Lez. 152 - La connessione tra l'io e il potere universale
Lezione della Guida del Sentiero - Pathwork Guide Lecture
7 maggio 1967
Traduzione in italiano di Daniele Buratti
Revisione non ancora effettuata
Edizione Gennaio 2020
- Saluti, miei cari amici. Possa questa lezione donarvi comprensione e forza rinnovate, affinché i vostri tentativi di trovare voi stessi - chi siete, dove appartenete e come vi potete realizzare - siano un po’ più agevoli. Che attraverso queste parole possiate trovare un nuovo raggio di luce e vi apriate veramente a nuovi aspetti di idee che forse avete già ascoltato in passato, ma che non sono ancora diventate una verità che avete sperimentato in prima persona.
- In ultima analisi, dare un senso alla propria vita e realizzarsi dipende interamente dalla correlazione tra l’Io e il principio vitale universale o sé reale, come lo chiamiamo noi. Se questo rapporto è equilibrato, ogni cosa va al posto suo. In un modo o nell’altro ogni lezione tratta questo argomento, anche se cerco di parlarne sempre in modo diverso per aiutarvi a sperimentare, infine, la verità di queste parole.
- Cerchiamo di definire di nuovo il principio vitale universale e in che modo esso si manifesti in voi. Il principio vitale universale è la vita stessa. È coscienza eterna nel suo senso più profondo e più alto. È movimento perenne e piacere supremo. E poiché è vita, esso non può morire. È l’essenza di tutto ciò che respira, si muove, vibra. Sa ogni cosa, perché crea e si autoperpetua di continuo ed è fedele alla sua stessa natura.
- Ogni coscienza individuale è coscienza universale - non solo una parte di essa, che implica una piccola porzione - ma laddove esista una coscienza, quella è la coscienza originaria. La coscienza originaria, o principio creativo di vita, assume varie forme. Se un’entità, durante il processo di individualizzazione, perde memoria della propria connessione con la sua origine, si verifica uno scollegamento. La coscienza particolare continua a esistere e a contenere la coscienza universale, ma diventa ignara della sua stessa natura, delle sue leggi e dei suoi potenziali. In breve, questa è la condizione della coscienza umana nel suo insieme.
- Quando iniziate a prendere coscienza del principio vitale, scoprite che esso è sempre stato lì ma non lo notavate, poiché avevate l’illusione di esistere separatamente. Non è quindi del tutto corretto affermare che la coscienza universale "si manifesta". Sarebbe più corretto dire che voi iniziate a notarla. Potreste notare il potere sempre presente del principio vitale sotto forma di coscienza autonoma o di energia. La personalità dell’Io separata le possiede entrambe, ma l’intelligenza dell’Io è di gran lunga inferiore all’intelligenza universale, indipendentemente dal fatto che possiate riconoscerla o meno e metterla in pratica. Lo stesso dicasi per l’energia.
- La coscienza e l’energia non sono aspetti separati della vita universale, ma sono una cosa sola. Alcune persone tendono a essere più ricettive verso l’una o verso l’altra. Entrambe sono sperimentate come parte della propria autorealizzazione.
- Una delle caratteristiche di base del principio di vita universale, che si esprima come coscienza autonoma o come energia, è la spontaneità. È impossibile che essa si manifesti con un processo complicato o uno stato ristretto e iperconcentrato. La sua manifestazione avviene sempre in modo indiretto a seconda dell’impegno investito e quando meno ce se lo aspetta. Che sia ‘indiretto’ non vi esime certo dall’impegno. Dovete superare la resistenza e affrontare voi stessi nella verità, ammettere i problemi e le carenze, e liberarvi delle illusioni: una cosa che richiede grande impegno.
- Radunate tutta la forza e il coraggio che potete, in ogni momento. Ma spendetevi per vedere la verità su di voi, per desistere da una specifica illusione, per superare ciò che vi impedisce di voler essere costruttivi, e non per un processo ancora teorico che si chiama autorealizzazione che vi promette benessere. Se si cerca e ci si impone l’autorealizzazione con caparbietà, essa non potrà venire. Essa vi arriverà come un effetto secondario, per così dire, anche se è l’unica cosa che potreste mai desiderare di conseguire.
- Ogni passo teso a vedere la verità in voi, con il genuino desiderio di partecipare in modo costruttivo al processo creativo della vita, libera il sé. È così che hanno inizio i processi spontanei, che non dipendono mai da un volere conscio. Pertanto, più si ha paura dell’ignoto, di lasciar andare, dei processi involontari del proprio corpo, meno si avrà la possibilità di sperimentare il principio vitale spontaneo nel sé.
- Il principio vitale può assumere la forma di una saggezza indicibile nel risolvere i propri problemi personali o nel coltivare i propri talenti creativi. Oppure si può rivelare come un nuovo, vibrante modo di vivere la vita, che dà un sapore nuovo a tutto ciò che si sta facendo e vedendo. Il principio vitale è sempre sano, offre sempre una speranza fondata che non verrà mai delusa. Non esiste la paura, in questa nuova esperienza di vita. Tuttavia non lo si può né sollecitare, né forzare: si manifesta nella misura esatta in cui non temete più i processi involontari.
- L’umanità si trova nella posizione assurda di bramare profondamente il frutto di quei processi involontari, e al tempo stesso di temerli e combatterli. Il conflitto è terribile e tragico. Può essere risolto solo lasciando andare la paura.
- In fin dei conti ogni problema psicologico deriva da questo conflitto esistenziale molto più profondo, che va ben oltre le nevrosi individuali e le difficoltà personali vissute dal bambino e che in seguito producono conflitti interiori e idee errate. Tutta la vita è tesa a risolverlo. Per riuscirvi, la prima cosa da fare è individuare e capire i singoli conflitti nevrotici. Dovete imparare a vedere e accettare tutto ciò che c’è di reale in voi, negli altri e nella vita. Deve prevalere l’onestà per fermare i tentativi di ingannare la vita, per sottili che siano. Si devono eliminare tutti i difetti del personaggio. Per eliminare intendo ammetterli in pieno e osservarli in modo obiettivo, senza cadere nello sconforto e nella negazione dei difetti. Questo atteggiamento, di per sé, rimuove i difetti in modo infinitamente più efficace di qualsiasi altro approccio.
- In altre parole, non si tratta di rimuovere dapprima i difetti affinché si possa verificare qualcos’altro, ma di osservarsi con calma nel difetto. Solo allora si potrà percepire il conflitto esistenziale tra l’Io e la coscienza universale. La coscienza universale che si manifesta spontaneamente non ha nulla a che vedere con i precetti religiosi di una remota divinità o con una vita al di là di quella fisica. Queste sono interpretazioni errate sorte in seguito alla percezione del principio vitale universale. Quando una persona lo percepisce e cerca in qualche modo di trasmettere quell’esperienza a coloro il cui Io è ancora in conflitto con il principio vitale creativo, si producono interpretazioni errate che vi alienano dal vostro Io immediato e dalla vita pratica di ogni giorno.
- Le persone che temono questi processi alienanti li eliminano costruendosi teorie vaghe. Costoro cercano un compromesso tra il proprio anelito, che proviene dal senso profondo delle effettive possibilità a loro disposizione, e il proprio timore. È un compromesso presente in ogni forma di religione ufficializzata, che rimuove Dio dal sé e dalla vita quotidiana, e che divide la natura umana in essere fisico e spirituale. In tal modo la loro piena realizzazione si sposta dal proprio adesso a una vita dopo la morte. Tutti questi modi di vedere e approcciare la vita non sono altro che un compromesso tra ciò che si sente possa esistere e ciò che si teme. Questa paura va al di là delle paure nevrotiche che derivano da idee errate e traumi vissuti di persona.
- Qual è questa paura di base di mollare l’Io esteriore e consentire ai processi universali di operare e di prendervi per mano? Deriva dall’equivoco di credere che rinunciare all’Io equivalga a rinunciare a esistere. Per capire un po’ meglio il problema, vediamo come l’Io abbia formato se stesso dalla vita universale.
- L’individualizzazione è un aspetto integrale della forza vitale universale. La vita è un continuo movimento, un protendersi, un espandersi e un contrarsi, è la ricerca di nuove aree di esperienza e di nuovi territori. La vita creativa non è diversa e trova modi sempre nuovi di sperimentare se stessa. Nel separarsi sempre più dalla sua fonte originaria, la coscienza individuale "dimentica" la sua essenza e diventa ignara dei suoi principi e delle sue leggi, fino ad apparire come un’entità del tutto separata. L’esistenza individuale viene così associata a un’esistenza separata. Rinunciando all’Io l’individuo teme, dunque, di annientare la sua unica e personale esistenza.
- Questa è la condizione attuale degli esseri umani. Voi vivete nell’illusione che la vita, il senso di "io sono", si possa trovare solo in una esistenza "separata". Un’illusione che ha introdotto la morte nel regno umano, poiché la morte non è altro che quella illusione portata alla sua assurdità finale.
- Rendersi conto del carattere illusorio di un’esistenza separata dell’Io è un passo assai importante nell’evoluzione dell’uomo. Ogni lavoro di autorealizzazione pone una chiara attenzione sul problema. Laddove considererete l’immediata verità su voi stessi come individui, vedrete come voi e il principio della vita creativa siate una cosa sola. E poi scoprirete che tutto quello che vi sto dicendo si può realizzare e verificare proprio nel qui e ora. Non si tratta di un insegnamento teorico da accettare, tutt’al più, a livello intellettuale. Più vi vedrete nella verità e lascerete le illusioni su di voi, più vi accorgerete di non stare rinunciando all’esistenza individuale, quando permettete ai processi involontari del principio vitale creativo di assumere il controllo e di integrarsi con le funzioni dell’Io.
- Alcuni amici hanno iniziato a sperimentare sempre più spesso l’immediatezza di questa vita più vasta. Avvertono un’energia rinnovata e scoprono, paradossalmente, che più dispensano la loro energia, più generano energia rinnovata dentro di sé: questa è la legge del principio vitale universale. Lo stato separato opera in modo dualistico: sembra "logico" che più si dà, meno si ha e più ci si svuota. Ciò deriva dall’illusione che nell’individualità non ci sia altro all’infuori dell’Io esteriore. Questa è la radice della paura ad abbandonare tutte le difese dell’Io.
- In modo analogo, coloro che cominciano a provare quei poteri e quelle energie iniziano anche a notare l’afflusso di un’intelligenza ispiratrice, all’apparenza molto più vasta di qualunque cosa conoscano nell’intelletto esteriore, diversamente dalla saggezza interiore. Eppure si tratta, in sostanza, del loro "sé migliore". Sulle prime appare loro come una forza estranea, cosa che non è. Appare così solo perché quei canali erano stati occlusi dalle piccole bugie e illusioni, e dal non sapere della loro esistenza. Questa intelligenza più vasta si rivela come guida, come ispirazione, e con una nuova forma di intuito che non viene con una percezione vaga, bensì con parole precise, con una conoscenza ben definita, comprensibile e traducibile nel vivere quotidiano.
- Scoprire questa nuova vita riconcilia gli opposti apparenti di essere individuo e di essere una cosa sola con tutti gli altri, parte integrante di un insieme. Non più opposti inconciliabili, ma realtà interdipendenti. Tutti quegli opposti, tutte quelle alternative che sembrano escludersi l’una con l’altra e che causano tanto dolore all’umanità, iniziano ad andare al loro posto quando l’Io si connette alla vita universale.
- Quando dico di lasciar andare l’Io, non dico di annichilirlo o addirittura di trascurarne l’importanza, o di metterlo da una parte. L’Io ha reso se stesso una parte separata della vita universale che può essere trovata nel profondo, dentro di sé. Se lo si vuole, essa è subito accessibile non appena l’Io sia pronto a riconnettersi con la sua fonte originaria. Quando l’Io diventa forte a sufficienza da correre il rischio di fidarsi di facoltà diverse dalle sue limitate capacità coscienti, troverà una nuova sicurezza che non si sarebbe mai sognata prima.
- La paura di questo nuovo passo nasce dal pensiero che l’Io verrà annientato, cadrà nel nulla e cesserà di esistere. Paura mitigata, all’apparenza, rivolgendosi a sostanze psichiche immobili e pietrificate. L’immobile sembra sicuro; il mobile, pericoloso. Voler restare fermi rende la vita spaventosa, poiché la vita è in moto perenne. Quando scoprirete che il movimento è sicuro perché è lui a condurvi, avrete trovato l’unica, vera sicurezza. Tutte le altre forme di sicurezza - affidarsi o appoggiarsi alla staticità - sono illusorie e generano sempre nuove paure.
- È lo stesso principio che muove i pianeti, che non cadono nello spazio. In fondo al dramma umano c’è sempre la sensazione che "se non mi tengo ben saldo mi metto in pericolo". Ma una volta che siete diventati consapevoli di questo sentire disporrete di una chiave importante, perché potreste anche valutare l’eventualità che vi stiate sbagliando. Non c’è nulla da temere; non c’è rischio di restare schiacciati o di essere annientati. Potete solo essere trasportati, come i pianeti nello spazio.
- Come dico sovente, lo stato della coscienza attuale dell’umanità crea sia il mondo in cui vivete, sia le sue leggi fisiche. Voi siete talmente abituati ad anteporre l’effetto alla causa. Ciò dipende dal vostro stato mentale dualistico che non è in grado di vedere il quadro completo e che tende a pensare in modalità ‘aut aut’. Voi non siete relegati a questa sfera; piuttosto, questa sfera e il suo contenuto è espressione dello stato generale di coscienza dell’umanità. Una delle leggi fisiche che esprimono tale stato di coscienza è la legge di gravità. È una legge speciale che riguarda solo la vostra coscienza dualistica. La legge di gravità corrisponde, o le esprime a livello fisico, alla reazione emotiva e all’ansia di cadere e di restare annientati, se si rinunciasse a un Io che si ritiene essere la sola forma di esistenza individuale. Le sfere di coscienza che hanno trasceso il dualismo di questo piano hanno leggi fisiche diverse, conformi alla loro coscienza generale. La scienza umana, persino in pura ottica materialista, dimostra che le cose stanno in questo modo. Lo dimostra la scienza dello spazio. Nello spazio esterno non vi è gravità. La vostra non è l’ultima, né unica realtà.
- Questa è più di un’analogia meramente simbolica. È una indicazione che potrebbe allargare il vostro orizzonte nel pensare e sperimentare interiormente nuovi confini della realtà, facendo scemare la paura e la vostra illusoria e isolata esistenza dell’Io.
- Come applicare questo, amici miei, al punto in cui è arrivata la maggior parte di voi nella ricerca del proprio sé reale? La cosa si collega immediatamente ai vari strati della vostra coscienza. Più riuscite a rendere cosciente il materiale che era inconscio, così da reindirizzare i riflessi fallaci di quel materiale, più vi avvicinate alla realtà del principio vitale universale che è in voi. Il principio vitale universale diventa, in tal modo, più libero di rivelarsi, e voi proverete meno paura, vergogna e pregiudizi, e vi potrete predisporre a riceverlo. Chiunque vi potrà confermare che più si trova il coraggio di guardare la verità e null’altro che la verità su di sé, più diventa facile connettersi alla vita più vasta, più sicura e più felice che c’è dentro di sé. Più sarete collegati a qualcosa che elimina ogni incertezza e conflitto, più avvertirete una sicurezza e una capacità di operare che non sapevate di possedere. E allora ecco che arrivano le funzionalità del potere e dell’energia; le funzionalità di un’intelligenza che risolve qualsiasi tipo di conflitto fornendo soluzioni a problemi all’apparenza insolubili. Tutti i ‘se’ e i ‘ma’ della vita pratica quotidiana svaniscono - non ricorrendo a mezzi magici esterni, ma attraverso la vostra crescente capacità di far fronte a tutto ciò che accade come parte integrante di voi stessi. Inoltre svilupperete una maggiore capacità di provare piacere, così com’è giusto che sia. Nella misura in cui avete scollegato voi stessi, in quella misura dovrete perseguire questo modo di vivere.
- Alcuni anni or sono ho usato questi termini per descrivere alcuni livelli generali e fondamentali della personalità umana: il ‘sé superiore’, cioè il vero potenziale comune a tutti, la vita universale in ogni umano; e il ‘sé inferiore’, con tutti gli inganni e i difetti del vostro personaggio, le illusioni, le finzioni e la distruttività. Ho poi accennato a un terzo componente che prima chiamavo il ‘sé maschera’ e poi il ‘sé idealizzato’ [lez. 14]: in sostanza, fingere di essere ciò che si vuole o si sente di dover essere, solo per il piacere e l’approvazione altrui.
- Durante le nostre conversazioni ci siamo imbattuti in molti aspetti di questa triade. Una volta vi ho parlato di un fenomeno diffuso, ossia della vergogna provata per il proprio sé superiore - del meglio che c’è in voi. A molti tipi di personalità non sembra cosa decorosa manifestare i propri impulsi migliori, i più amorevoli e generosi; sembra molto più facile e meno imbarazzante mostrare il proprio lato peggiore [lez.66].
- Oggi posso dirvi qualcosa di più su questo tema, a un livello più profondo e più sottile. Perché questo è un punto molto importante, direttamente connesso al timore di esporre il sé reale. Alcune lezioni del passato si limitavano a descrivere alcuni aspetti di un certo tipo di personalità a un livello relativamente superficiale. La personalità specifica di cui ho parlato in seguito prova vergogna soprattutto per le buone qualità, per il dare e per l’amare. Queste persone credono di rispondere alle esigenze della società e quindi perdono l’integrità della loro individualità. Temono la loro sottomissione e dipendenza dalle opinioni altrui e dunque si vergognano di ogni loro genuino impulso di soddisfare gli altri. Si sentono perciò più "se stessi" quando si comportano in modo ostile, aggressivo e crudele.
- Ogni essere umano ha una reazione simile rispetto al proprio sé reale. Ciò non vale solo per la loro effettiva bontà e amorevole generosità, ma anche per ogni altro sentire e modo di essere genuino. Questa strana vergogna si manifesta come imbarazzo per mettersi in mostra così come si è. Vi fa sentire come se foste ignudi ed esposti. È un’esperienza che può fare chiunque: non si tratta della vergogna dei propri inganni e distruttività, né della propria acquiescenza. Questa è una vergogna a un livello del tutto diverso e di diversa qualità. Ve lo posso descrivere solo dicendo che essere ciò che si è nella realtà vi fa sentire totalmente nudi a prescindere da pensieri, sentimenti o comportamenti buoni o cattivi. È essenziale capirlo, poiché spiega come si creano i livelli artificiali. I livelli artificiali non derivano solo da idee errate, nel senso comune del termine. Quando si espone quel nucleo di sé, così come si è in quel momento, la personalità ha un minor timore di essere annullata o in pericolo, ma prova più vergogna. L’elemento di pericolo arriva quando l’Io fa prevalere i processi involontari. La vergogna si sente in modo più acuto, quando si dimostra chi si è in quel momento.
- A causa di questo sentire la gente finge. Un tipo di finzione diverso da quello che cela l’assenza di integrità, la distruttività e la crudeltà. Questo diverso tipo di finzione è più profondo e sottile. Potreste fingere cose che sentite per davvero. Potreste provare amore sincero, ma il mostrarlo vi fa sentire nudi e così create un falso amore. Potreste provare vera rabbia, come adesso. Ma quella rabbia vera sembra sterile, e allora create una falsa rabbia. Potreste provare vera tristezza, ma nel riconoscerla vi sentite mortificati anche voi, perciò vi create una falsa tristezza che potete subito mostrare agli altri. Potreste sperimentare realmente il piacere, ma anche questo è umiliante da far trapelare, quindi create del falso piacere. Lo stesso vale per elementi quali la confusione e la perplessità. Intensificate ed esagerate le emozioni che provate, come vi spiegavo nella lezione precedente, e così le falsificate.
- Siccome il sentire reale sembra così nudo ed esposto, ne create uno finto. Questa falsificazione funziona come un indumento protettivo che nessuno conosce, al di fuori del sé più profondo di cui di solito non si è consci. Tale "protezione" anestetizza la vivacità e l’impulso vitale. Ogni imitazione crea uno schermo tra voi e il vostro centro vitale. Anche questo vi separa dalla realtà, poiché è la realtà del vostro stesso essere che non sopportate e che vi sentite costretti a imitare, falsificando in tal modo la vostra stessa esistenza. Il flusso mobile della vita sembra pericoloso non solo per l’impatto sulla vostra sicurezza, ma anche sul vostro orgoglio e dignità. Ma tutto ciò non è che cruda e tragica illusione. Così come trovate vera sicurezza solo quando vi unite alla fonte di tutta la vita in voi, allo stesso modo troverete vera dignità solo quando vincerete la vergogna di essere autentici - qualunque cosa ciò possa significare in quel momento.
- A volte l’annichilimento sembra un male minore, rispetto alla strana sensazione di imbarazzo e all’esposizione del proprio essere reale. Riconoscere quell’imbarazzo e non liquidarlo come irrilevante è un grande passo in avanti, amici miei. Provare imbarazzo è la chiave per trovare il torpore che genera disperazione e frustrazione, giacché esso conduce all’alienazione di sé e a un tipo particolare di disconnessione. Non è traducibile in un linguaggio razionale perché non c’è nulla che possiate dire in parole semplici per distinguere il reale dal falso: cambia solo il sapore dell’esperienza e la qualità dell’essere. I sentimenti di imitazione sono spesso sottili e talmente radicati da diventare una seconda natura. Pertanto occorre fare una rinuncia profonda e sensibile e permettersi di sentire e di essere così come si è, volendo discernere le proprie scoperte. È necessario tutto questo perché diveniate del tutto consci dell’apparente esposizione e nudità che produce in voi il sentire reale. L’imitazione sottile non solo riproduce sentimenti diversi o contrari a quelli che state registrando, ma anche, e altrettanto di frequente, quelli che hanno la medesima natura. E intensificando questi ultimi si fa apparire il falso come reale.
- In primo luogo entrate in contatto con il centro della vita universale, che voi siete, solo quando siete veri - qualsiasi cosa ciò comporti. Ma prima di poter fare questa esperienza dovete affrontare il fenomeno della vergogna e della nudità: vedrete che quel momentaneo e autentico sé è lungi dall’essere "perfetto". Non è un’esperienza drammatica, ma è cruciale. Poiché ciò che siete ora contiene il germe che vi servirà per vivere in modo profondo e vibrante.
- Voi siete già quel potere vitale universale. In esso c’è ogni immaginabile possibilità. Ciò che siete adesso non è disonorevole a causa dei vostri difetti; lo è molto di più, per come appare a voi, a causa della sua realtà immediata ed esistenziale che sembra così nuda e cruda. Con il coraggio di essere il vostro vero io potrà avere inizio un nuovo approccio alla vita interiore, dopodiché cadrà ogni finzione.
- Ciò vale sia per le finzioni ovvie e grezze che in genere vedono tutti tranne voi, sia per le finzioni sottili appena descritte. Queste ultime si frappongono tra l’Io e il sé universale. Esse formano uno schermo sottile, ma solido, che blocca la forza vitale. Sono responsabili della vostra alienazione dal principio di vita universale. Creano un abisso all’apparenza insidioso e incolmabile tra l’Io e il potere universale. Si devono a esse la vostra paura e la vergogna illusorie. Questa vergogna ha la stessa valenza di tutte le paure che conducono a idee errate e alla scissione dell’individuo. Essa ha origine da alcune paure e ne crea delle altre, ma non è esattamente la stessa cosa di quelle paure.
- Il profondo simbolismo del racconto di Adamo ed Eva spiega la vergogna della propria nudità nel mostrare se stessi per come si è. La nudità della realtà è il paradiso. Poiché quando quella nudità non viene più rinnegata può iniziare una nuova esistenza felice nel qui e ora, e non in un’altra vita nell’aldilà. Ma ci si deve ambientare un po’, dopo essere divenuti consapevoli della vergogna. Occorre un percorso nel percorso per diventare più consci delle abitudini radicate ma sottili con cui si copre la propria nudità interiore. Quant’è facile tornare a provare vergogna a causa di vecchie consuetudini! Ma se ne prendete atto e suscitate sistematicamente i poteri che avete in voi, in modo da notare la vostra vergogna e i vostri nascondigli e imparare a venire allo scoperto, uscirete finalmente dal vostro guscio protettivo e diventerete più autentici. Sarete nudi ma sarete così come siete, né migliori né peggiori di ciò che siete, ma neanche diversi da come siete. E interromperete l’imitazione e i falsi sentimenti e modi di essere, e andrete alla ventura nel mondo con la vostra autenticità.
- Avete domande relative a questa lezione?
- DOMANDA: Come si può capire se i propri sentimenti sono autentici o artefatti?
- RISPOSTA: L’unico che può determinarlo, dopo una seria verifica, sei tu. Prima di tutto considera la possibilità che i tuoi sentimenti possano essere fittizi, senza lasciarti spaventare da ciò. Poiché le persone provano terrore al solo pensiero che i loro sentimenti possano essere falsi, anche in modo sottile. Temono che se i loro sentimenti non sono reali, allora non hanno sentimenti. Temono il proprio vuoto. E questa paura è devastante e fa sì che voi continuiate a fingere. Ma c’è sempre dentro di voi un punto in cui dite: "No, non voglio sentire". Che nasca dall’infanzia e da traumi personali, oppure dal problema umano più profondo comune a tutti gli individui, che ho spiegato nella lezione, dietro c’è sempre la decisione di non sentire. Decisione spesso non consapevole, per cui si è disconnessi da essa e avulsi dalla conseguenza - che, ovviamente, è l’assenza del sentire. Il terrore è infinitamente più acuto quando il sé cosciente che vuole sentire ignora il lato del sé che teme il sentire. Il terrore di non riuscire a provare sentimenti non è paragonabile a nessun altro. È quindi di enorme aiuto rendersi conto che nessuno è realmente privo di sentimenti, e che essi non possono mai svanire del tutto. Vita e sentire sono un tutt’uno; dove c’è uno c’è pure l’altro, anche se uno dei due dovesse essere disattivato, al momento. Sapendo ciò, è possibile cercarsi dentro e chiedersi: "Dov’è che ho deciso di non sentire?" Quando sarete del tutto consapevoli della vostra paura di sentire, smetterete di aver paura di non provare sentimenti. È dunque possibile riattivare il sentire con l’aiuto della ragione, attraverso una valutazione realistica e razionale delle circostanze.
- Vi ho dato molti spunti su cui riflettere. C’è materiale a sufficienza che potrete usare con profitto nel proseguimento del vostro cammino.
- Sia benedetto ognuno di voi. Che i vostri sforzi vi aiutino a essere veri, a trovare il coraggio di mettervi a nudo senza false coperture. Se lo volete davvero, non potrete non riuscire. Se una persona non si muove, non cresce e non si libera, è perché non lo desidera davvero - ed è importante saperlo. Trovate in voi la voce interiore che rifiuta di muoversi. Possano tutti i vostri falsi strati svanire perché è ciò che volete e decidete veramente. Allora scoprirete la gloria del vivere. Siate in pace, siate in Dio!
Testo originale: Pathwork Guide Lecture No. 152 - Connection Between the Ego and the Universal Power
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