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Lez. 106 - Differenza fra tristezza e depressione ‑ La relazione

Lezione della Guida del Sentiero - Pathwork Guide Lecture
14 settembre 1962

Traduzione in italiano di Daniele Buratti
Revisione a cura di Andrea Genini
Registrazione vocale a cura di Margherita Saetti
Edizione Novembre 2018

  1. Saluti, miei cari amici. Vi do il benvenuto e vi benedico tutti.

  2. In questo nuovo anno di lavoro, che promette di essere produttivo come quelli precedenti, sperimenterete di sicuro una maggiore crescita e liberazione. Sarà così per chi desidera veramente affrontare se stesso. Tanti di voi, amici miei, hanno fatto enormi progressi, anche se non vi sentite ancora felici, ma l’estate ha dato i suoi frutti.

  3. Alcuni di voi si sentono scoraggiati. Vi chiedete: "In che modo potrà aiutarmi questo percorso, se mi sento ancora infelice e confuso come prima?". Vi rammento due cose. La prima è che coloro che si sentono liberati e sono consapevoli della propria crescita hanno attraversato anch’essi fasi in cui si sentivano proprio come voi ora; ma hanno perseverato, e adesso iniziano a sentire dei risultati ben precisi. La seconda è che quando si avverte della stagnazione, ciò è sempre dovuto a una riluttanza interiore, forse nascosta, ad affrontare alcune aree del proprio essere. Questa resistenza si applica sempre all’area che sarebbe più importante da affrontare in quel momento. Ecco perché vi sentite bloccati. Pertanto invito chi si sente scoraggiato e bloccato a chiedersi molto sinceramente: "C’è forse una barriera in me che ostacola l’introspezione? Sono forse io a non voler riconoscere qualcosa, e dunque mi giustifico, mi commisero, mi dispero, o mi do delle spiegazioni superficiali, dando la colpa alle circostanze esterne?". Fate un’attenta verifica e vedrete che la è dovuta al vostro eludere la verità interiore. Se ne prenderete atto, avrete fatto un grande passo in avanti verso la liberazione e la crescita.

  4. È facile focalizzarsi su azioni superficiali e dimenticare che serve tutta la determinazione interiore per affrontare ciò che è dentro di voi. Porre l’attenzione sulle azioni esterne può condurre facilmente all’autoinganno. Si evade in modi molto diversi. Ripeto, laddove c’è stagnazione, sconforto e depressione circa la validità del vostro lavoro, voi state eludendo qualche parte del vostro essere. Chiunque riesca a superare questa resistenza universale, avvertirà una graduale crescita e la liberazione dalle proprie catene.

  5. Stasera vorrei per prima cosa parlare della differenza fra tristezza e depressione. È importante, in questo momento, avere una maggiore comprensione della netta differenza tra queste due emozioni.

  6. Ci sono casi in cui la differenza tra tristezza e depressione è molto evidente, e credo che ognuno di voi ricordi in quali occasioni avete provato l’una o l’altra, sapendo quanto siano diverse. Tuttavia a volte è difficile distinguerle quando sono presenti entrambe, poiché esse si intrecciano e si sovrappongono. La vostra tristezza potrebbe indurvi a credere che non ci sia depressione. Potreste credere che il vostro senso di tristezza e di dolore sia del tutto sano e normale, e che non contenga elementi negativi e distruttivi. Vi servono maggiori introspezioni e comprensione affinché possiate individuare in voi la vostra depressione improduttiva e la sua causa di fondo, sebbene, a livello razionale, crediate di essere soltanto tristi.

  7. Intanto definiamo la loro differenza. Nella tristezza voi accettate un fatto doloroso della vita come qualcosa che non potete cambiare, ma senza autocommiserazione. Nella vera tristezza, se non c’è depressione, non solo avvertite il dolore come una crescita sana e non come impotenza, ma sapete che passerà, poiché la tristezza è dovuta a cause esterne. Non c’è sovrapposizione, occultamento o spostamento di emozioni. Quando si è depressi, invece, anche se le circostanze esterne sono uguali, le sensazioni di dolore sono dovute, in gran parte, a ragioni estranee agli eventi esterni. Pur non potendo modificare le circostanze esterne, potete, tuttavia, cambiare qualcosa dentro di voi: vi basterebbe vedere i veri motivi per cui soffrite di certe emozioni che non volete affrontare, siano esse ferite, risentimento, invidia o torti causati da voi stessi o da altri.

  8. Non riuscirete a sentirvi differentemente finché non comprenderete appieno ciò che sta accadendo in voi. Ecco perché la depressione comporta sempre frustrazione e impotenza. Per quanto strano, un evento esterno che non potete cambiare non vi getta nello sconforto, se avete un atteggiamento sano nei suoi confronti. La depressione subentra solo se non riuscite a modificare l’evento immediatamente. Ma qualcosa nel vostro atteggiamento e nella vostra vita la potreste cambiare, se solo vi fermaste a guardare dentro di voi. Se non riuscite ad accettare qualcosa sentendo semplicemente la tristezza è perché la circostanza esterna non è il motivo reale o assoluto alla base del dolore. Questo è molto importante, amici miei, e vorrei che ci pensaste.

  9. Prendiamo, ad esempio, la morte di una persona cara. Se siete davvero solo tristi e niente più, il vostro sentimento dipende unicamente dalla perdita. È qualcosa che non potete cambiare; voi lo sapete, e malgrado la tristezza sapete che prima o poi l’accetterete. Pur trovandovi ancora nella fase acuta del dolore, voi sapete e credete, nel profondo, che la vostra vita andrà avanti e che non dovrà diventare miseranda per la perdita subita, nonostante l’amore autentico e l’affetto per lo scomparso. Il dolore non lascerà traccia, poiché le emozioni sane, genuine, dirette e non evitate sono esperienze che arricchiscono tutto il vostro essere.

  10. Se, invece, vi sentite depressi per la perdita di una persona cara, vuol dire che avete emozioni confuse, ambigue e ambivalenti di cui non siete consapevoli. Esse causano un vago disturbo che voi attribuite al dolore legittimo della perdita. Così spostate le emozioni e usate un evento reale e fondato per occultare qualcosa che non volete affrontare o accettare. Non importa se quel qualcosa sia collegato alla perdita - senso di colpa, risentimento o altro - o se la perdita abbia semplicemente innescato un conflitto interiore irrisolto e insostenibile. Potrebbe essere entrambe le cose. Potrebbe essere il vostro identificarvi con il defunto, attraverso cui sperimentate la vostra paura della morte e della caducità della vita che non permettete a voi stessi di constatare: non essendone consapevoli, non potete gestirle. È questa, dunque, la causa della depressione, ed essa, al contrario della tristezza, è una sensazione molto opprimente, frustrante e malsana.

  11. Vediamo esattamente che cosa vuol dire malsano. Prendete l’autocommiserazione, un effetto secondario della depressione. Essa è malsana perché infondata. C’è sempre una via d’uscita, se siete disposti a vederla. Nell’autocommiserazione non volete vedere la via d’uscita; piuttosto vorreste che cambiasse il mondo attorno a voi, che vi sia solidale e che vi facesse delle concessioni. Inoltre, come vi dicevo, nella depressione confondete il vero motivo della vostra infelicità. Usate un motivo fasullo che chiamate "legittimo" per giustificare la fuga da voi stessi, rafforzando così la vostra autocommiserazione ed esercitando una sottile corrente a forzare sul mondo. Inoltre la depressione non è sana perché il vostro atteggiamento passivo non vi fa cambiare, e accettate, sbagliando, ciò che non dovreste, ma che avreste il potere di cambiare se solo guardaste dentro di voi. E invece lottate contro ciò che non è possibile cambiare. Questo è lo stato malsano della depressione.

  12. L’esempio della perdita di qualcuno è volutamente forte. Ci sono tanti casi in cui si è depressi per motivi esterni meno validi o quando addirittura non ce ne sono. Semplicemente, non si capisce perché. Si possono ricercare scuse e ragioni legittime, ma nel profondo del cuore si sa molto bene che la vera spiegazione del proprio sentire è diversa da quella di cui ci si vuole cocciutamente convincere.

  13. È molto importante capirlo, amici miei, qualora vi sentiate depressi. Se credete di essere tristi per un buon motivo esterno a voi stessi, verificate le emozioni nel modo che vi ho indicato. È davvero solo tristezza? Non provate frustrazione e sconforto? Siete liberi da autocommiserazione? Vi sentite forti e sicuri abbastanza da sapere che nessun evento al di fuori di voi può danneggiare la vostra vita, per difficile che sia la situazione?  Se non potete rispondere affermativamente a tutte queste domande, allora avete bisogno di una sana introspezione per individuare le correnti sommerse erosive che causano la depressione. Solo così vi libererete per sempre da ciò che genera depressione, che altrimenti continuerà a presentarsi nella vostra vita finché non riuscirete a dissolverlo: non allontanando ciò che sentite, ma osservandolo, innanzitutto, con calma e con lo scopo di comprenderlo.

  14. La dissoluzione della causa della depressione non ha il solo scopo di liberarvi da sentimenti molto spiacevoli, ma libera soprattutto quelle facoltà che lavorano in vostro favore, invece che contro di voi. La depressione vi fa sentire come se la vita vi scivolasse tra le dita senza che riusciate a viverla appieno, e non come l’esperienza dinamica che di fatto è.

  15. La depressione si autoproduce. Dal momento che la depressione è l’effetto, è ciò che la determina che vi impedisce di vivere appieno e di realizzarvi. Ma ci si dimentica facilmente che la depressione è da ritenere di per sé un problema, e non qualcosa che accade e che alla fine se ne andrà. Forse per un certo tipo di depressione sarà così, ma non potrete evitare che essa si ripresenti quando la vita vi metterà nuovamente in difficoltà. Né potrete proteggervi dagli effetti distruttivi della sua causa interiore. Per questo motivo, quando lavorate su di voi, vi prego di considerare la depressione alla stregua di un problema.

  16. Ogni afflizione della psiche è di ostacolo alla vita e vi impedisce di relazionarvi con gli altri. Abbiamo iniziato a parlare, a lavorare e a comprendere l’importanza delle relazioni. Avete appreso che si possono avere delle relazioni proficue solo nella misura in cui la vostra anima è sana e libera. Ma dobbiamo capire il significato profondo di relazione e relazionarsi.

  17. La vita è relazione, amici miei. "Che cos’è la vita?", si chiedono in tanti. Esistono molte risposte, tutte potenzialmente vere. Ma la vita è soprattutto relazione! Senza relazioni non vivete. La vita, o la relazione, è relativa - relativa al vostro atteggiamento. Potete relazionarvi in modo positivo o negativo. Ma nel momento in cui vi relazionate, voi siete vivi. Ecco perché una persona che si relaziona, anche negativamente, vive più intensamente della persona che ha poche relazioni. Non dico zero relazioni, perché in quel caso non potrebbe vivere. Le relazioni distruttive portano a un culmine dove la distruttività infine si dissolve, mentre il non-relazionarsi, anche se apparentemente sereno, segue molto più giù in graduatoria.

  18. Siete abituati ad associare la parola "relazione" agli esseri umani che stanno attorno a voi. Ma in verità questa parola si applica a tutto, anche agli oggetti inanimati, ai concetti e alle idee. Si applica ai fatti della vita, del mondo, a voi stessi, ai vostri pensieri e ai vostri atteggiamenti. Nella misura in cui vi relazionate non vi sentirete frustrati, ma proverete un senso di appagamento.

  19. L’ampiezza delle possibilità di relazione è enorme. Cominciamo dalla forma più primitiva che è il mondo minerale. Dal momento che un minerale è privo di coscienza, potreste pensare che sia privo di relazioni. Non è così. Dal momento che vive esso si relaziona, ma il suo livello di relazione è limitato dal suo livello di vita - o, per meglio dire, esso è un minerale perché non è capace di relazionarsi più di così. Il minerale si relaziona nel senso che si lascia percepire e utilizzare, dunque in modo del tutto passivo. La capacità di relazione di un animale è già più dinamica, poiché risponde attivamente ad altri animali, alla natura e agli esseri umani.

  20. La misura della capacità di relazionarsi tra gli esseri umani è molto più ampia di quanto riusciate a capire ora. Cominciamo dalle persone con capacità minime di relazione, ad esempio quelle ‘fuori di testa’, o che si devono rinchiudere in isolamento, oppure i criminali - che non sono così diversi dai primi. Sono persone ai margini che vivono un isolamento esterno e interno, e che riescono a malapena a relazionarsi con altri esseri umani. Ma essendo ancora vive, devono pur continuare a relazionarsi in qualche modo. Entrano in relazione con altri aspetti della vita: le cose, il loro ambiente (anche se nel modo più negativo), il cibo, certe funzioni corporee, forse anche qualche idea, o l’arte, la natura. Sarà molto utile, amici miei, iniziare a concepire la vita e le persone da questa prospettiva. Meditare su questo argomento vi sarà di grande aiuto e accrescerà la vostra comprensione su molte cose, nonché sulla vostra stessa vita.

  21. Ora vediamo l’opposto, il tipo più evoluto di essere umano. Sono persone che si relazionano in modo molto bello; che si sentono molto coinvolte con gli altri; che non hanno paura del coinvolgimento; che non si proteggono preventivamente da esperienze e sentimenti. Per questo esse amano e si concedono di amare. In ultima analisi, amare implica sempre una determinazione interiore e l’essere disposti a farlo. Chi appartiene a questa categoria ama non solo in modo astratto e universale, ma anche in modo personale e concreto, nonostante i rischi. Questi individui non sono dei santi né, tantomeno, prossimi alla perfezione. Hanno i loro difetti e talvolta sbagliano. Provano anche emozioni negative. Ma in generale essi amano, si relazionano e non temono il coinvolgimento. Hanno imparato a non stare più sulla difensiva e, malgrado occasionali delusioni o battute d’arresto, la loro vita è piena di relazioni proficue e profonde.

  22. Cos’è questa vita per la cosiddetta persona media? È una combinazione dei due estremi. Le possibilità sono molteplici. Una persona può essere relativamente libera e relazionarsi bene in certe aree della vita, avendo molte difficoltà in altre. Troverete la verità su di voi solo guardandovi nel profondo. Più difficile farlo in quei casi ingannevoli in cui, malgrado delle relazioni all’apparenza buone, queste mancano di profondità e di significato interiore. Pertanto è facile ingannare sé stessi dicendo: "Guarda quanti buoni amici ho! Non c’è niente che non va nelle mie relazioni, eppure sono infelice, solo e insoddisfatto". Se questo è anche il vostro caso, amici miei, è impossibile che le vostre relazioni siano buone o che voi vogliate veramente relazionarvi.

  23. Non potete sentirvi soli e infelici, se le vostre relazioni sono autentiche. Il modo in cui vi rapportate potrà forse assolvere a una funzione superficiale: sarà anche una piacevole distrazione, ma non scende nel profondo. Il vostro vero sé non viene rivelato e dunque non vi sentite appagati. In questo modo impedite anche agli altri di relazionarsi e non date loro ciò che cercano, che lo sappiano o meno. Questo succede per la vostra paura inconscia di esporvi, per i vostri conflitti interiori, e finché non sarete disposti a risolverli non riuscirete ad avere relazioni significative e rimarrete quindi insoddisfatti.

  24. La persona media ha una certa capacità e volontà di coinvolgimento e di relazione, ma non a sufficienza. La scena dello scambio e della comunicazione reciproca ha luogo a livello di superficie, ma sotto sotto tendenze e correnti inconsce influenzano le relazioni e prima o poi provocano un’alterazione, specie per le relazioni più intime. Se una relazione poco profonda non diventa intima non succede nulla, ma in quel caso nessuno dei due può illudersi di godere di un legame autentico. Le tendenze distruttive inconsce si possono neutralizzare solo affrontandole e comprendendole. Ciò non va a discapito della relazione, perché con il mutuo scambio si comunica automaticamente su un livello più profondo.

  25. Spesso non vi è chiaro in cosa consista una relazione profonda e significativa. A volte ritenete che condizione essenziale sia un reciproco scambio di idee oppure, a volte, di piacere sessuale. Invero potrebbero essere presenti entrambi, tuttavia ciò non basta a garantire una comunicazione profonda. L’unico criterio è la misura di quanto voi siate autentici e senza difese. Quanto siete disposti a sentire, a coinvolgervi, a esporre voi stessi e tutto quello che per voi conta davvero? Con quanti vi sentite liberi di esprimere i vostri veri bisogni, le pene, le preoccupazioni, i desideri, le aspirazioni? Con pochi o nessuno. Se permetterete a voi stessi di rendere consapevoli questi sentimenti, in quella stessa misura saprete individuare altre persone con cui condividerli, persone la cui vita potrete capire per davvero. Se evitate voi stessi, come potrete riuscire a riferire ad altri ciò che non osate ammettere a voi stessi? In questo modo vivete isolati e insoddisfatti. Voi temete la morte perché lasciate passare la vita nella pseudo-sicurezza dell’isolamento.

  26. Ecco perché in questo lavoro è così importante che ammettiate la verità a voi stessi, perché solo allora potrete iniziare ad avere relazioni vere e non finte, e a vivere una vita che vale la pena di essere vissuta. Anche il vostro rapporto con altri aspetti della vita come l’arte, la natura, le idee, cui prima ricorrevate come surrogati, assumerà una nuova forma, piena di vitalità.

  27. Spesso si confondono comunicazione e rapporti veri con la compulsione infantile a dire tutto a tutti. Quel modo indiscriminato di condividere i sentimenti vi mette in pericolo: avete l’erronea convinzione che un candore innocente, l’esporvi in modo incauto o l’essere “franchi” diano prova di apertura e di desiderio di relazione. In realtà è solo la copertura di un disagio a livello molto più nascosto che si manifesta in modo sottile. Così facendo ottenete la "prova" che coinvolgervi con gli altri non paga.

  28. L’autentica comprensione di voi stessi e la conseguente liberazione dalla prigionia autoinflitta farà svanire ogni tensione nel rivelarvi a voi stessi e nella relazione con gli altri. Il vostro intuito vi farà scegliere le persone giuste e le giuste opportunità, nel modo giusto. Sporadici errori di valutazione non vi devasteranno né vi costringeranno a nascondervi. Ma questa libertà, questo processo organico di crescita, arriva per gradi e solo dopo aver intrapreso questo percorso di autoconoscenza.

  29. Gli psichiatri formulano spesso diagnosi in base alla capacità di relazionarsi e alla profondità e importanza delle relazioni. È anche vero che alcune persone con maggiori disturbi possono ricevere più facilmente aiuto rispetto a quelle con disturbi meno ovvi, che possono trarre in inganno e far credere che vada tutto bene, facendo sì che ci si continui a nascondere dalla propria verità interiore. Non essendo in grado di ricorrere a questo sotterfugio, le persone più disturbate, a un certo punto, devono scegliere: o guardare la propria vita interiore in modo diretto, senza autoinganni, o soccombere a un serio crollo psichico che rinvierà l’autoconfronto. In ogni caso, esse sono più vicine al punto di decisione (che forse raggiungerebbero solo in una vita successiva) di quanto non lo siano le persone meno nevrotiche, che seguitano a non affrontare il problema.

  30. Finché non accetterete di essere umani e di aver bisogno di aiuto nell’esporre le vostre vulnerabilità, non potrete essere aiutati a risolvere i vostri problemi, né riuscirete ad avere rapporti autentici. In tal modo la vostra vita rimarrà sempre vuota, perlomeno in certe aree importanti.

  31. Oggi come oggi, amici miei, molti di voi non hanno nemmeno una pallida idea di cosa significhi veramente relazionarsi o amare. Siete ancora in larga misura concentrati su voi stessi. Andate incontro agli altri in modo artificiale e compulsivo, non naturale e spontaneo. Ma perseverando su questo cammino riuscirete a provare un interesse naturale e del calore per il prossimo.

  32. In passato abbiamo parlato del muro che avete eretto attorno al cuore. Analizzeremo ulteriormente la sua natura così che ne acquisiate una maggiore comprensione e consapevolezza, cosa indispensabile per comprendere la vostra solitudine e come voi influenziate gli altri. Spesso non capite nemmeno in che modo gli altri influenzino voi, poiché non permettete a voi stessi di percepirne l’effetto reale a causa di una serie di motivi, di cui abbiamo già parlato in passato. Così abbellite le vostre impressioni ed esperienze reali e vi allontanate dalla verità. Dovete diventare molto più consapevoli di ciò che sperimentate e di come gli altri, in realtà, influenzino voi. Il vostro continuo lavoro nel Sentiero con sessioni private e lavori di gruppo è della massima importanza, perché riceverete un grande aiuto per raggiungere l’autoconsapevolezza e comprendere meglio le vostre relazioni.

  33. E ora veniamo alle domande.

  34. DOMANDA: Se una relazione cambia? Che dici della ricerca della varietà e dell’andare con la corrente? È indice di un rapporto sano quando una relazione cambia e si desidera avere più relazioni?

  35. RISPOSTA: Questa è un’altra di quelle domande a cui non si può rispondere con un "sì" o con un "no". Una relazione che cambia o il desiderio di variare possono indicare sia motivazioni sane che malsane. Spesso è una combinazione di entrambe, anche se è una a prevalere. Ma attenti a non semplificare troppo. Il fatto che una relazione si deteriori non indica necessariamente una ricaduta o uno stallo. Si potrebbe trattare di una reazione temporanea e necessaria a una sottomissione malsana, al desiderio di affetto o ad altre schiavitù nevrotiche unilaterali. Prima che possa nascere una relazione sana tra due persone tenute insieme da una serie di distorsioni reciproche, un momentaneo scossone esterno o interno può avere lo stesso effetto riequilibrante che hanno in natura le tempeste elettriche e i terremoti.

  36. Dipende da entrambe le parti convolte se una relazione può diventare prevalentemente libera e sana. Similmente, una relazione apparentemente perfetta dall’esterno e priva di attriti non è necessariamente indice di salute e di importanza. Occorre procedere a un esame approfondito del tipo di legami e del loro significato. Non è possibile fare generalizzazioni. Nel crescere insieme in un qualche tipo di relazione - che si tratti di compagnia, amore, amicizia, o qualsiasi altra cosa -, due individui attraversano varie fasi. Se, con l’introspezione, sapranno raccogliere sufficienti informazioni su sé stessi e non solo sull’altro, la loro relazione non potrà che consolidarsi e diventare ancora più feconda.

  37. Per quanto riguarda la ricerca della varietà, anche questo dipende dalla motivazione reale. Se si ricerca la varietà in modo affrettato e compulsivo principalmente per paura o avidità; perché non si è capaci di relazionarsi sinceramente con un’altra persona, ricorrendo quindi a legami superficiali; se si ricerca sempre qualcun altro in modo da non dover dipendere o essere abbandonati da quei pochi con cui si ha una relazione più profonda; tutto questo, naturalmente, denota una tendenza nociva. Ma se la ricerca della varietà è motivata dalla ricchezza di altri esseri umani e da una relazione con essi in uno spirito di libertà e non per usare una relazione contro un’altra, allora essa è salutare. Le due motivazioni, spesso, coesistono. Ma anche nel primo caso ci potrebbe essere una necessità momentanea di reagire a una delusione precedente e, in quanto tale, la ricerca della varietà potrebbe favorire la guarigione. Una manifestazione negativa indica spesso la presenza di una fase transitoria positiva.

  38. DOMANDA: Come si ricollega quanto hai appena detto al caso di chi manipola le proprie reazioni nei confronti di altre persone?

  39. RISPOSTA: In realtà, questa domanda ha già una risposta. Si manipola per difesa e per delle pseudo-necessità. La reazione di chi è manipolato, che se ne accorga o meno, sarà di resa e perdita di integrità per paura, bisogno, e dipendenza oppure di ribellione. Quest’ultima deriva dal desiderare affetto senza diventare schiavo; in tal caso, non si è ancora consapevoli che non serve ribellarsi, se si riesce a lasciar andare. Se si fosse liberi abbastanza da non aver disperatamente bisogno di qualcun’altro, quasi che fosse questione di vita o di morte, non vi sarebbe motivo di risentire di quella condizione che il dominio dell’altro inconsciamente impone. Si riuscirebbe a lasciar andare, preservando tranquillamente la propria integrità. Se, invece, entrambe le parti lottano per prevalere - di solito in modi occulti - la relazione oscillerà tra dominio, ribellione, sottomissione, pacificazione e risentimento. Ciascuno pretenderà qualcosa dall’altro che nessuno dei due è disposto a dare. Queste richieste sono distorte e irrealistiche. e il conflitto che ne risulta riduce il potenziale per una relazione autentica, che è sempre libera.

  40. DOMANDA: Tra due esseri umani che vogliono una relazione, ma che manipolano l’altro per varie ragioni, può nascere il vero amore? Se sì, non dovrebbe esso annullare o ridurre la manipolazione?

  41. RISPOSTA: Nella misura in cui una persona sente il bisogno di manipolare - che è una misura protettiva inconscia -, in quella misura non ci può essere vero amore. Questi due elementi si escludono a vicenda. Il bisogno artificiale di manipolazione, a ben vedere, proviene da una paura egocentrica e da un’eccessiva cautela nel lasciarsi andare al sentimento e all’essere. La manipolazione, dunque, impedisce l’amore, e anche se ci dovesse essere del vero amore, esso è ostacolato da questo aspetto.

  42. Se il vero amore supera la distorsione, allora, pur non riuscendo a dissolverla, esso avrà un maggior peso, e dunque la relazione sarà meno problematica. La dissoluzione di aree problematiche può avvenire solo attraverso la comprensione. Allora l’amore può sbocciare. Ma laddove c’è buio e confusione e i partner non affrontano la realtà, l’amore non può nascere. Il fatto di amare non può dissolvere automaticamente tutte le correnti negative, le distorsioni, il conflitto, la paura, le misure difensive e le manipolazioni inconsce. Non è così facile.

  43. La vostra capacità di relazione è in realtà semplice da misurare: la vita vi fornisce molti indizi se li sapete cogliere. Se una relazione ha dei problemi vuol dire che ci sono distorsioni inconsce da entrambe le parti. In modo alterno l’uno biasima l’altro, oppure biasima se stesso. Al pari di alcune esperienze di questo percorso, occorrono tempo e comprensione per riconoscere che un errore non ne elimina un altro e che ognuno è responsabile dei problemi di una relazione. Il fatto di riconoscerlo è sempre liberatorio, semplicemente perché è la verità. Questa verità vi libererà dalla colpa e dal bisogno di accusare, biasimare e giudicare.

  44. DOMANDA: A volte non è forse più facile relazionarsi con qualcuno con cui non si è in intimità? Si è meno critici...

  45. RISPOSTA: Ovviamente. Questa è la prova che non si tratta di una relazione autentica, ma superficiale. Una relazione autentica è coinvolgimento. Questo non vuol dire osservare solo aspetti e correnti negative. Coinvolgimento è mettersi completamente in gioco. Una relazione profonda è soggetta ad attriti, poiché c’è un gran numero di aree problematiche non riconosciute e irrisolte da entrambe le parti. Ecco perché ogni attrito può costituire una pietra miliare, se viene approcciato con un atteggiamento costruttivo. Ora, con questo non intendo che vi limitiate ad avere solo relazioni profonde: sarebbe impossibile e irrealistico. Ve ne servono tante e diverse una dall’altra, se volete vivere una vita dinamica e feconda.

  46. Per essere più precisa, aggiungerei che aspettative, richieste ed esigenze inconsce gettano scompiglio nelle relazioni. Non perché tutte le aspettative siano per forza "sbagliate", ma perché si accumulano nel profondo e producono tensioni reciproche quando entrano in contrasto con le richieste dell’altro. A parte il fatto che alcune richieste non sono per nulla giustificate e ragionevoli, e che ve ne rendereste conto solo se giungessero alla vostra consapevolezza di superficie, anche le aspettative giustificate sono causa di problemi, poiché non ne siete consapevoli.

  47. DOMANDA: A proposito di relazioni, se una persona ritiene di essere capace di entrare subito in relazione con gli altri, non è forse una proiezione di qualche "magia nera" che deriva dal senso di onnipotenza infantile?

  48. RISPOSTA: Sì, certo. Quel bambino infallibile c’è in ogni essere umano. Spesso capita che una persona abbia una comprensione intuitiva degli altri. Il pericolo è che sviluppi una tendenza a credere di avere ragione in ogni occasione. Occorrono crescita, maturità e saggezza per rendersi conto che a volte si potrà anche aver ragione, ma certo non sempre. Basta riconoscerlo e accettare i propri limiti, e allora non si proverà più una forte vergogna per aver commesso un errore.

  49. La crescita, in questo ambito, avviene spesso per fasi. All’inizio le persone sono talmente insicure di sé da non dare alcun valore a sé stesse e alle proprie percezioni. Possono sentirsi talmente inferiori da non fidarsi affatto della propria intuizione o addirittura della propria ragione. Credono che sono sempre gli altri ad aver ragione, che sia vero o meno, che siano o meno consapevoli della loro convinzione nascosta che potrebbero erroneamente combattere con un eccesso di assertività: la qual cosa è, ovviamente, il modo peggiore di rimediare alla situazione, poiché nessuna malattia può svanire senza averne prima accertato l’esistenza. Queste persone attraverseranno poi un certo periodo di crescita in cui sperimenteranno che le loro percezioni sono spesso giuste, cosa che procura loro grande sollievo e gioia. Inizia a sbocciare la fiducia in sé stessi. Ma non è che un piccolo passo in avanti, e dubitano ancora della concretezza di questo fenomeno. L’incertezza fa loro temere di scoprire di aver immaginato tutto, e quindi si difendono dalla temuta delusione ricorrendo, come contromisura, all’innato senso infantile di onnipotenza. Se dovessero rimanere in quella fase, senza riconoscere questo meccanismo, esse non potrebbero mai superare del tutto il proprio senso d’inferiorità. Ma riconoscendo questo fatto, esse impareranno che il loro valore non verrà sminuito dal fatto che non abbiano sempre ragione. Non temeranno più di sbagliare e quindi potranno godere di una relazione più realistica con sé stesse.

  50. Ogni forma di crescita e di apprendimento è determinata da curve e cicli.  Interrompendo il ciclo s’interrompe anche la crescita, e così la persona regredisce alla vecchia condizione in cui cominciava a muovere i primi passi. Se non persevererà dopo aver conseguito un momentaneo miglioramento, la persona, accecata da qualche successo, non sarà ancora abbastanza al riparo dal timore che l’esperienza avuta possa rivelarsi un’illusione. Dunque non c’è ancora nulla di risolto.

  51. Una psiche immatura oscilla tra carenza ed eccesso di autostima, che sono entrambi lontani dalla realtà. Solo con la perseveranza si potrà acquisire una prospettiva reale, che farà accrescere la sicurezza di sé in modo genuino.

  52. Se riconoscerete la frequente convinzione errata: "se ammetto di non avere sempre ragione recederò nel mio stato inferiore”, sarà tutto a posto, e la paura di sbagliare svanirà. Capirete che più vi consentirete di non dover aver ragione, più crescerà l’intuizione e più aumenterà la validità del vostro giudizio, senza per questo essere sempre esatto. Di cruciale importanza in questa fase è la consapevolezza della propria paura di sbagliare, che scaturisce dall’infondato pericolo che la crescita che si era sperimentata sia stata illusoria.

  53. Concludo con una benedizione molto speciale per ciascuno di voi, per tutti coloro che leggono queste parole, per chi inizia questo lavoro adesso o che lo sta già facendo, o che lo inizierà in futuro. Benedico questo intero anno di lavoro e vi lascio il mio amore e il mio calore, e la promessa di un aiuto attivo che vi arriverà nella misura in cui riconoscerete e saprete sorridere della vostra resistenza all’autoconsapevolezza. Trovate la volontà di scoprire quei vostri ragionamenti che ostacolano la verità e la realtà che sono in voi, impedendovi di vivere una vita piena e significativa. La benedizione che scende e vi avvolge vi aiuti tutti, ovunque vi troviate. E che scopriate che la vita è benevola e che le vostre depressioni non sono affatto reali. Il fluire della vita è incessante e solo la vostra visione limitata dà spazio alla paura. Più saprete liberarvi dalle catene della vostra cecità inconscia e volontaria, più riuscirete a sperimentare la verità di queste parole. Siate benedetti in Dio!


Testo originale: Pathwork Guide Lecture No. 106 - Sadness versus depression - Relationship
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