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Lez. 133 - L’AMORE: NON UN COMANDAMENTO, MA UN MOTO ANIMICO SPONTANEO DEL SE INTERIORE

Lezione della Guida del Sentiero - Pathwork Guide Lecture
30 aprile 1965

Traduzione in italiano di Daniele Buratti
Revisione non ancora effettuata
Edizione Ottobre 2025

  1. Saluti, amici carissimi. Benedizioni a tutti voi che siete qui ora e a chi sta leggendo queste parole.

  2. Il lavoro di autorealizzazione ha evidenziato come l’irrealtà alimenti la disarmonia, e laddove c’è disarmonia non c’è amore. Il cerchio si chiude. Dove non c’è amore, non ci può essere appagamento.

  3. Ogni religione, filosofia e corrente psicologica concorda sul fatto che l’amore è la chiave della propria realizzazione, della sicurezza e della crescita creativa. Ma all’amore non si comanda, né lo si può imporre: esso è un moto animico libero e spontaneo. Più si cerca di amare come un dovere imposto da coscienza e obbedienza, meno l’amore si manifesta.

  4. Dove c’è amore, c’è appagamento. Ma se questo è assente, è un segno certo che l’anima non ha ancora imparato ad amare. In senso generale il concetto è chiaro, ma spesso si trascura questa semplice equazione.

  5. Ma ora vediamo in maggior profondità il tema dell’amore per avvicinarci di un altro passo all’ottenimento della più importante delle le chiavi per vivere una vita autentica - non seguendo comandi forzati, artificiali o sovrapposti dall’intelletto, bensì l’attività spontanea interiore del cuore.

  6. Laddove c’è amore c’è anche salute fisica, uno dei requisiti più essenziali della vita umana. L’amore è un’energia che purifica e, nella misura in cui è assente, una qualsiasi emozione negativa causerà dei problemi di salute, specie se non si prende atto del problema per un tempo prolungato.

  7. Dove c’è amore si instaurano delle bellissime relazioni umane, giacché dove l’amore è presente non v’è paura, sfiducia o illusione. L’amore può sbocciare solo sul terreno fertile della realtà e del coraggio. Laddove si percepisce la realtà nella verità, si sceglie di dare o non dare fiducia in base a cosa sia più appropriato fare. Si accetta l’altro così com’è e si adatta il proprio sentire a quello che è la realtà. E allora non sarà più necessario brancolare timorosi nel buio, incerti tra il dare fiducia e l’essere diffidenti, divisi tra bisogni e paure.

  8. Amore e sicurezza di sé sono inevitabilmente interdipendenti. Se manca l’amore la psiche è in confusione, e dove c’è confusione non ci può essere amore.

  9. Quando c’è l’amore svanisce ogni conflitto: la personalità trova il sottile confine tra gli apparenti opposti e riconosce la differenza tra la versione sana e la versione distorta di un atteggiamento. Ad esempio dimostrando una sana determinazione, ma evitando di degenerare in aggressività od ostilità. Né resterete confusi dal dover scegliere tra l’alternativa di essere sottomessi oppure di dominare con la volontà egoica. Saprete quando far valere i vostri diritti senza essere ostili, in presenza di richieste infondate, se il vostro conformarvi a esse dovesse risultare nocivo per voi o per gli altri. Non sarete indotti alla reazione opposta alla condiscendenza, ossia a una caparbia riottosità, giacché per voi il concedere non apparirà più come una resa sottomessa e umiliante. Solo grazie all’amore si consegue quell’equilibrio precario tra estremi opposti, un equilibrio sottile che scaturisce dalla capacità del cuore di amare; ma quando la comprensione prettamente razionale cerca di trovare la media aurea, esso resta sfuggente, nonostante l’impegno profuso nella ricerca.

  10. Eppure l’umanità trova assai difficile usare la chiave universale dell’amore. Non c’è nulla che gli umani rifuggano o che li spaventi più del concedersi semplicemente di amare. Amare sembra rischioso, pericoloso, minaccioso e irrevocabile, ma non vi è nulla di più lontano dal vero. Voi vi costruite delle difese elaborate e ve la date a gambe. Non solo rifuggite il contatto con gli altri e ogni forma di coinvolgimento con essi, o evitate di affrontare mancanze e atteggiamenti distruttivi presenti in voi, ma soprattutto non vi concedete di amare. Da questo divieto scaturisce ogni malanno.

  11. Vi impedite di amare per via di due equivoci di fondo. Il primo è l’errata interpretazione della realtà, o, in altre parole, l’illusione. L’illusione procura confusione e tutta una serie di emozioni negative quali paura, ostilità, separazione, autocommiserazione, ambivalenza e spirito di rivalsa. Queste emozioni rendono impossibile amare: l’amore non è concepibile quando i vostri ragionamenti, percezioni e sistemi di valori più intimi sono allineati con la realtà della vostra possibile paura di amare. Il secondo equivoco è la sottovalutazione del sé e il conseguente senso di inferiorità. Potrebbe sembrare quasi un paradosso: a prima vista sembra possibile aver poca stima di sé, senza che ciò limiti la propria capacità di amare; ma non è così, amici miei. Poiché nel momento in cui vi sottovalutate non riuscite a percepire l’altro come reale. A causa del vostro senso di impotente debolezza e inadeguatezza, gli altri assumono il ruolo di giganti da cui vi difendete. Ciò potrebbe prendere la forma di rifiuto, risentimento o disprezzo per gli altri, e non vi passa proprio per la mente di percepire le vulnerabilità e i bisogni umani altrui. I punti di forza e di debolezza dell’altro si distorcono e si sbiadiscono, e finiscono per rappresentare per voi degli elementi di ostilità nei vostri confronti. Pertanto il vostro sottovalutarvi vi costringe a un ruolo ostile, nonostante lo camuffiate con un sottomettervi esteriore che, di per sé, potrebbe essere scambiato per amorevolezza. Quando avete scarsa stima di voi non tenete conto dell’importanza delle vostre azioni e reazioni.

  12. Le due tendenze collegate di svalutarsi e di interpretare la realtà in modo errato creano le barriere all’amore e alla sua apparente pericolosità. Tali tendenze rendono il cuore umano assai timoroso e riluttante. Essere eccessivamente cauti nell’amare accresce il desiderio di ritrarsi e isolarsi. Molti fanno dei mezzi tentativi di amare, ma amare a metà non afferma l’amore, bensì lo nega. Pertanto vi create ogni sorta di condizioni e disposizioni, con tanti ‘se’ e tanti ‘ma’.

  13. La mancanza di amore derivante dall’illusione e dalla confusione distorce la percezione e impedisce l’autovalutazione. Di qui le disarmonie e le interazioni alterate. Le emozioni alterate e le percezioni distorte formano nell’anima un nucleo, una sorta di corpo estraneo.

  14. L’essere spirituale originario non sa nulla di queste alterazioni. La sua natura è l’amore, una condizione indomita di abbondanza, di positività, di produttività ed espansione, di crescita significativa nell’universo e con l’universo. La sua condizione naturale è la saggezza che proviene da una percezione accurata della realtà. È il nucleo delle percezioni distorte, il corpo estraneo, a impedire all’anima di essere nel suo stato naturale - lo stato che aveva in origine e che è nata per esprimere.

  15. Gli esseri umani lottano contro questo corpo estraneo e lo contrastano in modo sbagliato. Ne avvertono l’esistenza e se ne vogliono liberare, ma purtroppo spesso scelgono di farlo con modalità contrarie a quelle che potrebbero portare a eliminarlo. La gente si affanna negando e fuggendo, scansando e sovrapponendo, come voi tutti sapete.

  16. Ma molti di voi, pur avendo ascoltato tanto spesso queste parole, non hanno ancora aperto la porta alla verità che vi rende liberi. Alcuni che seguono questo cammino non si accorgono di ostacolare il riconoscimento del corpo estraneo. Spesso si trovano nello stato intermedio tra l’abbandonare la corazza che riveste il corpo estraneo, e il non essere ancora capaci di trovare il coraggio di prendere coscienza di quel che comporta la sua presenza.

  17. Il fatto di negare il corpo estraneo causa più infelicità rispetto ad ammetterne l’esistenza. Le persone sentono di doverlo negare perché fraintendono come applicare gli insegnamenti della verità e dell’amore. Anziché liberarsi del corpo estraneo - che si può fare solo dopo un attento esame che ne riveli la natura e come si sia formato - le persone seguitano ad agire come se quel corpo estraneo non esistesse. Continuano a sovrapporre ulteriore sostanza estranea alla sostanza animica originale.

  18. Perché è così difficile prendere atto del corpo estraneo? Non solo per timore che gli altri possano avere da ridire su di voi e vi rifiutino, ma anche per la sottostante paura di base che il corpo estraneo possa costituire il vostro sé effettivo. In questa fase credete che solo quella patina che riveste il corpo estraneo vi dia la sensazione di essere capaci di amore, generosità, altruismo e gentilezza. Solo quel sottile strato vi dà la sicurezza di essere bravi come voi vorreste, di essere delle persone a modo. Una siffatta errata consapevolezza della vostra bontà non vi dà un senso della realtà, poiché non avete realmente scoperto ciò che è autenticamente buono e amorevole in voi. Ma non osate prendere coscienza del contrario di quella bontà apparente, e dunque cercate di non ammettere ciò che in realtà è estraneo alla vostra vera natura. Comunque non ve ne rendete conto. Voi pensate, temete e sospettate che la sostanza aliena sia il vostro vero io. Ecco perché vi affannate.

  19. Quando gli esseri umani giungono alla parte vitale di sé che si attiva non per un "io dovrei", ma per un naturale e indiscusso "io voglio", la risposta è libera e del tutto integra, cosa difficile da concepirsi fintanto che non si è sperimentato il centro vitale interiore. La sostanza aliena copre questa esperienza del sé reale, il centro vivo dove vi attendono un’intelligenza e un appagamento spontanei e amorevoli senza conflitto.

  20. In sintesi, voi temete di fare quel passo vitale così necessario per liberarvi da una sostanza incompatibile con la vostra vera natura, poiché date per scontato che quel corpo estraneo sia la risposta definitiva su chi voi siete. Molti di voi sono già progrediti in certe aree, riuscendo in qualche misura a togliersi di dosso degli strati di pseudo-buonismo e di pseudo-amore. Tuttavia non siete ancora riusciti a vedere quelle finzioni per quello che sono, temendo che sotto la finzione non ci sia altro che l’opposto dell’amore e che quella sia l’unica realtà. Quindi non potete sperimentare la verità della vostra autentica amorevolezza, della vostra genuina natura generosa, se non correndo l’apparente rischio di esaminarvi con attenzione per scoprire se la sostanza estranea che vi procura tanta infelicità sia realmente ciò che voi, in essenza, siete, e se potete di fatto trovare la terra promessa sotto quello strato. Solo tenendo in debito conto il vostro non-amore potrete percepire il vostro amore in modo spontaneo. Solo con una minuziosa presa di coscienza del vostro egoismo potrete, invero, convincervi del vostro potenziale altruismo.

  21. Per farlo serve il coraggio che sorge quando cercate, nello spirito dell’amore per la verità, di vedervi per come siete, al di là di tutto. Nella revisione quotidiana analizzate le vostre reazioni non armoniche e meditate in questo modo: “Se sono in disarmonia, da qualche parte in me ci deve essere un fraintendimento. Desidero vedere la verità. Dichiaro che la mia volontà di essere nella verità è più forte della mia resistenza.”

  22. Questo tipo di meditazione, amici, vi darà i risultati agognati. Arriverete al punto di sentire chiaramente che il corpo estraneo di preconcetti non è altro che questo. Tante vostre vittorie sulla resistenza timorosa sono la prova vivente di come ci si sente ad agire al di fuori del proprio centro vitale e vivifico, ora meno ostruito che mai.

  23. Dal plesso solare fluiscono nuova saggezza, forza, serenità e vitalità dinamica. Un amore intrepido per tutto il creato, una sicurezza, una comprensione di sé e degli altri, una leggerezza nel lasciare che lo scorrere dei vostri moti animici nel meraviglioso ritmo del cosmo permei la vostra anima. Dapprima sperimenterete tali qualità in modo velato e occasionale, ma poi svaniranno e dubiterete di aver realmente vissuto dei momenti felici. In seguito le occasioni saranno più frequenti e dureranno di più, di pari passo con le vostre vittorie sulla vostra resistenza. Arriverete a sentire che la sostanza alterata in voi è invero una materia estranea. All’inizio del percorso sembra che esista solo quel corpo estraneo, come se esso fosse la vostra condizione naturale, per così dire. Ne siete talmente presi che non riuscite a concepire altro. Ma poi viene un tempo, dopo aver sperimentato sempre più spesso il sé reale, in cui quel nucleo di disturbo residuo è identificato come crescita maligna, anziché come un clima diffuso che vi permea per ogni dove. Questa fase è importante ed è indice di progresso.

  24. Gli strenui tentativi di evitare di affrontare quel nucleo inquietante di materia estranea e le sue distorsioni, emozioni negative, dolori, ferite e ostilità, assume molte forme anche mentre percorrete un cammino come questo. Per contrastare il pericolo di ripetute fughe - e quindi di continua infelicità - vi sarà d’aiuto affermare quanto segue: “Ho paura che ciò che trovo possa essere la mia vera essenza. È così, oppure no? Coglierò l’occasione per scoprirlo, giacché solo questo chiarimento mi darà la pace. Il mio dubbio ammette la possibilità che possa esistere in me qualcosa di più della finzione o di quella parte che trovo così difficile da guardare, e che cerco di ignorare e proiettare in tantissimi modi.

  25. Questo è riconoscere il vostro stato attuale, anziché eluderlo. Con questo approccio vi avvicinerete molto di più alla fase successiva e alla liberazione, piuttosto che cercare di eludere la vostra condizione attuale negando e sovrapponendo sentimenti che non si possono forzare.

  26. La fase seguente vi condurrà gradualmente a uno stato in cui poter percepire i confini del corpo estraneo, anche se talora ci siete ancora dentro. Ma adesso sapete che non è la vostra realtà ultima, poiché avrete avuto modo di sperimentare la realtà del vostro reale essere interiore. Dunque il vostro sé reale sarà più facile da riconquistare, e avrete più forza e resistenza per uscire dalla momentanea immersione nelle distorsioni che vi rendono confusi e vi offuscano la vista. La forza si accresce solo dopo aver sconfitto ripetutamente la tentazione di fuggire dalla sostanza estranea, di proiettarne gli effetti sugli altri, di razionalizzare e concentrarsi su ciò che non è vitale per la vittoria, anche se di per sé fosse una cosa buona.

  27. Ancora non si capisce a sufficienza che si deve prendere atto del qui ed ora, e gran parte degli amici spesso lo trascura. Appena riconoscete la verità di ogni singolo attimo sarete nella pace, a prescindere da quanta alterazione e irrealtà sussistano ancora in voi - condizioni che dovranno essere eliminate un po’ alla volta. Riconoscere appieno la vostra condizione nel presente vi darà pace. Perciò vi prego, comprendete e non dimenticate: non è il problema in sé, né il conflitto o l’idea sbagliata a creare tumulto nella vostra anima, bensì la fuga da voi stessi. È il vostro non essere nel momento, il vostro combattere e affannarvi contro di esso in modo non costruttivo a causarvi tanta sofferenza nell’anima.

  28. Ricordate queste parole e saprete affrontare la battaglia in modo sempre più costruttivo, vincente ed efficace. Sarete più vicini all’amore, poiché realtà e amore sono molto più interconnessi di quanto lo siano l’amore e un ipocrito tentativo di amare. Ora, avete domande sull’argomento?

  29. DOMANDA: Ultimamente sto sperimentando qualcosa di nuovo che è senz’altro frutto del lavoro nel Sentiero. Non sono più impaurito come prima, ma c’è ancora qualcosa che mi dà noia. Nel profondo so di non avere paura, eppure a un livello più superficiale mi sembra di pensare di averla. È di questo che stavi parlando?

  30. RISPOSTA: Proprio così. Fa parte del discorso. Sembri funzionare su due livelli allo stesso tempo, per così dire. Questa è la tipica esperienza di una persona nel processo di trascendere il corpo estraneo, e che inizia ad avvertire un’altra reazione proveniente dal sé reale.

  31. Il fatto che tu abbia riconosciuto così spesso e sistematicamente la tua paura, alla fine te l’ha fatta superare. Dapprima ne avevi preso atto senza nemmeno capire perché avessi paura, e poi hai capito che avevi timore di passare da un livello all’altro. Una volta compresa la vera natura della paura, essa si è affievolita. Questo è ciò che sperimenti ora.

  32. DOMANDA: E adesso come posso liberarmi del tutto della paura, ché a volte mi sembra di spostare la paura su qualcos’altro?

  33. RISPOSTA: Nel momento in cui la sposti su qualcos’altro ti allontani di nuovo dalla realtà dell’adesso, per cui devi cercare di tornare di nuovo alla realtà del tuo sentire. Inoltre spesso sostituisci la paura con un’altra emozione, così che quando sei nella paura tu non debba affrontare la tua reale emozione.

  34. DOMANDA: La mia ostilità?

  35. RISPOSTA: Sì. L’ostilità, il sentirsi feriti, e a volte una sorta di vendicatività distorta per punire gli altri per il tuo stato di infelicità. Se riesci a riconoscere tutto questo, la tua paura svanirà. E gradualmente spariranno anche gli atteggiamenti emotivi, poiché li avrai affrontati nel qui ed ora. Una volta giunto al nucleo dell’adesso, i problemi scompaiono.

  36. Gli esseri umani si allontanano sempre dal nucleo estraneo, ma se tornano sui loro passi e iniziano a dirigersi verso il vero nucleo del loro sé più intimo, trovano gradualmente pace e liberazione. Eppure è l’ultima linea d’azione che vorrebbero seguire. Le persone usano o abusano, inconsciamente, degli insegnamenti di verità e delle filosofie spirituali per evitare di andare dove in effetti dovrebbero: dentro di sé. Cercano di trovare salvezza e conforto attraverso l’adozione di regole, teorie, insegnamenti e conoscenze. È tutto nella loro testa, ma lì non serve a nulla, a meno che non usino la maturità intellettuale acquisita per poi scendere dentro di sé, a livelli sempre più profondi.

  37. La realizzazione che l’universo ha in serbo per voi non è separata, né lontana da voi, amici miei. Non si trova in un futuro lontano, né in uno stato al di là della vita fisica, e neanche serve affannarsi tanto per ottenerla. Consiste nel riconoscere ciò che voi sentite e pensate davvero al momento. È tutto molto semplice, eppure sembra tanto difficile da capire. Ingaggiate una lotta patetica e inutile al fine di dirigervi nella direzione errata con la speranza assurda di trovare la salvezza, ma senza incontrare voi stessi nell’adesso.

  38. Come spesso ripeto, anche un sentiero come il nostro - che ha per scopo l’individualità - è pieno di trappole insidiose per allontanarvi da voi stessi. Forse riuscite anche a raggiungere il vostro essere interiore, ma se vi viene il sospetto di qualcosa che vi riempie di terrore e ansia, siete subito pronti a voltarvi indietro e tornare a usare i vecchi mezzi - e stavolta sotto nuove spoglie. Attribuite il disagio emotivo a fattori esterni a voi: in linea di principio, di fatto continuate a fuggire come facevate prima di intraprendere questo cammino. Ma finché non gettate la spugna potete sempre essere aiutati a cambiare direzione e ritrovare più e più volte il moto interiore che scorre naturalmente in voi. È il moto dell’amore e della verità dell’anima che vi conduce a qualsiasi realizzazione possiate agognare.

  39. DOMANDA: Mia sorella ha una forte compulsione a fuggire fisicamente. Ma ovunque arrivi ha voglia di voltarsi e tornare indietro di corsa. C’è qualcosa che le incute un gran timore. Potresti identificarlo?

  40. RISPOSTA: Sì. È un simbolo esteriore della paura interiore di cui stavo parlando. Lei è davvero molto pronta ad amare e lo desidera fortemente; ha un gran potenziale di base, ma nonostante ciò vi sono delle aree travagliate che la sua anima non osa affrontare. Come sempre, equivoci e confusioni bloccano il flusso dell’amore. E proprio perché l’amore è un bisogno così innato in lei, l’area travagliata determina un rifiuto di sé ancora maggiore: aumenta la paura di trovare quelle aree e s’innesca la fuga dal sé, il cui simbolo esterno è la fuga fisica.

  41. DOMANDA: In altre parole, dovrebbe voltarsi verso l’interno?

  42. RISPOSTA: Certo, è sempre assolutamente necessario.

  43. DOMANDA: Scappo perché sono io a non amare, o perché ho paura di essere rifiutato?

  44. RISPOSTA: Un po’ tutt’e due. La sensazione immediata è la paura del rifiuto che è iniziata da piccolo. Gli amici hanno forse notato come io abbia sempre evitato di dire qualcosa che potesse sembrare un dito accusatorio contro di te. Bisognerebbe evitare l’implicazione del "non saper amare". Il solo esprimere tale affermazione sarebbe oltremodo fuorviante e non darebbe la giusta prospettiva. Ma se si analizza la paura del rifiuto si trova sempre la paura infantile che preclude l’amore, non ostante l’amore che potrebbe comunque esistere in te. Ti prego di non prenderla come una forma di automoralismo, ché renderebbe le cose più difficili. Ma in questo momento e a questo livello devi vedere dov’è la tua paura.

  45. Prima di arrivare al livello del non amare si devono riconoscere altri fattori. In ultima analisi la questione è proprio il non amare, ma non è una condizione generale: si applica solo ai punti critici della tua psiche. Certo, dipende da quanto è vasta l’area critica. Alcuni vivono in modo sano, felice e costruttivo tanti aspetti della loro vita corrispondenti ad aree animiche del tutto scevre da equivoci, sottovalutazione di sé, illusioni, paure e altre condizioni distruttive. Dunque in quelle aree si trovano amore e fiducia. Solo in determinati punti isolati il corpo estraneo offusca l’essere interiore, quello reale. Per qualcun altro la propria capacità di amare è ostacolata da menomazioni e distorsioni così serie che tutta la loro vita ne risulta alterata, disarmonica, insoddisfatta e infelice.

  46. Più la situazione è di questo tipo, maggiore è la tentazione di fuggire. E più si fugge da sé, più il corpo estraneo si ingrandisce.

  47. DOMANDA: Per come la vedo io, l’amore di cui parli viene espresso di continuo, in una forma o nell’altra - e non solo tra compagni o in seno alla coppia. È così anche per l’amore per il lavoro. Quali sono alcune tra le più alte aspirazioni per la realizzazione dell’amore in un puro flusso? Potrebbero essere espresse da una forza o da una realizzazione creativa? Potrebbe la loro espressione espandersi a partire dal punto in cui si è conosciuto il proprio ambiente e la propria esperienza in un modo prima di allora sconosciuto? Potrebbe essere?

  48. RISPOSTA: Sì, certo, decisamente. Perché la natura umana non riesce a concepire il fluido scorrere della forza dell’amore, né quale sia la capacità, la versatilità, la portata e la varietà della sua espansione e creatività. Pensiamo a un essere umano totalmente libero: il suo essere interiore sarebbe sempre manifesto, operante, tangibile. L’enorme potere della forza vitale fluirebbe in ogni direzione. Dal momento che questo essere è libero non ha paura dell’ignoto, è quindi non ci può essere alcun blocco della corrente di energia che scorre libera, né alcun limite alle ampie possibilità di creazione ed espansione.

  49. Spaventati da questa espansione, gli esseri umani sono abituati a contenere le loro forze per timore di venirne lacerati. In realtà l’espansione non separa, ma unisce. Le grandiose leggi spirituali sembrano sempre contraddittorie. Lasciare che il sé si abbandoni al flusso armonioso unifica, mentre tenersi stretti al sé strenuamente e timorosamente divide e disintegra la psiche. Più le forze universali fluiscono nelle molte direzioni e possibilità, più esse alla fine diventeranno un tutt’uno.

  50. Questa enorme possibilità terrorizza l’anima, abituata a tenersi costantemente assieme. Il tenere assieme avviene per forza di volontà, per forza d’animo e per sovrapposizione di bontà. Il naturale lasciarsi andare non è una autoindulgente assenza di autodisciplina, ma una condizione in cui non si teme più nulla nel sé, per cui non serve più stare in guardia. E non c’è più nulla che si opponga al moto cosmico delle forze animiche. L’amore può sbocciare solo in questa condizione naturale di assenza di paura, in cui consentite a tutti i moti interiori di mostrarsi con il loro ritmo spontaneo - anche se quando iniziano a liberarsi dell’afflizione puntano ad aspetti sgradevoli del sé. Seguire il flusso naturale conduce l’anima alla grandiosa unità.

  51. DOMANDA: Ho capito bene che l’aggressività a volte è una buona cosa?

  52. RISPOSTA: Sì, esistono un’aggressività sana e una rabbia sana come sottoprodotti della fase intermedia della natura umana. Ogni tanto si deve esprimere una rabbia sana, in una vita ben integrata. La rabbia sana non crea disarmonia interiore. Ignorare o negare questo fatto è un grande equivoco. Il negare deriva dal tenere insieme artificialmente le proprie forze interiori e dalla sovrapposizione di falsa bontà. È una falsa credenza nata dalla paura e dall’obbedienza che la rabbia occasionale non appartenga a una persona davvero evoluta spiritualmente.

  53. Nel regno umano una sana rabbia è cruciale. Senza rabbia non ci sarebbe né giustizia, né progresso. Le forze distruttive prenderebbero il sopravvento, e il consentirglielo sarebbe segno di debolezza, non di amore; di paura, non di bontà; sarebbe compiacere e incoraggiare gli abusi, non vivere in modo costruttivo. E ciò distruggerebbe l’armonia, anziché promuoverla: distruggerebbe una sana crescita.

  54. La rabbia può essere una reazione fortuita sana e necessaria come l’amore. Fa parte dell’amore. Anch’esso è spontaneo e non si può forzare. Cercare di forzare o di negare un’emozione porta all’autoinganno, il quale potrebbe assumere la forma di fingere che una rabbia malsana sia, invece, sana.

  55. La causa non può determinare se l’emozione suscitata sia una rabbia sana o malsana, ma può pienamente giustificare una rabbia vera, genuina e sana che in tal caso è, inutile dirlo, costruttiva. Tuttavia la rabbia sperimentata potrebbe essere nociva per via di problemi ancora irrisolti della personalità, di insicurezza, di sensi di colpa e dubbi, di incertezze e contraddizioni. Il problema potrebbe persino giustificare la rabbia, ma l’individuo potrebbe non essere in grado di esprimerla in modo sano.

  56. Nella misura in cui un individuo è in grado di sperimentare ed esprimere il vero amore, può anche manifestare una rabbia costruttiva e sana. Il vero amore e la vera rabbia vengono entrambi dal sé interiore. Ogni sentimento autentico è sano e costruttivo, e favorisce la crescita propria e degli altri. Un sentire vero non si può forzare, comandare o sovrapporre. È un’espressione spontanea che è il risultato organico e naturale del confronto con se stessi.

  57. DOMANDA: In quel caso giustificheresti la violenza fisica?

  58. RISPOSTA: No. Una rabbia sana non si manifesta necessariamente nella violenza fisica. L’espressione di emozioni negative, anche quando non sono sane, non deve portare minimamente ad atti distruttivi, che siano fisici o di altra natura.

  59. Questo è uno dei malintesi più frequenti e ostacolanti nel Sentiero. Ecco perché lo sto ripetendo fin dall’inizio, perché per quanto ve lo ripeta tendete a dimenticarvelo. La psiche interiore teme che riconoscere le emozioni negative porti a metterle in atto. Non è così. Al contrario, siete liberi di scegliere se agire o meno, come e quando, o di esprimere ogni tipo di emozione, ma solo se ne siete pienamente consapevoli. Quando non siete consci di ciò che sentite davvero, né perché, agite sempre d’impulso e patite ogni sorta di compulsione che non riuscite a capire. Una compulsione è il risultato diretto di sentimenti e condizioni non riconosciuti e inconsci. Più vi conoscete, più avete il controllo di voi stessi. Non è come tu dici, impaurito, "non posso guardarmi in modo schietto, giacché allora potrei dover sfogare i miei impulsi spiacevoli e far del male agli altri e dunque, in ultima analisi, a me stesso". Fate emergere anche questa vaga reazione, per poi dissiparla e renderla inefficace.

  60. Chiedo a tutti voi, per favore, di ripetere nel vostro meditare quotidiano: “Essere cosciente di ciò che sento, per quanto sgradevole possa essere, mi renderà libero. Potrò scegliere come agire di pari passo col mio livello di coscienza. Se scelgo di esprimere a parole il mio sentire in presenza di un buon motivo - ad esempio col mio helper - lo farò. Se ritengo che esprimere ciò che sento possa nuocere a una relazione, non lo farò, ma mi asterrò consapevolmente dal farlo, e senza autoinganno.” Questo tipo di meditazione rafforzerà la conoscenza e infine penetrerà fino agli strati più nascosti e resistenti della vostra psiche.

  61. È sbagliato presumere che essere consci della rabbia, o anche esprimerla a parole, si traduca in violenza fisica o in altre forme di distruzione, che la rabbia sia sana o meno. La rabbia sana, giacché proviene dal sé reale, sa esattamente cosa fare e quando soddisfare i requisiti necessari del momento.

  62. DOMANDA: E chi è perseguitato in modo violento? Che atteggiamento dovrebbe avere?

  63. RISPOSTA: L’istinto di autoconservazione lo farà sicuramente reagire e difendersi con un contrattacco o con la fuga. Quanto più sana è la personalità, tanto più l’istinto saprà scegliere la difesa giusta al momento giusto. Di nuovo, questa non è una considerazione intellettuale, ma, come al solito, una manifestazione spontanea del sé reale. Se necessario, il contrattacco e la difesa saranno anche fisici.

  64. DOMANDA: Io trovo insopportabile l’espressione della rabbia.

  65. RISPOSTA: A volte è sconsigliabile e altre consigliabile. Intendo questo: quando siete consapevoli potete scegliere, e quando non siete consapevoli non potete scegliere. Più siete consapevoli di poter fare una scelta, più libertà acquisite e meno sentirete o penserete che moderare la rabbia sia dovuto a richieste o autorità esterne. Con la consapevolezza di stare facendo una scelta libera, ribellarsi all’autocontrollo diventa superfluo. C’è una grande differenza tra l’autocontrollo esercitato a motivo delle richieste del mondo esterno e quello scelto di vostra spontanea volontà. Per quanto paradossale possa sembrare, più siete disposti ad applicare l’autocontrollo, con un ragionamento vigile e una motivazione costruttiva, più liberi divenite. Non è vero, come si potrebbe supporre, che meno si esercita l’autocontrollo, più liberi si diventa.

  66. Quanto più direttamente siete consapevoli di ciò che realmente sentite e lo esprimete, se lo desiderate, tanto meno rimarrete invischiati in deviazioni ed evasioni. Andare diritti al nucleo dei propri sentimenti o reazioni - e quindi comprenderne il vero significato - è l’arte e lo scopo del Sentiero. Se il vostro scopo è una perfezione rifinita, vi ritrovate ancora intrappolati nel perfezionismo che ostacola il vostro avanzamento. Ma se il vostro intento è sapere cosa provate davvero adesso, allora avete un obiettivo realistico che porta al rilascio istantaneo, alla verità, all’armonia e al progresso dinamico.

  67. Ecco un’altra apparente contraddizione: più andate verso il punto di ciò che è vero ora, più crescete in una perfezione reale. Più vi allontanate da ciò che sentite e pensate in questo momento, cercando di essere più di quello che siete nell’adesso, meno andate verso il vostro obiettivo di una perfezione acquisita per gradi. Usate queste parole anche nella meditazione quotidiana, poiché sono una chiave per tutti voi.

  68. DOMANDA: Che ci dici dell’altra faccia della medaglia? Di chi ha paura o è troppo insicuro per esternare una giusta rabbia? Cosa succede all’amore in questa situazione?

  69. RISPOSTA: È un’ottima domanda. Dove c’è paura di esprimere una rabbia giustificata, c’è anche paura di amare. Dietro queste paure c’è confusione, equivoco, illusione. Sono le ferite e i dolori mal interpretati i responsabili del nucleo estraneo di cui parlavo. Il nucleo ostacola le manifestazioni del sé reale, il deflusso dell’amore genuino piuttosto che quello sovrapposto, e la capacità di esprimere una rabbia sana al posto di una rabbia contorta e tormentata. Quando l’insicurezza rende una persona troppo ansiosa per esprimere una rabbia giustificata, quell’individuo è ancora incapace di provare una sana rabbia. Laddove il problema giustifica la rabbia, l’insicurezza induce sentimenti contrastanti.

  70. La rabbia sana rende più forti, la rabbia contorta più deboli. L’amore sano abbraccia tutto e vi arricchisce quanto più date di voi. L’amore malaticcio, distorto e falso inaridisce e genera conflitto tra l’interesse personale e quello altrui: viene dalla dualità e la accresce; oppone sempre il bene al male. L’amore non genuino è intriso di autocommiserazione, di risentimento, di ostilità e conflitto. Sempre in esso c’è quel senso di: “Dovrei amare, perciò penso di amare, ma non voglio amare perché altrimenti verrò sfruttato. Siccome devo amare ma non voglio, mi sento in colpa e sto male”. Se vi sentite così non potete esprimere una sana rabbia. Essa verrebbe dissipata sul nascere, poiché dubitate del vostro diritto a provare rabbia, dal momento che non vi azzardate ad amare.

  71. Se continuate a lottare e a trovare la giusta espressione del vostro sentire nell’adesso, sperimenterete la bellezza dell’universo, la verità dell’essere che non conosce conflitti. Quella verità combina l’amore col ricevere la propria parte di felicità, anziché escludere reciprocamente amore e felicità come sembra inevitabile quando si prova ad amare con la volontà esteriore. Se, tuttavia, usate la volontà esteriore per riconoscere che dietro al tentativo di amare c’è un non-amore nato da paura, dolore e illusione, allora per scoprire quali sono queste illusioni non potrete che arrivare al vero amore, al sé reale, all’espressione genuina di tutto ciò che sentite e siete - e sarà cosa buona e giusta.

  72. Miei carissimi, siate benedetti, tutti voi. Un passo alla volta trovate la strada nella realizzazione di queste parole. Siate nella pace, siate in Dio!


Testo originale: Pathwork Guide Lecture No. 133 - Love: Not a Commandment, But Spontaneous Soul Movement of the Inner Self
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