a fondo i propri schemi distruttivi e li si cambia radicalmente.

  30. Trampolino o Pietra d’inciampo?

  31. La libertà personale è insieme relativa, limitata e totale. Dato che dobbiamo fare esperienza delle conseguenze dei nostri atteggiamenti e comportamenti passati, che furono distruttivi poiché basati sull’illusione, adesso non possiamo evitare le difficoltà. Finché resteremo immemori del passato, resteremo ciechi rispetto alle cause delle difficoltà attuali. Ma siamo in possesso della totale libertà di scegliere quale atteggiamento assumere rispetto alla sorte che abbiamo determinato. Possiamo piangerci addosso e provare risentimento e senso di impotenza ed aumentare così la nostra debolezza, l’immobilismo, la dipendenza e la distruttività. Oppure possiamo scegliere di usare al meglio quest’esperienza, imparando il più possibile da essa e accrescendo attraverso di essa la nostra consapevolezza. Con questo atteggiamento l’apparente ostacolo assume un nuovo significato e diventa uno strumento vitale, capace di rafforzarvi e rendervi liberi. Comprendendo che questa “pietra di inciampo” è il risultato diretto delle nostre distorsioni, eviteremo esperienze simili o anche peggiori in futuro. In tal modo trasformiamo il frutto del passato in un “trampolino di lancio”.

  32. La Situazione Esterna rivela la Realtà Interiore

  33. A prescindere da ciò che noi crediamo consciamente di volere, le manifestazioni negative della nostra situazione di vita sono indice di un desiderio inconscio contraddittorio. Non si può barare con la vita e, che ci piaccia o no, la vita di una persona è esattamente quello che produce la personalità a livello conscio e inconscio. Il risultato finale, per sgradevole che possa essere, riflette la puerilità, la cecità e le paure che esprimiamo nella vita. Non conoscere questo principio – o non volerlo conoscere – produce amarezza e vittimismo. Se si sceglie di sentirsi vittime si accresce la propria cecità e si persevera nell’atteggiamento distruttivo che l’ha prodotta. Oppure possiamo scegliere – cosa più difficile all’inizio – di assumere un altro atteggiamento: pur non capendo come la situazione negativa sia prodotta da noi – idea all’apparenza assurda – noi possiamo scegliere di sondare questa eventualità con spirito di apertura e di umiltà, con quella saggezza che sa quanto l’anima umana sia complicata e multiforme. Questa seconda strada vi porterà a nuove sorprendenti prospettive e vi renderà liberi.

  34. Se usiamo la situazione esterna come indice di cosa non va nella personalità, ci risparmiamo un bel po’ di strada. Forse scopriamo che i nostri atteggiamenti sani e manifesti sorpassano in numero quelli negativi e nascosti. Ma essendo inconsci, gli atteggiamenti negativi esercitano un potere molto più grande di quello esercitato dagli atteggiamenti positivi coscienti.

  35. È dunque essenziale rendere cosciente l’inconscio. Quelle vaghe reazioni emotive o quei pensieri fugaci che di solito vengono ignorati possono rivelare molto di più sullo stato inconscio di quel che si potrebbe pensare. Se si pone l’attenzione su quelle vaghe reazioni si vedranno emergere aspirazioni contraddittorie, paure nascoste e desideri negativi. Una volta che se ne prende atto, li si potrà armonizzare con degli obiettivi realistici e coscienti.

  36. Ricreare la Sostanza dell’Anima rendendo Positive le Tracce Negative

  37. Dopo aver preso completamente coscienza delle proprie concezioni erronee e dopo aver sperimentato concretamente le proprie emozioni negative senza mettere in atto la loro negatività, può avere inizio la nuova creazione. Il coraggio e l’onestà che vi erano serviti per diventare consapevoli dei vostri concetti erronei e della vostra negatività – coraggio e onestà rafforzati dalla nuova accettazione del vostro sé – adesso devono essere usati per attuare il cambiamento.

  38. Formulate i vostri desideri e l’intenzione di cambiare usando concetti chiari e concisi. Dovete farvi una visione chiara di come agirebbe una personalità sana e produttiva rispetto ai modelli distruttivi del passato. Pur essendo la personalità dell’io esteriore ad avviare il processo, con la sua volontà e intelligenza, l’io deve anche ammettere il suo potere limitato e invocare il sé universale affinché lo guidi, ispiri e aiuti in ogni fase del cammino. Dunque la personalità dell’io cosciente ha una duplice funzione: (1) avviare il cambiamento, rafforzare la propria volontà, formulare pensieri, imprimere la verità nella sostanza dell’anima distorta, con immagini di circoli virtuosi; (2) invocare il grande potere interiore, diventare ricettiva e ascoltare. Deve farsi da parte per un po’ per consentire al potere interiore di rivelarsi – cosa che spesso accade quando meno ce lo si aspetta, poiché serve un atteggiamento rilassato.

  39. Bilanciare le Funzioni dell’Io e le Manifestazioni Involontarie della Guida Universale

  40. Non è sempre facile trovare un equilibrio che fluttua costantemente tra l’azione interiore che attinge al sé universale e la mente dell’io cosciente. Dovete imparare a intuire quando formulare attivamente delle nuove tracce e quando farvi da parte mantenendo il vostro sé calmo e ricettivo. È un sentire che si affina man mano che sperimentate la realtà del sé universale. Uno degli straordinari attributi del sé universale è che si può attivare anche per calibrare meglio come percepirlo e per meditare in modo più significativo, ricevendo ispirazione e profondità del sentire. Ciascuna fase del vostro lavoro potrebbe richiedere un modo diverso di meditare, dunque potreste dover invocare aspetti diversi del potere universale. Tutto quel potere può scaturire da dentro, quando se ne fa richiesta. Se ci si rivolge al “più ampio cervello” del plesso solare e si prende atto dei limiti della mente, questi si riducono. L’io deve imparare ad alternare forma attiva e passiva, iniziativa e ricettività. Un po’ alla volta si potrà realizzare un’integrazione armonica e autoregolante.

  41. Dovete perdere ciò che volete guadagnare

  42. Questa è un’affermazione fatta dalla Guida in una delle prime lezioni. Ha lo stesso significato di quanto affermato da Gesù, che per guadagnarsi la vita eterna si deve essere disposti a perdere la propria vita. A livello psicologico vuol dire che se non c’è la volontà di lasciar andare si genera una tale tensione interiore e una paura che fa sì che il buono della vita non si manifesti né possa essere accolto. La vittoria è possibile solo accettando di poter perdere senza paura: se si ha il terrore di perdere non si è mai davvero aperti alla vittoria.

  43. La Legge Unitaria

  44. Non è affatto vero che di due opposti uno sia buono e l’altro cattivo. Entrambi possono essere sia l’uno che l’altro. Ciascuna alternativa può essere sia salutare e produttiva, sia malsana e distruttiva. I seguenti esempi aiuteranno a chiarire meglio questo principio.

  45. Una vita fruttuosa richiede che si facciano interagire in modo armonico attività e passività. Se una modalità si ritiene giusta e l’altra errata si creano squilibri e distorsioni. Mettendo l’enfasi su un estremo dello spettro attivo-passivo, l’estremo opposto ne risulterà inevitabilmente influenzato.

  46. L’introspezione può essere proficua e favorire la crescita, oppure egocentrica e condurre a separazione. Il suo opposto, l’interesse per gli altri, può sia esprimere amore genuino che essere un mezzo per eludere il sé. Una sana introspezione comporta automaticamente anche una sana preoccupazione per gli altri. Per contro, se una delle due è distorta, lo sarà anche l’altra.

  47. L’autoaffermazione potrebbe rivelare una sana autonomia oppure una ribellione e un’opposizione ostile. Un’adattabilità flessibile può essere la manifestazione di una psiche sana o indice di sottomissione e celare una masochistica negazione di sé. Anche qui, se l’autoaffermazione è sana lo è pure la capacità di adattarsi, e viceversa. Eppure quanto spesso la gente dice, per esempio, che “è un bene essere assertivi” solo per nasconderne la distorsione malsana. E quanto spesso una persona dice di essere buona e amorevole perché tende sempre a cedere, mentre invece rifiuta di essere autoassertiva e indipendente e desidera aggrapparsi a qualcuno, che “compra” con la sua sottomissione. Queste persone si rendono schiave col segreto obiettivo di asservire l’altra persona.

  48. L’estroversione, se autentica, è l’espressione spontanea di una personalità calda e amorevole che vuole connettersi e che è in grado di relazionarsi con gli altri. La sua versione negativa e distorta è l’invadenza, che manifesta l’incapacità di stare da soli. L’altra faccia della medaglia è l’indipendenza: in una personalità sana è quella autosufficienza di base che consente alla persona di passare bene il tempo con sé stessa. Solo così ci si può relazionare con gli altri in modo vero. Nella visione distorta questi due aspetti sono due opzioni che si escludono a vicenda: se una è considerata buona l’altra è cattiva a seconda degli specifici concetti errati di una persona. La distorsione malsana della persona indipendente è il solitario che, essendo incapace di affrontare le persone, si rifugia nella solitudine, convincendosi che la fuga sia salutare. Una persona simile tenderà spesso a etichettare ogni forma di estroversione – la versione sana così come quella distorta – come superficiale.

  49. Questi esempi e molti altri ancora descrivono l’illusione della parzialità, che consiste nel ritenere giusto un aspetto o una parte della totalità, considerando sbagliato l’altro. Una distorsione molto forte è relativamente facile da rilevare, ma spesso viene confusa con la versione in apparenza sana. Quanto più si scenderà in profondità in questo cammino, meno si tenderà a mettere gli opposti l’uno contro l’altro. Si vedrà sempre di più che entrambi formano un tutt’uno integrale. Proseguendo sul Sentiero constateremo come la dualità conduca necessariamente al principio unitivo.

  50. Molti anni fa, durante una sessione privata, la Guida diceva: “Se non vuoi essere più di quello che sei, non temerai di essere di meno”.

Testo originale: Pathwork Guide Lecture No. 171 - Spiritual Laws
Il copyright del materiale della Guida del Pathwork® è di esclusiva proprietà della Fondazione Pathwork®
Torna ai contenuti