Lez. 141 - Ritorno al livello originario di perfezione
Lezione della Guida del Sentiero - Pathwork Guide Lecture
18 marzo 1966
Traduzione in italiano di Daniele Buratti
Revisione a cura di Andrea Genini e Anna Orsini
Registrazione vocale a cura di Margherita Saetti
Edizione Gennaio 2019
- Vi saluto, amici carissimi. Che questa serata sia una benedizione per ciascuno di voi. Che vi dia l'ispirazione e l'aiuto necessari per procedere nel cammino alla scoperta di voi stessi.
- Ogni tanto è bene ribadire in cosa consiste il Sentiero e ciò che si propone di realizzare. È importante vederlo sempre sotto una nuova luce, da diverse angolazioni. Questo percorso non dovrebbe essere considerato né una cura, né un lusso, o un qualcosa su cui soffermarsi solo perché "interessante" oppure perché, di certo, non fa "male", e perché nella vita c’è spazio per ricerche del genere. In realtà è molto più importante e fondamentale. E se poi cura e guarisce, è una questione secondaria. Il vero significato di questo percorso è trovare nel sé tutto il necessario per realizzare il proprio destino personale. Se si considera il Sentiero sotto questa luce si eviteranno molti malintesi.
- Persino amici molto diligenti e pieni di buona volontà nel lavoro spesso trascurano o dimenticano, oppure non comprendono a sufficienza, che tutto ciò di cui si ha bisogno esiste già nell'essere umano, in completa e totale perfezione. Questo potenziale è una realtà. Scopo del Sentiero è aiutarvi a individuare quei livelli in cui le possibilità si trasformano in realtà.
- A livello fisico, l’esistenza di questo potenziale è una cosa ovvia. Il vostro sistema fisico funziona in perfetta armonia, se si rispettano le leggi che lo governano. Meno osservate quelle leggi - per ignoranza o deliberata autodistruttività - più vi allontanate da quel livello in cui la perfezione fisica è una realtà. Lo sto spiegando in questo modo per un motivo. È diverso concepire la malattia come assenza di perfetto funzionamento o vederla come vi sto dicendo io, ossia che il livello in cui tutto funziona perfettamente è sempre qui, ma siete voi che ve ne siete allontanati. Un po’ alla volta, con la comprensione delle leggi e del modo in cui le avete violate, la salute può essere ricondotta, passo dopo passo, al livello originario di perfetto funzionamento. Se fosse vero il concetto diffuso che “una volta perso è perso”, il funzionamento perfetto non si potrebbe recuperare. Ma voi riuscite a recuperarlo per il semplice fatto che, dopo esservene allontanati, vi fate ritorno. Certo, più vi allontanate dal livello di funzionamento perfetto, più diventa difficile risalire a ogni snodo della reazione a catena delle varie cause ed effetti. Chiunque può facilmente constatare come, se non vengono alterate le leggi del sistema fisico, esso funzioni in modo naturale e nella perfezione assoluta, donando agli esseri umani forza e benessere.
- Stranamente, questo vi appare meno ovvio a livello mentale e psichico; eppure, lì valgono le stesse leggi. Per sua natura, la vita mentale ed emotiva è concepita per operare in modo perfetto, proprio come il corpo. Quando arrivate al livello originario, voi tornate "a casa”: avete raggiunto quel luogo dentro di voi che vi può procurare quel che la vita dovrebbe realizzare in voi e che voi dovreste realizzare in essa, che è la stessa cosa.
- Questa realizzazione - con la varietà e le possibilità illimitate di esperienze proficue e di espansione - è una realtà che esiste in voi in modo permanente. Quando siete insoddisfatti e infelici, è perché avete allontanato la vostra coscienza da questo potenziale. È della massima importanza, amici miei, concepire la vita in questo modo, perché così abbrevierete le peregrinazioni che vi allontanano dal centro del vostro essere, in cui albergano la forza, la possibilità, la saggezza e il potere: realtà che nessuno di voi riesce, ancora, a cogliere del tutto.
- Prima di tornare al motivo per cui è così difficile per voi comprendere questo punto, vorrei riassumere da un diverso punto di vista quel che succede quando vi allontanate dalla possibilità di un perfetto funzionamento. Ogni concetto, idea, pensiero e azione sono sia causa, sia energia, e innescano una serie di reazioni a catena. Per sua natura, ogni causa produce un effetto. L'energia che genera le varie reazioni a catena produce gli effetti della causa originaria, del nucleo originario di energia. Nell'ultima lezione vi ho parlato del principio di autoperpetuazione: la sequenza di reazioni a catena generate da ogni pensiero, credenza o azione è autoperpetuante, una volta emesso il pensiero originario.
- Se il pensiero o il concetto originario sono in armonia con la verità, le reazioni a catena che ne derivano sono destinate a essere costruttive, positive, piacevoli e prive di conflitti. Esse produrranno altra espansione, costruttività, gradevolezza e così via, dal momento che si è attivato il principio di auto-perpetuazione. Ma se in un dato istante o situazione un essere umano formula un concetto o un’intenzione basata sull'errore, le reazioni a catena che ne derivano saranno negative, limitanti, distruttive e spiacevoli.
- Prendiamo un’idea qualsiasi. Questa idea - veritiera o meno - vi condurrà a determinate assunzioni, che a loro volta vi porteranno a determinate azioni o mancanza di azioni. Queste, poi, produrranno risposte e reazioni da parte degli altri, del mondo intorno a voi. Quelle risposte causeranno ulteriori reazioni dentro di voi, che vi faranno formulare altri concetti a loro volta influenzati da tutte queste interazioni, e così via. L'iniziale idea erronea porta a un errore ancor più grave, a un più intricato malinteso, a un'ulteriore alienazione dalla verità. Ogni causa produce un effetto. Ogni effetto diventa contemporaneamente una nuova causa che produce un nuovo effetto - che, a sua volta, sarà la causa dell’effetto successivo. Questa è la natura della reazione a catena che si autoperpetua.
- Se si attiva una reazione a catena negativa bisogna ripercorrerne tutti i collegamenti, che sono al tempo stesso causa ed effetto. Occorre comprenderli e lasciarli andare, in modo che la personalità possa risalire al livello originario dove non c’è conflitto e dove l'espansione proficua è una realtà. In questo livello vi è assenza di paura e ci sono pace, sviluppo illimitato, stimoli: tutto quel che si potrebbe desiderare. Più ve ne siete allontanati, più diventa difficile trovare la via del ritorno. Come nel caso di una salute fisica compromessa, così vale anche a livello mentale e psichico. Più si violano le leggi del perfetto funzionamento, più si manifestano delle reazioni a catena negative. Le leggi mentali e psichiche sono precise e definite come le leggi del corpo fisico: si possono comprendere in modo analogo, e non sono più difficili da accertare o verificare delle altre. Il sistema fisico possiede una forza intrinseca di guarigione sempre pronta a cooperare, se solo le si dà la possibilità di farlo. Se cercate di comprendere le varie leggi e di correggerne le deviazioni - se vi fidate della forza naturale di guarigione facendo del vostro meglio - quel potere vivo inizia a operare. Succede esattamente lo stesso a livello mentale e psichico. Anche lì esistono forze di guarigione. Queste forze concorrono al conseguimento di pienezza, costruttività, espansione e appagamento. Se consentite loro di operare - percependone la direzione e rimuovendo gli ostacoli che hanno infranto le leggi attinenti - queste forze psichiche di guarigione acquisiranno un potere via via maggiore per portarvi sempre più avanti.
- Più vi perdete nelle vostre confusioni mentali e nelle emozioni distruttive, più è difficile fare ritorno al livello originario. L’idea di correggere le connessioni della reazione a catena spaventa le persone: l’infondata paura di questo processo deriva dal fatto che sembra esigere qualcosa che esse non sono disposte a dare.
- In breve, amici miei, il lavoro di questo Sentiero consiste in questo. Se riuscirete a vedere il Sentiero sotto questa luce leggermente innovativa, esso attiverà in voi nuove energie, nuovi incentivi, nuove consapevolezze. È anche importante capire che la vita, per chiunque voglia viverla con successo, dovrebbe essere condotta secondo queste premesse. Trovate, dunque, la via per tornare al vostro potenziale originario, comprendete le leggi che regolano il sistema fisico, mentale ed emotivo e la perfezione di queste leggi, e poi aderite ad esse.
- Qual è la più grande violazione che porta a nuove reazioni a catena di violazione, errore, confusione e distruttività? Fondamentalmente è la mancata conoscenza di questo processo. Se ignorate il vostro potenziale intrinseco, i poteri illimitati che possedete - proprio così, amici miei - e che vi procurano esattamente ciò di cui avete bisogno in ogni occasione, questa violazione fondamentale vi porterà inevitabilmente a ulteriore alienazione e distruzione. Se capite che nessuna situazione nella vostra vita deve rimanere irrisolta, infelice o spaventosa, e che avete in voi tutto quel che serve per la risoluzione di qualsiasi problema, avrete realizzato la premessa principale di questo percorso. Così facendo vi darete l'opportunità di tornare a un livello di realizzazione da cui l'umanità si è allontanata nel corso di molti, molti secoli. L’allontanamento potrebbe esistere solo in certe aree della vostra personalità, mentre in altre potreste essere rimasti in stretto contatto con il vostro livello originario di perfezione, con la sua vita dinamica e le possibilità di sviluppo. Ma avete portato con voi in questa vita dei deficit. Il più grande ostacolo è non sapere che avete la possibilità di dissolverli. Per strano che possa sembrare, amici miei, pur essendo perfettamente consapevoli di questa realtà a livello teorico e filosofico, spesso le persone non riescono ad applicarla ai propri deficit. Esse si sentono perplesse, disperate e paralizzate semplicemente perché non si rendono conto di avere dentro di sé la possibilità di correggere qualunque situazione che non le soddisfi.
- Non riuscirete ad attivare il vostro illimitato potere per finalità esterne a voi se non avrete prima conseguito la padronanza su voi stessi. Per farlo dovete correggere le aree deficitarie del vostro essere. Usate il potere per ritornare al punto in cui vi siete discostati dal livello originario di perfezione. Usate il potere per passare dalla distruttività alla costruttività, dalla separazione all’inclusione. Usate il potere per rendervi conto di dove stiate intaccando la vostra integrità, violando, in tal modo, le leggi psichiche. Usate il potere per rinunciare alla pseudo sicurezza dell'odio e della crudeltà, e per cambiare la vostra personalità con una piena d’amore per il prossimo. Per usare in modo appropriato i poteri a vostra disposizione, dovete prima determinare in quali ambiti vi state illudendo su voi stessi e svelare in quali non siete così buoni e amorevoli come credevate. A quel punto usate il potere per correggere quella condizione. Una volta che sarete così riusciti a padroneggiare voi stessi, il potere si espanderà in modo automatico. Con tale padronanza, la consapevolezza di essere un tutt’uno con gli altri diventerà, per voi, una realtà viva. Fino ad allora, queste mie parole saranno vuote di significato. Finché il sé e gli altri appaiono separati, ci sarà un conflitto di interessi tra queste due entità che vi spingerà a essere distruttivi verso di voi e verso l’altro. Dal momento che voi e gli altri siete una sola cosa, ogni scelta condizionerà necessariamente entrambe le parti, dunque non riuscirete a usare il vostro potere. Per farlo serve un sentire libero, felice, disinibito, che non può nascere dal conflitto.
- Il primo prerequisito per ritornare al livello originario di perfezione, di possibilità illimitate, di espansione ed esperienza significativa, di piacere supremo, è sapere che quel livello è intatto in voi e che deve soltanto essere attivato attraverso la coscienza. Ma una cosa è ascoltare la verità, anche solo pensandola vagamente, altra cosa è conoscerla. Tale conoscenza va coltivata. Sapere che il vostro problema immediato può essere risolto - ossia che c’è in voi tutto quel che serve per riuscirci - è il primo passo da fare in ogni fase.
- Spesso non volete nemmeno accettare questa possibilità. Perché, una volta scoperto che è possibile per davvero, sapreste dove e come avete violato le relative leggi e dove e come dovreste correggere la situazione. In realtà, questa scoperta non è mai negativa, anzi, essa si rivela essere sempre eccellente da ogni punto di vista e non depriva mai. Ma per affrontare voi stessi ci vogliono coraggio e integrità. Potrebbe sembrare che questo processo di correzione esiga il pagamento di un pesante tributo. In realtà, il tributo si paga se si evita di affrontare la situazione con totale integrità. In effetti, più lo evitate e allontanate voi stessi da tutto ciò che è buono e pacifico, maggiore sarà il prezzo da pagare. E con la speranza di non dovervi correggere, perché vi appare solo come sacrificio, vi andate a cacciare scioccamente in una situazione senza via d’uscita.
- Ora, amici miei, guardate la vostra vita e chiedetevi dove vi potreste espandere di più. Come potreste sperimentare la vita in modo più pieno e profondo? Come potreste essere più liberi da ogni sorta di disarmonia in voi o attorno a voi? Dove o come potreste dare e ricevere di più? Riconoscendo con precisione le aree vuote e distruttive e la possibilità che in voi ci siano già gli strumenti per correggere la situazione, farete ciò che è propositivo, costruttivo e necessario. Tutto il resto verrà da sé. Allora riuscirete a risalire alle varie reazioni a catena negative, scoprirete le leggi che sottendono le diverse situazioni, e cambierete il vostro atteggiamento e comportamento nei confronti di queste leggi. Lavorerete con esse anziché contro esse. Ma fintanto che sorvolerete sulle vostre difficoltà e il vostro vuoto, o fingerete che la loro causa abbia poco o nulla a che fare con voi - almeno al momento - non riuscirete a tornare lì dove dovreste essere, dentro di voi.
- Un’altra violazione della legge mentale è quella delle false idee. Ne abbiamo parlato in molti modi diversi. Ogni concetto errato è sempre direttamente collegato al fatto che non si vuole accettare una verità su sé stessi. Ma dobbiamo distinguere tra le diverse aree generali della vita - della scienza o della filosofia - che non hanno un impatto diretto sulla vostra vita personale o che sono al di là della vostra attuale comprensione. Inutile dire che le persone, nel loro attuale stato di sviluppo, non possono sapere tutto. Ma nelle aree che riuscite a capire - purché non siate bloccati e siate onesti con voi stessi - ogni falsità cui vi attenete nelle vostre convinzioni influenza la vostra vita interiore ed esteriore, poiché la falsa credenza è prodotta dall’atteggiamento interiore. Pertanto non possiamo dire che le credenze spirituali di una persona non siano correlate ai suoi atteggiamenti emotivi. Che voi crediate o meno, in cosa crediate e come, l'atteggiamento con cui decidete di credere o di non credere in un potere superiore è direttamente correlato alla vostra integrità interiore e all’onestà con voi stessi, in ogni ambito.
- È dunque corretto affermare che ogni malinteso nella vostra psiche, che genera reazioni a catena negative, deriva dal vostro non voler essere nella verità. Per qualche motivo voi ritenete che non essere nella verità sia più auspicabile che esserlo, cosa che poi si traduce in una reazione a catena negativa che si autoperpetua.
- L’ignorare che ogni possibilità - ogni perfezione, ogni realizzazione - esiste già nel profondo del nucleo del sé, è direttamente collegato a un deliberato malinteso sulla propria vita personale. Le persone spesso desiderano ignorare le proprie possibilità e i propri poteri interiori, sia perché provano piacere nel lamentarsi e nell’essere infelici, sia per una reale paura di quei poteri. Voi temete la possibilità di essere felici e di non essere in grado di gestire la felicità. Vi spaventa l'estasi di una vita vissuta nella perfezione, così come vi spaventa la morte, così come temete le esperienze forti che vi fanno uscire da voi stessi. Questo timore indistinto fa sì che le persone abbraccino volutamente la negatività e violino - in maniera inconscia ma deliberata - le leggi che consentirebbero loro quello svelamento di cui stiamo parlando. Solo dopo esservi coinvolti considerevolmente in una reazione a catena negativa, con tutto il dolore e la frustrazione che comporta, anelerete a tornare passo dopo passo al punto di partenza attraverso la reazione a catena prodotta da voi stessi, fino a raggiungere il livello originario con tutto il suo potenziale e il suo potere. A quel punto non rifuggirete più dall'estasi di una vita pienamente vissuta, dove esistono abbondanza, verità, amore e possibilità illimitate, in ogni direzione del vostro essere. Ma dovete ancora abituarvi a respirare aria fresca, e tale acclimatazione è possibile solo se sarete davvero disposti a rinunciare alla negatività e alla distruttività.
- Nelle ultime lezioni abbiamo parlato di come, in tanti, stiate scoprendo, un po’ alla volta, la vostra distruttività intenzionale, come desiderate essere distruttivi e come vi crogiolate in tale desiderio. Questo è un enorme progresso, amici miei. Se non ve ne rendete conto vuol dire che vi siete allontanati ancor di più dal livello del vostro essere in cui c’è ogni bene e quindi dovete trovare quella connessione essenziale. Se non conoscete quello che sentite, quello che volete e a cosa aspirate, non potete andare da nessuna parte, anzi, il non conoscerli vi mette in quella trappola ben nota che vi fa sentire bloccati, intorpiditi e inerti. Perciò, per prima cosa, rendete consapevoli tutti i vostri obiettivi, intenzioni e desideri costruttivi o no, anche se non ancora consci: è una parte essenziale del lavoro che stiamo facendo insieme. Una volta fatto potrete accertare - come alcuni di voi hanno già iniziato a fare – che siete intenzionalmente distruttivi nelle vostre aree di infelicità. Quando diventerete consapevoli di questo fatto, non sarete più tanto lontani da voi stessi.
- Gran parte dei miei amici ha già scoperto la propria distruttività intenzionale. Chi non l’ha ancora fatto lo farà. Vi esorto a osservarvi sotto questo aspetto. Scoprirete di non essere ancora arrivati al punto in cui provate un vero desiderio di rinunciare alla distruttività e di voler veramente assumere un atteggiamento costruttivo, inclusivo e amichevole verso la vita e gli altri. Voi non volete ancora rinunciare a essere egocentrici e a isolarvi, e accettare un nuovo modo di vivere inclusivo degli altri, che costruisce anziché distruggere, in cui volete dare il vostro contributo, anche se ciò implica sminuire il piccolo io. Il desiderio di essere con gli altri, e non contro di essi deve essere espresso. Ricercate, abbracciate e coltivate attivamente questi atteggiamenti e modi di vivere del tutto nuovi. Non accade altrimenti, il cambiamento non avviene da sé: deve essere l'io a desiderarlo.
- Solo allora potranno svanire tutte le vostre paure e il senso di inutilità. Tuttavia il vostro passato distruttivo cercherà di affermare il proprio valore seguitando a essere distruttivo. La maggior parte di voi si trova ancora in questo errore: dovete lavorare su quel livello. Nel momento in cui potrete prendere la decisione fondamentale di rinunciare alla distruttività, avvertirete una lotta dentro di voi. Avvertirete una paura molto più grande verso l’evoluzione costruttiva, la felicità e la pienezza che verso la prigionia e il dolore. Per quanto sembri assurdo, se verificherete il vostro sentire scoprirete che è così. Dopo aver definito in modo netto la natura della vostra distruttività intenzionale, impartite alla psiche la seguente istruzione: "Desidero veramente abbandonare la mia distruttività. Voglio essere costruttivo. Faccio questa scelta non perché spinto a farla o per obbligo, ma perché voglio che sia così". In quel momento incontrerete una paura. È un piccolo nucleo di paura - ancora vago, nebuloso, non pronunciato - che dobbiamo mettere a fuoco. Questo è il punto della reazione a catena in cui si trova gran parte di voi adesso - o dove vi troverete tra poco, se lavorerete usando le possibilità che avete a disposizione adesso. O vi trovate già in quel punto, oppure state per scoprire e mettere a fuoco la distruttività.
- Quindi la prossima domanda è: perché restate attaccati alla distruttività? Perché la trovate più sicura dell'espansione illimitata del bene che si apre quando lasciate andare la distruttività, la negazione, il diniego e la negatività? Qual è la paura? Non scendo nel particolare questa sera perché questa è una lezione a sé, ma ne parleremo la prossima volta.
- Forse qualcuno vuole aggiungere qualcosa o ha domande che vi aiutino a entrare nel tema del prossimo anello della reazione a catena. Quando capite di aver paura del bene - cosa che vi porta ad aggrapparvi al negativo - allora non siete così lontani da quel nucleo originario in cui c’è tutto ciò di cui avete bisogno. Quando siete in contatto con questo vostro centro, ciò vi darà il potere di padroneggiare la vostra vita e di dispiegarla al meglio delle sue possibilità. Ma prima di arrivare a quel punto bisogna fare chiarezza su varie aree di confusione. Se non volete vedere come la vostra distruttività sia intenzionale, rimarrete bloccati. Questo è, essenzialmente, il punto più importante di questo lavoro. Tutte le altre sono questioni secondarie, dettagli su cui lavorare per diventare acutamente consapevoli della vostra distruttività intenzionale e dell’evitamento di uno sviluppo positivo e produttivo.
- Qualcuno tra voi ha qualche sentore o comprensione della propria paura di rinunciare alla distruttività, della paura del positivo? La distruttività vi fa forse sentire più al sicuro? Avete domande al riguardo?
- COMMENTO: Ho avuto un'esperienza in tal senso: avevo deciso di rinunciare alla mia distruttività e crudeltà, e avevo ingaggiato il mio Sé divino. Andava tutto bene, ma quando sono stato messo alla prova sono scappato. Non ce l’ho fatta: sono tornate le vecchie emozioni negative e distruttive. Ho sofferto molto, ma non potevo impedirlo. Solo adesso che ne hai parlato ho capito che era paura.
- RISPOSTA: Ti trovi esattamente nel punto di cui stavo parlando. Avete altre domande o esperienze da condividere?
- DOMANDA: Questo è un argomento con cui ho lottato a lungo, e sono ben consapevole della paura. L’unica esperienza che posso condividere è che, al momento, riesco a gestirla solo con la consapevolezza e con la meditazione costanti sulla distruttività e sulla tremenda paura di provare gioia e una serena felicità. Nel momento in cui le cose vanno bene e sono felice, entro in uno stato di tensione. Il mio corpo è quasi incapace di rilassarsi, e allora divento iperattivo. Per quanto apparentemente sia un’attività costruttiva, è distruttiva per la felicità. Che altro posso fare per uscire da questa situazione?
- RISPOSTA: Sì. Mi concentrerei sul momento in cui affermi il desiderio di costruttività, felicità, realizzazione, ed esprimi la consapevolezza che in te esiste questa possibilità. Allo stesso tempo devi diventare più consapevole, nel profondo, della tua distruttività intenzionale. Perché, ovviamente, esiste un nesso diretto tra le due cose, come vi stavo dicendo. Nella misura in cui la distruttività deliberata è inconsapevole, e dunque ineliminabile, la felicità non può essere abbracciata. Quando avrai compreso la tua distruttività deliberata in tutte le sue forme - non necessariamente nei fatti, ma per lo più nelle emozioni nascoste che portano ad azioni indirette, a pensieri vaghi e a desideri semi-coscienti - quando tutto questo sarà evidente in modo netto nella tua coscienza, allora capirai immediatamente che cosa ti blocca. Allora sarai in grado di fare il passo successivo. Approfondirò questo argomento nella prossima lezione. Possiamo anche utilizzare la nostra prossima sessione di domande e risposte in modo propedeutico. La paura non può essere compresa se non si prende coscienza della propria distruttività intenzionale. Questo è ciò su cui vi consiglio di lavorare, miei cari.
- DOMANDA: Ho preso atto di questa mia distruttività solo di recente. Per me è molto chiaro che è diretta contro mia madre. Sto sabotando gli aspetti positivi della vita perché voglio farle dispetto e, in un certo senso, dimostrarle che, qualunque cosa lei si aspetti da me, non intendo esaudirla. Ora questo è chiaro. Allo stesso tempo c’è una resistenza a cambiare. Quando mi trovo nella situazione di poter cambiare e smetterla di seguire questo schema irrazionale e insensato, qualcosa mi blocca. Ho paura di rinunciare a qualcosa che non riesco a individuare bene, so solo che mi ci aggrappo con tenacia. È come sperare in una sorta di trasformazione magica della mia vita. Forse puoi aiutarmi a chiarire un po' questa mia paura.
- RISPOSTA: Lasciatemi dire che si tratta di una paura molto fondamentale, ossia della paura di dissolversi. Potreste chiamarla paura della morte, ma è molto più di questo. Si presenta ogni volta che una persona è nel flusso, quando la personalità vibra davvero nell'armonia delle forze cosmiche. Essa emerge anche in altri casi, ma non sempre si verifica in quella che voi chiamate morte. Dipende dallo stadio di sviluppo individuale. La persona paurosa sperimenta questa vibrazione come una terrificante dissoluzione del sé. È la stessa paura che si prova quando si uniscono i sessi. Emerge in tutti quegli stati creativi in cui l'io non è saldamente coeso con l'essere interiore. È questo dissolversi e diventare uno con il flusso universale dell'essere, che le persone temono. Si provano dissolvimento e abbandono del piccolo sé anche in certi stati malsani, come quelli causati da malattie o droghe. Quando l’io si smarrisce perché è troppo debole non è sano. Ma una volta conseguito un io sano, si deve arrivare al punto di lasciarlo andare. Questo lasciar andare sembra terrificante. È una questione di fiducia. Finché non avrete una profonda fiducia in voi stessi, non potrete fidarvi delle forze universali. Lasciando andare il piccolo io, diventerete più individui e troverete nuovamente voi stessi. La fiducia nel sé cresce nella misura in cui si rinuncia alla propria distruttività. Prima di poter lasciare andare voi stessi dovete abbandonare la distruttività. Sarà più facile riuscirci dopo che avrete compreso la vostra paura. Questa è, grosso modo, l’essenza della paura profonda e innata.
- DOMANDA: Diresti che l'eccesso di emotività è distruttivo?
- RISPOSTA: Certo, tutto ciò che va "oltre", che è esagerato, comporta uno squilibrio, un disturbo.
- DOMANDA: Come possiamo combatterlo?
- RISPOSTA: Combattere implica allontanare sopprimendo, e questo non è vero sviluppo. Il vero sviluppo produce una personalità che non ha bisogno di stare all’erta, che si può permettere di essere rilassata e fiduciosa nei propri processi interiori. Questo stato lo si può conseguire investigando le caratteristiche dell’iperemotività. Se la personalità, in alcune aree, non ha il coraggio di investire in sentimenti naturali e spontanei - vuoi per paura, per alienazione, o per falsi e deliberati meccanismi di difesa - allora, come sempre, si manifesta dell’iperemotività in altre aree. Quando si altera l'ordine naturale, la natura cerca di ripristinare l'equilibrio. Questo equilibrio deve essere ristabilito affinché la personalità sia in armonia e in pace. Se si corregge l’ipoemotività e si permette all'individuo di riempire quel vuoto, svanirà anche l’iperemotività. Entrambe le manifestazioni sono dolorose, sia il “vuoto” che il "troppo", ma quei dolori si trasformeranno in piacere, non appena si sarà conseguita l'armonia.
- DOMANDA: Mi aggrappo al senso di colpa perché ne ricavo un piacere negativo e distruttivo. Se vi rinunciassi sentirei - in modo del tutto irrazionale - che, se fossi felice, avrei paura della morte. Sento che la morte non mi spaventa quando sono infelice, e dunque non consento a me stesso di essere felice.
- RISPOSTA: Nel momento in cui riconosci una cosa del genere, hai il potere di rinunciarvi. Di nuovo, la questione di fondo è la paura della morte, la paura di perdere l’individualità e la coscienza. Questa paura si può affrontare solo se c’è fiducia - innanzitutto fiducia nel sé. Non ci può essere fiducia fintanto che la personalità continua a fare giochetti infantili, di magia, di contrattazione, insomma, giochi disonesti.
- Amici miei, una volta deciso di intraprendere il percorso verso il centro interiore, verso il movimento interiore, alla fine arriva sempre il momento in cui si dice: "Io lascio andare". Sia che il lasciar andare significhi rinunciare alla distruttività, alla crudeltà, alla fuga, o a qualsiasi altra modalità di vita improduttiva, sia che significhi lasciarsi andare al flusso della vita, si tratta comunque di riuscire a lasciare andare. Finché fate resistenza, voi create discordanza tra il flusso della vostra vita e il flusso cosmico di cui siete parte. È come un fiume il cui calmo fluire è ostacolato da ostruzioni e da forti correnti contrarie. Il disturbo creato nel flusso universale si può eliminare solo trovando questo fluire. È necessario che vi abbandoniate con fiducia ad esso e che aspettiate ciò che arriverà. Non si tratta, nel modo più assoluto, di rinunciare alla vostra personalità, individualità o coscienza.
- Potrete constatare quanto sia vera questa affermazione solo mettendola in pratica. Se la vostra coscienza è un nucleo troppo chiuso, non ci potrà essere armonia. L'io esteriore è troppo forte, gli è stata data troppa fiducia e in modo distorto, mentre non si è data abbastanza fiducia ad altri livelli della personalità. Questi ultimi agiscono in modo autonomo, se gliene si dà l’opportunità, e l'io esteriore si dovrà infine integrare con essi affinché si crei un funzionamento armonioso. Se si enfatizza eccessivamente l'io esteriore si produce una separazione dal centro autonomo di funzionamento che è sempre in sintonia con il flusso universale: è quella separazione di cui abbiamo parlato in questa lezione. Se lasciate andare e vi affidate al flusso vitale, alla realtà cosmica dell'essere, se vi abbandonate ad esso, il vostro io non cesserà di esistere. Esso sarà veramente una parte rilassata della più vasta consapevolezza che è in voi. Questo vi donerà una sicurezza in voi stessi come non avete mai sperimentato.
- Alla fine, si tratta di un atto di fiducia nel flusso universale. Per alcuni di voi che sono in questo cammino accadrà prima - solo in una certa misura, naturalmente. Per altri dopo, ma sarà così per tutti. Dicendo "in questo cammino", intendo molto più di questo particolare lavoro in questo gruppo specifico. Intendo un modo di vivere. Se si vive una vita in modo corretto, ci si arriva. Si arriva a tutte queste consapevolezze, azioni interiori e trasformazioni: si arriva a lasciar andare tutta quella negatività che abbiamo analizzato da tante diverse angolazioni.
- Ora amici miei, vi benedico tutti. Che questa lezione, queste parole, vi aiutino a percorrere il necessario cammino interiore. Che vi aiutino a capire che tutto quel che potreste mai desiderare è già dentro di voi. Che vi facciano capire che non c'è nulla da temere. Lasciate andare e affidatevi al flusso vitale, al bene e allo sviluppo della vostra anima.
- Sia benedetto ognuno di voi. Siate avvolti dalla forza, dall'amore e dalla verità che hanno il potere di trasformarvi, se voi li lasciate agire. Siate nella pace, siate in Dio!
Testo originale: Pathwork Guide Lecture No. 141 - Return to the Original Level of Perfection
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