Lez. 142 - Il desiderio e la paura della felicità - la paura di lasciar andare l'IO
Lezione della Guida del Sentiero - Pathwork Guide Lecture
15 aprile 1966
Traduzione in italiano di Daniele Buratti
Revisione non ancora effettuata
Edizione Febbraio 2020
- Saluti, miei cari amici. Benedizioni a ciascuno di voi. Benedetta sia la vostra capacità di comprendere, di assorbire, di assimilare e utilizzare quel che potreste ricevere in questa ora. La lezione riprende l’argomento della volta precedente: il profondo e radicato desiderio dell'umanità di essere felice e la paura di esserlo.
- La paura dimora in un livello assai profondo della psiche umana, ben al di là dei comuni fraintendimenti nevrotici e delle paure che gli umani nutrono nella mente inconscia. La paura della felicità è correlata direttamente alla paura di rinunciare alle facoltà dell'Io esteriore. Similmente, anche il desiderio di felicità è un anelito determinato dalle facoltà dell'Io. Ne abbiamo già parlato, ma adesso dobbiamo passare a un livello più profondo, con una diversa prospettiva e una nuova comprensione. Nel loro cammino, molti miei amici hanno già conseguito o stanno per conseguire la consapevolezza di quanto sia radicato il conflitto tra il desiderio e la paura della felicità, che è pari al desiderio e alla paura di lasciar andare il proprio Io.
- Come mi avete già sentito dire riguardo a tanti altri aspetti dell'essere, per ogni cosa esiste una giusta comprensione e una distorsione. È lo stesso quando si molla la presa sull'Io esterno, che potrebbe avvenire in modo distorto e sbilanciato e, dunque, non sano. Intanto chiariamo cosa intendo per facoltà dell'Io. Si tratta di abilità a cui avete accesso diretto: il pensiero volitivo e la facoltà che indico di solito come volontà esterna, la cui forza può essere esercitata in modo diretto. Un semplice esempio chiarirà la differenza tra volontà diretta e indiretta, a livello fisico. La volontà diretta può decidere, ad esempio, di muovere una mano, come e perché. Tuttavia non c’è un controllo diretto sul battito cardiaco o sulla circolazione. Tra i due tipi di volontà c’è la medesima differenza, a livello mentale ed emotivo. È un esercizio di futilità forzarvi a nutrire certe emozioni, ma se sarete voi a decidere l’orientamento del vostro pensiero, pian piano saprete cambiare i sentimenti sgradevoli. In modo simile si può esercitare un controllo indiretto addirittura sulla frequenza cardiaca e sulla circolazione, impiegando le facoltà controllate attraverso la volontà diretta.
- Se si usa in modo errato la volizione diretta, la psiche va nel caos. Lo sforzo eccessivo della volontà e i tentativi di orientarla verso aree impossibili da controllare disperdono la vostra energia e vi fiaccano. Immaginate di poter modificare il flusso sanguigno con tutto il vostro potere e la volontà esterna. Tutt’al più causereste un peggioramento della vostra condizione. In realtà gli esseri umani dispongono di svariati mezzi per migliorare la propria circolazione, ma che si devono usare senza ricorrere alla volontà esterna. È lo stesso per le facoltà mentali ed emotive. Spesso voi esseri umani usate l'approccio sbagliato: esercitate la volontà esterna nel verso sbagliato e tralasciate di usarla laddove essa vi potrebbe aiutare nel vostro sviluppo. Se la volontà non viene usata a sufficienza, l'Io un po’ alla volta si indebolisce. Ma se si abusa di essa, la si sfinisce a tal punto che basta un’inezia per essere indotti a fuggire dal sé. In quel caso il lasciar andare diventa una via di fuga che può diventare pericolosa.
- Per lasciar andare in modo corretto ci vuole un Io sano ed equilibrato, non intriso di falsi concetti, di false paure e di atteggiamenti distruttivi. Solo allora l'Io potrà rinunciare al controllo diretto e troppo serrato usando la volontà esterna, cosa che poi diventa possibile e, anzi, desiderabile. Il fortissimo anelito di felicità e armonia suscitato dal lasciar andare le facoltà dell'Io viene da ciò che ogni essere umano già sa nel profondo: che ogni grande esperienza umana è tale quando, in qualche misura, si rinuncia alle facoltà dell'Io e al loro controllo eccessivo. Ogni espressione creativa è frutto di un'intelligenza e di una saggezza interiore che sopravanzano l'intelligenza cosciente e immediata dell'Io. Ma si deve ricorrere a quest'ultima in modo deliberato per attivare la superiore saggezza interiore. Sembra che il vostro essere interiore esista in modo del tutto indipendente dal vostro apparato di pensiero volitivo esterno. Inizialmente gli esseri umani non sono affatto consapevoli della loro potente intelligenza interiore; poi iniziano a sperimentarla occasionalmente, totalmente distinta dal loro sé cosciente e deliberato; e infine integrano le due parti. Per realizzare questa integrazione dovete imparare a usare l’Io cosciente in modo da attivare il vostro sé interiore. Dovete apprendere il sottile equilibrio tra quando e come usare l'Io esterno, e quando invece dirgli di farsi da parte.
- Ogni esperienza umana di spessore è frutto del sé interiore non volitivo. Non lo può essere dell'Io esterno, a meno che non sia già integrato nel sé interiore. Ogni atto di creazione artistica e scientifica, ogni grande invenzione, ogni valore che sia davvero arricchente e durevole, tutto questo è frutto dell'essere interiore, così come lo sono le esperienze spirituali, l’esperienza dell'estasi d'amore tra i sessi e, per ultima, la grande esperienza della morte fisica, che a torto gli umani ritengono triste e orribile. Non è così né per la morte, né per le altre due che essi temono quasi allo stesso modo, pur senza esserne consci. Gli esseri umani hanno paura di una grande esperienza spirituale. Temono il grandioso atto di amore totale e di lasciar andare il piccolo sé nell'estasi dell'unione. E anche di trovare il coraggio necessario a manifestare il sé interiore con la sua saggezza e verità. Voi siete meno consci di queste due ultime paure, mentre avete ingigantito la paura della morte e l’avete trasformata in una paura rivestita di razionalità.
- La paura di lasciar andare le facoltà dell'Io esterno è un altro effetto dell’equivoco che si possa preservare la vita solo tenendosi ben stretto l'Io. Che vuol dire vita in questo contesto? Che non volete perdere il vostro senso di identità di individui che vivono una vita unica e distinta. Purtroppo tale senso di identità viene associato esclusivamente alle facoltà di pensiero e volontà volitiva diretta dell'Io esteriore. A causa di questa errata identificazione, se privati delle facoltà dell'Io temete di perdere voi stessi. E per voi perdere l'Io equivale a morire, poiché vi sentireste di non esistere. Con la minaccia di questo "Io non esisto", state tutti ben attenti a non lasciar andare nulla di voi.
- Nella storia della sua evoluzione spirituale l'umanità si è ritrovata nella condizione transitoria di attaccamento esagerato all'Io, finché non apprende a ristabilire l'equilibrio. Nel corso più recente della sua evoluzione, l'umanità si è focalizzata troppo sull'uso delle sole facoltà dell'Io, sicché le persone non riescono a oltrepassare il muro in apparenza solido della materia che, per come la percepisce l'Io, le separa dalla vita. Quindi voi associate la separazione fisica all’individualità. È certo vero che un Io debole e inefficace attenua il senso di individualità. Dunque occorre rafforzare l'Io, ma con il solo intento di rilassarlo, affinché possa integrarsi con il sé più profondo e sapiente che non è accessibile in modo diretto. Se riponete la vostra identità solo nell'Io esterno, avrete paura a rinunciarvi. Facendolo vi sentireste annientati, poiché vi sembrerebbe di mettere a repentaglio la stessa esistenza. L’effetto è la separazione dell'umanità; il lasciar andare è la radice più profonda della vostra paura. Finché non si allenta la presa dell'Io non potrà sbocciare un’autentica felicità.
- Ricorrere eccessivamente all'Io impedisce l'esperienza reale. Ogni esperienza bella, valida, costruttiva e importante è frutto di un perfetto equilibrio tra l’Io volitivo e il sé non volitivo. Quest'ultimo si manifesta in modo spontaneo, aperto e indiretto, e non è controllabile dall’arbitrio esterno. Sono quelle le esperienze che vi fanno sentire tutt’uno con l'universo. Il fatto che l'umanità aneli costantemente a tale unità - che siate o meno consapevoli di quell’anelito - si capisce fin troppo bene, poiché è quello il vostro destino, il vostro stato naturale, la direzione verso cui vi sospinge la vostra evoluzione. Il radicato bisogno interiore di conseguire lo stato di perfetta integrazione tra le facoltà dell'Io esterno e il sé interiore non volitivo, permarrà negli esseri umani finché essi non riusciranno a soddisfare quel bisogno. È lì che dovete andare. Quando, senza volerlo, bloccate la strada verso il vostro destino - poiché paure e preconcetti portano all'autoalienazione e a una fuga dalla vita - date forma a un conflitto nella psiche profonda. Il destino di integrare l'Io con il sé profondo diventa al tempo stesso il vostro anelito più grande e la paura più profonda. Tale dicotomia è particolarmente forte in quelle esperienze di vita in cui il rigido controllo dell’Io non gli consente di farsi da parte per permettere al sé interiore di manifestarsi.
- Laddove per un po’ c’è stato un controllo eccessivo che ha fiaccato la personalità, le persone usano spesso delle false modalità per liberarsi dal peso di un controllo troppo serrato. Esse non riescono a sostenere la condizione di sovraccarico delle proprie facoltà e di ostacolamento del sé interiore non volitivo, che è di gran lunga più adatto a servirle. Allora cercano sollievo e spesso, senza accorgersene, ricorrono a modalità false e persino pericolose, solo per riuscire a sperimentare la meraviglia e la ricchezza dell'universo. Le forme più estreme per svincolarsi da un Io iperattivo sono la tossicodipendenza e l’alcolismo. Le meno estreme sono l'alienazione di sé e gli stati mentali di dissociazione dal sé. Queste sono tutte forme indotte a livello inconscio per agevolare una fuga dall'Io. Sapete bene in quanti modi una persona può fuggire da se stessa. Sono modalità false, travisate e involontarie con cui il sé cerca invano di liberarsi. Quando una persona sperimenta gli esiti negativi di una tale fuga dall'Io, si convince ancor di più di quanto il lasciar andare sia pericoloso. E non si risolve nemmeno tornando all'altro estremo, quello di attaccarsi all'Io che aveva determinato lo squilibrio iniziale. Solo un Io forte, sano e robusto si può permettere di lasciarsi andare. Un Io con tali caratteristiche saprà cedere e integrarsi con il sé maggiore.
- È questa la storia dello squilibrio della psiche umana: lì si spiega il motivo per cui vi ritrovate costantemente a combattere tra il desiderio/paura della felicità e un lasciar andare sano, che darebbe al sé maggiore l'occasione di manifestarsi, creare, guidare ed essere. È impossibile stabilire nell'anima un controllo salutare attraverso una rigidità ansiosa; occorre invece un movimento armonioso e leggero che accresca la consapevolezza del potere che dimora in ogni individuo, senza mai trasformare quel potere in peso.
- Se guardate a quelle aree della vostra vita che funzionano al meglio, capirete quel che intendo. Forse siete entrati in questa vita già liberi e sani, sotto quegli aspetti, oppure avete instaurato degli schemi salutari grazie al lavoro svolto in un cammino analogo a questo. Qualunque fosse la condizione, il principio positivo autoperpetuante si era messo all’opera.
- Tutti gli aspetti del vivere e dell'essere, tutte le attività esterne e interne dell'umanità - specie quelle permanenti e ripetitive - si basano su processi che si alimentano da sé. Ogni processo è simile a un campo magnetico. L'atteggiamento di una persona riguardo a un determinato ambito della propria vita, i suoi pensieri, i sentimenti, le impressioni, le idee e le azioni, reazioni e interazioni che ne derivano - tutto ciò forma un nucleo di energia. La nuova energia che quel nucleo emana di continuo crea ciò che si potrebbe definire un campo magnetico.
- Ogni essere umano vive un certo numero di esperienze di base che si combinano per formare un campo di forza. Le esperienze fondamentali comuni a tutti sono queste: l’atteggiamento verso il lavoro, le relazioni umane in genere, i valori materiali, la salute fisica e la vita esteriore, l’aspetto e l’attività; c'è anche l’atteggiamento nei confronti della natura, dell'arte, del piacere e del tempo libero, della realtà spirituale, dello sviluppo personale e dei valori permanenti, nonché della ricerca e assimilazione di conoscenza. Tutto ciò crea dei distinti campi di energia magnetica. In ogni vita umana alcuni si autoalimentano in positivo, altri in negativo. Se essi operano in modo positivo, tutto fila liscio senza conflitti. Le cose belle arrivano da sé, senza sforzo e in armonia, scevre di problemi o conflitti. L'azione giusta arriva al momento giusto, sia da fuori che da dentro. Nel momento più opportuno voi pensate a ciò che è giusto fare, dire o avviare. Non vi sono ostacoli. Le cose vanno a posto da sé. Ispirazione, guida, risorse personali - tutto funziona al meglio. In quegli ambiti voi date talmente per scontato che tutto fili liscio che non fate caso all’inerente meccanica. Ma se prestate attenzione a quelle aree vedrete come l'Io stia facendo la sua parte, benché non sia l’unico attore: infatti da solo non ce la farebbe a far interagire in modo ottimale gli innumerevoli fattori esterni e interni. Questa è la descrizione tipica di un campo magnetico che opera in modo positivo, o di energia positiva autoperpetuante.
- I campi magnetici negativi di un’esperienza indicano non solo i fallimenti, ma anche le pressioni, le difficoltà, il tempismo sbagliato e la frustrazione. Nulla sembra funzionare. Osservate con attenzione: l'Io scalpita e spinge, ritenendo in tal modo di superare l'impedimento. Ma ne scaturiranno solo dolore, delusioni e complicazioni.
- Le persone, di solito, sono talmente miopi da chiamare fortuna i campi di energia positiva, e sfortuna gli altri. Quando cercate di controllare l’esito in modo diretto non fate che sprecare energia, cercando invano di cambiare un campo negativo in positivo. Tuttavia avete un controllo diretto su ciò che instaura il campo magnetico negativo. Vale a dire che potete esaminare voi stessi, i vostri pensieri, i sentimenti e i relativi atteggiamenti. Potete controllare in modo diretto se la vostra intenzione è di seguitare ad avere gli stessi pensieri, sentimenti e atteggiamenti, oppure di modificarli. Potete decidere se restare in un clima vago di impotenza e sconforto, o se chiarire quel clima interiore enunciandolo in modo appropriato, asserendo poi il desiderio di cambiare creando un nuovo atteggiamento positivo.
- Nessuno è più superstizioso e fatalista della persona orientata materialisticamente, che ignora le realtà spirituali esistenti al di là della manifestazione. Ciò è particolarmente vero per chi crede alla "fortuna" e alla "sfortuna" perché non è in grado di vedere sotto la superficie: siccome costoro rifiutano di concepire delle realtà spirituali, non riescono a percepirle. Né possono vedere come esse influenzino quelle aree della loro vita in cui sembrano non aver fortuna. È impossibile modificare tali aree senza un autoconfronto profondo e onesto. Per prima cosa bisogna capire che c’è la possibilità di modificarle, e poi si deve riaccendere la voglia di andare fino in fondo, ma senza sottrarsi dall’impegno che un cambiamento così radicale richiede.
- Se è intrappolata in un campo magnetico negativo, la persona non può forzare il cambiamento ricorrendo alla sola volontà esterna. Si deve usare la volontà esterna per scoprire in cosa consiste il campo negativo autoperpetuante, perché c’è, e che cos’è nel sé che l'ha creato. Dopodiché la persona sarà automaticamente in grado di instaurare un campo positivo.
- Fintanto che rimarranno in voi negatività e distruttività, esiterete a lasciar andare l’Io esteriore controllante. Poiché la distruttività viene da un campo magnetico negativo che continua ad alimentarla, lasciar andare il controllo esterno equivale a dare libero sfogo a quella forza incontrollabile. Da questa prospettiva si può capire il vostro rifiuto a lasciar andare l'Io - una forma di sana autoprotezione. È dunque naturale, amici miei, che finché permarrà un campo magnetico negativo in qualche ambito della vostra vita, voi sarete restii a mollare. Noterete quel timore quando ricorrerete alle vostre facoltà volitive per scoprire in quali particolari ambiti si manifestino i campi magnetici negativi. Chiedetevi quali siano gli ambiti specifici dei campi magnetici negativi, e osservateli in modo chiaro e preciso. Tuttavia è molto importante vedere sia le aree positive che le negative tutte assieme. Nessuno di voi ha solo dei campi magnetici negativi. Confrontando le due modalità di funzionamento vi risulterà molto più facile sentirvi rilassati nello scoprire la natura dei campi magnetici negativi.
- Questo, ovviamente, è il vostro percorso, ma ora vorrei che faceste il lavoro con una comprensione più precisa di come operino i campi di forza autoperpetuanti. Ciò vi aiuterà a comprendere immediatamente l'esistenza di determinati campi negativi. Vedrete anche che fino ad ora vi mancava questa precisa consapevolezza. Vedrete come convogliate l'energia dell'Io verso il canale sbagliato, e potrete cambiarne la direzione. I campi negativi includono tutti i vostri schemi distruttivi del credere, del pensare, del sentire e del volere, schemi che vi fanno temere di rinunciare all’Io. Capirete chiaramente perché temete la felicità, perché avete paura a lasciar andare il controllo esteriore. Ma non appena avrete osservato e compreso i campi magnetici negativi, essi inizieranno a perdere forza e comincerà pian piano a formarsi un campo magnetico positivo autoperpetuante.
- Ovunque operino dei campi positivi, sia a livello conscio che inconscio, lì c’è fiducia. Più nella vostra psiche umana saranno presenti i campi positivi e meno i negativi, maggiore sarà la vostra fiducia nei campi energetici che creano la vostra vita in modo all’apparenza autonomo dall’Io volitivo. E maggiore sarà la fiducia, più vi sarà facile rinunciare al vostro Io esteriore. Lasciate che esso fluisca e si integri con il grande essere interiore che ha tutte le forze e le risorse che vi potranno mai servire.
- Questo è il solo modo di costruire la fiducia nella vita, in se stessi e in Dio. Come potete lasciar andare l’Io e il suo rigido controllo, se non c'è fiducia? E in quale altro modo concreto si può stabilire fiducia nell'universo, se non correggendo i campi negativi e i loro schemi spiacevoli e dolorosi che si ripetono di continuo? Non ha senso costringervi a fidarvi di un Dio lontano, al di fuori di voi: sarebbe una richiesta assurda. Fidarsi della vita, e quindi di Dio - o dei poteri e delle leggi universali e cosmici - sarà per voi ovvio quando capirete perché e in che modo operino i campi negativi, perché esistano, e anche che non debbano esserci per forza. Ancor prima che siano trasformati in campi positivi, già saprete, in linea di principio, che la vostra fiducia è ben riposta, che sotto ai campi negativi c'è qualcosa di cui ci si può fidare e che potete attivare con la mente esterna, con la volontà e l’orientamento del pensiero. Più riuscirete a entrare in contatto con quella grande forza, anche se celata dalla più potente delle autoperpetuazioni negative - poiché è solo la vostra visione delle cose a concepire il processo negativo - più vi sarà facile cambiare le correnti di energia da canali distruttivi a canali costruttivi.
- Solo così l'Io potrà diventare forte e sano e integrarsi con l'essere interiore totalmente affidabile che opera in modo indiretto. Nella modalità ‘indiretta’ la vita scorre con facilità, ma voi non siete dei destinatari passivi. Le cose non accadono per ‘voi’: accadono ‘con’ voi e ‘attraverso’ di voi, suscitando in voi reazioni automatiche e opportune. Se le persone si vogliono escludere dal processo vitale e restare destinatari passivi, non hanno afferrato né la natura della vita, né il proprio ruolo. È lo stesso anche quando vogliono avere un controllo eccessivo. L'Io non si deve né trascurare, né sovraccaricare. Non vi sarà alcun equilibrio finché le persone non si renderanno conto di albergare un potente essere interiore che può essere attivato. Senza quella forza interiore sarebbe impossibile non accollare all'Io compiti che esso non è in grado di svolgere. Solo se si attiva l'essere interiore è possibile integrarlo armoniosamente con l'Io. È in questo modo, amici miei, che si potranno manifestare l'integrazione, la fiducia e lo stato di calma dell'essere interiore, di gran lunga più ricco e grande: non rifugiandosi in una spiritualità distaccata, ma attraverso la piena integrazione dell'Io con il sé interiore.
- Ci sono domande?
- DOMANDA: Qual è il processo intermedio per realizzare questo stato di integrazione? Ce n’è uno in particolare?
- RISPOSTA: Il processo specifico consiste nel lavoro di questo cammino che finora vi ho dato e che continuo ad assegnarvi. È il processo di riconoscimento: sembra facile, amici miei, ma non lo è. Poiché gli esseri umani sono spesso governati da pulsioni che essi riescono a rendere razionali con gran disinvoltura, ma di cui non afferrano la vera natura. Conoscersi a fondo è un percorso lungo e coerente che richiede l’enorme coraggio di essere autentici con se stessi. Solo così si può conseguire l’integrazione. Non c’è altro modo.
- DOMANDA: Ultimamente ho avvertito dei blocchi mentali. Quando mi concentro, lavoro e utilizzo i metodi che hai appena descritto, ho un vuoto. Per me è assai difficile da superare, mi stanco molto e mi toglie energia. Qual è il tuo consiglio?
- RISPOSTA: Innanzitutto, se ti osservi molto attentamente vedrai che quando affiorano certe tematiche - su cui vorresti discutere o meditare, o che ti arrivano dall’esterno - provi ansia. All’inizio forse percepisci l’ansia come un vaga sensazione di inquietudine, di impazienza o irritazione. Anziché cercare di penetrare subito l'ansia e spiegarla, metti per iscritto delle parole chiave. È importante che tu lo faccia e che colga l’attimo. Quali sono i momenti in cui provi disagio? In quali occasioni? Che pensiero fugace ti è venuto quando è comparsa la tua ansia mascherata? Cerca di individuarlo. Coglilo subito. Raccogli queste informazioni per qualche giorno o per una settimana, e alla fine avrai un intero elenco di parole chiave. Da ciò emergerà uno schema chiaro o un denominatore comune. Troverai il tutto relativamente facile da fare, e presto ti accorgerai di un campo complessivamente più vasto di energia negativa che stai bloccando perché vuoi eludere la verità.
- Elusione che procura sempre sofferenze inutili, un peso opprimente, paure e fuga dal sé. Ma dopo che avrai affrontato a fondo la questione potrai sentirti sollevato e crescere. Quando ti accorgi di aver paura della verità dì a te stesso: “Non temerò la verità. La mia è una paura irrazionale, illogica, infondata. La mia paura non ha fondamento nella realtà. Non desisterò davanti a essa. Decido di scegliere di affrontarla, qualunque essa sia. E chiedo tutto l'aiuto per riuscirvi”.
- Avendo dunque determinato con il tuo sé esteriore e volitivo quale sia la negatività, la strada si riapre e i blocchi si spostano. Se non riesci a scorgere il denominatore comune - e dunque il problema che sei ancora riluttante ad affrontare - forse una seduta con un medium ti potrebbe aprire la via, e poi potresti proseguire da lì. A volte ci può essere un'apertura durante una buona e intensa sessione di discussione. Ma se riuscirai a scoprire la negatività senza aiuti esterni, conoscerai automaticamente la via. Se vuoi puoi riformulare la domanda, e io cercherò di aiutarti da un'altra angolazione. Capisci? Ritieni che farai come ti ho detto?
- COMMENTO: Ci lavorerò su, penso di sì...
- RISPOSTA: Se dici: "Penso di sì", puoi vedere come tu stia volutamente mettendo dei blocchi, e in modo conscio. È proprio lì che accedi direttamente alle facoltà della tua volontà esterna. Il blocco non è del tutto al di fuori della tua portata, e dunque non ne sei una vittima indifesa. Giacché rientra nella sfera del possibile che tu dica "Farò questo" anziché "Penso di farlo", e anche l’intenzione di farlo.
- DOMANDA: Io ritengo di avere dei campi magnetici molto positivi, ma ve ne sono altri che non funzionano affatto bene. Ora, nelle situazioni in cui entra in gioco l'Io, sento che o è lui a condurre il gioco, oppure scompare del tutto. È come se una cosa escludesse l’altra.
- RISPOSTA: Questo è esattamente quel che intendevo dire con questa lezione. Tu ne sei la dimostrazione e un esempio calzante che fai bene a condividere con noi, perché fa vedere quel che intendo in un caso reale. Dato che in te c’è un campo magnetico negativo, lasciar andare il tuo Io ti atterrisce, com’è naturale. Ti sembrerebbe di consegnarti a qualcosa di pericoloso. L’alternativa è una rigidità eccessiva, ed è evidente che è ciò che fai abitualmente.
- Dunque adesso devi utilizzare l'approccio che spiegavo nella lezione, in cui per prima cosa asserisci il fatto: “Ecco qui un campo negativo. Questo campo non ha motivo di esistere. Non viene imposto da un destino ineluttabile. Può essere modificato, purché io capisca esattamente perché esiste e che cosa lo renda un processo negativo che si autoalimenta. Pertanto io dichiaro che costruirò un campo positivo, e lo farò non appena prenderò consapevolezza della mia negatività e distruttività in questo ambito specifico. Dov’è, in questo ambito, che il mio principio del piacere è associato a una distruttività? Ho intenzione di scoprire tutto questo”.
- Tutto ciò ti mostrerà in modo molto chiaro come l'energia si rigeneri di continuo attraverso l'associazione del principio del piacere alla negatività. Procedi pure in questo modo. Come dicevo in passato, un campo negativo autoperpetuante si genera solo se la pulsione del piacere è associata in modo negativo a uno specifico modello distruttivo. In parte la vostra resistenza a correggere queste sacche di infelicità è dovuta a una paura nascosta e irrazionale che deriva dal malinteso: “Se rinuncio a tutta questa struttura, a questo mio campo di negatività e al piacere ad essa associato, non ci potrà essere alcun piacere”. La paura è che ti venga sottratto del piacere, se tu abbandonassi la negatività. Contrasta la paura con il sé pensante cosciente e razionale, dopo aver appurato che non ti viene sottratto alcun piacere. In una situazione positiva potrai provare piacere in modi immensamente migliori e più gradevoli. Infatti l'inclinazione originale e naturale di ogni essere umano, prima che insorgano delle distorsioni, è orientata a un piacere pieno e positivo.
- COMMENTO: Molto spesso attribuiamo un falso valore al piacere. Non è necessario. Il piacere non costa nulla.
- RISPOSTA: Esatto, è proprio così. Altre domande?
- DOMANDA: Ho una nuova relazione, e credo che mi potrei affezionare molto a questa persona. Ma in qualche modo vorrei che questa persona mi apprezzasse più di quanto stia facendo ora. In questa relazione avverto in me una compulsività, giacché sento di non poter progredire più di quanto il mio lavoro mi consenta, e i miei problemi tuttora irrisolti potrebbero ostacolare la mia relazione fino a comprometterla del tutto.
- RISPOSTA: Risponderò prima all'ultima parte della tua domanda. Tu hai paura che i tuoi blocchi ancora presenti impediscano la relazione, al punto di comprometterla o di distruggerla. È vero, potrebbero. In tutta onestà, è una cosa possibile. Ma pensa a quante altre volte si potrebbe ripetere lo stesso schema, al punto da renderti così amareggiato che vorresti ritirarti totalmente dalla vita. Pensa a quanto sarebbe più doloroso attribuire quegli episodi a dei falsi motivi, e a quanto più costruttiva sarebbe la tua vita se tu imparassi da ogni cosa che sperimenti. Poiché proprio a nessuno capita di trascorrere l’intera sua esistenza senza bruciarsi delle opportunità. Ogni singola anima incarnata ha problemi e blocchi irrisolti. L'approccio sano che ti raccomando è questo: “Sì, qui ho un problema. È certo possibile che i miei problemi ancora irrisolti contribuiscano a deteriorare una relazione, che alla lunga si potrebbe interrompere. Ma così è la vita, e io voglio imparare più che posso da tutto e adottare l'atteggiamento più costruttivo riguardo a tutto ciò che mi succede”.
- Devi anche sapere che non potrai essere attratto da nessuno che non abbia, più o meno, i tuoi stessi problemi. Pertanto l'altra persona sarà parimenti responsabile di una relazione vacillante. Non è solo per via del tuo agire; non può essere solo quello. Non dipende né solo da te, né solo dall’altro: è sempre una co-creazione. Quando hai l’impressione che gli altri non sbaglino mai e ti senti in colpa perché non sei "come loro", ti sentirai compulsivo e iperansioso. Ma se capisci che la perfezione non esiste e che, in una determinata fase, nessuno può fare più del proprio meglio, sarai più rilassato. L’importante è accettare i tuoi attuali limiti con tutti i loro effetti. Questo è un requisito essenziale per porre fine alla limitazione. Con quello spirito potrai ancora ricavare molta gioia da ogni incontro, e in misura sempre maggiore. E a ogni nuovo contatto ci sarà un miglioramento finché non avrai più paura delle persone, del contatto, dell'amore, di te stesso. In questo modo otterrai più di una lezione, più aiuto, e aiuterai anche l'altra persona che, a sua volta, rafforzerà la tua sicurezza. Con un atteggiamento simile non sarai né nell'illusione, né nella distorsione, ma vedrai la realtà e crescerai in base a quello che vedi. Non ti aspettare che i tuoi blocchi svaniscano in un attimo, ma da quegli incontri ricaverai più piacere di prima. Non pensare che dall'altra sponda ci siano tutti gli altri esseri umani senza problemi e con relazioni solo soddisfacenti. Non credere che essi non distruggano mai nulla, mentre tu te ne stai solo soletto da questa parte. Non pensare che ti basterebbe sbarazzarti in fretta di quel blocco per far parte della schiera dei privilegiati. Nella sfera della vita umana non c’è persona che non vanifichi delle possibilità, di continuo e senza farci caso. Ma gli errori non sono la fine del mondo. Se comprendi questo e vedi la cosa da questa prospettiva non avrai più motivo di temere.
- Le parti interessate devono aver chiaro il concetto che ogni relazione, per buona o cattiva che sia, è un incontro reciproco. Una relazione non è mai a senso unico. Quando l’avrai capito scoprirai anche il tuo potere. Vige un equilibrio strano e all’apparenza paradossale: più è egocentrico il piccolo bambino che ognuno alberga in sé, più ci si aspetta di ricevere in modo unilaterale. Più gli individui egocentrici sono deboli e indifesi, più sono inclini ad attribuire a se stessi il fallimento di una relazione. Dal momento che costoro sentono unicamente i propri bisogni e desideri e che pensano di contare solo loro, quando la relazione non funziona non riescono a condividere il peso del fallimento. Né, tantomeno, un individuo del genere sarà conscio del proprio potere interiore di poter dare a un'altra persona.
- D'altro canto, se superi l'egocentrismo e ti sperimenti allo stesso livello dell’altro, nella relazione crescerà anche la tua attenzione verso l'altro. E automaticamente avrai la sensazione di possedere anche tu il potere di rendere qualcuno felice o infelice, che fino ad ora attribuivi solo all'altro. Così ti sentirai molto più sicuro. Una volta che sarai disposto a dare, ti sentirai anche autorizzato a ricevere. Quando avverrà in te questo cambiamento, sperimenterai una certa oscillazione tra l’addossare la colpa all'altro o a te stesso.
- Non presentandoti all'altra persona come un bambino implorante, conoscerai la tua forza e il tuo potenziale di donare. Questo fatto ti permetterà di usare l’intelligenza, l’osservazione e l’intuito, e ti aiuterà anche a canalizzare le tue energie in contributi attivi o passivi alla relazione. Ti darà libertà e un senso della misura che ti farà capire che la relazione dipende da entrambi. Se l'altra persona non avesse alcun problema, il suo stato sano le farebbe superare ogni difficoltà, giacché è questa la forza della vera salute spirituale.
- Miei cari amici, il cibo spirituale che vi ho offerto lo potete assimilare tutti. Esso vi può davvero arricchire nella vostra espansione, e vi consentirà di individuare e determinare l’ambito dei vostri campi magnetici positivi e negativi. Ma vi aiuterà anche a considerare l’eventualità che la negatività si possa invertire, se voi lo volete veramente e siete disposti ad andare fino in fondo. Siate benedetti, miei cari. Siate nella pace. Siate in Dio.
Testo originale: Pathwork Guide Lecture No. 142 - The Longing for and the Fear of Happiness - Also, the Fear of Releasing the Little Ego
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