Vai ai contenuti

Lez. 149 - L'attrazione cosmica verso l'unione: la frustrazione

Lezione della Guida del Sentiero - Pathwork Guide Lecture
13 gennaio 1967

Traduzione in italiano di Daniele Buratti
Revisione non ancora effettuata
Edizione Luglio 2021

  1. Saluti, carissimi amici. Sia benedetto ciascuno di voi. Un grandioso flusso di energia divina e di benedizioni vi permea e vi circonda con forza potente. Prendetene consapevolezza, sintonizzatevi con essa e ne percepirete la realtà. Essa vi aiuterà a ottenere una comprensione profonda di questa lezione e vi consentirà di fare un altro passo nel percorso verso la scoperta di voi stessi.

  2. Nell’universo manifesto in cui vivete esiste un forte impulso che fa parte del principio creativo. Poiché ogni coscienza individuale è anche parte del medesimo principio creativo, essa è fatta della stessa sostanza. Di fatto è un impulso che esiste in ogni individuo. È un impulso verso l’unione, nell’accezione comune del termine, ma il termine ‘unione’, dopo un po’, perde di significato. Cosa significa davvero unione? Che significa, in realtà, l’unione con Dio o con il sé divino? O l’unione con un altro individuo? Qual è il suo significato in relazione all’essere umano?

  3. Come prima cosa, tutto il piano evolutiva mira a unire le coscienze individuali, poiché solo così si elimina la separazione. L’unione come processo cerebrale, o l’unione con un Dio intangibile, non è vera unione. Solo l’effettivo contatto di un individuo con un altro stabilisce nella personalità le condizioni necessarie per una vera unione interiore. La spinta verso l’unione si manifesta con una forza potente: essa spinge gli individui l’uno verso l’altro e rende la separazione vuota e dolorosa. La forza vitale non consiste solamente nell’attrazione verso gli altri, ma anche nel piacere supremo. Vita e piacere sono una cosa sola. L’assenza di piacere è una distorsione della forza vitale e deriva dall’opporsi al principio creativo. Obiettivo del piano cosmico sono la vita, il piacere, il contatto e l’unità con gli altri.

  4. La spinta verso l’unità mira a farvi uscire dall’isolamento. Essa va verso il contatto e la fusione. Seguire l’impulso cosmico è pura felicità; è esaltante e, allo stesso tempo, tranquillo. Tuttavia la coscienza individuale si oppone a questa forza a causa dell’idea errata che arrendersi a essa equivalga ad annientarsi. Giungete così al paradosso di credere che avrete la vita solo se vi opporrete alla vita stessa. Dunque vivete un conflitto assai profondo, ancor più profondo delle ragioni psicologiche che scoprite nel corso dell’autoesplorazione.

  5. Di per sé, fino a un certo punto, sono delle ragioni valide derivanti da esperienze infantili negative, da interpretazioni errate di eventi dell’infanzia, da ferite e paure non correttamente comprese e assimilate. Tutto materiale da esplorare, prima di affrontare il conflitto universale e metafisico profondo - quello di cui vi sto parlando. C’è conflitto perché quella spinta non si può eliminare. È la stessa forza evolutiva, la realtà presente in tutto ciò che vive e che respira. Essa permea ogni particella dell’esistenza e dunque esiste anche nel profondo della vostra psiche, che ne siate consapevoli o meno.

  6. Il conflitto nasce dalla paura e dall’opporsi a tale impulso; la personalità si oppone al flusso naturale. Nella misura in cui, a livello conscio o inconscio, contrastate la forza vitale e la annichilite, voi lottate contro la vita stessa. È questa la causa profonda di equivoci, false paure e sensi di colpa, di negatività e distruttività. Nell’intimo sapete di diffidare dell’immensa forza spirituale e, dunque, della vita stessa. La sfiducia crea un profondo senso di colpa che spesso affiora in superficie con sensi di colpa immotivati che non riuscite a eludere.

  7. Il conflitto si manifesta anche come paura degli istinti più profondi, e a quel punto non riuscite a rilassarvi e mollare le difese. Dato che siete parte della vita di cui diffidate, voi diffidate anche del sé profondo. È il motivo per il quale le persone insistono a separare corpo e spirito, e per cui il concetto di dualità si perpetua di generazione in generazione. Vi sembra di trovare la salvezza proprio nella divisione, perché così potete giustificare il rifiuto del principio vitale che si manifesta in voi. Così facendo obliterate ciò che ritenete essere sbagliato e cattivo, affermando che negare la vostra stessa natura è cosa buona e giusta. Giustificate il vostro atteggiamento irrazionale additando le manifestazioni più distorte del principio vitale, della corrente del piacere, quasi provassero che è fallato. Così, nel corso dei secoli, si è predicato che il corpo è peccaminoso e che lo spirito è l’opposto del corpo, e dunque buono.

  8. Non è vero che ogni vostra difficoltà sia frutto di tali fraintendimenti, da voi sposati quasi fossero la verità spirituale suprema. La verità è che quegli equivoci derivano dal profondo conflitto spirituale, che fa sì che accusiate il grande principio vitale di essere l’opposto di ciò che realmente è.

  9. L’uso improprio di questa forza potente non dimostra che la accettiate e che confidiate in essa. È piuttosto una variante della lotta generata opponendosi alla vita con la propria natura. Una parte di voi va verso gli altri e accetta i propri istinti e la propria natura, ma un’altra si ritrae. Segue un senso di privazione, vuoto, insensatezza e spreco, che voi compensate abusando della vostra forza vitale in modo cieco e ribelle. Ciò vi porta a vivere esperienze prive di piacere e sembra giustificare la sensazione di sbagliato e pericoloso. In un contesto simile esiste davvero una sorta di conflitto tra la vita e la morte.

  10. Tale conflitto si manifesta in modo diverso in ogni individuo. Ma una cosa si può dire con certezza: maggiore è il conflitto tra il cedere alla forza cosmica e l’opporsi ad essa, maggiore è l’entità del vostro dolore e dei vostri problemi.

  11. Se non vi concederete di fluire assieme al flusso cosmico a un livello molto profondo del vostro essere, distorcerete il flusso cosmico in voi. E siccome vi opponete e diffidate della forza cosmica, poiché la forza cosmica si manifesta dentro di voi non vi fidate di voi stessi. Ma se vi volete fidare di voi stessi e della vostra intima natura, dovrete prima fidarvi dell’impulso verso l’unità. Pertanto, se separate la natura dal principio divino o la vostra natura intima dalla fiducia spirituale, cadrete in un errore molto grave che sarà foriero di grande confusione. Perché come potrebbe la natura, inclusa la profondità della vostra natura, opporsi al piano evolutivo divino?

  12. È la spinta contraria di questa lotta a creare gli strati che paiono giustificare la sfiducia nel vostro sé istintivo. Solo il coraggio di esplorare quegli strati dentro di voi conduce alla verità del nucleo latente, che è del tutto credibile. Ma questo, come vi dicevo, si sperimenta solo se si capisce l’impulso profondo della natura, dell’evoluzione, del principio creativo. Sebbene all’inizio la comprensione dell’intelletto si riveli utile, essa è meno rilevante della comprensione intuitiva, la sola che possa dissolvere il conflitto.

  13. Il conflitto congela la forza creativa, che è compatibile con voi e con il vostro destino. Anche se bloccate e contrastate l’impulso, non potrete eluderlo. Esso induce sempre ad andare verso l’altro. La forte paura di contatto porta alcuni individui a un ritiro momentaneo. Ovviamente il ritiro può assumere molte forme e manifestarsi nel vivere quotidiano e nei comportamenti, ma si può anche manifestare in forme molto più sottili. Da fuori sembrate coinvolti con gli altri, ma dentro non lo siete: restate isolati e separati. Ma non potete isolarvi a lungo, poiché alla fine è insostenibile. Nulla che si opponga al principio vitale può essere mantenuto indefinitamente. Dopo tutto, il principio vitale rappresenta la realtà ultima, e la paura di esso è basata sull’illusione. Ma l’illusione non può durare per sempre. L’ansia derivante dall’illusione può essere eliminata solo comprendendo e onorando questo profondo conflitto, e cesserà nel momento in cui, finalmente, consentirete a voi stessi di armonizzarvi con il principio creativo.

  14. Anche con una forte opposizione, la spinta verso il contatto e la fusione con un altro individuo resta, poiché questo è un fatto fondamentale della creazione. Ma la spinta contraria, con le sue paure, la sfiducia e altri sentimenti distruttivi, crea un contatto negativo. Ogni essere umano sperimenta qualche forma di spinta contraria, persino degli individui alquanto integrati e sani. Ma prendiamo quelli con una spinta contraria relativamente debole, la cui personalità prevalente afferma la vita e gli istinti più profondi, ed è quindi ragionevolmente libera da conflitti. Il loro contatto con gli altri sarà abbastanza felice e senza problemi. Il loro principio di piacere indurrà reciprocità, amore genuino e piacere supremo. Nella misura in cui l’opporsi all’impulso cosmico crea blocchi e allontana il flusso cosmico, ne deriva un contatto negativo e doloroso. Il principio del piacere verrà collegato a una situazione negativa, nata dalle esperienze dell’infanzia. Ciò rende l’appagamento impossibile, poiché l’esperienza del piacere è sempre messa a rischio dall’annessa negatività. L’individuo è come un fuscello preso tra due forze di attrazione, e viene indotto a un contatto doloroso. Dunque la spinta verso il contatto e la paura di esso, che si manifesta con un moto contrario, sono presenti entrambe. Quest’ultimo determina due reazioni difensive di fondo: il desiderio di ferire, oppure la sensazione di essere feriti, inevitabili sottoprodotti del contatto. Poiché il principio del piacere rimane sempre un elemento del flusso vitale, esso aderisce inevitabilmente alla forma distorta del contatto.

  15. Il piacere, insito con enorme energia nella vita umana, non può essere eliminato, ma laddove quell’energia è distorta il piacere si fa negativo. Siccome il contatto sembra far soffrire, il piacere si manifesta sia nel dare sofferenza che nel riceverla, in maggiore o minor misura. La connessione tra dolore e piacere genera un circolo vizioso. Quanto più dolorosamente si manifesta il principio del piacere della spinta cosmica, tanto più si avranno paura, sensi di colpa, vergogna, ansia e tensione. Crescono opposizione e conflitto, e il circolo vizioso continua.

  16. Il problema evolutivo per ogni singolo essere cosciente è, dunque, comprendere profondamente e sperimentare il circolo vizioso senza giudicare la connessione negativa tra contatto, dolore e principio del piacere. Guardate oltre e impegnatevi a cercare la vostra natura profonda con un atteggiamento aperto. Non confondete le emozioni negative in cui inizialmente vi imbattete con la realtà ultima della vostra vita istintiva.

  17. Lo strato di distruttività, di cieco egoismo, di disonestà, e le vergognose associazioni del principio del piacere a situazioni negative, non fanno parte della vostra natura profonda. È solo una dimostrazione, una conseguenza di questo specifico conflitto, amici miei. Non lo enfatizzerò mai abbastanza: quando diffidate della vostra natura intima, voi diffidate dell’intero universo spirituale. Non può esistere l’una senza l’altro.

  18. A un certo punto, nel percorso verso la liberazione, si deve affrontare il problema da entrambi i lati: solo con il coraggio e l’onestà di affrontare ciò che non vi piace in voi, scoprirete che proprio l’energia e la sostanza di tali atteggiamenti sono di fatto costruttive e meritevoli di fiducia. Questa consapevolezza li può trasformare. Allora ci si potrà fidare dei processi vitali e non sarà più necessario opporvisi. D’altro canto, se considererete la possibilità di fidarvi dell’intero processo creativo, svilupperete il coraggio e l’onestà atti a trascendere i blocchi che deformano l’energia creativa e la sostanza divina, e li trasformerete in creatività.

  19. È impossibile fidarsi di Dio, della vita o della natura, se non si ha fiducia nei propri istinti profondi. Da dove vengono quegli istinti? Tali istinti non possono essere schiacciati, né possono essere negati, sradicati o soppiantati a forza da elementi estranei che sembrano più appetibili all’anima paurosa. L’unica via d’uscita è capire che gli istinti più intimi sono buoni, se non si interferisce con essi; essi fanno parte della forza divina e non sono per nulla ostili alla crescita spirituale. Questo è uno degli errori più tragici dell’umanità, poiché nulla ritarda il piano evolutivo quanto questo malinteso, sostenuto persino da individui ben intenzionati e alquanto illuminati. Gli istinti saranno portatori di luce nel momento in cui non saranno mal giudicati, negati e separati dalla loro origine divina, in una dualità artificiale che li considera malvagi e antitetici alla vita divina, o vita spirituale.

  20. Dunque potrete entrare in voi stessi solo quando l’avrete capito, e di conseguenza cesserete di temere e combattere contro voi stessi, i vostri istinti, il vostro corpo, la vostra natura - e contro la natura in quanto tale. Questa è la grande lotta dell’umanità, e una volta compresa da tutte le guide spirituali, la lotta individuale ne trarrà un grande giovamento. La mancata comprensione, il continuare a lottare alla cieca, vi rende incapaci di rinunciare alla vostra separatezza. Così facendo impedite il completamento del vostro destino spirituale. Impedite a voi stessi di riconciliarvi con i vostri istinti fisici ed emotivi più profondi. La pace tra corpo e anima è un frutto dell’autorealizzazione. È sbagliato credere che il corpo possa essere semplicemente messo da parte, nella grande impresa dell’integrazione. Se si libera il corpo prima che si sia compiuta l’integrazione, questa resta incompleta.

  21. Questo conflitto è talmente profondo e universale che spesso gli individui più illuminati, evoluti e privi di pregiudizi si sentono a disagio quando vi si imbattono dentro di sé. Pur non conformandosi con visioni meschine e negazioniste della vita, la profonda ansia interiore derivante dal conflitto fa sì che non si accorgano di quel che accade dentro di loro. Ogni volta che il vostro coraggio vacilla nell’affrontare il conflitto che si manifesta in profondità nei meandri del sé, rimanete in parte isolati. Restate coinvolti in una dolorosa negatività e siete divisi in voi, finché la vostra ulteriore evoluzione non vi porterà al punto in cui non temerete più il grande flusso di cui fate parte e che fa parte di voi, portandovi verso gli altri e sbriciolando il muro di separazione e difesa. Scoprirete allora che non solo non perderete la vostra individualità, ma, al contrario, vi espanderete e diventerete ancora di più voi stessi.

  22. Vorrei ora parlare di una caratteristica della personalità umana puramente psicologica che sembra essere di poco conto, ma che ha un significato profondo ed è collegata alla spinta verso l’unione, come vedremo poi: la frustrazione. Come accade agli altri atteggiamenti umani, la frustrazione si snatura facilmente in due opposti parimente distruttivi. Tutti sanno che il non riuscire a tollerare la frustrazione rappresenta un grave disturbo della personalità e altera il carattere. Se non la si gestisce in modo corretto, essa procura patimenti a sé e agli altri. I tratti che impediscono di affrontare la frustrazione sono l’avidità, l’egocentrismo, la cecità e la paura. Colui che ritiene di essere illuminato senza esserlo davvero, postula falsamente la rassegnazione, il martirio e l’astinenza per evitare di rivelarne i tratti negativi: è convinto che in questo modo riuscirà ad apprendere il grande e importante atteggiamento del rilassamento interiore.

  23. Non è affatto vero che le uniche alternative siano seguitare a insistere, a richiedere in modo rigido, o rinunciare ad appagamento e felicità. Gli estremi sono entrambi errati, producono risultati molto simili e derivano dal medesimo problema di fondo. L’errato atteggiamento verso la frustrazione è dannoso per ovvie ragioni. Esso danneggia le relazioni, il rispetto di sé e la pace interiore.

  24. Parlerò ora della frustrazione in relazione al principio del piacere. Il bambino lotta per il suo piacere, ma nella sua cecità non riesce a tollerare la frustrazione perché ignora le possibilità future. Se la psiche non matura, egli continua col suo atteggiamento che dà luogo a un’apparente contraddizione: meno sopporta la frustrazione, meno sperimenta il piacere. Se si insiste in modo rigido si perde l’anelato piacere, sia perché lo sforzo rende impossibile conseguirlo, sia perché, quand’anche ci si riuscisse, il proprio stato interiore rende impossibile goderne. Con questo atteggiamento non si vince. Per provare il vero piacere occorre uno stato interiore rilassato. Deve prevalere un clima interiore di flessibilità che produca un atteggiamento affermativo, positivo e inclusivo. La persona che, interiormente o esteriormente, si ribella a una gratificazione rinviata è arrabbiata, esclusiva, negativa, tesa e testarda. Codesti tratti annullano il principio vitale e il flusso del piacere. È un errore umano presumere che ciò che si desidera sia più importante e produca più piacere del proprio stato d’animo.

  25. Se si fraintende l’importanza di tollerare la frustrazione, verranno adottate e rivestite di spiritualità delle reazioni distorte quali il martirio, l’astinenza e la rassegnazione, che renderanno impossibile il piacere. Invece subentreranno sentimenti di disperazione e di spreco. Dal momento che il piacere è un sottoprodotto del flusso cosmico, non può essere considerato irrilevante. Ma anche reagire alla frustrazione nell’altro modo è sbagliato, ossia con l’insistenza e la rigidità dell’atteggiamento "agisci o muori".

  26. Solo se gli individui imparano a lasciar andare, a consentire al sé di rinviare una soddisfazione immediata senza rinunciare alla propria realizzazione, allora, e solo allora, s’instaura il clima atto a far fluire il flusso cosmico. In altre parole, ognuno deve perseguire l’esperienza interiore di lasciar andare e rilassarsi. Ciò non significa rinunciare per sempre, ma rilassarsi nel piacere col potere del dolce lasciar andare. Le mie parole potranno sembrare poco chiare o addirittura contraddittorie, se non avete mai provato questa sensazione. Ma se qualcuno ne ha già avuto sentore, saprà cogliere la forza di quel che sto dicendo e userà queste informazioni in modo conscio e deliberato.

  27. Un dolce lasciar andare vale per tutto, a ogni livello dell’esistenza: per un piccolo o un grande desiderio, o per qualsiasi altro appagamento si desideri. Se vi sentite tesi e non vi va di rilassarvi, assumendo un atteggiamento di ragionevolezza e umiltà saggia e positiva - ma senza cessare la ricerca della vostra totale realizzazione - vi separate dallo star bene. È spesso una grande tentazione permanere in uno stato di tensione, visto che autocommiserazione e rabbia offrono una gratificazione surrogata. L’io deve compiere uno sforzo interiore più costruttivo per uscirne fuori. Spesso basta un piccolo sforzo. Il resto viene da sé, e l’io viene condotto dalle forze interiori attivate nel processo. Abbandonata la tensione, giunge il piacere. La flessibilità di rilassarsi in quello che c’è, anche se non è ciò che desiderate al momento, alla fine vi darà ciò che desiderate - intanto vi fa star bene con voi stessi e vi armonizza con il movimento cosmico della vostra psiche. E poi arriverà anche ciò che desiderate; verrà a voi in modo naturale, seguendo la legge di causa ed effetto.

  28. Questo clima è essenziale per stabilire la conoscenza interiore che ogni realizzazione è potenzialmente vostra, e che può essere vostra se siete consapevoli di tutto ciò. Ma i vostri desideri si materializzano solo se c’è un’atmosfera di resa e di rilassamento. Se siete nella condizione del "Lo devo avere", essi non si realizzeranno. La stessa tensione è ostile all’indispensabile armonia che ha il potenziale per poterli realizzare.

  29. Non è facile cogliere queste idee la prima volta che le sentite. Le si deve studiare, ma dovete pure rendervi conto di come siete tesi dentro per timore di non ottenere quel che desiderate. O forse cadete nell’estremo opposto: nella rassegnazione, che è il rovescio della medaglia. Se vi accorgete di uno o di entrambi gli atteggiamenti, allora potete procedere fino all’esperienza del lasciar andare, a rilassarvi nel piacere della resa. A poco a poco rimuoverete i blocchi che vi comprimono.

  30. Il tema della frustrazione è direttamente collegato all’argomento iniziale. Quando bloccate il flusso del principio creativo, che vi conduce al sommo piacere di rinunciare alla separatezza, voi vi frustrate al livello più importante della vita. Se così non fosse, non dovreste mai temere la frustrazione, l’insoddisfazione o il vuoto. Ma siccome temete e bloccate il compimento del flusso cosmico, sperimentate giocoforza la paura del mancato appagamento. L’incapacità di tollerare la frustrazione deriva in realtà dalla paura del mancato appagamento. Tale paura è commisurata a quanta resistenza opponete all’appagamento. Sono connessioni immensamente importanti.

  31. Esse si applicano a tutto nella vita, ma in particolare al grande problema dell’unione cosmica con un’altra persona, del fidarsi e del seguire i propri istinti profondi per sperimentare, di conseguenza, il sommo stato di felicità. Ma si applicano anche alle questioni della mente e alla quotidianità. La frequente paura del fallimento deriva dalla paura del successo. Il successo sembra vagamente pericoloso, al pari di altri tipi di felicità. La paura delle piccole felicità è una manifestazione minore della paura della felicità più grande. Se gli individui temono la realizzazione, essi la bloccano, e così temono, a ragione, la non realizzazione. Di conseguenza mal tollerano il vuoto e reagiscono a ogni frustrazione. La richiesta categorica di pronta gratificazione recita: "Voglio essere felice e star bene senza che mi debba fidare e lasciar fare all’universo". Cosa, naturalmente, del tutto impossibile.

  32. La frustrazione non sarebbe un problema se si comprendesse e accettasse il flusso cosmico, e non si temesse e resistesse alla propria natura più intima. Cercate, amici miei, di sentire queste cose nella vostra vita personale e di lavorarci su.

  33. Ora, ci sono domande sull’argomento?

  34. DOMANDA: Non comprendo bene. Qual è la spinta interiore di cui parli?

  35. RISPOSTA: È la spinta verso un altro individuo, verso un’espressione dei vostri istinti, verso un’integrazione degli istinti con la vostra mente cosciente, le vostre idee e l’accettazione della vostra vita, del sé e degli altri.

  36. DOMANDA: Dicevi che la spinta cosmica diventa negativa nell’individuo, in una certa fase del suo sviluppo. Potresti elaborare il concetto?

  37. RISPOSTA: Quando la gente contrasta la spinta cosmica e la combatte, sorge il conflitto. Essendo una forza primaria, la spinta cosmica è più forte dell’impulso contrario, mentre la lotta che le si oppone è secondaria e sovrapposta. Dunque siete ancora attratti verso il contatto. Ma la vostra opposizione nega la forza primaria, quindi la negazione si combina con la forza originale e dà luogo al contatto negativo. Il fatto che si verifichi un contatto denota attrazione verso l’altro; ma il dolore che ne deriva evidenzia la spinta contraria. Nella misura in cui temete l’attrazione cosmica e il suo destino, il contatto sarà privo di amore, che può crescere solo se non c’è paura. La paura produce difese, ferite, rabbia: tutto questo entra nel contatto e si combina con il principio del piacere.

  38. La cosa si può manifestare a ogni livello della personalità. Il contatto negativo che si manifesta nel desiderio di ferire si esprime in litigiosità, ostilità, aggressività. A livello sessuale, un tale individuo è sadico. Il contatto negativo che si mostra nell’essere ferito, si esprime nella tendenza a essere sfruttato; farete sempre in modo di mettervi in posizione di svantaggio; sarete spinti verso modelli di comportamento nocivi. A livello sessuale, un individuo di questo tipo è masochista. Ora, ovviamente, nessuno è semplicemente l’uno o l’altro: la personalità possiede sempre entrambi gli elementi, ma solo uno di essi prevale esteriormente. Per esempio, motivati dal timore della vostra crudeltà, potreste invertire il bisogno di trarre piacere dal ferire gli altri e dirigerlo contro di voi. Giacché il processo avviene a livello occulto e inconscio, non vi accorgete di quel che fate; e non sapendo la modalità che vi spinge ad agire in tal modo, non siete in grado di fermare il processo distruttivo.

  39. Scopo di questa lezione è aiutarvi a capire che il vostro trucchetto psicologico ha un’origine molto più profonda di quanto supponiate: l’intimo conflitto metafisico comune a tutti gli esseri umani. Quando lo si percepisce e lo si sperimenta, diventa più facile eliminare le distorsioni psicologiche che sembrano essersi originate nella vita attuale. D’altronde, bisogna anche capire che è impossibile portare la lotta cosmica alla propria coscienza, se non si acquisisce una netta visione e consapevolezza del proprio inconscio.

  40. Vi ho dato un argomento che, se lo vorrete, vi aiuterà a fare una nuova incursione nel vostro sé più intimo. Usatelo, esploratelo; non temete il vostro sé profondo. Scappare da esso è una tragedia, perché in tal modo vi autoinfliggete tanto dolore inutile. Non c’è altro che determini tanto dolore quanto la fuga dal sé. M non avete nulla da temere, proprio nulla. Osservate sempre il vostro intimo profondo, non state sulla difensiva, non siate ansiosi. E più vi guarderete nell’intimo, più strumenti avrete per stabilire un contatto con gli altri. Più scappate da voi stessi, più il vostro contatto con gli altri sarà superficiale, problematico, insoddisfacente.

  41. Siate nella pace, amici miei, siate benedetti, siate in Dio!

Testo originale: Pathwork Guide Lecture No. 149 - Cosmic Pull Toward Union - uality througn Illusion - Transference
Il copyright del materiale della Guida del Pathwork® è di esclusiva proprietà della Fondazione Pathwork®
Torna ai contenuti